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Archivio per la categoria 'SinchËstèile'


giovedì 18 Ottobre 2012, 09:43

Due minuti per i diritti LGBT

Chi ci attacca dice spesso che il Movimento 5 Stelle sa solo protestare, che non ha una visione etica e politica del mondo, che non è attento ai diritti e alle pari opportunità. Per questo lunedì scorso, quando il Consiglio Comunale, ancora provato dall’ennesima lunga discussione sugli scandali del momento, ha dovuto discutere tre atti relativi al diritto al matrimonio delle coppie omosessuali, molti si aspettavano che non sapessimo cosa dire.

Invece il Movimento ha affrontato da tempo la questione, sia a livello comunale, sia a livello regionale, sia a livello nazionale; e dunque abbiamo impiegato soltanto due minuti per dichiarare il nostro voto favorevole alle tre proposte sul tavolo. Nel video trovate ciò che abbiamo detto, e ci sembrano parole di normalità, di libertà e di rispetto.

Eppure, così non è secondo gli altri; il resto del Consiglio Comunale si è perso nelle contorsioni della politica, riuscendo infine ad approvare solo l’atto che chiede al Parlamento di “allineare l’Italia agli altri Paesi dell’Unione Europea”, una formula che non vuol dire granché dato che le nazioni europee hanno tuttora posizioni molto diverse tra loro. L’atto che chiedeva la possibilità per le coppie omosessuali di svolgere una cerimonia simbolica in Municipio e quello che chiedeva direttamente al Parlamento di permettere il matrimonio tra omosessuali sono stati entrambi bocciati, con la maggioranza spaccata e incapace di esprimere una posizione chiara. Evidentemente, in Italia i diritti delle persone possono ancora aspettare.

[tags]movimento 5 stelle, torino, fassino, diritti, gay, matrimonio[/tags]

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lunedì 15 Ottobre 2012, 11:11

Sugli affidamenti facili alle cooperative sociali

Come avrete letto sui giornali, sabato abbiamo segnalato un’altra vicenda emersa dal CD degli affidamenti diretti e che ci ha lasciato perplessi. Il primo a riprenderla è stato Il Fatto Quotidiano, che ci ha subito fatto l’intervista che vedete nel video.

In pratica, insospettiti da alcune cifre clamorose contenute nel CD (e che si sono rivelate con tre zeri di troppo…), abbiamo scoperto che il servizio di assistenza familiare, appaltato inizialmente nel 1998 per quattro anni a cinque cooperative con una normale gara, è stato prorogato direttamente senza più gare per più e più volte, fino al 31 marzo 2006, per cifre variabili tra 250.000 e 350.000 euro circa ogni mese; se le prime proroghe rientrano tra quanto normalmente previsto negli appalti, le ultime sono state fatte aggrappandosi a cavilli di legge e a motivazioni che lasciano francamente perplessi. Dopo il 2006 il servizio passa in capo alle ASL e quindi alla Regione: di qui il coinvolgimento del nostro gruppo regionale, in cui Ivan Della Valle sta seguendo la questione (segnalazioni benvenute).

Al di là del fatto che la procedura sia stata regolare o meno, comunque, ci ha colpiti un fatto politico: una di queste cooperative è attualmente presieduta dalla moglie del deputato PD Mimmo Lucà, che è stata nel consiglio d’amministrazione per tutto il periodo indicato. Lucà è il deputato che fu intercettato mentre telefonava al capo della locale di Rivoli della ndrangheta, chiedendo voti perché Fassino vincesse le primarie da sindaco del centrosinistra.

La telefonata non era reato, ma il punto che volevamo sollevare è un altro: l’esistenza di un sistema per cui appalti comunali vengono continuamente dati a fornitori politicamente vicini o addirittura imparentati con gli esponenti dei partiti che governano Torino, spesso evitando le gare d’appalto (anche il fatto che un contratto si possa prorogare senza gara non vuol dire che si sia obbligati a non fare la gara: è una scelta politica), mentre questi fornitori procurano voti per la rielezione dell’amministrazione e addirittura delle correnti dei partiti di centrosinistra che rivendicano la continuità (come Fassino con Chiamparino) invece che il rinnovamento. E di potenziali casi di questo genere ne stanno saltando fuori sempre di nuovi.

Io vorrei essere chiaro su una cosa: non vogliamo incitare al linciaggio delle cooperative sociali, che svolgono con questi soldi un lavoro meritorio (è un anno e mezzo che giro per comunità e gruppi meravigliosi) e i cui operatori peraltro da mesi in molti casi non ricevono lo stipendio. Non è nemmeno in sé sbagliato che un parente di un esponente politico, o l’esponente politico stesso, lavori per un fornitore del Comune, se le forniture sono regolari e trasparenti; sui giornali di oggi ho visto apparire nomi di consiglieri comunali della maggioranza tirati in ballo a sproposito.

Vogliamo tuttavia capire se questo sistema di gestione dei soldi pubblici è meritocratico oppure no, se è efficiente oppure no, se il Comune sceglie i fornitori per capacità o perché ci sono dentro amici e parenti in posizioni importanti e se ogni euro speso viene destinato ai lavoratori e ai cittadini oppure se una parte si perde in questa rete di amicizie, magari con assunzioni pilotate, magari con subappalti, magari con sponsorizzazioni o chissà che altro.

Lucà ha risposto minacciando querele: che possiamo rispondere? Quereli pure se si ritiene diffamato, ma ciò che abbiamo scritto nel nostro comunicato è vero. Il tentativo del potere cittadino adesso sarà quello di mettere tutto a tacere, di intimidire chi parla, di scaricare la colpa sui singoli dirigenti che hanno firmato gli affidamenti e di insabbiare lo scandalo in “porti delle nebbie”. Non è un caso che queste vicende comincino in alcuni casi anche più di dieci anni fa, ma che la cosiddetta “opposizione” di PDL e Lega non ne abbia mai tirata fuori una che sia una.

Noi, in compenso, crediamo di avere dimostrato tutta l’utilità del Movimento 5 Stelle: anche per chi ancora non ci vota.

[tags]torino, fassino, affidamenti, appalti, scandalo, cooperative, lucà, movimento 5 stelle[/tags]

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venerdì 12 Ottobre 2012, 13:13

C’è lavoro e lavoro

Spesso si dice che di questi tempi è importante dare lavoro, e che il Tav Torino-Lione porta lavoro, e che dunque il Tav Torino-Lione è un progetto importante. La realtà è ben diversa: quale lavoro porta il Tav, e a chi?

Se ne sono occupati i No Tav, andando ad analizzare in un corposo dossier alcune delle aziende che hanno già avuto appalti per il Tav, quelli per il “cantiere” di Chiomonte (ricorderete dalle foto dell’ultima visita che dentro non ci sono quasi lavori, solo tanta polizia). E ovviamente hanno scoperto inquietanti legami tra Tav, politica e criminalità organizzata.

