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Archivio per la categoria 'StillLife'


sabato 28 Ottobre 2006, 09:09

Io e A

Non sarà il dialogo tra nerd del blog di Nya, e nemmeno un film di Woody Allen, ma ieri sera, in quattro ore passate davanti a un aperitivo e una birra, ho avuto modo di dialogare parecchio con un amico (A) che non vedevo da mesi. E così, ho pensato di riportarne qualche brano.

A: Sai, a maggio ho lasciato il lavoro, non ne potevo più…
V: Eh, l’ho fatto anch’io, a fine settembre…
A: Ma come, tu non lavoravi per la tua stessa azienda?
V: Sì, mi sono licenziato da solo!
A: Io invece un giorno ho semplicemente smesso di andare in ufficio. Siccome non avevo il coraggio di dirlo a nessuno, per una settimana ho chiuso la macchina in garage ogni mattina, e mi sono nascosto a dormire in soffitta, sulle assi del pavimento.
V: E poi?
A: E poi una mattina è arrivato mio padre a cercarmi e a bussare alla porta, era agitatissimo, pensava che avessi fatto chissà cosa… neanche mi fossi ammazzato…

A: Alla fine con la mia fidanzata mi sono mollato, ho passato tutto giugno a guardare i mondiali da solo in casa… Poi però ci siamo risentiti, abbiamo fatto le vacanze insieme. Quando siamo tornati però sono andato di nuovo in crisi e ci siamo lasciati.
V: Mi dispiace…
A: Insomma, anche se penso che questa volta sia definitiva, ho fatto un po’ di tira e molla!
V: Figurati, non sai quanto ne ho fatto io: con Elena ci siamo ancora frequentati per tre settimane, a luglio…
A: Questo luglio? Dopo due anni e mezzo? Grande!!
V: Sì, ma poi abbiamo litigato secco, da allora ho troncato.
A: Anche io, ma penso spesso di scriverle…
V: Eh, va a periodi, ultimamente è rivenuta voglia anche a me, chissà come sta, cosa fa…
A: Sai, stavamo proprio bene insieme… ognuno coi suoi problemi, ognuno col suo analista, eravamo una coppia patologica!
V: A chi lo dici…

A: Ho pensato di chiamarti un mese fa per andare insieme a Milano, c’è una conferenza… e pensavo che ci parlasse anche l’ex della mia ex…
V: Ah, me ne avevi parlato! Ma lui non c’entra niente, si erano mollati prima che lei si mettesse con te…
A: Eh, purtroppo quest’anno non c’era… io volevo andare apposta lì e tirargli giù lo stand…
V: Beh… ti capisco: quando uno si odia troppo, il cervello reagisce e per evitare l’autodistruzione scarica la rabbia su qualcuno che non c’entra niente… figurati che nel mio periodo peggiore io me la sono presa con un amico che non c’entrava nulla, semplicemente perchè aveva un vago collegamento col tizio per cui Elena mi aveva lasciato… l’ho riempito di insulti senza senso, me ne vergogno ancora adesso…
A: Sì ma il mio tizio se lo meritava!

A: Da maggio ho anche cambiato analista… questo almeno è onesto, non costa molto, mi prende 40 euro a seduta…
V: Sì, anche il mio… ma io vado tre volte alla settimana, fanno quasi 500 euro al mese!
A: Ma anche io, io faccio 400 euro al mese forfettario, è poco: l’analista precedente voleva 110 euro a seduta… un vero ladro…
V: Eh? Che ladro!!
A: Comunque è bello, mi trovo bene, vedo già dei risultati, anche se so che è lunga… X [conoscente comune, ndr] è in analisi da otto anni, mi dice che secondo lei dovrebbero andarci tutti…
V: Sono assolutamente d’accordo, se penso a come sono cambiato io in questi due anni e mezzo…
A: Solo che in media io vado due volte su tre… se sono già andato lunedì, il martedì cosa vado a fare? Non ho niente da dire, che gli racconto, che ho stirato le camicie?

Contrariamente a quello che potreste pensare, è stata davvero una bella serata.

