È un po’ che volevo parlare di movida e me ne offre l’occasione un post di Max Casacci, leader dei Subsonica, che attacca frontalmente il “post di Grillo” che confronta la gestione della vita notturna a Parma e a Milano, dopo che il nuovo sindaco di Parma ha deciso di vietare il consumo di alcool fuori dai locali durante la notte, oltre che le bottiglie di vetro.
Casacci fa parte di quell’ambiente culturale che vive in simbiosi con l’amministrazione comunale, e dunque non stupisce l’attacco a Grillo a prescindere, peraltro in perfetto sincrono con una campagna ripresa da tutti i giornali di regime, che evidentemente passano le giornate in conciliabolo per inventarsi un modo di attaccarci: il Corriere fa un articolo con una falsa dichiarazione di Grillo e poi, pescato in castagna, lo cancella; La Stampa fa un articolo che riprende parola per parola il post di Casacci, come fa normalmente per qualsiasi post di qualsiasi blog, no? Casacci ritira persino fuori la storia che il Movimento 5 Stelle avrebbe fatto vincere Cota: e dai, è vecchia! Comunque, perlomeno potrebbe leggere meglio, dato che il “post di Grillo” a cui si riferisce è in realtà il commento del gestore di una web TV milanese.
Il resto del post di Casacci è una difesa a prescindere delle politiche dell’amministrazione torinese sulla vita notturna, la stessa che viene ammannita a chiunque osi protestare per il caos della movida: la città prima era morta e ora è il top per i giovani, i locali garantiscono la sicurezza e fanno girare l’economia, chi si lamenta è solo un vecchio barboso che ha beneficiato della riqualificazione. A meno naturalmente che non si tratti dello stesso Casacci, che nel post rivendica il diritto di tirare le uova in testa alla movida che passa sotto casa sua: vadano a movidare sotto casa di qualcun altro.
Il Movimento 5 Stelle viene dunque accusato di essere perbenista e bacchettone, incapace di cogliere l’esigenza di “noi ggiovani” di passare la notte a far casino. Ora, credo che le esigenze dei giovani ci siano ben chiare, se non altro perché l’età media della nostra lista era di qualche lustro inferiore a quella del PD; e mi piacerebbe ribattere a Casacci che una delle cause vere della movida sempre più aggressiva è il fatto che questa città secondo lui così ben gestita è in cima alle classifiche della disoccupazione giovanile, lasciando ai ragazzi solo molto tempo da riempire, tante frustrazioni e la voglia di sfogarle in qualche modo.
Ad ogni modo, noi crediamo che non si debba scegliere tra vivere o dormire, ma che una civile convivenza richieda regole e lo sforzo tollerante di tutti. In particolare, il provvedimento di Parma – obbligare di notte a consumare l’alcool dentro i locali – vige nelle città di mezza Europa, dove aiuta a contenere il disturbo e l’immondizia; può funzionare o meno, dipende dai costumi del posto, ma non impedisce certo il divertimento.
Del resto, quando si è parlato del problema in Comune, io ho esordito dicendo che chi abita in piazza Vittorio ha diritto al rispetto delle regole in materia di rumore, ma non può certo aspettarsi che alle due di notte sotto casa ci sia la quiete di un quartiere periferico. Ogni città ha le sue aree di vita notturna; se uno abita lì sa cosa si deve aspettare, e un abitante della Rambla di Barcellona che scrivesse al giornale locale per lamentarsi del casino non troverebbe ascolto.
Tuttavia, non è accettabile che certe aree ogni notte diventino terra di nessuno, assediate dalle auto in sosta vietata, piene di gente che grida, vomita, litiga e piscia sui portoni, e lascia immancabilmente un tappeto di immondizia. E allora il Comune dovrebbe fare di più; anche se lo Stato, con le varie liberalizzazioni, gli ha tolto quasi ogni potere, potrebbe agire perlomeno in termini di mobilità (bloccando l’assalto delle auto) e di igiene (basterebbero dei bagni pubblici, che a Torino sono un miraggio).
Basterebbe poi far rispettare i regolamenti in materia di rumore, che sono chiari: i locali non devono generare rumore udibile dall’esterno dopo le 22 (reg. 221 art. 44), e gli eventi rumorosi (es. concerti) possono arrivare fino alle 24 per massimo 12 giorni l’anno (30 in alcuni luoghi particolari) e massimo due sere a settimana (reg. 318 art. 14). La giunta comunale può concedere ulteriori deroghe solo “sulla base di documentate motivazioni di carattere artistico e socioculturale o comunque di interesse pubblico”.