Nel dossier sono infatti descritti e provati tutti gli elementi che gravano su diverse aziende che lavorano nel cantiere di Chiomonte e sui loro soci, a cominciare dalle famiglie Martina e Lazzaro, già coinvolte nell’inchiesta Minotauro e anche in altri problemucci, per venire al Consorzio Valsusa-Piemonte Imprese per lo Sviluppo, presieduto dall’ex parlamentare DS Luigi Massa, che comprende – oltre alla nuova impresa dei Lazzaro denominata Italcostruzioni – diverse aziende riconducibili a persone già in passato arrestate o condannate in inchieste relative ad appalti per lavori pubblici in Piemonte, come i casi in cui furono coinvolti l’allora viceministro Martinat e l’imprenditore Gavio.

La risposta del partito del cemento non si è fatta attendere. Un mesetto fa è stata organizzato un incontro della Commissione Antimafia del Comune di Torino con Mario Virano, che ha presentato le misure antimafia che saranno introdotte negli appalti del Tav: difatti, le gare d’appalto vengono fatte non in Italia ma in Francia, paese che non dispone di una legislazione antimafia. Peccato che, in questa riunione a porte chiuse di autorità incravattate, ci fossi anch’io: dunque ho potuto alzare la mano e cominciare a snocciolare in faccia a Virano & friends una serie di nomi, dati e condanne penali.

La cosa più divertente è stata quando un megadirigente delle ferrovie ha replicato sdegnato “ma questi nomi non li conosco, non hanno mai lavorato con noi!”, salvo poi beccarsi un colpetto di gomito da Virano, seguito da comunicazione all’orecchio e da successiva rettifica: “ah, mi dicono che forse hanno vinto delle gare in Francia…”. Ma anche quando ho fatto a voce alta il nome di uno dei vari condannati e diversi presenti hanno cominciato a discuterne: “chi?” “ah ma quello là” “ah già è vero, me lo ricordo…”. Addirittura il TGR ha voluto riprendere le mie dichiarazioni: come risultato, abbiamo fatto un po’ di rumore ma devo essermi fatto altri nemici.

Qualche settimana fa, tra gli ospiti della nostra festa alla Falchera, abbiamo avuto il piacere di ospitare Alberto Perino che ha raccontato al pubblico queste vicende. Siamo lieti di presentarvi ora un estratto video: perché queste verità continuino a circolare.

Nel frattempo, siete tutti invitati alla manifestazione No Cmc – una delle cooperative rosse che spargono cemento – che si terrà domani a Ravenna: qui trovate le informazioni.

[tags]tav, torino, lione, mafia, cemento, criminalità, perino, movimento 5 stelle[/tags]

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lunedì 8 Ottobre 2012, 13:41

La valutazione dei consiglieri e una richiesta di partecipazione

Venerdì scorso si è svolta la serata di valutazione sull’operato dei consiglieri comunali e circoscrizionali del Movimento 5 Stelle di Torino. Vorremmo ringraziare il centinaio di persone che sono intervenute alla serata e le 193 persone che hanno compilato online il questionario.

Un questionario del genere dà ovviamente risultati puramente indicativi, sia perché il campione che lo compila non è identificato né selezionato scientificamente e non rappresenta dunque in maniera precisa l’intero elettorato, sia perché il numero di compilazioni, in particolare quando si scende a livello di circoscrizione, è ridotto – in un paio di circoscrizioni abbiamo avuto meno di dieci risposte – e dunque rende i risultati molto aleatori. Tuttavia, nel complesso le osservazioni emerse sono state utili.

Abbiamo deciso di rendere pubbliche tutte le risposte al questionario (comunque anonime) e una breve analisi dei risultati che evidenzia alcuni punti, dalla difficoltà di penetrare in alcune circoscrizioni – in particolare la 6, che sconta il fatto di essere la più grande, la 8 e la 10 – fino alle questioni da voi ritenute più importanti (in primis ambiente e salute, seguite da istruzione, bilancio e trasporti) e meno importanti (ultime sport e animali, e poco prima patrimonio, sicurezza e cultura).

Abbiamo deciso di rendere pubbliche nell’analisi anche le percentuali di soddisfazione dei singoli consiglieri, con l’invito a non prenderle come una classifica dei più e meno bravi, dato che, vista l’aleatorietà, si tratta di indicazioni molto a spanne; comunque tutti i consiglieri sono ampiamente sopra il 50%, con punte del 94% per Nicola Santoro (Circoscrizione 4) e dell’89% per Monica Amore (Circoscrizione 9). Sia io che Chiara abbiamo avuto una percentuale di gradimento dell’87%, che è davvero alta anche considerando che il questionario è stato compilato da attivisti e simpatizzanti (d’altra parte questi questionari a compilazione volontaria tendono ad attrarre più gli scontenti che i contenti).

Durante la serata, ogni consigliere ha commentato il proprio risultato, e in particolare i suggerimenti e le critiche ricevute, talvolta un po’ ridicole e ingenerose ma spesso centrate e ragionevoli. Nel video potete ascoltare la presentazione iniziale dei risultati, poi da 8’46” i commenti dei consiglieri circoscrizionali e da 37′ 50″ i commenti di quelli comunali; esiste anche un secondo video con gli interventi dei cittadini.

Il problema maggiore emerso durante la serata è quello dell’organizzazione e dell’interazione tra consiglieri e attivisti: i consiglieri non riescono più a stare dietro a tutte le segnalazioni e a tutto il lavoro di commissione, gli attivisti vorrebbero sentirsi più coinvolti. Per questo motivo, abbiamo deciso di invitarvi tutti a offrirvi volontari per seguire gli argomenti delle commissioni consiliari, sia venendo alle riunioni per chi ha la disponibilità di tempo, sia semplicemente contribuendo a discutere e approfondire in rete le delibere in discussione e i problemi che ci vengono segnalati.

Queste sono le commissioni esistenti:
I – Bilancio, personale, patrimonio, partecipazioni
II – Urbanistica, trasporti, edilizia
III – Lavoro, commercio
IV – Sanità, servizi sociali
V – Istruzione, cultura, sport
VI – Ambiente, rifiuti
Controllo di gestione
Diritti e pari opportunità
Antimafia e legalità

Contattateci per email per segnalare la vostra disponibilità indicando la commissione a cui siete interessati e le vostre competenze in materia: in funzione delle risposte, valuteremo come organizzarci. Grazie!

[tags]movimento 5 stelle, valutazione, consiglieri, partecipazione, organizzazione[/tags]

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lunedì 1 Ottobre 2012, 14:35

Quelli che vogliono abolire lo Stato

Vorrei cominciare raccontandovi un episodio accaduto alcuni giorni fa, qui in Comune, durante una conferenza dei capigruppo.

L’elenco degli atti all’ordine del giorno del consiglio comunale, difatti, ormai ha raggiunto le trentanove pagine di lunghezza: ci sono decine di atti (tipicamente mozioni) già discussi, concordati e sostenuti da tutti ma che sono lì fermi da mesi perché non si trova il tempo di discuterli e votarli in aula. Due settimane fa abbiamo fatto un consiglio comunale straordinario, mercoledì dalle 17 alle 20; ma siamo riusciti a trattarne solo una decina.