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mercoledì 25 Ottobre 2006, 17:32

Vivere con se stessi

È piuttosto noto a chi mi conosce bene che la mia personalità è di tipo fortemente narcisistico, non solo nella interpretazione comune del termine, ma anche in quella clinica: ricado totalmente in sei o sette dei nove criteri diagnostici e anche nella maggior parte della descrizione clinica. Sono peraltro anche fortemente dipendente, il che mi rende difficile fare delle scelte e, in generale, sopportare la solitudine.

Una delle manifestazioni del narcisismo è quella di passare molto tempo nel proprio mondo interiore, sia per via della difficoltà indotta nei rapporti interpersonali, sia per via della necessità di concepire continuamente nuovi modi di avere successo per nascondere la propria sensazione di inferiorità congenita. Si finisce insomma per essere completamente assorbiti nei propri pensieri e nell’osservazione di se stessi, staccando il contatto con la realtà.

Una conseguenza di tutto questo sono alcuni tratti molto buffi. Ad esempio, questa mattina ho ritrovato l’avviso di giacenza di una raccomandata; all’ora di pranzo ero però ancora a casa in pigiama, a leggere e scrivere mail, e non avevo molta voglia di uscire. E’ cominciato allora un thread collaterale di pensiero che verteva sulla scelta, naturalmente complicatissima, se fosse meglio vestirsi e andare all’ufficio postale oppure rimandare a domani. Avendo imparato a gestire questo genere di situazioni mediante meccanismi per interrompere i loop infiniti, ho utilizzato un interrupt di basso livello per controllare il corpo, e così, mentre continuavo a pensare alla scelta da fare, mi sono lavato, vestito, e sono uscito di casa.

Solo allora il cervello si è riconnesso col mondo reale, si è guardato attorno, ha notato che c’erano il sole, una strada, delle case e delle aiuole, ed è rimasto basito; quindi ha chiesto al corpo dove fossimo, e che cavolo stesse succedendo. Il corpo ha fatto notare al cervello che eravamo già fuori, e che quindi, con o senza di lui, la decisione sulla questione era già stata presa; al che, il cervello si è stupito, ci è rimasto un attimo male, poi ha alzato le spalle e con sollievo ha preso atto del fatto che non c’era più la necessità di fare una scelta.

Ma questo non è certo l’unico caso: mi succede ad esempio di meditare su cosa voglio mangiare a cena mentre sto scolando e condendo la pasta…

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martedì 24 Ottobre 2006, 17:16

[[Keane – Crystal Ball]]

Ma quanto siamo meteoropatici noi esseri umani? Oggi finalmente su Torino è spuntato il sole, ed è una bellissima giornata d’inverno, di quelle senza una nuvola, col venticello che sa già di montagna, e col sole basso e giallo che illumina alberi e palazzi in orizzontale. E così stamattina ho inforcato la bici, e poi mi sono goduto il pranzo su una panca di piazza Castello, e il giro assolutamente felice e privo di obiettivi per luoghi del centro poco conosciuti, come piazzetta Mollino e la Cavallerizza Reale, e poi per i Giardini Reali e su lungo la Dora e via Stradella fino al mio ufficio. Anche essere disoccupati (pardon, liberi professionisti) ha i suoi bei vantaggi.

Pertanto, mentre voi commentate il post precedente, io mi prendo un attimo per bloggarvi questo pezzo, che è non il primo ma il secondo singolo dal nuovo album dei Keane. Di fronte al problema con la P maiuscola dei gruppi rock che hanno gran successo al primo colpo – quello di azzeccare il secondo disco per non diventare una one-hit wonder e scivolare nell’oblio – i Keane, per non sbagliare, hanno scelto di adeguarsi al sound elettrogalattico dei Coldplay di X&Y, che va di gran moda. Questo brano, però, con le sue infinite guitar (vent’anni dopo The Joshua Tree) e con il suo ritornello intersecato, è proprio carino; e poi ci sta bene, cercando di decifrare il futuro.

