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Archivio per la categoria 'SinchËstèile'


mercoledì 20 Gennaio 2010, 17:34

Aggiornamenti

Giornate intense…

Oggi ho scritto un bel riassunto del perché è ovvio essere contro la Tav Torino-Lione. Se trovate ancora qualcuno che è a favore, mandategli il link.

La Valsusa sembra la Cina: oggi sono arrivate altre centinaia di poliziotti per scortare una trivella alla stazione di Condove-Chiusa San Michele, naturalmente di notte, senza preavviso e senza nemmeno dirlo al sindaco del paese. Per fare tutto ciò, hanno isolato la stazione da Condove e hanno vietato l’ingresso in stazione a chi non era già munito di abbonamento. Alcuni manifestanti allora hanno preso il treno a Sant’Antonino, sono scesi a Condove e, entrati così nella stazione, hanno provato ad avvicinarsi alla trivella, venendo respinti a manganellate.Prosegue l’incessante lavaggio del cervello che fa La Stampa, pubblicando articolo dopo articolo con titoli come “Il fronte del sì fa breccia in valle” (risate) e “Imprenditori: la crisi rende necessaria l’opera” (altre risate… anche se, intendendo come imprenditori la Fiat e come crisi quella del mercato dell’auto, il titolo è indubbiamente corretto). Più inquietante il fatto che cercando con Google i vecchi articoli della Stampa su ndrangheta e Tav il primo risultato compaia, ma il link porti a un articolo diverso (qui l’originale). Spero ben che sia solo un baco.

Segnalo comunque che ho scritto a Specchio dei Tempi una gentile e breve lettera per autodenunciare la mia presenza al presidio No Tav di Susa e spiegare due cosette, ma guarda caso – nonostante abbiano pubblicato parecchie lettere pro Tav – la mia missiva non è stata pubblicata.

Domani alle 14-14:30 il presidio di Susa sarà visitato anche da Beppe Grillo (farà anche un pit stop a quello di Rivoli-Villarbasse alle 13:30 circa); l’abbiamo attirato in Piemonte con il motivo di solidarizzare, e poi con la scusa che è sulla strada del ritorno (astuti…) gli facciamo fare anche due spettacoli promozionali ad Asti alle 17:30 e ad Alessandria alle 21. Lo show è garantito, speriamo di raccogliere un po’ di firme.

Resta fisso l’appuntamento di Susa, sabato alle 14 all’autoporto (uscita Susa est, se non è sbarrata dall’esercito), per una grande manifestazione pacifica contro la Tav ma soprattutto contro questo regime di melassa mafiosa che fa soltanto i suoi interessi. Se volete respirare un po’ di aria buona e farvi una passeggiata in compagnia, venite su con me: anche se non siete abituati a queste attività, c’è sempre una prima volta (la mia fu questa). Il tempo di stare seduti dietro la tastiera è finito…

P.S. E poi ci sono il processo breve, il Presidente della Repubblica che commemora un ladro, e tante altre cose… non temete, ce le becchiamo tutte!

[tags]tav, no tav, susa, valsusa, condove, la stampa, specchio dei tempi, informazione, manifestazione, beppe grillo, movimento 5 stelle, piemonte, asti, alessandria[/tags]

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lunedì 18 Gennaio 2010, 11:46

Il video di Tinti

La serata di venerdì con Bruno Tinti è stata piuttosto interessante, oltre che molto partecipata. Per chi non c’era, ecco qui sotto alcuni spezzoni.

[tags]bruno tinti, giustizia, legalità, torino a 5 stelle, berlusconi, sofri, craxi[/tags]

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giovedì 14 Gennaio 2010, 11:49

Oggi video, domani chissà

Fin che si può, vi metto un po’ di video; dico “fin che si può” perché come avrete letto il governo sta pianificando di equiparare alle televisioni i siti anche amatoriali che usano molti video o che fanno streaming di immagini, in modo da poterli poi strozzare in ogni modo possibile. Infatti, secondo la bozza di decreto, saranno equiparati alle televisioni i siti in cui il contenuto audiovisivo “non abbia carattere meramente incidentale”: se insomma pubblicate con regolarità dei video sul vostro blog, anche gratuitamente e senza scopo di lucro, siete una televisione e dovete farvi carico di tutti gli oneri relativi. A questo si aggiunge la promessa di un controllo strettissimo sul rispetto dei diritti d’autore.

Naturalmente il governo ha tutto l’interesse a fare questa mossa: è una mossa che rischia di eliminare il giornalismo di strada fatto coi video, tipo quello che ho fatto io l’altra notte a Susa, e i contenuti scomodi e non controllati che esso veicola; è una mossa che mette in difficoltà Youtube, con cui lo Stato italiano Mediaset è in causa; è una mossa che allarga a dismisura la definizione di “mercato televisivo”, consentendo a Berlusconi di affermare, come già fece col digitale terrestre, che la sua non è poi una posizione così dominante.