Uno dei motivi per questa situazione è che il tempo disponibile per i consigli comunali ordinari, che si svolgono il lunedì, è spesso ridotto. I consigli iniziano alle 15, ma spesso l’inizio slitta alle 16 o alle 16:30 perché vengono organizzate in Sala Rossa commemorazioni e feste di compleanno per gli ex consiglieri ed ex sindaci; la sera si chiude all’ora di cena e talvolta anche prima, per esempio lunedì scorso abbiamo chiuso alle 18:20 perché il PDL aveva un impegno di partito. Aggiungeteci la naturale verbosità dei politici e un incomprensibile ostruzionismo a tappeto della Lega (senza alcun risultato politico, solo per far perdere tempo e soldi alla macchina comunale sperando prima o poi di ottenere in cambio chissà cosa) e viene fuori che ogni volta trattiamo tre o quattro atti se va bene… e la lista d’attesa si allunga sempre più.

In realtà, formalmente il consiglio comunale inizia alle 10; però la mattinata è occupata dalle interpellanze, e vede dunque la presenza solo del Movimento 5 Stelle e di qualche altro consigliere di opposizione; verso le 13 si finisce, e fino alle 15 (se va bene) non si ricomincia. Tuttavia, vista la convocazione, tutti i consiglieri comunali che svolgono un lavoro dipendente sono in permesso retribuito da lavoro, a spese del Comune, a partire dalle 9 del mattino – anche se in realtà si presentano in aula poi solo alle 15.

A fronte dell’arretrato, noi abbiamo provato a proporre alternative; abbiamo chiesto di fare altri consigli straordinari e ci hanno detto di no; abbiamo chiesto di spostare le celebrazioni fuori dagli orari del consiglio comunale e ci hanno detto di no; abbiamo proposto di saltare qualche seduta di interpellanze per cominciare subito i lavori al mattino e ci hanno detto di no; abbiamo chiesto almeno di iniziare i lavori pomeridiani alle 13:30 anziché alle 15 e ci hanno detto di no. Perchè?

Perché i consiglieri sono abituati ad avere la mattinata libera, e perché alle 13:30 c’è la riunione di partito del PD, che deve appianare le divergenze interne e giungere a posizioni comuni prima del consiglio. In orario di consiglio comunale, con un permesso di lavoro pagato dalla collettività: andrebbe bene solo se il consiglio fosse in pausa forzata per altri motivi, ma a me sembra ovvio che, in caso di necessità, il consiglio dovrebbe avere la priorità.

E il bello è che il rappresentante della maggioranza me l’ha spiegato urlando, in modo piuttosto alterato, perché il mio sarebbe populismo e io non rispetto le esigenze personali dei consiglieri della maggioranza, che a differenza mia (che di fatto non riesco più a lavorare… ma di questo parleremo tra qualche giorno) non sono politici a tempo pieno e devono tenere insieme le due cose.

Ora, vorrei chiarire una cosa che a molti purtroppo non sembra chiara, e lo dico anche se è un concetto attualmente impopolare. Io non credo che, insieme alla pessima politica di questi anni, sia opportuno abolire lo Stato. Io sono molto preoccupato dalle mail e dai commenti che ricevo e che mi dicono che il Movimento dovrebbe abolire non solo le province, ma anche le regioni e il 90% dei comuni, ed eliminare il Senato “doppione inutile”, e dimezzare i deputati, e azzerare gli stipendi dei politici, e cancellare i fondi di funzionamento, e i politici dovrebbero anche pagarsi il computer e la scrivania da soli e però essere sempre in servizio e pronti a rispondere immediatamente a qualsiasi richiesta dei cittadini e non saltare mai nemmeno gli ultimi cinque minuti di una seduta e rinunciare a lavoro e pensione in allegria, e però farlo non per guadagnare e nemmeno per aspirare a posizioni più importanti e nemmeno per avere un riconoscimento di qualche genere, anche solo morale, o men che meno apparire sui media.

Perché una volta che abbiamo abolito tutte le istituzioni elettive e reso materialmente impossibile per una persona normale fare politica, resta una cosa sola: la dittatura.

Certamente la politica e la pubblica amministrazione hanno bisogno di una dimagritura e ripulitura, e il comportamento dell’attuale classe politica è intollerabile e vergognoso, ma attenzione: sono piuttosto sicuro che i nostri veri padroni, quelli che manovrano l’economia, l’hanno permesso e incoraggiato per decenni, favorendo il riempimento delle istituzioni con corrotti ed idioti, proprio per arrivare qui, per convincervi ad abolire la democrazia insieme ai suoi abusi e a tenerci Monti e i suoi cloni per l’eternità.

E’ proprio per questo che ho detto ai miei colleghi dei partiti che devono smetterla di fare le riunioni di partito in orario di consiglio, e che dalle dieci del mattino dobbiamo essere tutti presenti in aula fino a sera per trattare gli arretrati, almeno fino a quando non li avremo smaltiti. Perché non si rendono conto che ciò che a loro sembra normale o al massimo un peccato veniale, certo ben lontano dai festini della Regione Lazio, in questo momento è il coltello che altri usano per abolire lo Stato; e dunque la responsabilità di questo esito non è di noi “populisti”, ma di chi fa politica da anni e continua ad offrire ai cittadini motivi grandi e piccoli per disprezzarla.

Quelli che lavorano per abolire lo Stato dunque non siamo noi, sono loro: ed è un peccato che non riescano più a capirlo.

[tags]politica, costi della politica, casta, comune, torino[/tags]

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sabato 8 Settembre 2012, 11:27

Il mio fuori onda: riflessioni sul futuro del Movimento

La sparata televisiva di Favia ha provocato un’ondata di reazioni articolate da tutti i consiglieri a cinque stelle d’Italia; dunque mi permetto di aggiungere la mia e di parlare per una volta, in modo più costruttivo, dell’organizzazione del Movimento. Se a me un giornalista avesse chiesto (fuori onda o no cambia poco, io dico le stesse cose) quali sono le questioni interne aperte per il Movimento, cosa avrei risposto?

Favia ha detto o insinuato diverse falsità di cui non poteva non sapere la falsità: che ci sono gli infiltrati, che Casaleggio sceglie i candidati, che chi non la pensa così è un burattino di Casaleggio (magari è soltanto qualcuno che i suggerimenti e le critiche li fa, ma non davanti alle telecamere di regime e non con toni esasperati). Casualmente noi giovedì sera avevamo la riunione cittadina: il Movimento è quello, sono stanze con dozzine di persone che discutono, non è l’immagine che viene dipinta in televisione, e se qualcuno non è convinto farebbe bene a venire a vedere con i propri occhi e solo dopo giudicare.

Il punto difatti è che il Movimento, con tutti i suoi difetti, è l’unica forza politica che non viene da un sistema ventennale e marcio in cui tutti hanno scheletri nell’armadio e convenienze da difendere, e che presenta progetti e usanze che possono essere più o meno condivisibili, ma che sono certo molto più moderni degli altri. L’obiettivo dei media è nascondere questa differenza e portare gli italiani a discutere invece, e a prendere come base per decidere del proprio futuro, stupidaggini: non i piani per il futuro del Paese, ma il taglio di capelli di Casaleggio (il nuovo calzino azzurro del momento). C’è chi lo fa perché è pagato, e chi lo fa perché purtroppo il taglio di capelli di Casaleggio, vista l’attitudine degli italiani televedenti, fa molta più audience della riforma del lavoro.