Who is the man I see
Where I’m supposed to be
I lost my heart, I buried it too deep
Under the iron sea

Oh, crystal ball (crystal ball,
save us all) tell me life is beautiful
Mirror, mirror on the wall

Lines ever more unclear
Not sure I’m even here
The more I look the more I think that I’m
Starting to disappear

Oh, crystal ball (crystal ball,
save us all) tell me life is beautiful
Mirror, mirror on the wall
Oh, crystal ball (hear my song,
I’m fading out) everything I know is wrong
So put me where I belong

I don’t know where I am
And I don’t really care
I look myself in the eye
There’s no one there
I fall upon the earth
I call upon the air
But all I get is the same old
Vacant stare

Oh, crystal ball (crystal ball,
save us all) tell me life is beautiful
Mirror, mirror on the wall
Oh, crystal ball (hear my song,
I’m fading out) everything I know is wrong
So put me where I belong

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lunedì 23 Ottobre 2006, 16:03

Kart!

Ieri sera non avevo molta voglia di uscire: il weekend è stato un po’ così, nel senso che il cielo era grigio, l’umore era basso, ed era una di quelle circostanze in cui sono poco piacevole sia per me che per gli altri. Perdipiù avevo dimenticato il cellulare nella macchina in garage; ma sono venuti a prendermi a casa, e così, senza troppa voglia, mi son lasciato portare al bowling di via Monginevro per provare i kart.

Ero già andato una volta sui kart tanti anni fa, nelle Marche, ma non era una cosa così seria: ieri ci hanno fatto il briefing, vestito con tuta e casco, messo tre persone sulla pista (che è ricavata su due piani in un vecchio garage), cronometrato in tutti i modi… per meno di venti euro a testa ci hanno fatto fare cinque minuti di prove, ci hanno schierati sulla griglia in posizione, e poi fatto fare dieci minuti di gara.

La psiche umana ha dimostrato ancora una volta tutto il suo potenziale, visto che a fine qualifiche, girando da solo, ero quinto con passaggi da 40-50 secondi a giro, e che invece non appena è iniziata la gara e mi sono trovato in mezzo alla bagarre, con amici/avversari da inseguire e superare, ho cominciato a girare con regolarità sui 31 secondi, con un record di 27. E’ che in queste occasioni si scatenano contemporaneamente frustrazione e competitività, e quindi con una serie di curve al limite (mio) e di sorpassi assassini (un paio di entrate in staccata con portellata, tipo Schumacher con Raikkonen ieri sera, resteranno nella mia storia personale) sono riuscito ad arrivare terzo, non troppo lontano dai primi due.

Insomma, non credevo che fosse così divertente: la sensazione che si prova arrivando a sessanta all’ora, su un cosetto a tre centimetri da terra, al fondo di una discesa che finisce contro il muro del garage, e dell’improvvisa inchiodata con curva a gomito, è davvero piacevole. Torneremo di sicuro, anzi, stiamo già progettando un campionato inter nos…

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lunedì 16 Ottobre 2006, 15:48

Ciao con la manina

Da domani poi si torna ad argomenti normali, promesso! Però devo ancora segnalarvi un’occasione imperdibile di vedere (forse) il vostro blogger preferito in TV: questa sera io e tutti i Geneticamente Granata saremo ospiti di Carlo Testa nella più vista trasmissione sportiva del Piemonte, Orgoglio Granata, alle 20:30 su GRP. Il piccolo particolare è che questa sera sarà ospite anche il presidente Cairo, che con la sua fluente parlantina occuperà ogni secondo libero della trasmissione. Ma cercherò almeno di farvi ciao con la manina dallo sfondo!

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mercoledì 11 Ottobre 2006, 08:26

AFK

Sarò offline per due giorni: sono in partenza per Roma, dove domani si terrà l’incontro pubblico del “comitato Nicolais“. Dovrò fare una presentazione, ma ancora non ho preparato nulla… mi saranno utili le sette ore di treno.

Comunque, sono veramente indietro con la posta: perdonatemi. Mi succede anche di rispondere di fretta, e poi trovarmi citato a pensare: ah, avessi avuto un attimo per scrivere un po’ meglio…

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sabato 7 Ottobre 2006, 02:02

Notturno urbano

Stasera ero solo, erano le otto e mezza, ero fuori – avevo accompagnato Simone nella spesa preparatoria per la cena di domani – e non avevo proprio voglia di mangiare a casa. Così, nel buio appena sceso sul centro commerciale di corso Romania, mi sono infilato in macchina e sono andato a cena in birreria.