Fin che ce lo lasciano fare, dunque, vi mostro innanzi tutto questa chicca: il sindaco di Asti Giorgio Galvagno, in causa con Grillo da anni, sta usando tutta la sua discrezionalità per rendere praticamente impossibile la raccolta delle firme del Movimento 5 Stelle Piemonte nella sua città. Già raccogliere mille firme in una provincia relativamente piccola come Asti è una grossa impresa; figuriamoci se il Comune non ti agevola. Ecco come, passando sotto i portici, il sindaco ha definito la raccolta firme dei grillini:

Ovviamente chiunque di voi sia residente in provincia di Asti, grillino o no (tanto gli altri partiti non devono raccogliere le firme), è caldamente invitato a recarsi a firmare presso l’URP del Comune di Asti, o a contattarmi per altre informazioni su come firmare.

Il secondo video è quello del mio intervento un mese fa alla presentazione della lista regionale:

Il significato storico di questo video è che ho imparato a fare campo e controcampo con iMovie, ossia ad alternare le riprese di due sorgenti video in sincrono mantenendo fisso l’audio di una delle due. Così, nel successivo video di Susa, ho potuto sbizzarrirmi col montaggio analogico dell’occhio della madre immagine del fuoco e di altre sequenze di condimento che mi ero premurato di girare.

Infine, l’ultimo video è del mio intervento alla presentazione di The Innovation Group, un mese fa a Milano. Credo che pochi di voi abbiano idea di cosa faccio io di lavoro; magari questo video vi darà qualche idea in più. Questo però non l’ho girato io: non mi assumo responsabilità artistiche.

[tags]video, internet, governance, censura, berlusconi, youtube, asti, galvagno, politica, 5 stelle, beppe grillo, vittorio bertola, the innovation group[/tags]

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mercoledì 13 Gennaio 2010, 15:23

Sono stato espulso da Wikipedia

So che è difficile da credere, eppure è così: stamattina sono stato bandito a tempo indeterminato dalla Wikipedia italiana.

L’ultima parte dell’annosa vicenda comincia lunedì, quando trovo sul mio profilo utente una ammonizione, comminatami dall’amministratore Ignlig per aver detto la seguente frase: “non mi intimidisce la ndrangheta del cemento, figurati se mi faccio intimidire dai wikipediani”. La frase era in risposta a un invito a “non trasformare questa voce in un campo di battaglia”, a cui ho risposto che stavo cercando di rispettare le regole e motivare le mie posizioni ma che, appunto, non avrei smesso semplicemente perché ricevevo pressioni per farlo.

A questo punto sono rimasto perplesso: ma non era proprio l’admin Vituzzu che aveva detto che io, Stefano Quintarelli e gli altri blogger che avevano linkato il mio post originale (tra cui Luca De Biase) siamo “la mafia del tam-tam blogghistico”? Io, tra l’altro, non ho nemmeno dato dello ndranghetoso ai miei interlocutori: loro sì.

Riporto il dialogo che è seguito perché lo trovo fantastico (le risposte di Ignlig sono visibili solo nelle vecchie versioni della mia pagina di discussione utente, che è stata prontamente rasata in seguito al blocco – non sia mai che qualcuno possa leggere quali ne sono state le cause senza dover ravanare nella cronologia).

wikipedia-giallo.png

VB: “Posso chiederti di ammonire anche l’admin Vituzzu che qui (seconda schermata) ha parlato di mafia a proposito di me e di Stefano Quintarelli?”

Ignlig: “Non ti ho ammonito per minacce, come puoi leggere sopra ti ho ammonito perchè attribuisci agli altri intenti intimidatori e di vendetta violando così le policy sopra le linkate. Vituzzu nell’intervento da me letto fa riferimento alla “mafia del tam-tam blogghistico”, non ci vedo un attacco ai wikipediani ma semmai ai blog e per inciso esprimeva quello che è il disappunto dei wikipediani per vedersi additati come censori dai blog senza che nessun si premurasse di capire i perchè e per come”

VB: “Scusa, dare della “mafia blogghistica” agli altri come ha fatto Vituzzu non è “attribuire agli altri intenti intimidatori e di vendetta”?!?”

Ignlig: “scusami ma non ritengo che sia la stessa cosa, una cosa è attaccare i wikipediani in wikipedia violando le policy di wikipedia. Altra cosa è additare un “tam-tam” (non i blog) come “mafioso”.”

Una logica inattaccabile! E’ evidente che attaccare (attaccare? io ho solo detto che non avrei smesso per quieto vivere) i wikipediani in wikipedia è una cosa gravissima, mentre nel dare pubblicamente dei mafiosi ad alcuni dei principali blogger italiani non c’è niente di problematico. A questo punto io, non sapendo come scalfire una logica del genere, ho risposto con sarcasmo:

VB: “Senti, ma se andassimo a chiederlo a un giudice che cosa è o non è una diffamazione o minaccia? Tu vai pure a denunciarmi per diffamazione nei tuoi confronti per il messaggio di prima, io mi informo con il mio avvocato per denunciare Vituzzu per diffamazione, e già che ci sono magari anche Wikimedia Italia e Wikimedia Foundation. Chiedo i miei 20 milioni di euro di danni… Che ne dici, facciamo così?”

