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Archivio per la categoria 'StillLife'


giovedì 3 Febbraio 2011, 17:02

Ricordando il Cairo

Chi segue questo blog da lungo tempo ricorderà che sono stato due volte al Cairo, nel 2008; la seconda per uno dei ciclici meeting di ICANN, mentre la prima, più avventurosa, come unico italiano del gruppo e poi da solo, invitato dalla signora Mubarak a parlare di Internet e bambini. Ho girato mezzo mondo, ma di nessun altro posto ho portato via con me una così grande sensazione di inconoscibilità; una sensazione contemporanea di attrazione e di respingimento, di grande ricchezza e di totale barbarie, di civiltà raffinata e di caos cattivo.

Nel giro di due giorni ero passato da un modernissimo villaggio tecnologico pieno di palazzi di vetro, aiuole, palme e connessioni in fibra (c’è ancora ma è ora presidiato dai carri armati) a una passeggiata a piedi per il centro città (comprese le parti non turistiche) che resta una delle esperienze più memorabili della mia vita, insieme spaventosa e meravigliosa. La volta dopo, mi ero goduto un tour notturno (traffico compreso), una festa con espatriati e il giro tra Museo Egizio e centro commerciale; e altre cose che non avevo raccontato, per esempio un party davanti alle piramidi in cui ci ammannirono lo “spettacolo di luci e suoni” (dei laser verdi che disegnano forme sulle pietre, accompagnati da un pessimo impianto audio sparato al massimo) e l’applauso maggiore venne quando saltò di botto la corrente e dovettero spegnerlo.

Le contraddizioni di un posto del genere sono un paio di ordini di grandezza superiori alle nostre, e per questo non mi stupisce quel che sta succedendo. Ora pare che sia in corso una controrivoluzione, che bande di soldati in borghese abbiano circondato i manifestanti in piazza Tahrir (tra l’altro “piazza” è un concetto che mal si adatta a quel posto, direi piuttosto “una spianata occupata da numerosi incroci e svincoli autostradali”) e che li stiano massacrando. Detto che le dinamiche internazionali della situazione ancora mi sfuggono, e che mi pare strano che una cosa del genere possa succedere senza un ok degli americani e degli israeliani (di cui Mubarak è un garante), il Cairo mi è sempre sembrato un posto sull’orlo dell’abisso, con una densità di persone di livello cinese ma con tutt’altra capacità di garantire l’ordine. In questi casi, Internet – che già allora tentavano invano di bloccare – non può che trasmettere la scintilla.

Spero che la situazione migliori, per loro e per gli italiani che stanno là e che avevamo conosciuto (ultimo contatto, per mail, ieri pomeriggio). Spero di poter tornare in un paese pacifico e meno inquietante e frustrante di come era prima, perché alcune delle cose che ci sono là – la moschea di Ibn-Tulun, per esempio – sono davvero speciali.

[tags]cairo, egitto, rivolta, mubarak, viaggi[/tags]

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venerdì 28 Gennaio 2011, 23:25

Geni al volante

Ieri all’ora di pranzo ero sul 15, in via Monginevro, poco prima dell’incrocio con corso Trapani, in direzione periferia. La via è stretta, e in larghezza ci stanno quattro macchine e tre spilli per separarle; le due file ai lati sono occupate dalle auto parcheggiate, mentre nelle due centrali passa il traffico, una corsia per senso di marcia, inframmezzato ai tram. E’ una di quelle vie da cui il traffico di scorrimento andrebbe eliminato, rigirandolo sui viali adiacenti; ad esempio si potrebbe pedonalizzare (tram escluso) un isolato ogni tanto, che diventerebbe anche un centro commerciale naturale.

Comunque, in quel punto il 15 fa una fermata; e dunque io ero lì, seduto negli ultimi posti, a tram fermo. Dietro di noi c’era una fila di tre o quattro auto ferme in attesa che il tram ripartisse, visto che non c’è assolutamente spazio per passare. A un certo punto, arriva una utilitaria grigia guidata da una donna di età sui quarant’anni; vede la coda, e come se niente fosse decide di superare in blocco l’intero gruppo. Imbocca dunque con decisione la corsia contromano, senza considerare che il blocco era lungo diverse decine di metri.