L’obiettivo della manovra mediatica è stato raggiunto. Non solo quello di screditarci, ma anche un obiettivo ancora più facile da raggiungere: quello di costringerci sulla difensiva. Da settimane, se uno apre il blog di Grillo non trova quasi più discussioni di sostanza e informazioni poco note, trova solo risposte obbligate ad attacchi pretestuosi, smentite e sfuriate sull’informazione venduta. Questo ci costringe a dare l’impressione di non avere niente da proporre e rafforza l’immagine artefatta di vaffanculi e basta. Il programma c’è, ma non riusciamo a tirarlo fuori e la prima domanda è: cosa possiamo fare per comunicarlo meglio? E come possiamo rovesciare la situazione e, mediaticamente parlando, passare all’attacco?

Poi: Favia era complice, Favia era ingenuo? Alla fine lo scopriremo solo vivendo, ma cambia poco. La vicenda di Favia, se mai, spinge a una riflessione che nel Movimento non si è quasi mai fatta: come selezioniamo le nostre persone, specie quelle da mandare agli incarichi più importanti? Che caratteristiche devono avere? E la nostra idea di politica come servizio civile a tempo determinato, in pratica, può funzionare? Richiede degli aggiustamenti? L’esperienza di questi primi anni di presenza nelle istituzioni cosa ci insegna?

La prima parte della discussione è il punto veramente cruciale se vogliamo partecipare con successo alle elezioni nazionali. Se ci vogliamo partecipare per sport, per piazzare venti persone che vadano a gridare vaffanculo, allora possiamo anche non preoccuparcene. Ma io vorrei che partecipassimo alle elezioni nazionali per provare a vincerle, ma non per il potere, ma perché è l’unico modo per riuscire a cambiare l’Italia, e altri anni di pastone Monti – Passera – CasiniItalia – Bersani – Vendola – Berlusconi non li posso reggere.

Ma se vogliamo anche solo essere considerabili come alternativa di governo, dobbiamo smentire coi fatti e con la comunicazione l’immagine che ci vogliono appiccicare, quella di ragazzini dietro un comico urlante, ben disposti ma inesperti, e presentare al Paese la proposta di una nuova classe dirigente. E no, non giovanotti simpatici e non casalinghe di Voghera, ma persone che nel loro settore abbiano un curriculum così, la competenza per realizzare il programma e la capacità di esporlo in pubblico; che siano credibili per mettere mano al casino che è l’Italia di oggi, nel disastro in cui si trova. Non basta scrivere una riga in un PDF con “abolizione del precariato” per abolire il precariato, e la vera sfida del Movimento è, nel momento in cui gli italiani ci danno la chance di provarci, passare dalle buone intenzioni ai risultati concreti. Ma come troviamo queste persone, come le selezioniamo?

Ma non servono solo questi; serve un organismo di migliaia di persone coese e motivate che lavorino insieme verso lo stesso obiettivo, dall’attivista di quartiere fino al candidato premier. Siamo sicuri di esserlo? In qualsiasi organizzazione umana, dalle aziende al volontariato, motivare le persone e farle sentire parte di un progetto è la chiave del successo. Ma da noi? Bene hanno fatto in molti a rimarcare che tipicamente il problema dei consiglieri del Movimento è l’opposto di quanto dice Favia: altro che ingerenze di Casaleggio, la realtà è che rimani spesso solo con le tue responsabilità e i problemi della tua città, con appena qualche attivista di buon cuore a darti una mano; e che ogni gruppo generalmente non sa cosa fa il vicino e reinventa la ruota ogni volta.

Da noi il consigliere-dipendente dei cittadini, a parte i regionali, è pagato poco o nulla rispetto alla mole di lavoro, è precario con contratto di sei mesi in sei mesi, sacrifica il lavoro e la famiglia, si mette contro il potere di tutta la città, che spesso gli fa terra bruciata attorno; in alternativa, con la scusa di una battuta, cercano di capire se sei il tipo che prima o poi cede alle lusinghe (a noi hanno già offerto di tutto, dall’assessorato alla candidatura al Parlamento… sempre per “scherzo” s’intende). Dal lato del Movimento c’è tanto lavoro, parecchi vincoli e doveri aggiuntivi, tanta gente che ti fa ossessivamente le pulci, nessuna prospettiva di promozione (anzi: è esplicitamente vietato essere promossi), una presunzione di colpevolezza (dal momento in cui vieni eletto sei considerato per principio un carrierista che aspetta solo l’occasione per vendersi) e un atteggiamento stile “non ce ne frega niente di te, se non ti piace vattene” (così poi confermi la presunzione precedente).

Ora, nel mondo ideale il Movimento potrebbe contare su una abbondante scorta di santi votati al martirio, ma, scendendo nel mondo delle persone reali, quanto può essere psicologicamente (de)motivante questo modo di impostare il lavoro dei consiglieri? C’è da stupirsi se poi qualcuno se la prende con Casaleggio, qualcuno contesta le regole, qualcun altro comincia a lavorare per se stesso, e più semplicemente nel giro di qualche tempo nessuno si offrirà più di fare il consigliere comunale e ci sarà la fila solo per il Parlamento?

E quanti degli scazzi pubblici che tanto ci danneggiano si potrebbero evitare semplicemente costruendo gli spazi per parlarsi e chiarirsi, invece di mandarsele a dire da una città all’altra a mezzo stampa e rete, prima che i rapporti personali si deteriorino e incancreniscano? Ma spazi per parlarsi tra compagni di avventura, non congressi con alzate di mano, votazioni e spaccature in maggioranze e minoranze; e persone il cui ruolo (informale) non sia quello di coordinare o dirigere, ma di ascoltare, consigliare e aiutare a far funzionare la rete di collaborazioni in orizzontale, e non per l’autorità concessagli da una regola ma per l’autorevolezza dei singoli ottenuta con il lavoro.

E poi, nel lungo termine, quanto può essere attraente la nostra “offerta di lavoro” nelle istituzioni e per chi? Perché non è affatto vero che eleggere Tizio o eleggere Caio è la stessa cosa perché sono solo terminali di una rete; nella realtà, la capacità, l’onestà, l’altruismo, la voglia di fare della persona che mettiamo nelle istituzioni sono vitali per un risultato positivo o negativo. Nessuno di noi è insostituibile, ma non tutti sono in grado di svolgere in modo soddisfacente determinati ruoli, come dimostra la moltiplicazione dei “PS” o la variabilità del lavoro fatto, per qualità e quantità, nelle diverse istituzioni (di cui peraltro il Movimento non ha alcuno strumento sistematico di misurazione, e anche su questo bisogna lavorare). E non di rado, più uno sgomita per venire eletto e meno è adatto al ruolo; mentre quelli adatti sono proprio quelli che hanno meno possibilità, o meno incentivi, per accettare il difficile ruolo di cui dicevamo sopra.