Oggi, a Torino, c’era un traffico assassino; non solo per la mezz’ora abbondante di coda in via Reiss Romoli, dovuta a due macchine dei vigili urbani infilatesi dentro una utilitaria che aveva tagliato loro la strada (roba da scena finale di Blues Brothers). Il problema peggiore per il traffico odierno è stata l’insolita abbondanza di guidatori piantati ai quaranta all’ora in mezzo ai corsi; presumo si tratti di gente che di norma non prende mai l’automobile e che a malapena distingue l’acceleratore dal freno. Oggi c’era sciopero degli autobus – ma anche degli edili, dei giornalisti, e dei precari comunali – e quindi sono usciti tutti dalle catacombe.

Tuttavia, il buio semplifica le cose, e rende tutto più immediato e sincero; ivi compresa la circolazione automobilistica, su cui il peso della massa indistinta e inscatolata che esce dal lavoro si allenta d’improvviso, e permette finalmente un po’ di sano movimento.

Il senso della serata, comunque, è il piacere della casa estesa che è la tua città, di quell’insieme limitato di posti che hai visto crescere con te, oppure restare immutato mentre tu crescevi, e che comunque conosci a menadito anche se non ci passi da mesi. Il Manhattan, ad esempio, è una birreria che ha visto passare tutte le stagioni; per ciascun tavolo potrei citare un episodio nell’arco di quindici anni, i festeggiamenti dopo Toro-Real di Coppa Uefa, l’attesa del concerto degli amici, la cena offerta prima del concerto tuo, le uscite con diversi gruppi, quelle con la fidanzata dove siete stati bene, e quelle con la fidanzata dove poi avete litigato.

E quelle da solo, una pizza e una birra, ad ascoltare con piacere del jazz strepitoso venire da una cassetta attraverso gli altoparlanti del locale, un jazz destrutturato eppure pieno di trama, caotico e coerente come la vita. Subito dopo, a tradimento sotto il salamino piccante, pezzi a cui sei legato per motivi diversi, With My Own Two Hands di Ben Harper, Are You Gonna Go My Way di Lenny Kravitz, persino l’eccezionale quanto rimossa Get On The Snake dei Soundgarden primo periodo, quelli che qui a Torino da perfetti sconosciuti vennero spediti sul palco del Delle Alpi, attaccati a un Marshall che sparava sì e no fino alla quinta fila, ad aprire i Faith No More che aprivano i Guns’n’Roses. E’ la giornata della musica che tesse e trama alle tue spalle e ti stabilizza e ti scuote insieme; avrei dovuto capirlo quando stamattina Radio Flash ha mandato Grace di Jeff Buckley.

Il Manhattan, peraltro, è un posto sozzo come non si può immaginare, dotato di musica eccellente che sul tardi diventa anche dal vivo, di un cesso che incoraggia il vomito, e di una cucina tanto semplice quanto eccezionale, con porzioni da rinsaldare l’amicizia. All’ora di cena è quasi vuoto, c’è solo qualche coppia giovane e un paio di famigliole, e sembra una cripta da vampiri, per quanto abbiano appena aperto una espansione in cortile. Come luogo letterario è perfetto, anche quando l’esperienza letteraria è uscire dal mio corpo, spostare la telecamera col joystick e guardarmi solo e pensieroso al tavolo numero tre.

C’è ancora spazio per un gelato dall’altro lato della città: un inseguimento giocoso con un’altra 147 sulle nuove rotonde di via Livorno, le precedenze annurche di piazza Statuto, i centoventi sfiorati ma non raggiunti sui binari del tram in via Borsellino, e la fila di doppie file e quattro frecce davanti alla gelateria in via Monginevro, che da quando il 15 non è più un tram si lascia la macchina anche lì. Al ritorno, la radio spara un po’ di tutto, The baby di Morgan, persino J’aime l’amour a trois di Stereo Total (una chicca). E’ la serata delle luci di città, la serata della loro musica; che ci volete fare.