E infatti, quando non era ancora giunta nemmeno al retro del tram, dall’altra parte hanno cominciato ad arrivare delle auto, dritte dritte verso lo scontro frontale. A quel punto, che fare: fermarsi e rientrare? Ma no: sfruttando un parcheggio libero sul lato contromano, si è infilata diagonalmente di punta, mettendo una ruota sul marciapiede e rischiando così di investire un paio di pedoni.

Ovviamente, nel frattempo il tram ha finito la fermata ed è ripartito, portandosi dietro le auto diligentemente ferme in coda, mentre l’autista geniale rimaneva bloccata contromano sul marciapiede: allontanandomi col tram, l’ho vista sparire in lontananza bloccata lì, mentre cercava un improbabile momento di calma per mettere la retromarcia e riuscire a uscire. E mi son chiesto cosa possa spingere delle persone a guidare in quel modo.

P.S. Prima che partano i luoghi comuni, segnalo che ho visto abbondanti episodi del genere anche con guidatori uomini…

[tags]viabilità, traffico, auto, tram, guidatori, via monginevro[/tags]

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giovedì 27 Gennaio 2011, 08:02

Flash mob a Porta Nuova

Forse avrete sentito al telegiornale che ieri sera a Porta Nuova c’è stato un “flash mob”: un nutrito gruppo di persone vestite di nero, principalmente donne, si è radunato nell’atrio della stazione e, ad un segnale convenuto, ha cominciato a ballare. Poi è stato esposto uno striscione che diceva “L’Italia non è una repubblica basata sulla prostituzione.”: l’obiettivo era contestare la cultura apertamente sessista e squalificante verso le donne che è riemersa in questi ultimi tempi, a partire dagli scandali sessuali del Presidente del Consiglio.

Un “flash mob” è una manifestazione aperta a chiunque e organizzata in un luogo pubblico senza preavviso, semplicemente spargendo la voce, e iniziando di colpo, ad un segnale noto solo ai partecipanti, per cogliere di sorpresa tutti quelli che passano di lì; una volta sarebbe stato impossibile farlo, ma oggi c’è Facebook. Peraltro questo “flash mob” ha avuto poco di “flash”, visto che tutti erano lì già mezz’ora prima esibendo apertamente cartelli e vestiti, che la manifestazione era stata ampiamente annunciata sui media ufficiali – ne aveva parlato persino La Stampa, con tanto di link – e che c’erano più telecamere che nel caveau di una banca. Se la sorpresa è un po’ mancata, l’effetto però è stato ottimo, così come la risonanza della manifestazione stessa.

Il momento migliore, però, è arrivato inatteso: alla fine, quando la musica si è spenta e tutti erano in silenzio non sapendo bene che fare, qualcuno (non so se sincero o provocatorio) ha gridato “Forza Silvio!”. Lì la folla ha reagito fischiando, e poi con un minuto di grida, “dimissioni, dimissioni”, che ha quasi fatto venir giù i muri della stazione.

La rabbia che una parte del Paese ha verso Silvio è ampiamente giustificata, ma spesso dimentica il fatto che il problema è culturale e non politico, e che le cose non sarebbero molto diverse con altri partiti al governo (per quanto quello dell’approccio alle donne sia uno dei campi dove esiste ancora una diversità). Comunque, l’intensità del sentimento è impressionante; e per domenica 6 febbraio è prevista una grande manifestazione ad Arcore. Vedremo cosa succederà; nel frattempo, ecco qui sotto il video di ieri sera, mentre su Youtube potete trovare anche una versione integrale senza tagli.