La prospettiva delle elezioni nazionali, poi, ha fatto letteralmente impazzire una parte del Movimento. Onesti attivisti si improvvisano concionatori, cominciano ad aprirsi siti personali e a pubblicare arringhe improponibili in un italiano stentato. Nascono gruppetti dai nomi equivoci che organizzano eventi a colpi di slogan populisti semplicemente per arruolare futuri cliccatori alle primarie. Il messaggio che è passato è che l’unica cosa che conterà per andare in Parlamento è la popolarità in rete. Ma siamo sicuri che sia il criterio giusto? E prima di pensare ai candidati, non dovremmo pensare a tutte le cose che ho elencato più sopra? (A parte che non ha senso pensare ai candidati prima di conoscere la legge elettorale…)

Ecco, queste sarebbero le osservazioni costruttive che avrei voluto sentir sollevare da Favia – non le paranoie su Casaleggio dittatore o sulla “democrazia interna” (slogan che vuol dire tutto e niente). Queste, e altre, sono le questioni che spero di vedere affrontate da Grillo e da Casaleggio, meglio se prima ascoltando e chiedendo alla rete suggerimenti e proposte, e solo dopo prendendo le decisioni. Entro sei mesi capiremo se il Movimento sarà riuscito a fare il salto di qualità: io confido di sì, perché è vitale per il futuro del Paese.

[tags]movimento 5 stelle, grillo, casaleggio, favia, organizzazione, democrazia, politica[/tags]

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venerdì 17 Agosto 2012, 19:32

A proposito di TV locali

D’estate, si sa, i giornali non sanno cosa scrivere e si dilettano a pompare quel poco che hanno in mano; se poi possono criticare il Movimento 5 Stelle, ancora meglio. Si spiega così la vicenda della settimana, ovvero l’accusa ai consiglieri regionali del Movimento, che hanno pagato le televisioni locali in cambio di spazi in cui parlare al pubblico.

Il primo motivo per cui ne parlo è che ci tengo a dire che io non ho mai pagato nessuna televisione per nessuna apparizione. Io non appaio molto spesso sulle TV locali torinesi, con l’eccezione di una sola: Torinow, ovvero una rete che mi invita più o meno una volta al mese, non mi ha mai chiesto una lira, non ha mai cercato di manipolare la mia partecipazione e mi permette di dire liberamente tutto ciò che penso, davanti a un giornalista che non è né sdraiato a nostro favore né determinato ad attaccarci, ma fa semplicemente il giornalista. A queste condizioni, credo che sia giusto partecipare; avendo ritrovato proprio uno spezzone di Torinow in cui qualche mese fa ragionavo di questo, ve lo linko lietamente (vedrò prossimamente di caricarne altri, così chiunque potrà valutare se il mio giudizio è corretto).

Credo invece che sia sbagliato entrare nel meccanismo perverso per cui la politica finanzia o compra le televisioni che in cambio forniscono informazione di parte; è il meccanismo inventato da Berlusconi su cui si basano le fortune di tutti i partiti di questi anni. Anche l’informazione fatta da noi, se paghiamo la TV per non essere incalzati o contraddetti, è di parte, e dunque l’argomento “pago per raggiungere più elettori” – parlando di trasmissioni e non di spot – non regge, a meno che il nostro approccio verso gli elettori non voglia essere quello di imbonirli.

L’obiettivo del Movimento, difatti, non è solo quello di sostituire i vecchi politici con gente nuova, ma è quello di scardinare il sistema; eliminare la disinformazione catodica è di questo progetto un elemento fondamentale, forse persino più importante che raccogliere voti e vincere le elezioni; per questo non dobbiamo alimentare nemmeno di striscio i modelli precedenti. Dopodiché, credo però che sia eccessivo gettare la croce addosso a Favia e a Bono: si prova, si sperimenta, si capisce che non funziona e si torna indietro, e finita lì; tra l’altro queste spese furono decise quando la riflessione sul rapporto tra Movimento e televisione era molto meno avanzata, e in Piemonte la scelta del gruppo regionale di seguire questa strada fu discussa e sostenuta a maggioranza dagli attivisti, per quanto non mancassero le critiche.

Sono invece un po’ preoccupato per come la vicenda si è evoluta a livello comunicativo. Grillo ha criticato pubblicamente la scelta dei consiglieri, peraltro facendo confusione tra il fondo stipendi (quello alimentato dal taglio degli stipendi dei consiglieri) e il fondo di funzionamento (altri soldi pubblici dati al gruppo per pagare l’ufficio, a partire dai portaborse); e ha annunciato l’intenzione di eliminare il fondo stipendi, cosa secondo me sbagliata perché con quel fondo sono state finanziate varie iniziative a vantaggio dei cittadini, dai ricorsi al TAR dei comitati ambientalisti fino alla distribuzione di pannolini lavabili, che mi sembrano preferibili al dare quei soldi indietro alla Regione. D’altra parte, i consiglieri regionali hanno difeso le proprie posizioni e scaricato le colpe sull’attacco mediatico dei giornali di regime (indubbio); da Favia avrei preferito sentire una indicazione chiara sul fatto che non lo farà più, invece che un “vedremo”.

Questa situazione deriva comunque da una questione irrisolta: a chi spetta stabilire se un determinato uso dei fondi a disposizione dei consiglieri, pur se assolutamente legale, è anche opportuno? A Grillo? Al consigliere? Al gruppo di attivisti del consigliere? A tutti i suoi elettori? E’ proprio su questa zona grigia che si creano divergenze tra Grillo e alcuni suoi consiglieri.

Personalmente credo che questo sia uno di quei pochi punti qualificanti su cui Grillo in qualità di garante ha l’ultima parola, e difatti immagino che direttive vincolanti sull’uso dei soldi verranno prossimamente aggiunte agli impegni di chi richiede la certificazione per candidarsi. D’altra parte, un modo più costruttivo di uscirne sarebbe quello di mettersi tutti attorno a un tavolo, Grillo da una parte e i consiglieri dall’altra, condividere le esperienze ed elaborare insieme delle linee guida che vadano bene per tutti; perché se sulle ospitate TV a pagamento non dovrebbero esserci dubbi, ci sono tante situazioni in cui il metro di valutazione non è uniforme e in cui magari un gruppo o un consigliere seguono una linea che poi si scopre non essere condivisa a livello nazionale.

Infine, da consigliere in carica, non posso evitare di fare una osservazione. Gira nel Movimento una corrente di pensiero per cui tutte le persone che vengono elette diventano improvvisamente dei potenziali criminali da tenere costantemente sott’occhio, a cui fare le pulci per qualsiasi cosa facciano e a cui imporre sempre nuove regole e nuovi vincoli per evitare che facciano non si sa bene cosa di male.

Naturalmente è giusto che chi ci ha votato e sostenuto, da Grillo al cittadino qualsiasi, eserciti una attività di controllo e chieda conto di ciò che facciamo, e che esprima tranquillamente le sue critiche; ma ricordatevi che siamo umani, che possiamo sbagliare anche noi o avere opinioni diverse, che possiamo decidere di organizzare l’attività in un modo diverso da quello che vorreste senza che questo voglia immediatamente dire che siamo diventati politicanti in carriera o abbiamo tradito lo spirito del Movimento. Sarei molto deluso se il Movimento naufragasse in un continuo battibecco pubblico, perché sprecheremmo l’occasione di cambiare l’Italia; per la quale serve innanzi tutto coesione, tolleranza e rispetto tra le persone più stimate nella nostra comunità.