Il senso era insomma di far notare che esistono comunque delle leggi (ad esempio sulla diffamazione) che tutti dobbiamo rispettare, e che se l’apertura dei wikipediani è questa non sorprende che uno possa pensare di farle valere nella sede appropriata.

Sono poi trascorsi due giorni in cui sono stato un po’ impegnato, tipo a passare la notte all’addiaccio con quattro gradi sotto zero per poi montare un video che è finito dritto sul blog di Beppe Grillo: sapete com’è. Stamattina apro e trovo la risposta di Ignlig:

Ignlig: “dove ho scritto che mi hai diffamato? Chiudiamola qui o mi tocca linkarti altre policy”

Ho così scoperto che in Wikipedia esiste una policy per cui se uno vandalizza l’enciclopedia viene sospeso per ben due ore, ma se uno si permette di ricordare, anche in via puramente ipotetica, che esistono altre e più importanti leggi oltre che quelle stabilite dagli admin della stessa, viene bannato al primo colpo. A vita. Per sempre.

Naturalmente, al messaggio di Ignlig – assolutamente non intimidatorio, perché naturalmente sono io che attribuisco agli altri intenti intimidatori che non ci sono mai stati – potevo chinare la testa, cedere alla minaccia, negare di avere mai considerato di denunciare Wikipedia. Ma io il pensiero l’ho fatto davvero, prima di partire per Susa ho chiesto alla giurista di casa se effettivamente dare a qualcuno del mafioso in pubblico sia diffamazione (e lo è). Non chino la testa, non dico una bugia. Così ho confermato di aver effettivamente indagato sulla possibilità teorica di denunciare Vituzzu, concludendo “Non so se questo mi qualifichi per ottenere il lasciapassare A38 e venir buttato fuori dall’edificio.”.

Effettivamente sì: lasciapassare A38 in mano, mi hanno prontamente buttato fuori.

wikipedia-rosso.png

E visto che parliamo di mafia confermo anche la mia ultima considerazione. Pensavo che ci fossero solo tre ambienti in cui il solo accenno alla possibilità di contattare i tutori dell’ordine provoca la tua immediata e definitiva eliminazione, e invece sono quattro: la mafia, la camorra, la ndrangheta e la wikipedia italiana. Notare che (a differenza di Vituzzu) non sto dicendo che il mio interlocutore è mafioso, sto dicendo che applica le stesse policy della mafia. Forse che non è vero?

P.S. Naturalmente la voce sul Movimento 5 Stelle non è mai stata creata; naturalmente, da quando è iniziata la vicenda, molti dei miei contributi sono stati prontamente annullati, spesso dallo stesso Ignlig; tipo che del Movimento 5 Stelle si può parlare nella pagina del movimento grillino, ma non si può mettere la box che ne mostri il simbolo (sia mai!). Per esempio, Ignlig mi ha detto che la lista avrebbe forse potuto essere inclusa nell’elenco dei partiti italiani solo dopo il deposito del simbolo al Ministero degli Interni, peccato che tale deposito per le elezioni regionali non sia previsto: giusto per dimostrare per l’ennesima volta che gli admin di Wikipedia raramente sanno di ciò su cui pontificano.

Ma evidentemente a Wikipedia non servono collaboratori che sappiano scrivere, in buon italiano e verificando le fonti, una pagina come quella su Mario Carrara o sulla stazione di Porta Susa (per citarne un paio che ho creato o riscritto in modo significativo). L’importante è avere collaboratori che, a testa china, non pensino mai di mettere in dubbio le azioni di Vituzzu o di Frieda, o, non sia mai, chiedere l’applicazione della legge.

Evidentemente, Wikipedia ritiene di essere extraterritoriale e al di sopra della legge.

A me, sembra un grosso problema.

[tags]wikipedia, mafia, movimento 5 stelle, legge, internet governance, vituzzu, ignlig, frieda[/tags]

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martedì 29 Dicembre 2009, 14:24

Wikipedia censura il Movimento 5 Stelle e non sa nemmeno il perché

Questa è l’unica conclusione che riesco a trarre dalla mia allucinante vicenda wikipediana del giorno di Santo Stefano; è un po’ lunga ma molto istruttiva e pure tristemente divertente, dunque vi prego di leggervela con calma.

Era un pomeriggio post-natalizio con poco o nulla da fare, dunque ho pensato di fare la mia buona azione quotidiana e di contribuire a Wikipedia. L’altra settimana avevo sistemato le pagine di Porta Susa e del passante ferroviario; questa settimana mi son detto, “perché non fare la pagina del movimento”?

Wikipedia ha infatti una pagina per ciascuno di decine e decine di partiti politici italiani, ma non per il Movimento 5 Stelle; ci sono solo la pagina di Beppe Grillo e quella del generico “movimento grillino”, cioè dell’insieme di meetup e di progetti culturali da cui il movimento politico è originato, ma che è cosa ben diversa da esso.