[tags]flash mob, torino, porta nuova, berlusconi, ruby, contestazione, donne, pari opportunità[/tags]

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giovedì 20 Gennaio 2011, 18:07

Un giro per Ferrara

L’ultima e unica volta che ero stato a Ferrara risaliva addirittura al 1991; facevo quarta liceo e, come avveniva ogni primavera, ero stato spedito a Cesenatico per partecipare alle finali nazionali delle Olimpiadi di Matematica. All’epoca in Piemonte le si faceva per divertimento, e dunque noi torinesi arrivavamo lì senza grande preparazione e le prendevamo come una vacanza. Nei quattro giorni ce n’era uno libero, e noi ne avevamo approfittato per prendere il treno e andare a visitare al mattino Ravenna e al pomeriggio Ferrara; era una fine aprile che sembrava luglio, e il ricordo del nostro treno fermo all’ora di pranzo nella bassa padana alla stazione di Argenta, mentre intorno tutto era verde giallo e silenzioso e si sentiva solo un flebile tremolo di vento, mi è rimasto dentro fino adesso.

Ho avuto dunque l’opportunità di passare a Ferrara un pomeriggio e una mattinata, troppo poco per fermarcisi ma abbastanza per perdercisi dentro. Ferrara è una città eccellente per la sua uniformità; urbanisticamente, è rimasta praticamente congelata alla fine del Cinquecento, quando perse il ruolo di capitale. Camminare per le vie acciottolate del centro è davvero un piacere, e vi permette davvero di sentirvi come quattro secoli fa; a parte le auto, peraltro discretamente contenute, e l’abbondanza di biciclette, poco è cambiato.

In particolare, ieri pomeriggio – anche per ripararci dal notevole freddo – abbiamo visitato il museo Boldini; e se la sistemazione è davvero triste, in un vecchio palazzo che pare mai più pulito dagli anni ’30, i quadri sono davvero molto belli. E’ impressionante vedere la differenza tra i quadri di Boldini e quelli che dipingevano i suoi maestri anche solo dieci anni prima di lui; la fine dell’Ottocento è un periodo di grande rivoluzione in pittura un po’ ovunque, ma la differenza di vitalità nei risultati è incredibile.

Alla fine ci hanno chiesto di compilare un questionario, e io per un attimo ho pensato di attivare la modalità Sgarbi e di riempirli di insulti per la sistemazione indegna o di sfotterli facendo notare che c’erano più custodi che visitatori, ma mi sono limitato a scrivere che l’illuminazione è terribile: nelle sale c’erano ancora dei vecchi lampadari elettrici a candelabro, vecchi di un secolo, che facevano luce esattamente orizzontale sulle tele, rendendole totalmente coperte dal riflesso se ci si stava davanti.

Beh, poi c’è stato il momento culinario: abbiamo scelto il ristorante Mandolino perché ci era sembrato interessante passandoci davanti e perché era tra i primissimi nelle recensioni su TripAdvisor; siamo addirittura andati prestissimo per la paura di non trovare posto. Ma chi può esserci in giro in un gelido e piovoso mercoledì di gennaio? Nessuno, e in effetti abbiamo avuto il ristorante tutto per noi fin verso le otto e mezza. La signora è stata gentilissima; i fiori di zucca impanati erano buoni, le lasagne molto buone, i cappellacci di zucca ottimi; ma i secondi sono stati eccezionali. Ovviamente io ho preso salama da sugo e puré (cos’altro potresti mangiare a Ferrara?) ed era davvero sublime; anche la faraona al cartoccio era eccellente. Chiusura con torta al cioccolato, mezzo litro di vino in uno e mezzo e 33 euro a testa: ci torneremo.

Stamattina ho visitato la casa Romei, anche questa tutta per me a parte i custodi; ed è stato bello per un’oretta chiedersi come sarebbe stato vivere lì. Stavo già pianificando dove installare il barbecue e la piscinetta dentro il chiostro… E’ un peccato aver dovuto rientrare!