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lunedì 13 Agosto 2012, 12:26

Iren, la multiutility molto utile al PD

Molti torinesi non hanno mai ben capito che cosa sia cambiato negli ultimi anni nella gestione dell’energia torinese. In fondo, le bollette elettriche sono sempre più o meno le stesse; cambiano solo il nome e il logo in alto a sinistra. Una volta c’era scritto Enel o AEM, società che si dividevano la città; poi dal 2002 AEM Torino, che comprò la rete di Enel; poi dal 2006 Iride, quando AEM si fuse con l’AMGA di Genova; poi dal 2009 Iren, quando Iride si fuse con l’Enìa di Reggio Emilia, Parma e Piacenza. (E non è finita: adesso si parla di fondere Iren con la lombarda A2A.)

Cosa c’è dietro a questo turbinio di operazioni societarie? Il progetto viene etichettato come Multiutility del Nord: mettendo assieme tutte le vecchie società elettriche municipali, si crea una enorme azienda energetica che potrà effettuare risparmi di scala e competere efficacemente a livello europeo, evitando che anche in questo settore gli stranieri vengano qui a spadroneggiare.

La realtà, purtroppo, è ben diversa, se non altro perché il progetto, dal punto di vista industriale, è stato un misero fallimento: Iren si ritrova ora con quotazioni di Borsa in picchiata (dunque facilmente comprabile) avendo accumulato in pochi anni un debito di oltre tre miliardi di euro. Se considerate che Torino è il maggior socio e detiene in varie forme circa il 26% del capitale, vuol dire altri 800 milioni di euro di debiti in testa ai torinesi, da sommarsi a quelli già mostruosi del Comune; tutto questo senza alcun vantaggio percepibile per i clienti in termini di servizi e tariffe.

La verità è se mai che Iren è la cassaforte privata del PD del Nord; una società prevalentemente pubblica in teoria, guardando l’elenco dei soci, ma gestita come una SpA privata da manager e notabili allineati al partito. Per esempio, fino a pochi giorni fa il presidente di FSU – la scatola cinese che contiene le quote Iren di Torino e di Genova – era il notaio Angelo Chianale, verbalizzatore di riferimento di tutta la Torino bene insieme alla moglie, il notaio Francesca Cilluffo.

Lui ricopriva altre cariche di prestigio, come la presidenza della Fondazione che organizza MiTo, per conto dell’amministrazione torinese; lei è diventata deputato PD subentrando a Fassino quando si è dimesso per fare il sindaco, e il suo unico atto rimasto nelle cronache (oltre al prendere ogni mese anche lo stipendio da parlamentare) è un intervento in aula in cui sciacallava sull’attentato al povero Musy insinuando, ovviamente senza la minima prova, che fossero stati i No Tav (insinuazione subito spinta anche da La Stampa) o in alternativa i difensori dell’articolo 18. Peccato che l’Agenzia delle Entrate abbia appena scoperto che, sui propri milionari guadagni da notaio, i due fossero usi ad evadere le tasse facendo passare per rimborsi spese una parte dei propri compensi.

Il controllo su Iren è spartito tra le varie città, tutte storicamente rosse. Iren è difatti amministrata da un comitato di quattro dirigenti in rappresentanza dei quattro soci principali, ovvero Torino, Genova, Reggio Emilia e Parma: la crema del Nord democratico. Peccato che qualcosa si sia inceppato e che da qualche mese Parma (già prima non molto allineata e dunque titolare del dirigente meno potente) sia fuori controllo; bene, qual è la risposta democratica? Torino, Genova e Reggio Emilia si accordano per escludere Parma dal governo di Iren, affidandolo a tre persone invece di quattro, con la scusa di riorganizzare Iren in modo più efficiente.

I cittadini, in questo scenario, sono soltanto vacche da mungere, privati di ogni controllo e sottoposti a un monopolio di fatto sulle forniture energetiche. Di esso fa parte anche il teleriscaldamento, spinto e decantato in nome di presunte virtù ambientali ed economiche che abbiamo già smentito in passato, ma che di fatto serve a trasformare un mercato (quello in cui potete comprare il gasolio per la caldaia da chi vi pare) in un monopolio (visto che lasciare il teleriscaldamento dopo averlo installato è quasi impossibile), che Iren in futuro potrà manipolare più o meno a piacere.

Lo stesso discorso vale per i rifiuti: Fassino sta procedendo con la vendita di Amiat e TRM (rifiuti e inceneritore) e in Municipio si dà per certo che l’acquirente sarà Iren. Per capire cosa succederà, basta vedere cosa ha scoperto in poche settimane la nuova giunta a cinque stelle di Parma: è venuto fuori il piano industriale dell’inceneritore che Iren vuole realizzare a Parma, da cui si scopre che era stato stipulato un accordo per cui l’incenerimento dei rifiuti sarebbe stato pagato a Iren 168 euro a tonnellata, contro un prezzo di mercato di 90-100 euro, garantendo a Iren un margine tra il 15 e il 25 per cento annuo, ovvero, su vent’anni, utili per centinaia di milioni di euro ricavati gonfiando il prezzo del 70%. Capite che il dare in mano a Iren per vent’anni il nostro inceneritore, al di là di tutti i gravissimi problemi di inquinamento che esso comporta, è un modo per spremerci meglio e per garantire a chi controlla Iren vent’anni di lucro a nostre spese, anche se domani l’amministrazione di Torino dovesse essere diversa.

Nemmeno i rappresentanti dei cittadini possono immischiarsi in Iren: a una richiesta formale – nemmeno nostra: della maggioranza – che chiedeva di accedere all’elenco delle consulenze date da Iren, è stato risposto che i consiglieri comunali di Torino non hanno alcun diritto di accedere a tali informazioni. Dunque Iren è pubblica quando c’è da pagare il debito, ma è privata quando c’è da gestire senza scocciature e senza controlli l’immenso giro di soldi che essa genera, e che può venire aumentato a piacimento in caso di necessità, a spese degli utenti che pagano le bollette.

Iren è sempre pronta a garantire una mano al PD quando serve, che si tratti di aiutare Fassino a non fallire o di sponsorizzare la festa nazionale del PD in piazza Castello nel 2010; tanto, i soldi vengono trovati facendo debiti che resteranno sulle spalle dei soci, ossia noi. Quando il buco diventa troppo grande, in ossequio alla “finanza moderna” tanto cara al centrosinistra, si organizza una fusione con qualche azienda simile spacciandola per un grande passo avanti verso un luminoso futuro, in modo da gabbare qualche piccolo investitore di Borsa. Quando il sistema salterà, qualche privato – italiano o straniero – comprerà le nostre ex municipalizzate per un tozzo di pane, mentre noi cittadini dovremo pagare debiti all’infinito. Benvenuti al Nord.