E così, ho dedicato tre ore abbondanti del mio pomeriggio a scrivere una pagina “Movimento 5 Stelle” in buon italiano, approfondita (cinque sezioni e almeno un paio di schermate), argomentata, con le fonti, le note, il simbolo (ridimensionato e caricato apposta con tanto di paturnie sulle licenze) e tutti i dettagli, e poi ad andare a sistemare i link rotti o mancanti in varie altre pagine dell’enciclopedia.

Ero tutto contento per il bel lavoro, quando è arrivato un tizio sconosciuto, tal Guidomac (nomi, cognomi e orientamenti politici non è dato saperli), e senza consultarsi con nessuno ha fatto clic e ha cancellato tutto il mio lavoro, d’autorità e senza possibilità di appello. Pare infatti che una pagina simile (sotto un titolo diverso e sbagliato: infatti quando ho cominciato a scrivere la mia non ho visto alcun avviso in merito) fosse stata realizzata mesi fa e poi cancellata, e allora puff! anche la mia pagina sparisce nel nulla senza lasciare traccia, senza discussioni, senza votazioni, senza valutare se magari questa fosse fatta un po’ meglio della precedente e senza nemmeno darmi la possibilità di spiegare perchè avessi creato la pagina e perché la sua esistenza fosse giustificata.

Già questo sarà per molti una sorpresa: vi dicono che chiunque può contribuire liberamente a Wikipedia, ma non è proprio così; gli amministratori di Wikipedia hanno un potere di censura sui contenuti, e lo usano tranquillamente come gli pare. E anche quando vi dicono che Wikipedia è libera da censure perché uno può sempre consultare la cronologia per recuperare i contenuti eliminati, mentono sapendo di mentire: a parte che nessun utente che non sia un tecnico saprebbe mai capire come si usa la cronologia, in caso di cancellazione la pagina sparisce completamente.

Comunque, passata l’ovvia incazzatura per tre ore di lavoro buttate nel cestino, ho cercato di capire: non è la prima volta che mi succede di contribuire qualcosa e di vederlo cancellato senza un plausibile motivo. Per esempio, tempo fa ho aggiunto alla pagina di Sergio Chiamparino due note ben documentate sulle sue passate vicende giudiziarie, e puff! anche quelle vennero rimosse poco dopo (non da un admin ma da un utente, non so se di parte; ora le ho rimesse, vediamo). In questo caso, mi son chiesto quale sia secondo Wikipedia il criterio per cui un movimento politico sia o meno meritevole di essere menzionato sull’enciclopedia.

Che sia l’aver partecipato alle elezioni? Ma il movimento di Grillo ha partecipato alle amministrative sia nel 2008 che nel 2009, e nel 2009 già col proprio simbolo. Avere un parlamentare? C’è Sonia Alfano, eletta come indipendente al Parlamento Europeo. Avere un rilievo politico? I sondaggi ci danno tra l’1,5 e il 3 per cento un po’ ovunque, abbiamo 34 consiglieri comunali sparsi in mezza Italia, quasi tutti in grandi città… Dunque non sono riuscito a immaginare un solo criterio oggettivo per cui il Movimento 5 Stelle non sia meritevole di menzione; anche la discussione che portò alla precedente cancellazione (non linkata e non visibile da nessuna parte se non dietro invio del link da parte dell’admin) mostra soltanto ignoranza dell’argomento (“non ha mai partecipato alle elezioni”, “non ha parlamentari”) oppure palese pregiudizio (“Ma se Grillo lancia una marca di dentifricio è enciclopedica?”).

Tutto questo diventa ridicolo se si esaminano i partiti che invece Wikipedia riporta tranquillamente: c’è Alleanza per l’Italia, nata da un mesetto o poco più (alla faccia del “recentismo”); ci sono formazioni come Unire la Sinistra, Movimento Idea Sociale e Consumatori Uniti… alzi la mano chi li aveva mai sentiti nominare, questi sì che sono partiti di rilievo enciclopedico!

Va bene, penso, non saltiamo alle conclusioni, è stato un errore: solleviamo il problema e qualcuno rimedierà. E invece no: di lì in poi, è l’inferno. Cerchi di capire come si fa a chiedere di rivedere la decisione, ma sul sito trovi solo decine di paginette wiki senza alcun filo logico, con istruzioni incomprensibili e talvolta contraddittorie; qualsiasi cosa tu voglia fare, perderai venti minuti cercando di capire qual è il modo giusto di porre la questione; non si trova nulla, nemmeno una mail di contatto. L’unica cosa che si trova facilmente è un continuo invito a donare dei soldi: quello è sempre bene in evidenza, c’è un grosso banner in cima che chiede soldi per Jimmy Wales – quello che li spende per fare sesso acrobatico in alberghi a cinque stelle – e l’intera home page di Wikimedia Italia è dedicata a “vogliamo la lira”.