[tags]ferrara, turismo, cucina, viaggi, matematica, boldini, salama da sugo[/tags]

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venerdì 17 Dicembre 2010, 13:12

Santorizzati

Stamattina, tra le altre cose, sono andato all’ufficio postale di via Marsigli a pagare i miei 216 euro di TARSU (tre mesi in ritardo sulla prima rata e tutti insieme per via di un lungo incontro con la burocrazia comunale di cui vi racconterò un’altra volta). L’ufficio postale ha un parcheggio che è sempre piuttosto pieno, e soprattutto che pare progettato da Escher: ha una forma piena di curve e slarghi vari.

Mentre uscivo e riprendevo la macchina, due persone nel parcheggio hanno cominciato a urlarsi contro: erano un tamarro con un’Audi nera e un nerd con una Bravo. Discutevano appunto per questioni di parcheggio, non perché mancasse il posto ma perchè uno aveva insistito a fare subito manovra senza far passare l’altro che doveva uscire, o qualcosa del genere.

La rivalità tra nerd e tamarri è storica, e di scazzi per strada ormai ce ne sono tanti, in una società sempre più frustrata; ma c’era qualcosa di questo scazzo che mi colpiva. I due non stavano venendo alle mani, e non si stavano nemmeno parlando direttamente: urlavano insulti rivolti all’altro, ma con una voce innaturalmente alta, e senza guardarsi. All’inizio esponevano ragioni, ma subito dopo passavano all’ingiuria; un po’ argomentavano, e un po’ cercavano di parlarsi sopra l’uno con l’altro. La scena mi sembrava familiare, ma perché?

Alla fine ci sono arrivato: era sostanzialmente la stessa scena che ho visto a forza ieri sera perché mezzo mondo la linkava su Facebook, quella di La Russa che da Santoro interrompe lo studente che parla; così come, praticamente, qualsiasi altra “discussione” politica che Santoro o i suoi simili abbiano mandato in onda negli ultimi dieci anni.

Le due persone in mezzo alla strada, insomma, non stavano discutendo per chiarire la situazione e nemmeno per sfogare la rabbia verso l’altro; si stavano semplicemente esibendo davanti al pubblico che popolava il parcheggio, con lo scopo di “vincere” il confronto e risultare più simpatici all’audience del momento, riducendo l’altro allo status di perdente.

Temo che questo modo di “discutere”, ripetuto all’infinito dalla televisione, sia penetrato in profondità; e che siano molto poche le persone che ormai affrontano un dibattito con lo scopo di comprendere le ragioni dell’altro e se possibile trovare una mediazione, avendo allo stesso tempo la sicurezza di credere nelle proprie idee anche quando il pubblico non le applaude. E in una situazione dove i conflitti sono destinati ad aumentare e dove sarà necessario far digerire varie verità impopolari, questo sarà un grosso problema.

[tags]discussione, televisione, santoro, società, conflitto[/tags]

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sabato 11 Dicembre 2010, 12:10

Rotolando per la via

Mentre noi arriviamo al massimo a scagliare souvenir, altri popoli più seri del nostro non si fanno problemi a tagliare la testa ai regnanti di turno. Non è dunque particolarmente strano che l’incauto avventurarsi del futuro re d’Inghilterra per la centralissima Regent Street sia stato salutato al grido di “tory scum” e “off with their heads” (che vuol dire proprio “tagliamogli la testa”).

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A ben sentire le grida si capisce che il tasso alcoolico dei partecipanti alla protesta era piuttosto elevato, cosa peraltro più che normale per la gioventù britannica. Eppure basta leggere le cronache della storia di Londra per sapere che le folle urlanti e incontrollate ne hanno caratterizzato la vita in ogni epoca; è un suo carattere precipuo.

Insomma, la famosa citazione di Thomas Jefferson “Non sono i popoli a dover aver paura dei propri governi, ma i governi che devono aver paura dei propri popoli” (sì è di Thomas Jefferson, non di V per Vendetta) non è mai stata così di attualità.

