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giovedì 20 Agosto 2009, 14:10

Sofferenze

Arriva dal San Giovanni Bosco l’ennesimo caso etico dell’estate: l’infermiera che avrebbe somministrato una dose extra di calmante a un paziente morente e in coma, accelerandone di qualche ora la morte, e venendo poi denunciata da uno dei medici del reparto.

E’ molto difficile fare considerazioni dall’esterno, senza conoscere esattamente le cartelle cliniche e le situazioni specifiche. E’ facile prevedere che l’indagine si concentrerà su cavilli: se l’infermiera era autorizzata o no a decidere di fare una iniezione aggiuntiva (comunque, pare, di entità minima: un quarto della dose oraria), se è vero che tale operazione è di routine in casi come quello ed era già stata praticata dai medici, se – dato che tutti concordano sul fatto che il paziente sarebbe morto comunque entro poche ore – si possa tracciare dal punto di vista tecnico un nesso di causalità diretta tra l’iniezione e la morte.

Io preferisco esaminare la questione dal punto di vista umano: non vi è alcun dubbio che l’intenzione dell’infermiera fosse quella di diminuire la sofferenza di un paziente comunque spacciato (se vi fosse l’esplicita intenzione di accelerare la morte, naturalmente, non lo sapremo mai). Nonostante i titoli dei giornali, non si tratta di una eutanasia in senso proprio – ossia dell’uccisione artificiosa di un paziente in condizioni devastate ma stabili, che senza tale atto sarebbe sopravvissuto indefinitamente nel tempo – ma di un caso complesso di terapia del dolore. Da una parte è dovere del medico alleviare le sofferenze del paziente, somministrandogli medicine per ridurre il dolore; dall’altra è possibile che queste medicine ne accelerino la fine, e a questo punto come si può definire il bene del paziente?

Non si può: se il paziente fosse cosciente potrebbe valutare da solo se sia meglio vivere più a lungo soffrendo di più o vivere di meno soffrendo di meno, ma se non lo è, in assenza di un testamento biologico, qualsiasi scelta del personale medico o dei familiari (il cui eventuale potere di vita o di morte sul congiunto è anch’esso molto discutibile) può essere giusta o sbagliata senza che esista la possibilità di saperlo, visto che, oltretutto, nessuno può sapere dall’esterno quanto stia effettivamente soffrendo una persona morente che non è in grado di comunicare le proprie sensazioni.

Non può essere lo Stato a decidere della vita delle persone; la stessa legge che vieta di uccidere non ha un valore etico, dato che l’etica è personale e diversa per ognuno di noi, ma soltanto un valore sociale, vietando l’uccisione in quanto dannosa per gli altri e per la società. Dunque, se non può essere lo Stato, può essere soltanto ognuno di noi a decidere per se stesso in piena libertà, attraverso una certificazione inequivocabile della propria volontà per il futuro: appunto il testamento biologico.

In questo caso, però, il testamento biologico non c’era, e allora come poteva l’infermiera scegliere? Avrebbe potuto voltarsi dall’altra parte, evitare di curare il dolore del morente, lasciarlo al suo destino; ma non sarebbe anche in questo caso venuta meno al proprio dovere di cura del paziente? Alla fine, io credo che abbia preso la decisione giusta: dato che non era comunque possibile evitare la morte del paziente a breve, nel dubbio ha errato dal lato di diminuirne la sofferenza.

Per quanto i processi alle intenzioni siano difficili, dunque, da quel che si è saputo mi sembra che non si possa imputare niente all’infermiera; anzi, il rischio (purtroppo già vivo in molti ospedali) derivante da queste campagne mediatiche è che poi il personale medico non osi più curare le sofferenze dei pazienti in fase terminale, e non ti dia nemmeno una bustina per il mal di denti per paura che poi, per qualche complicazione, sia proprio quella bustina ad accelerare la morte e a portare ad accuse di eutanasia. Ma c’è una persona che secondo me invece va censurata: il suo collega che l’ha denunciata.

E’ evidente che, in una situazione senza uscita e senza risposte giuste, ogni persona – persona prima ancora che medico o infermiere – si comporterà in modo diverso a seconda delle proprie personali convinzioni. Dunque non c’è spazio per censurare le azioni altrui, a meno che non si pensi che la propria etica sia assoluta e obbligatoria per tutti, una convinzione che però in una società civile, multireligiosa, multietnica e profondamente diversificata non può trovare posto.

Dunque a me questo medico che ha denunciato la collega pare proprio senza cuore, al punto da anteporre le proprie personali convinzioni etiche e religiose a tutto il resto, mettendo nell’occhio del ciclone una collega che comunque aveva la sola intenzione di alleviare le sofferenze del paziente, e costringendo la famiglia del paziente a vedere il proprio lutto trascinato sui giornali per giorni, assediato da taccuini e telecamere, condannato a una trafila di indagini e autopsie e funerali rimandati; causando insomma molta altra sofferenza.