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lunedì 6 Agosto 2012, 10:30

Acqua alta a Falchera

È tempo di vacanze e molti sognano di andare a Venezia. Ma perché? Anche se quasi nessuno lo sa, anche a Torino c’è una piccola Venezia: alla Falchera. Nell’area più vicina alla stazione Stura, infatti, garage, ascensori e cortili si trasformano in piscine estive, in molti casi con quasi un metro d’acqua. E lo fanno ogni estate. Da dieci anni.

A chi non farebbe piacere avere le fondamenta della casa invase dall’acqua per almeno tre mesi l’anno, con il rischio che a lungo andare marciscano e crolli tutto? Magari una casa comprata a prezzo di grandi sacrifici e per la quale ci si sta tuttora impiccando con il mutuo, nonché si pagano regolarmente IMU, TARSU e altre tasse?

Gli abitanti delle case si organizzano come possono, ad esempio dotandosi di grandi pompe. Ma è inutile, perché questa non è acqua fuoriuscita una tantum da qualche parte, ma è proprio la falda acquifera che sta sotto la pianura tra Torino e Lanzo, e che qui (ma anche al Villaretto e a Bertolla, proprio dove vogliono costruire decine di nuove palazzine, e dove hanno risolto il problema vietando alle nuove case di avere le cantine) è pochi metri sotto il terreno. E dunque, puoi pompare tutta l’acqua che vuoi, ma il livello non scende: c’è un intero pezzo delle Alpi a riempire di nuovo la vasca.

Quando le case sono state costruite, però, non era così; tanto è vero che tutte queste case sono regolarmente autorizzate dal Comune. La falda è risalita, dicono le istituzioni, perché non ci sono più le industrie che consumano l’acqua. Sicuramente è vero, tanto che anche altre città del Nord ex industriale, Milano in testa, hanno lo stesso problema.

E però, colpisce la coincidenza per cui il fenomeno è improvvisamente diventato pesante proprio tra il 2002 e il 2004, ovvero quando GTT ha costruito il nuovo sottopasso del 4, che parte dal fondo di corso Giulio Cesare, passa sotto la stazione Stura e riemerge a Falchera poco oltre queste case. Un’opera da decine di milioni di euro salutata come un grande regalo per Falchera, la fine del suo storico isolamento, con tagli di nastro e giubilei chiampariniani.

In realtà, gli abitanti e i loro periti sostengono che proprio quel sottopasso, costruito in maniera improvvida perpendicolarmente alla falda, ha creato una diga sotterranea che fa risalire l’acqua subito a monte, ovvero nelle case che vedete nel video. Ma le istituzioni negano: perché altrimenti il Comune potrebbe dover pagare decine di milioni di euro di danni ai cittadini. E dunque, è colpa delle piogge, della crisi industriale, del tempo che passa.

Da anni le istituzioni si rimpallano il problema senza risolverlo. Noi avevamo citato questa vicenda come esempio, nel discorso in piazza Castello, e quindi vogliamo mantenere le promesse; appena eletti, la scorsa estate, abbiamo fatto una interpellanza, a cui la giunta ha risposto che avrebbero provveduto insieme a Provincia e Regione a finanziare uno studio.

Ne abbiamo fatta un’altra in primavera, per chiedere come andava: la nuova risposta è stata che lo studio non si è fatto, naturalmente secondo il Comune per colpa della Regione, secondo la Regione per colpa del Comune. Sta di fatto che un altro anno è passato senza che si facesse niente; e colpiscono i ringraziamenti dell’assessore perché gli abitanti sono stati “civili e oggettivi” (si aspettavano torce e forconi?) e l’impegno in conclusione di discuterne quanto prima in Commissione Ambiente (sono passati tre mesi e ancora la riunione non è stata fissata).

A questo punto il Movimento ha deciso di finanziare, con i soldi tagliati dagli stipendi dei consiglieri regionali, delle analisi per verificare se quest’acqua oltretutto è anche inquinata, con conseguente emergenza sanitaria e obbligo di intervento rapido.

Sorpresi? Si sa che a Torino tutto va bene, non ci sono tagli, non ci sono problemi. Notizie come questa devono passare per forza a mezza voce, confinate al massimo alla pagina dei quartieri de La Stampa, se non in qualche caso eccezionale o quando ci scappa il morto, caso in cui sono concessi un paio di giorni di visibilità seguiti da grandi promesse della politica, che poi invariabilmente finiscono nel nulla.

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giovedì 2 Agosto 2012, 14:22

La movida, Casacci e gli amici del localino

È un po’ che volevo parlare di movida e me ne offre l’occasione un post di Max Casacci, leader dei Subsonica, che attacca frontalmente il “post di Grillo” che confronta la gestione della vita notturna a Parma e a Milano, dopo che il nuovo sindaco di Parma ha deciso di vietare il consumo di alcool fuori dai locali durante la notte, oltre che le bottiglie di vetro.

Casacci fa parte di quell’ambiente culturale che vive in simbiosi con l’amministrazione comunale, e dunque non stupisce l’attacco a Grillo a prescindere, peraltro in perfetto sincrono con una campagna ripresa da tutti i giornali di regime, che evidentemente passano le giornate in conciliabolo per inventarsi un modo di attaccarci: il Corriere fa un articolo con una falsa dichiarazione di Grillo e poi, pescato in castagna, lo cancella; La Stampa fa un articolo che riprende parola per parola il post di Casacci, come fa normalmente per qualsiasi post di qualsiasi blog, no? Casacci ritira persino fuori la storia che il Movimento 5 Stelle avrebbe fatto vincere Cota: e dai, è vecchia! Comunque, perlomeno potrebbe leggere meglio, dato che il “post di Grillo” a cui si riferisce è in realtà il commento del gestore di una web TV milanese.

Il resto del post di Casacci è una difesa a prescindere delle politiche dell’amministrazione torinese sulla vita notturna, la stessa che viene ammannita a chiunque osi protestare per il caos della movida: la città prima era morta e ora è il top per i giovani, i locali garantiscono la sicurezza e fanno girare l’economia, chi si lamenta è solo un vecchio barboso che ha beneficiato della riqualificazione. A meno naturalmente che non si tratti dello stesso Casacci, che nel post rivendica il diritto di tirare le uova in testa alla movida che passa sotto casa sua: vadano a movidare sotto casa di qualcun altro.

Il Movimento 5 Stelle viene dunque accusato di essere perbenista e bacchettone, incapace di cogliere l’esigenza di “noi ggiovani” di passare la notte a far casino. Ora, credo che le esigenze dei giovani ci siano ben chiare, se non altro perché l’età media della nostra lista era di qualche lustro inferiore a quella del PD; e mi piacerebbe ribattere a Casacci che una delle cause vere della movida sempre più aggressiva è il fatto che questa città secondo lui così ben gestita è in cima alle classifiche della disoccupazione giovanile, lasciando ai ragazzi solo molto tempo da riempire, tante frustrazioni e la voglia di sfogarle in qualche modo.