Certo, bisogna che il popolo in questione sappia farsi valere; speriamo tutti che l’attuale crisi della nostra società globale si possa risolvere senza drammi e senza decapitazioni, ma allo stesso tempo non c’è mai stato bisogno di protesta, piazza e indignazione come in questo periodo.

Tanto per cominciare, oggi pomeriggio saremo in giro per la piana di Susa per la parte italiana della giornata europea contro le grandi opere inutili (raduno dalle 14 all’autoporto, all’uscita dell’autostrada). Se questo non vi piace, comunque, ci sono tanti altri motivi per manifestare: dall’acqua pubblica alla corruzione in Parlamento. L’importante è non stare seduti lì a lamentarsi e basta…

[tags]londra, proteste, inghilterra, manifestazioni, jefferson, no tav[/tags]

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martedì 7 Dicembre 2010, 20:04

La fattura

Venerdì ho portato la macchina a fare il tagliando, dal mio meccanico abituale. So che non è un meccanico particolarmente economico, anche perché normalmente lavora per le aziende di noleggio a lungo termine e per altri grandi committenti che non guardano certo alla lira; ho visto in riparazione persino auto della Polizia di Stato.

Però i tentativi di cambiare, in passato, sono stati pessimi. Il gommista sotto casa, quando gli ho portato la macchina per montare gomme nuove, me l’ha ridata dicendo che avevo il freno a mano rotto, col cavo tranciato; naturalmente funzionava perfettamente quando gliel’ho portata, ma lui voleva 170 euro per ripararlo. Altri amici hanno avuto esperienze orride con Norauto, talmente orride che non si possono raccontare. Insomma, alla fine, già trovarne uno che non faccia più danni di quelli che ripara è un successo.

Comunque, venerdì sono andato a riprendere la macchina, mettendoci 50 minuti per un percorso che in linea d’aria consta di tre chilometri e che in auto richiede sei o sette minuti (grazie GTT). Il preventivo era di 230 euro per il tagliando (cifra più o meno in linea con quello che si legge nei forum), 55 euro per il cambio gomme (le gomme le avevo io), 130 euro per la riparazione di una maniglia rotta. A questi si sono sommati 100 euro per il cambio delle pastiglie dei freni posteriori: tra una cosa e l’altra, 520 euro per, boh, un paio d’ore di lavoro e un po’ di componentistica varia.

Già dunque mi chiedo che senso e che futuro abbia un Paese dove due ore di lavoro di un meccanico valgono come due settimane di stipendio di un ricercatore; arrivato al momento del pagamento, il meccanico si vanta di avermi anche cambiato gratis una lampadina dello stop. Io lo ringrazio, e chiedo fattura.

E’ a quel punto che mi sento dire “ah ma se vuole fattura c’è anche l’IVA”. Già, giusto: è ovvio che, se non si dice niente, il default è l’evasione fiscale. E dunque ho dovuto pagare 624 euro per il mio tagliando, e sentirmi pure un po’ un verme, perché lui era stato così gentile da regalarmi una lampadina dello stop e io, a tradimento, gli chiedo la fattura.

Peraltro, bisogna già ringraziare che poi me l’abbia fatta senza fiatare: c’è anche chi ti costringe a pietirla per un quarto d’ora o a dover minacciare la chiamata alla Guardia di Finanza. E poi si torna al punto di partenza: puoi anche litigare con un singolo commerciante o professionista, ma non a tutto c’è un’alternativa; quando è l’unico centro assistenza autorizzato per la tua marca in tutta Torino, che fai? Quando (come successo l’anno scorso) hai la caldaia rotta a dicembre per il gelo e tutti i riparatori sono oberati di lavoro, puoi davvero permetterti di essere selettivo?

Il fisco italiano è in uno stato drammatico; tartassa oltre misura chi già paga o comunque ci si sottomette onestamente, mentre una parte significativa del Paese continua a non pagare una lira; vive ancora di procedure bizantine e balzelli insensati (avete mai provato a registrare un contratto d’affitto di un box? la tassa di registrazione si mangia tre mesi di affitto…) e di metodi da sceriffo di Nottingham (vedi studi di settore) che poi fanno sì che l’intero Paese finisca per disperazione o per errore nel grigio, in modo che la vera evasione possa farla franca in mezzo a tonnellate di piccole scorrettezze.