Certo sarebbe diverso se si fosse trattato di una vera eutanasia, dell’uccisione di una persona che altrimenti non sarebbe morta se non mesi o anni dopo. Ma in questo caso, le poche ore di sofferenza risparmiate al paziente valgono i giorni di sofferenza inflitti alla famiglia, ai colleghi, a chiunque abbia un minimo di sensibilità per le vicende altrui? Dal punto di vista medico-legale non lo so, ma, dal punto di vista umano, questa sì che mi pare una violazione dei principi etici di un medico.

[tags]eutanasia, ospedale, medicina, vita, san giovanni bosco, etica[/tags]

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mercoledì 19 Agosto 2009, 14:29

Un paese serio

Trovo molto interessante questa storia riportata ieri da La Stampa: parla di una ragazzina olandese di tredici anni che ha un sogno, quello di essere la più giovane persona della storia a circumnavigare il globo in solitaria. In barca ci è nata e cresciuta, figlia di due genitori appassionatissimi che hanno impegnato ben cinquantamila euro per comprarle una imbarcazione adatta alla sua impresa e permetterle di realizzare il suo sogno: ora è pronta a partire, ma si scontra con la burocrazia ministeriale che non vuole darle il permesso di assentarsi per un anno da scuola.

Quale sarebbe la nostra reazione se un caso del genere avvenisse in Italia? Beh, è facile immaginarlo. Innanzi tutto, fiorirebbero i fan club e le raccolte di fondi per avvicinare la ragazza al suo sogno; lei e i suoi genitori sarebbero invitati ad almeno mezza dozzina di trasmissioni televisive per raccontare la loro storia. Probabilmente qualche azienda sponsorizzerebbe il viaggio, provvedendo alle riprese e trasformandolo poi in un documentario, uno spot, un tormentone. Quanto al ministero dell’Istruzione, probabilmente non si sarebbe nemmeno accorto dell’assenza della ragazza da scuola – in fondo esistono intere parti del Paese dove un buon numero di tredicenni passano le mattinate a fare da palo per le rapine invece che a scuola – ma se anche avesse provato a sollevare il problema, subito almeno venti parlamentari di ogni colore avrebbero provveduto con interpellanze e pubbliche interrogazioni a combattere la scandalosa ottusità nel voler applicare le regole alla lettera, senza nemmeno quel po’ di buon senso che serve ad ammettere l’eccezione per “tentato record del mondo”.

L’Olanda, invece, è un paese serio: dunque il ministero ha fatto notare ai genitori che, dato che la scuola è un obbligo fino a sedici anni, la ragazza non può assentarsi per un anno senza un giustificato motivo – e un tentativo di entrare nel Guinness dei Primati non è considerato un giustificato motivo. Quando i genitori hanno suggerito che la ragazza poteva studiare mentre navigava e comunicare con gli insegnanti via Internet, il ministero ha risposto che certamente sono state concesse eccezioni e possibilità di insegnamento a distanza in passato, ma che pare un po’ difficile che una ragazza che debba guidare da sola una barca attraverso gli oceani del mondo abbia il tempo e la voglia di studiare seriamente. Dunque, concludono le autorità, o la ragazza rinuncia e frequenta la scuola oppure loro spediranno gli assistenti sociali a occuparsi di due genitori talmente irresponsabili da pensare di far saltare un intero anno di scuola dell’obbligo alla loro figlia.

E non finisce qui: stando alle notizie, non solo non ci sono state raccolte di firme e manifestazioni contro le ingiuste leggi e pro libertà di navigare, ma quasi l’80% degli olandesi è d’accordo con la posizione del ministero. Davvero un altro pianeta…

[tags]italia, olanda, istruzione, record, barca[/tags]

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martedì 18 Agosto 2009, 10:54

Qualità italiana

Nella quiete di Ferragosto, probabilmente vi siete persi un’altra chicca relativa ai grandi successi dell’industria italiana nel mondo. Dopo le carrozze della metro di Los Angeles rifiutate all’Ansaldo, il Wall Street Journal ha rivelato che già da un paio di mesi la Boeing ha fermato l’ordine delle fusoliere del nuovo 787, ordinate all’Alenia e prodotte nello stabilimento di Grottaglie (TA). Pare infatti che le fusoliere prodotte in Italia avessero delle grinze: un problemino da nulla per la struttura di un aereo di linea di lungo raggio.

Mentre la notizia fa il giro del mondo (la riporta anche il New York Times e persino Slashdot), in Italia ovviamente non ne parla quasi nessuno, un po’ perché la notizia non coinvolge culi, tette e presidenti del Consiglio e un po’ perché parlar male di una qualsiasi azienda è vietato dalle regole del giornalismo italiano. A parte qualche agenzia e qualche breve nelle sezioni di Borsa, le reazioni giornalistiche che ho trovato sono essenzialmente due: la Gazzetta del Mezzogiorno dice che è tutto un complotto dei cattivi americani e dei loro giornalisti talmente scorretti da riportare una notizia del genere pur di danneggiare l’immagine di eccellenza dello stabilimento di Grottaglie, mentre Grottaglie In Rete Magazine (mica cazzi) dice che è tutto un complotto di cattivi nordisti per lasciare a casa i lavoratori e comunque per danneggiare l’immagine di eccellenza dello stabilimento di Grottaglie riportando la testa dell’Alenia al nord, cioè a Napoli. L’idea che possa esserci effettivamente qualche problema nella qualità del lavoro italiano non è ovviamente contemplata.