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domenica 1 Ottobre 2006, 00:58

Bentornato?

Torno a Torino appena in tempo per arrivare allo stadio, e mi tocca vedere una partita così. Bah. Se proprio ci tenete a sapere cosa ne penso, il resoconto per il forum è qui.

Il giro a OpenExp è stato in compenso molto interessante; la manifestazione è bella, così come il luogo in cui è ospitata, e la dimensione ragionevole la rende ancora più godibile. Il mio talk è stato un successo, anche se, causa mal di gola dovuto a notte fredda e scoperta in albergo, avevo solo un filo di voce. E ho avuto modo di conoscere e scambiare idee con un po’ di persone interessanti, che poi è uno degli obiettivi principali di questo genere di attività.

Inoltre, nei ritagli di tempo del meeting, ho anche visitato Verona, che non avevo mai visto, e che si ̬ rivelata molto bella, anche se parecchio turistica e quindi ben organizzata per pelare il forestiero. Su questo, spero di aver tempo di bloggare un racconto nei prossimi giorni Рnon oggi (domenica), perch̬ sono tutto il giorno dai parenti in Liguria.

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giovedì 28 Settembre 2006, 19:24

OpenExp

La seconda notizia di oggi è che da domani pomeriggio a domenica sera, a Cerea (VR), si svolge un meeting di tecnici e hacker, questa volta del genere “giacca e cravatta” (più o meno: io arriverò solo con la giacca).

Si chiama OpenExp, e mi hanno gentilmente invitato a ripeter laggiù l’intervento che feci all’Hackmeeting, sul controllo della rete e sulle strutture che la gestiscono. Il mio talk sarà quindi sabato alle 12, ma (anche se non sono del tutto sicuro) vorrei essere già là in giro domani pomeriggio.

In generale, sono sempre contento di poter incrociare i miei punti di vista con quelli di altre persone, anche se questo comporta spararsi centinaia di chilometri in macchina in poco tempo. Purtroppo però dovrò scappare sabato nel primo pomeriggio: domenica ho impegni familiari sin dal primo mattino, e sabato sera c’è Toro-Lazio, seguita da una notte bianca in città per festeggiare i mondiali di scherma…

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martedì 26 Settembre 2006, 14:08

Contrappasso carraio

E’ certamente una punizione divina per aver rivelato in pubblico le mie abitudini di parcheggio a San Salvario, ma da qualche giorno, quando tento di parcheggiare in viale Madonna di Campagna davanti al mio ufficio, mi succede sempre la stessa cosa.

Arrivo, e tutti i posti comodi sul viale, a pettine da un lato, paralleli dall’altro, compresi quelli sul marciapiede regolarizzati a forza di uso dai dipendenti Motorola, sono occupati. Così, mi tocca entrare nel famigerato controvialino: un budello rialzato largo pochi metri, comprendenti una fila di alberi su un fianco, in cui le auto parcheggiano su entrambi i lati lasciando così un passaggio largo esattamente come un’auto più due specchietti più cinque centimetri, a cui si accede tramite gli stretti scivoli dei cancelli.

Immettersi con un’auto non microscopica è una tragedia: la curva richiede almeno tre o quattro manovre per evitare le fiancate delle auto già parcheggiate, ammesso che una di esse non sia talmente vicina al bordo da bloccare il passaggio. Parcheggiare è anche peggio, bisogna sfruttare abilmente gli interstizi tra un’auto e l’altra per infilare il muso mentre si curva all’indietro, e sperare che ci sia spazio sufficiente, nel contempo evitando gli alberi e le auto dall’altro lato.

Insomma, ogni volta parcheggiare lì dentro richiede dai tre ai cinque minuti, e dure manovre avanti e indietro, sempre a passo d’uomo, sempre a pochi centimetri dal rifarsi la fiancata.

E poi, regolarmente, spengo il motore, esausto, slaccio la cintura, scendo, e scopro che si sono appena liberati almeno tre comodissimi posti nel viale.

Qualcuno sa chi sia il santo protettore degli automobilisti in cerca di parcheggio, di modo che io possa effettuare gli opportuni riti purificatori sacrificandogli un paio di agnelli?

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