Certamente serve la collaborazione dei cittadini nel chiedere fatture e scontrini, ma non trovo nemmeno accettabile che la lotta all’evasione sia scaricata sulle loro spalle, che siamo noi a doverci fare il sangue amaro e litigare perché altrimenti i disonesti fanno quello che vogliono. Vorrei un fisco online, immediato, semplice, e ragionevole nelle pretese, sia di burocrazia che di cifre; ma rispettabile e rispettato da tutti. Vorrei che fosse lo Stato a farsi valere, senza che debba essere io a litigare ogni volta. Vorrei non avere quella sensazione strisciante, sempre più diffusa, per cui il fesso è chi paga e non chi evade, per cui l’evasione è data per scontata dalle stesse istituzioni, per cui a chi gestisce l’Italia, in fondo, va bene così. Vorrei, insomma, delle istituzioni che mi dimostrassero il contrario.

[tags]fisco, evasione fiscale, meccanico, auto, riparazioni, finanza[/tags]

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domenica 5 Dicembre 2010, 18:55

Boicottando Amazon

Io non sono un grande amante delle campagne di boicottaggio e delle iniziative personali per salvare il mondo, perché penso che se una azienda agisce male o se un certo comportamento è negativo per la collettività dovrebbe essere innanzi tutto lo Stato a intervenire, nella sua funzione di regolatore e garante del bene comune.

Ciò detto, dovevo comprare un libro e un blu-ray e nonostante sul nuovissimo Amazon.it il totale fosse di sette euro inferiore a quello di Bol (quasi il 20%), ho scelto di comprare su quest’ultimo: perché non mi è piaciuto il modo in cui Amazon ha scaricato Wikileaks invece di difenderlo. Quando ci vuole, ci vuole…

[tags]wikileaks, amazon, censura, service provider, internet governance, boicottaggio[/tags]

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martedì 30 Novembre 2010, 14:57

Declino e caduta dell’impero romano

Ieri mattina sono arrivato a Fiumicino con un volo Alitalia. Non usavo più la compagnia di bandiera da secoli; stavolta c’era una buona offerta, e dunque ho deciso di darle un’altra chance. Avrei dovuto capire che era una pessima idea dal fatto che sul sito Alitalia non è stato possibile comprare il biglietto: quando arrivavo al modulo di pagamento, il sito si piantava. Forse funziona solo con Internet Explorer, non lo so, fatto sta che sono dovuto andare a comprare il biglietto su Expedia, che peraltro non mi ha fatto pagare i cinque euro di “commissione carta di credito” che Alitalia chiedeva sul suo sito (unico caso in cui l’acquisto tramite intermediario costa meno dell’acquisto diretto).

Anche il web check-in è stato un mezzo disastro: il sistema Alitalia non accetta, come il resto del mondo, il codice IATA di sei caratteri, ma vuole per forza il numero di biglietto elettronico, che però Expedia non mi dava. Alla fine l’ho trovato in un angolino dell’interfaccia di Expedia, l’ho messo, il sistema mi ha creato un PDF in due copie. Io ne ho stampata una sola: tutti i web check-in del mondo funzionano che al gate o il foglio viene strappato o marcato (modello Ryanair), o contiene un codice a barre che viene letto (modello Lufthansa). In ambo i casi, il foglio resta al passeggero. Ma Alitalia no: stampa il codice a barre ma, visto che non si sono preoccupati di dotare i gate di lettori, al gate il foglio viene ritirato. Dopodiché, salendo sull’aereo, ti chiedono la seconda copia! Ma perché dovrei stampare due volte lo stesso foglio per consegnarlo in duplice copia a trenta secondi l’una dall’altra? Gli alberi ringraziano.