Alla fine leggi che per aprire una discussione devi “lasciare un messaggio al Bar, passi mezz’ora a scrivere il messaggio – tramite una interfaccia wiki che definire cervellotica è poco: ma installare un forum? – e tempo 30 secondi arriva un altro admin, Vituzzu (anche qui, nome e cognome non pervenuto), che, invece di rispondere, lo cancella (altro puff!) perché “il bar non è un ufficio reclami”. E dove reclamo allora, porc**?#!?%&!! In effetti così però Wikipedia può sostenere di funzionare magnificamente: i reclami vengono cancellati entro pochi secondi…

Segue una discussione con i due admin che vi risparmio, perché io pongo domande come “secondo quale criterio l’argomento della voce non è enciclopedico” e “come si fa a fare appello contro la decisione”, che resteranno sempre senza risposta, e loro rispondono con spocchia e con sgarbo, del tipo “se è stata cancellata ci sarà stato un motivo” (quale però non è scritto da nessuna parte, così è impossibile confutarlo) e “è così e non rompere le scatole, la comunità ha deciso”.

Anche questo concetto di “comunità” è fantastico: in pratica quando c’è da prendersi delle responsabilità (anche legali, non sia mai) parte sempre uno scaricabarile per cui qualsiasi decisione assurda o contenuto offensivo è sempre colpa di una “comunità” non meglio precisata, una specie di Spirito Santo wikipediano, che essendo immateriale non può risponderne né motivare le proprie azioni. Prima o poi arriverà un giudice che per non sbagliare farà pagare i danni a tutti gli utenti registrati…

Alla fine salta fuori che l’utente Formica Rufa (evitate le facili ironie) forse ha raccolto una serie di criteri. Perché i criteri per l’approvazione di voci sui partiti stiano nell’area personale di Formica Rufa, chi li abbia decisi, e come possa un utente normale trovarli, sono altri misteri; comunque, metà delle voci esistenti secondo questi criteri sarebbero da cancellare, ma il Movimento 5 Stelle li soddisfa. Di fronte a questa semplice osservazione, naturalmente, d’improvviso i criteri diventano irrilevanti e quel che conta è che c’è stata la votazione (qualsiasi studioso di democrazia vi dirà che un voto è significativo solo se è informato e su una base elettorale ampia e bilanciata, anziché tra venti amici che passano di là e la pensano già tutti alla stessa maniera, ma questi piccoli dettagli sembrano trascurabili).

Alla fine tra Guidomac e Vituzzu le soluzioni proposte sono: 1) “è così, vattene”; 2) “proponi la cancellazione delle altre decine di voci di partiti più piccoli e meno rilevanti di questo” (devo commentarla?). Ammettere un errore è fuori discussione, lo Spirito Santo non può sbagliare. Tantomeno è accettabile ammettere che le pratiche di Wikipedia portano a risultati sostanzialmente casuali, legati alle antipatie e simpatie del branco dei wikipediani o anche solo all’umore del momento.

Il fatto che un tempo le enciclopedie fossero scritte da Voltaire e Rousseau e adesso le scrivano Guidomac e Vituzzu è proprio un segno dei tempi; tempi in cui la competenza è considerata irrilevante e la verità non esiste più, sostituita dal voto a maggioranza. Se una mandria di ignoranti telespettatori del Grande Fratello vota che 2+2=5 o, non avendo niente di meglio da fare nella vita, passa il tempo a cancellare i contributi di quelli che dicono il contrario, su Wikipedia si scrive che 2+2=5 e guai se uno prova a contestarlo; dopodiché un’altra serie di persone – parte ignoranti, parte in perfetta buona fede – scopiazza dall’enciclopedia che 2+2=5, fino a riempire la rete di pagine che lo affermano, pagine che a loro volta verranno inserite come fonti nelle pagine di Wikipedia per “provare” il fatto che davvero 2+2=5. Si andrà avanti così fino a che un ponte progettato sulla base di 2+2=5 non crollerà in testa a qualche malcapitato, al che qualcuno proverà a correggere l’errore su Wikipedia, ma tempo trenta secondi un admin esperto di baseball e coltivazione delle prugne, pur non avendo mai studiato la matematica né capito bene il significato del simbolo “+”, annullerà la modifica come vandalismo.

Ironicamente, io da dieci anni faccio attivismo e politica per propugnare la democrazia digitale; proprio Wikipedia, da tempo, mi sta facendo venire dei dubbi. Forse quando i governi vogliono regolamentare per legge le piattaforme di user-generated content non hanno poi tutti i torti, almeno a fronte dell’evidente incapacità della “comunità” di gestirsi in un modo almeno vagamente equo e credibile; particolarmente se non si parla delle voci sui gormiti, ma di quelle su un argomento delicato come la politica (ma potrebbe essere la salute, la storia, la scienza…).

Alla fine, ma solo grazie alla pagina dei contatti di Wikimedia Italia (che la mette in negativo: “leggete qui invece di scriverci rompendoci le palle”), ho trovato questa pagina, che spiega come chiedere la revoca del bando perpetuo di una voce che segue a una cancellazione. In pratica, si dice di usare la pagina di discussione dell’argomento cancellato per riaprire il dibattito. Così ho fatto; come risposta si è ripalesato Vituzzu e mi ha detto che la pagina di discussione di una pagina cancellata non si può riaprire e va anzi cancellata immediatamente, e che se insistevo a parlare mi avrebbe bloccato l’account. Allora mettetevi d’accordo! Non sapete nemmeno voi come deve funzionare Wikipedia, siete solo impegnati a fare i prepotenti o, in puro stile Le dodici fatiche di Asterix, a girarvi l’un l’altro i problemi sostenendo che “chi di dovere”, come lo definisce Wikimedia Italia, è sempre qualcun altro.