La realtà però è ben diversa, e noi abbiamo analizzato in particolare due casi che ci sono stati segnalati per il pesante disturbo arrecato a chi ci abita vicino: quello della discoteca Rotonda del Valentino, annessa a Torino Esposizioni, e quello del punto estivo L’isola che non c’è alla Pellerina, non certo situati al centro della movida, ma in tranquille zone residenziali. Per la Pellerina, dove non sono state concesse deroghe, i residenti hanno più volte chiamato i vigili, mentre noi abbiamo presentato una interpellanza in circoscrizione e scritto all’assessore, ottenendo una gentile risposta ma scarsi risultati.
La Rotonda del Valentino, invece, ha ricevuto da Fassino una deroga con ammirevole velocità: richiesta il 13 aprile, approvata l’8 maggio. Con tale deroga, Fassino ha concesso a questa discoteca – a fronte del limite da regolamento di 12 o 30 serate (a seconda che per voi Torino Esposizioni sia dentro o fuori il Valentino) fino alle 24, di cui massimo due a settimana – di effettuare 132 serate per sei sere a settimana, praticamente per tutta l’estate, arrivando fino alle tre di notte il martedì e mercoledì e fino alle quattro (!) gli altri giorni. Immaginate il piacere di chi ci abita davanti…
Simili deroghe sono state concesse al Cacao e ad alcune associazioni culturali che gestiscono punti estivi, ma la perla è la motivazione: secondo Fassino la Rotonda del Valentino “rappresenta uno dei più importanti e storici punti di aggregazione socioculturale della Città assicurando al proprio pubblico performances musicali di dj, spettacoli live e cabaret. Tali attività presso la “Rotonda Valentino” garantiscono inoltre un presidio territoriale strategico svolgendo un controllo di sicurezza e tutela urbana. Inoltre per effetto della costante e perdurante attività l’immobile comunale è salvaguardato e correttamente mantenuto.”. Con queste motivazioni, pure casa mia potrebbe essere autorizzata!
Noi abbiamo presentato già due mesi fa una interpellanza, che però… è sparita. Giuro! E’ stata iscritta all’ordine del giorno e rinviata varie volte perché Fassino non si presentava a rispondere, poi di colpo è sparita e nonostante due richieste gli uffici comunali non hanno ancora saputo dirci perché. Pazzesco…
Vi rendete conto da soli che c’è qualcosa di strano, ma cosa? Possiamo solo fare delle ipotesi e osservare alcune coincidenze. Per esempio, L’isola che non c’è è gestita dall’associazione del consigliere della IV circoscrizione Massimiliano Lazzarini della Federazione della Sinistra. La Rotonda del Valentino, invece, è gestita dalla Black & White s.r.l., amministrata dal “sig. Fasano Marco”.
Ora, potrebbe semplicemente essere un caso di omonimia (lo chiedevamo nell’interpellanza), ma ci risulta che un Marco Fasano nel 2007 fosse iscritto e delegato dal PD di Moncalieri al congresso, in rappresentanza della mozione di Fassino. Ci risulta anche che un Marco Fasano sia vicepresidente – anzi no, da due giorni presidente – dell’associazione Amici della Fondazione Cavour, che ha “lo scopo di valorizzare il patrimonio storico, culturale e ambientale dei luoghi cavouriani di Santena”, cosa che fa piuttosto bene dato che sono appena stati stanziati cinque milioni di euro pubblici, di cui oltre un milione del Comune di Torino, per ristrutturare il castello di Santena.
Ma non finisce qui: parliamo dei Murazzi? In commissione, quando se ne parla, si vedono sempre delle fantastiche scenette: ho visto un consigliere del PD mandare affanculo un ex assessore che anni fa aveva preteso il pagamento degli affitti; o un consigliere di SEL insistere all’infinito perché la Città ripulisse con più efficienza la discesa dei Murazzi quando si alluviona, fino a far sbottare il vicesindaco. Perché? Non lo so, presumo solo amore per la vita notturna, però mi tocca riportare il commento fatto a verbale dal consigliere Viale: “ai Murazzi ogni locale ha il suo padrino politico, di destra o di sinistra”.
Certo è che la situazione dei Murazzi è preoccupante, dato che per anni i locali si dimenticavano di pagare i canoni al Comune, accumulando complessivamente 800.000 euro di debiti; dopo l’intervento dell’assessore di cui sopra, adesso gli affitti vengono pagati abbastanza regolarmente, ma in compenso risulta che quasi tutti i dehors siano abusivi e che per essi non venga pagata la tassa di occupazione del suolo pubblico.
Allora, perché a Torino non si riesce a far rispettare nessuna regola a chi gestisce la movida, e perché l’amministrazione comunale la difende a spada tratta, e anzi garantisce un profluvio di contributi grandi e piccoli alle “associazioni culturali” che la organizzano? Io un’idea me la sono fatta. Per questo vorrei dire a Casacci e a tutti gli “artisti della notte torinese” allineati al regime e sempre pronti a difenderlo che non ho nessun rispetto per loro, che conoscono perfettamente questa situazione e ci sguazzano da vent’anni. Almeno ci risparmino gli attacchi pelosi.
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