Arrivato a Fiumicino con soli 45 minuti di ritardo, mi sono avviato verso la stazione del treno. Come al solito, i tappeti scorrevoli del percorso dal terminal alla stazione erano quasi tutti rotti; il degrado è sempre peggiore, le scale mobili sono ferme e vanno salite a balzelloni, tutto è sporco e semiabbandonato. La responsabilità è di RFI, trattandosi di area ferroviaria, e dunque come ha risolto il problema la società Aeroporti di Roma? Semplice, tappezzando di cartelli i punti di confine per avvisare “DA QUESTO PUNTO I SERVIZI NON SONO GESTITI DA AEROPORTI DI ROMA”. Scaricata la responsabilità, il servizio rimane degradato come prima.

Dovevo andare a Termini, e dunque ho fatto una cosa che non faccio mai; invece di prendere il molto più economico treno metropolitano FM1 per Fara Sabina, scendendo a Ostiense e prendendo da lì la metro, ho preso il Leonardo Express per Termini. E’ “express” nel senso che non ferma, ma si accoda al treno locale che fa tutte le fermate e dunque va a passo d’uomo, impiegando 38 minuti per percorrere 23 chilometri (velocità media 36 km/h). Non sarà il maglev che collega alla città l’aeroporto di Shanghai, che raggiunge i 400 chilometri orari, ma in compenso costa poco: 14 euro (il maglev di Shanghai ne costa 5). E’ perché è un treno “di sola prima classe”: cioè un treno di seconda con i sedili coperti in finta pelle blu, le porte rotte e le carrozze arrugginite.

A Termini, il treno dall’aeroporto viene attestato al binario 25, che inizia a centinaia di metri dagli altri: il posto più scomodo e lontano possibile, costringendo i turisti con i bagagli a trascinarseli sul marciapiede. Ma sul marciapiede devono passare anche i carrelli di servizio, dunque qualche sindacalista romano ha ottenuto che metà del suddetto venisse delimitata con strisce blu e riservata ai dipendenti su carrello. Lo spazio rimanente è insufficiente e i clienti del treno si pigiano, ma non importa a nessuno.

Si potrebbe uscire dal sottopassaggio verso via Marsala, risparmiando parecchi minuti di cammino, ma c’è un problema: era pieno di venditori abusivi. Come hanno risolto il problema? Pattugliando il sottopassaggio? No, semplicemente hanno chiuso gli accessi al sottopassaggio dai binari, così il problema si risolve da solo.

Stamattina presiedevo una sessione della conferenza. In sala poca gente: la città è paralizzata dai cortei degli studenti. Li ho visti partire mentre arrivavo qui a piedi: migliaia e migliaia, con fumogeni e botti, e striscioni che dicevano “RIVOLUZIONE”. Elena è andata in centro – a piedi, perché i mezzi di superficie sono bloccati, mentre la metro è chiusa per sciopero. Il centro è militarizzato: l’intera zona centrale, per chilometri, è bloccata e non ti fanno passare nemmeno a piedi; ti accolgono col mitra spianato. Signore con auto lussuosa spergiurano di abitare davanti a Palazzo Chigi e chiedono di passare; agognano brioche. Ma ci sono vari livelli di sbarramenti; mancano solo i carri armati… per ora.

Qui, molto più che a Torino, tira aria di fine impero. Il problema è cosa resterà dopo.

[tags]roma, governo, politica, crisi, impero, manifestazioni, scioperi, degrado, alitalia, trenitalia, fiumicino[/tags]

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domenica 28 Novembre 2010, 21:03

Raccomandato da Google

Come già vi dissi, sono in partenza per Roma; purtroppo ho già prenotato l’hotel settimane fa, ma stasera Google Maps mi ha presentato un ottimo suggerimento. Perché non andare a stare a Montecitorio? Ci sono pure lo schermo piatto e il wi-fi gratuito…

ss-montecitorio-hotel.png

[tags]google, google maps, stranezze, montecitorio, roma[/tags]

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