Ad ogni modo, noi crediamo che non si debba scegliere tra vivere o dormire, ma che una civile convivenza richieda regole e lo sforzo tollerante di tutti. In particolare, il provvedimento di Parma – obbligare di notte a consumare l’alcool dentro i locali – vige nelle città di mezza Europa, dove aiuta a contenere il disturbo e l’immondizia; può funzionare o meno, dipende dai costumi del posto, ma non impedisce certo il divertimento.

Del resto, quando si è parlato del problema in Comune, io ho esordito dicendo che chi abita in piazza Vittorio ha diritto al rispetto delle regole in materia di rumore, ma non può certo aspettarsi che alle due di notte sotto casa ci sia la quiete di un quartiere periferico. Ogni città ha le sue aree di vita notturna; se uno abita lì sa cosa si deve aspettare, e un abitante della Rambla di Barcellona che scrivesse al giornale locale per lamentarsi del casino non troverebbe ascolto.

Tuttavia, non è accettabile che certe aree ogni notte diventino terra di nessuno, assediate dalle auto in sosta vietata, piene di gente che grida, vomita, litiga e piscia sui portoni, e lascia immancabilmente un tappeto di immondizia. E allora il Comune dovrebbe fare di più; anche se lo Stato, con le varie liberalizzazioni, gli ha tolto quasi ogni potere, potrebbe agire perlomeno in termini di mobilità (bloccando l’assalto delle auto) e di igiene (basterebbero dei bagni pubblici, che a Torino sono un miraggio).

Basterebbe poi far rispettare i regolamenti in materia di rumore, che sono chiari: i locali non devono generare rumore udibile dall’esterno dopo le 22 (reg. 221 art. 44), e gli eventi rumorosi (es. concerti) possono arrivare fino alle 24 per massimo 12 giorni l’anno (30 in alcuni luoghi particolari) e massimo due sere a settimana (reg. 318 art. 14). La giunta comunale può concedere ulteriori deroghe solo “sulla base di documentate motivazioni di carattere artistico e socioculturale o comunque di interesse pubblico”.

La realtà però è ben diversa, e noi abbiamo analizzato in particolare due casi che ci sono stati segnalati per il pesante disturbo arrecato a chi ci abita vicino: quello della discoteca Rotonda del Valentino, annessa a Torino Esposizioni, e quello del punto estivo L’isola che non c’è alla Pellerina, non certo situati al centro della movida, ma in tranquille zone residenziali. Per la Pellerina, dove non sono state concesse deroghe, i residenti hanno più volte chiamato i vigili, mentre noi abbiamo presentato una interpellanza in circoscrizione e scritto all’assessore, ottenendo una gentile risposta ma scarsi risultati.

La Rotonda del Valentino, invece, ha ricevuto da Fassino una deroga con ammirevole velocità: richiesta il 13 aprile, approvata l’8 maggio. Con tale deroga, Fassino ha concesso a questa discoteca – a fronte del limite da regolamento di 12 o 30 serate (a seconda che per voi Torino Esposizioni sia dentro o fuori il Valentino) fino alle 24, di cui massimo due a settimana – di effettuare 132 serate per sei sere a settimana, praticamente per tutta l’estate, arrivando fino alle tre di notte il martedì e mercoledì e fino alle quattro (!) gli altri giorni. Immaginate il piacere di chi ci abita davanti…

Simili deroghe sono state concesse al Cacao e ad alcune associazioni culturali che gestiscono punti estivi, ma la perla è la motivazione: secondo Fassino la Rotonda del Valentino “rappresenta uno dei più importanti e storici punti di aggregazione socioculturale della Città assicurando al proprio pubblico performances musicali di dj, spettacoli live e cabaret. Tali attività presso la “Rotonda Valentino” garantiscono inoltre un presidio territoriale strategico svolgendo un controllo di sicurezza e tutela urbana. Inoltre per effetto della costante e perdurante attività l’immobile comunale è salvaguardato e correttamente mantenuto.”. Con queste motivazioni, pure casa mia potrebbe essere autorizzata!

Noi abbiamo presentato già due mesi fa una interpellanza, che però… è sparita. Giuro! E’ stata iscritta all’ordine del giorno e rinviata varie volte perché Fassino non si presentava a rispondere, poi di colpo è sparita e nonostante due richieste gli uffici comunali non hanno ancora saputo dirci perché. Pazzesco…

Vi rendete conto da soli che c’è qualcosa di strano, ma cosa? Possiamo solo fare delle ipotesi e osservare alcune coincidenze. Per esempio, L’isola che non c’è è gestita dall’associazione del consigliere della IV circoscrizione Massimiliano Lazzarini della Federazione della Sinistra. La Rotonda del Valentino, invece, è gestita dalla Black & White s.r.l., amministrata dal “sig. Fasano Marco”.

Ora, potrebbe semplicemente essere un caso di omonimia (lo chiedevamo nell’interpellanza), ma ci risulta che un Marco Fasano nel 2007 fosse iscritto e delegato dal PD di Moncalieri al congresso, in rappresentanza della mozione di Fassino. Ci risulta anche che un Marco Fasano sia vicepresidente – anzi no, da due giorni presidente – dell’associazione Amici della Fondazione Cavour, che ha “lo scopo di valorizzare il patrimonio storico, culturale e ambientale dei luoghi cavouriani di Santena”, cosa che fa piuttosto bene dato che sono appena stati stanziati cinque milioni di euro pubblici, di cui oltre un milione del Comune di Torino, per ristrutturare il castello di Santena.

Ma non finisce qui: parliamo dei Murazzi? In commissione, quando se ne parla, si vedono sempre delle fantastiche scenette: ho visto un consigliere del PD mandare affanculo un ex assessore che anni fa aveva preteso il pagamento degli affitti; o un consigliere di SEL insistere all’infinito perché la Città ripulisse con più efficienza la discesa dei Murazzi quando si alluviona, fino a far sbottare il vicesindaco. Perché? Non lo so, presumo solo amore per la vita notturna, però mi tocca riportare il commento fatto a verbale dal consigliere Viale: “ai Murazzi ogni locale ha il suo padrino politico, di destra o di sinistra”.

Certo è che la situazione dei Murazzi è preoccupante, dato che per anni i locali si dimenticavano di pagare i canoni al Comune, accumulando complessivamente 800.000 euro di debiti; dopo l’intervento dell’assessore di cui sopra, adesso gli affitti vengono pagati abbastanza regolarmente, ma in compenso risulta che quasi tutti i dehors siano abusivi e che per essi non venga pagata la tassa di occupazione del suolo pubblico.

Allora, perché a Torino non si riesce a far rispettare nessuna regola a chi gestisce la movida, e perché l’amministrazione comunale la difende a spada tratta, e anzi garantisce un profluvio di contributi grandi e piccoli alle “associazioni culturali” che la organizzano? Io un’idea me la sono fatta. Per questo vorrei dire a Casacci e a tutti gli “artisti della notte torinese” allineati al regime e sempre pronti a difenderlo che non ho nessun rispetto per loro, che conoscono perfettamente questa situazione e ci sguazzano da vent’anni. Almeno ci risparmino gli attacchi pelosi.

[tags]torino, casacci, subsonica, grillo, movida, fassino, rumore, politica, alcool, giovani[/tags]

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