E siccome le prepotenze mi fanno incazzare, io non ho nessuna intenzione di demordere… Già, perché il problema non è che ci sia o non ci sia una voce sul Movimento 5 Stelle. E’ chiaro che (a parte forse un po’ di pregiudizio di alcuni) nessuno su Wikipedia vuole censurare questo movimento politico in particolare; se mai, il problema è che Wikipedia è chiaramente fuori controllo. Inseguendo il mito di una impossibile definizione collettiva della verità e l’altro mito del fatto che le persone non abbiano bisogno di una fonte autorevole e competente per garantire la veridicità di una informazione, Wikipedia sparge a piene mani falsità, ma soprattutto – e contrariamente a quanto sbandierato dai suoi sostenitori – rende impossibile discuterle e smentirle.

Per confermarvelo, vi lascio con questa chicca. Beppe Grillo è nato a Genova; eppure, Wikipedia insiste a dire che Beppe Grillo è nato a Savignone. Ieri sera, un membro del suo staff mi ha confermato con disperazione mista a incredulità che in passato hanno anche provato a correggere l’errore, ma che la modifica è sempre stata prontamente annullata, presumibilmente come “vandalismo”. Avessero saputo che il contributore lavorava per Grillo, avrebbero aggiunto “e poi il tuo non è un punto di vista neutrale!”. Nessuno sa più come convincere Wikipedia che Beppe Grillo non è nato a Savignone: bisogna mandare una fotocopia della sua carta d’identità a casa di tutti i wikipediani? Probabilmente risponderebbero che ci vuole una votazione, per decidere a maggioranza dove sia veramente nato Beppe Grillo…

[tags]wikipedia, beppe grillo, movimento 5 stelle, censura, internet, enciclopedia, verità, ignoranza[/tags]

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giovedì 17 Dicembre 2009, 20:40

Beppe Grillo a Torino

La grande notizia numero uno è che ho imparato a usare iMovie… almeno le funzionalità elementari!

La numero due è che ho messo insieme quel po’ di immagini che sono riuscito a filmare ieri mattina, in occasione dell’apparizione torinese di Beppe Grillo per la presentazione di Piemonte a 5 Stelle, la lista per le elezioni regionali. La Stampa pubblica oggi una galleria fotografica da cui è tratta questa foto, che va decisamente a finire nell’album delle mie preferite (per chi non mi conosce, io sono quello sulla sinistra dell’immagine, accanto a Beppe):

20091216-grillo.jpg

E’ stato un bell’evento, pieno d’amore – come ha detto per tutta la giornata lo stesso Grillo, raccogliendo l’invito del presidente Berlusconi :-D – e di tanta energia: io non so quanto tempo ci vorrà a cacciare dall’Italia la gentaglia che ci ritroviamo al potere, ma tutte le volte che organizziamo un evento così mi sento meglio.

Domani, forse, riusciremo a recuperare la registrazione dell’intera presentazione e potrò farvi sentire i miei trenta secondi di discorso e quelli degli altri candidati. Nel frattempo, godetevi le immagini che ho girato, quelle di Beppe assediato dai giornalisti prima ancora che riesca a mettere piede dentro la sala. E i fantastici titolini gialli, e il logo in sovraimpressione! Ah, i programmi di videomontaggio…

[tags]grillo, beppe, movimento, piemonte, 5 stelle, video, imovie[/tags]

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venerdì 4 Dicembre 2009, 09:11

Treni pieni, però che fermano nel nulla

Oggi vi racconto un’altra piccola gemma di Trenitalia, dopo le molte già segnalate in queste settimane (potete leggere questo post e il mio articolo nel periodico di Torino a 5 Stelle).

Avevamo già detto della scomodità del fatto che la maggior parte dei ben sette treni alta velocità da Torino a Milano fermassero a Milano Porta Garibaldi anziché a Milano Centrale, rendendo così impossibile qualsiasi coincidenza verso altre direzioni, nonché l’accesso diretto al centro cittadino con una sola linea di metro.

Tuttavia, a causa dei lavori per completare il “manico d’ombrello” – il nuovo raccordo che permette ai treni in uscita da Milano Centrale di reinfilarsi nell’orrido tunnel da 30 km/h che arriva da nord a Porta Garibaldi, e che sarà utilizzato dai nuovi Malpensa Express in partenza finalmente da Centrale e non più da Milano Cadorna – per le due settimane dal 28/12 all’11/1, e poi definitivamente fino all’estate per il solo treno delle 8:40, i treni alta velocità Torino-Milano fermeranno non più a Porta Garibaldi ma nella ridente stazione di… Milano Certosa.

Avete letto bene: non la fermata precedente, Rho Fiera Milano, recentemente costruita a suon di miliardi con due binari su sei dedicati soltanto all’alta velocità, dove si sarebbe almeno potuto prendere la metropolitana diretta in centro o un treno regionale per Centrale, ma Milano Certosa, una stazione di periferia nel mezzo del niente dove non passano neanche i bus.

E di fronte a siffatti colpi di genio, cosa possiamo concludere noi? Che qualcuno deve davvero avercela con il Piemonte… oppure essere molto molto stupido.

P.S. Comunque questo è lo stato in cui viaggia il treno AV Torino-Milano dell’ora di punta mattutina già oggi, prima del cambio di orario:

Invece di sette al giorno potrebbero metterne il doppio e ci guadagnerebbero il doppio, e nelle fasce pendolari probabilmente potrebbero riempirne due o tre di fila; se poi mettessero dei prezzi umani riuscirebbero anche a decongestionare i regionali, che viaggiano nelle stesse condizioni, e a riempirli sempre. Così la ferrovia sarebbe utile, Trenitalia farebbe soldi e tutti saremmo contenti… eccetto forse i dirigenti incapaci, che vanno mandati via per manifesta impossibilità di pensare un servizio ragionevole, e i veri beneficiati della gestione delle ferrovie italiane: i gestori di autostrade e linee aeree e i fabbricanti di automobili. Che ne dite, tutti questi disguidi saranno casuali?

[tags]trenitalia, alta velocità, tav, torino, milano, treni, ferrovie, orari, pendolari[/tags]

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lunedì 30 Novembre 2009, 23:13

Sliding doors

Ieri mattina, in una delle tante riunioni politiche, ho fatto una cosa che non avevo mai fatto. La politica per natura accalora, e varie volte mi sono arrabbiato, alle volte pure troppo. Nell’arrabbiatura, ho detto e scritto cose esagerate, talvolta ingiuste, per cui ho poi chiesto scusa quando ce n’è stata occasione. Una sola volta, giunti verso l’una di notte, me ne sono andato senza che la riunione fosse finita, un po’ per disperazione, un po’ per sopraggiunto limite psicofisico. Ma non mi era mai successo di prendere e andarmene sbattendo la porta dopo una sola ora di discussione.

Non posso ovviamente raccontare i dettagli di quel che è successo, ma in una domenica che per l’ennesima volta – otto domeniche in tre mesi, se non ho contato male – doveva essere totalmente dedicata a una riunione politica (capite che di fronte a questo anche un’ora e mezza spesa a chiacchierare “contestando” nel gelo davanti allo stadio abbia un discreto appeal), me ne sono invece andato a consegnare i volantini al banchetto del No Berlusconi Day, poi sono tornato a casa, ho mangiato, ho letto, ho dormito, mi sono preparato per andare a Milano. Proprio mentre dovevo assolutamente uscire per non perdere il treno delle 17, su cui mi aspettava Elena, è squillato il telefono.

Dall’altra parte, una persona mi ha detto: “Noi il documento l’abbiamo finito. Tu allora cosa fai, lo firmi o molli tutto?”.

Ho avuto una frazione di secondo per decidere. Che fare? Da una parte il motivo per cui me ne ero andato era serio: comportamenti che io reputo inaccettabili, il rischio che anche questo movimento perda la sua via, che si trasformi nell’ennesimo partitino sinistrorso centrato attorno al capetto di turno, che rinneghi tutte le sue promesse di una democrazia diversa; e la paura di prestare la mia faccia, la mia eventuale credibilità, per un progetto che si riveli poi l’ennesima fregatura. Dall’altra, la constatazione che il nemico comunque è quelli là, è la casta, è il Berlusconi di destra o di sinistra di turno, e che continuando a dividerci non arriveremo mai da nessuna parte.

Non era una scelta facile, ma in un attimo ho ingoiato il mio orgoglio, ho accettato di firmare un documento che non mi hanno nemmeno fatto leggere, scritto da una persona di cui non mi posso fidare, pur di non dar vita all’ennesima spaccatura, all’ennesima divisione.

Ho passato dieci minuti al telefono dettando i miei dati, e poi sono uscito, tardissimo. Ho corso a perdifiato fino alla metropolitana, ho aspettato il giusto, ho preso il treno, sono uscito a XVIII Dicembre sempre correndo. Avevo già il biglietto, dunque ho attraversato la vecchia stazione al volo, ho timbrato di striscio senza nemmeno fermarmi, e nonostante fossi ormai stanco, svuotato e a rischio crollo ho continuato a correre sotto la pioggia e mi sono infilato nel sotterraneo. Ho cominciato a scendere i gradini del binario 4 di corsa e giunto a metà scala ho sentito il fischio del capotreno che dava il via alla partenza del treno per Milano. Ho sentito le porte chiudersi mentre facevo i gradini a due a due, e mi sono affacciato sul binario giusto in tempo per vedermelo lì, davanti al mio naso, il capotreno nella sua divisa verde, mentre metteva il piede sul predellino per rientrare attraverso l’unica porta rimasta aperta del treno ormai in partenza.

Ho fatto un salto e ho mezzo travolto pure lui, infilandomi tra le porte scorrevoli un attimo prima che si chiudessero, su quel regionale strapieno di poveri pendolari pigiati in ogni angolo. Di treni al volo ne ho presi a decine, ma nessuno mai al volo come questo, proprio all’ultimo secondo utile.

Peccato che nessuno di noi abbia davvero di idea di dove, e per quanto ancora, ci porterà questo treno.

[tags]politica, beppe grillo, 5 stelle, treni, scelte, futuro[/tags]

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venerdì 20 Novembre 2009, 08:47

Mi sono rotto i coglioni di Berlusconi

Anch’io, come già trecentomila italiani, mi sono rotto i coglioni di Berlusconi e voglio gridarlo forte.

Mi sono rotto i coglioni di essere preso per il culo tutte le volte che metto il naso all’estero, da qualche tedesco o francese che ricorda l’ultima buffonata o l’ultima sparata del nostro Presidente “più alto che educato”.

Mi sono rotto i coglioni di un Paese che va alla deriva perché tutta l’energia del nostro governo è concentrata sul fermare in qualsiasi modo i processi del suo premier, a costo di lasciare in libertà anche tutti gli altri criminali.

Mi sono rotto i coglioni di un sistema politico funzionale a una sola persona, in cui la maggioranza prende ordini da lui e l’opposizione lo usa come sponda nei propri giochi di potere interni, guardandosi bene dall’attaccarlo seriamente.

Mi sono rotto i coglioni dell’Italia degli ultimi vent’anni e credo che dirlo una volta di più non sia mai troppo.

Per tutte queste ragioni, vi invito a partecipare al No Berlusconi Day, il 5 dicembre: una manifestazione completamente apartitica, nata dalla rete e da Facebook. Chi può, salti su uno dei pullman e vada a Roma. Per chi non può, stiamo organizzando un raduno alternativo in piazza Castello in contemporanea con la manifestazione principale, con proiezioni di video, musica dal vivo, le immagini da Roma e tanti saluti a Silvio.

Per chi viene dal Piemonte, questo è il gruppo Facebook con tutte le informazioni; questa è la fan page nazionale a cui iscrivervi per segnalare il vostro supporto morale, e questo è l’evento torinese se pensate di venire in piazza Castello. Troverete gazebo informativi nel fine settimana sia in piazza Castello che in piazza San Carlo (io non sarò ai gazebo questo weekend, ci sarò il prossimo).

Concludo dicendo che l’altra sera sono andato per la prima volta alla riunione del gruppo organizzativo torinese, a titolo completamente personale in quanto la manifestazione è apartitica e stiamo tutti cercando di evitare che venga strumentalizzata in qualsaisi maniera (anche se sono piuttosto certo che il 5 dicembre, dopo che queste persone non avranno mai mosso un dito, spunteranno in piazza abbondanti bandiere dell’IDV e dei partiti di sinistra… vedremo come fare). Tranne un paio di noi grillini e un ragazzo di Sinistra e Libertà, tutti gli altri erano cittadini che non avevano mai fatto politica – esattamente come eravamo noi un paio di anni fa quando abbiamo cominciato a lavorare all’idea delle liste a cinque stelle. E’ stato davvero bello vedere che ci sono ancora tanti italiani che non mollano, e che sfruttano le potenzialità della rete per cercare di salvare il nostro Paese… e dunque vi lascio con la foto dell’altra sera.

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P.S. Ovviamente il PDmenoL non aderisce, preferendo un “approccio costruttivo” basato su “azioni concrete” (tipo D’Alema tentato ministro in Europa con il supporto di Silvio). E un bell’“esticazzi” non ce lo vogliamo mettere? Una risata li seppellirà.

[tags]berlusconi, no berlusconi day, facebook, politica, cittadini, italia, protesta, manifestazione, torino[/tags]

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martedì 17 Novembre 2009, 11:32

Perché in Italia non si fa la rivoluzione

Il filosofo Umberto Garimberti e padre Alex Zanotelli spiegano qual è il vero potere che controlla la società. Al di là delle conclusioni personali inserite nella seconda parte del video da chi lo ha fatto, quelle dei due intervenuti mi sembrano osservazioni interessanti e molto centrate.

Per chi volesse saperne di più, mercoledì 2 dicembre (ore 21 al Teatro Araldo di via Chiomonte 3/a) Torino a 5 Stelle presenta il telepredicatore finanziario Eugenio Benetazzo, che nel suo spettacolo spiega a suo modo le dinamiche dell’economia mondiale. Non ho mai visto lo spettacolo e non so se sarò d’accordo con tutte le sue conclusioni (del resto, non ho nemmeno comprato la biowashball) ma ne ho sentito parlare bene da chi l’ha già visto. Il biglietto costa 7 euro, una parte va a lui (che di questo ci vive) e una parte va a pagare le spese del teatro e, se ci avanza qualcosa, a finanziare l’associazione. Ecco una piccola anteprima:

[tags]economia, rivoluzione, italia, wto, banca mondiale, garimberti, zanotelli, benetazzo[/tags]

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