Sperando che questa apparente figuraccia venga ridimensionata, dobbiamo anche dire che il 787 è l’aereo più sfigato del momento, che è in ritardo di anni sulla tabella di produzione e che la Boeing rischia il fallimento: l’aereo doveva essere pronto due anni fa e invece non si sa nemmeno ancora quando potranno iniziare a farne volare qualcuno per i test. Anche l’Airbus A380 è stato un delirio, ma intanto era qualcosa di sostanzialmente nuovo, e alla fine sta già volando da un po’: 1-0 per l’Europa.

Potete quindi capire quale sia stata la reazione delle linee aeree che hanno puntato sul 787, attendendone febbrilmente la consegna per poter far partire nuove rotte e nuovi servizi, alla notizia di questo nuovo inconveniente: in rete è uscito addirittura il filmato segreto della prima reazione di Adolf Hitler

P.S. Qui invece è quando dicono a Hitler che gli hanno chiuso l’account per giocare in rete con la Xbox.

[tags]italia, qualità, industria, alenia, boeing, 787, linee aeree, airbus, hitler[/tags]

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domenica 16 Agosto 2009, 17:17

Scioglievolezze

Fa caldo, in questa domenica di Ferragosto. Fa talmente caldo che non c’è più niente da fare; l’idea di una qualsiasi attività – intellettuale, ludica, sportiva, lavorativa, organizzativa – si scioglie immediatamente nel cervello.

Si può ancora accettare solo il minimo per far passare il tempo – dormire, per esempio, o far partire un annoso backup che attendeva lì da sempre, o guardare quel contadino di Jorge Lorenzo che va a zappare la terra per l’ennesima volta.

Ho la sensazione che ci sarebbe di meglio a cui pensare, di meglio da fare. Ci si potrebbe occupare di vari generi di cose più importanti – lavoro, amicizie, ricerca, riflessione, politica… Ma gli è che in questi giorni ovunque ti giri ti accorgi che non c’è più niente; in Italia si è sciolto proprio tutto.

[tags]ferragosto italiano[/tags]

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sabato 15 Agosto 2009, 09:27

Commento tecnico

Volete un commento tecnico sulla partita di Coppa Italia di ieri sera, Livorno-Toro 2-0? Beh, le costine erano ottime e gli agnolotti squisiti come tutti gli anni, e andando un po’ sul tardi non abbiamo nemmeno fatto coda, alla Sagra dell’Agnolotto e della Grigliata di Cortanze (AT).

Venerdì prossimo c’è la prima di campionato, Grosseto-Toro: ci vediamo alla Sagra del Cinghiale di Pontey (AO).

[tags]toro, serie b, sagre, cortanze, pontey, agnolotti, cinghiale[/tags]

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giovedì 13 Agosto 2009, 23:35

Riusciti male

Stasera, con amici, zappavamo in tivvù e su Retequattro è spuntato nientemeno che Rimini Rimini, un classico del filmaggio italiano anni ’80, pieno delle regolamentari tette al vento e battute squallide.

Poi zappavamo ancora e su Raisat Gulp c’erano i cartoni animati di Ratman. Sono un appassionato lettore del fumetto da quando ha cominciato ad esistere, a metà anni ’90, e lo trovo meraviglioso. Non avevo mai visto i cartoni animati, ma sapevo che Ortolani li ha rinnegati in tutti i modi, addirittura dedicando vari numeri del fumetto a una storia che li denigrava in modo ben chiaro ad ogni occasione. Così ne ho visto due minuti con curiosità.

Facevano talmente cagare che abbiamo passato il resto della serata a vedere Rimini Rimini.

[tags]fumetti, ratman, ortolani, rimini rimini, cinema, zapping[/tags]

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martedì 11 Agosto 2009, 18:30

Superclassici del cinema educativo

L’estate televisiva non regala solo cartoni: ieri sera, su quel fantastico canale Sky che si chiama AXN, è apparso uno dei film superclassici e negletti degli anni ’80.

Erano gli anni in cui Reagan definiva il mondo, e la musica era dominata dalle tastierine di plastica, dalle drum machine e da chitarre molto distorte. Erano gli anni in cui Arnold Schwarzenegger preparò la stagione del proprio successo; ma film come Commando e Terminator erano comunque intellettuali, colti, pieni di trame elaborate, complotti robotici, servizi segreti, viaggi nel futuro e nel passato. Per questo Arnie si è poi dato alle commedie e alla politica; ma non era quello il vero film d’azione americano degli anni ’80.

Il vero film d’azione americano degli anni ’80 in parte nasce in Australia, con i primi due mitici film di Mel Gibson; in parte nasce nell’Israele vero e immaginato americano di Golan-Globus e del loro eroe principale, il Chuck Norris di Delta Force; e in parte, ovviamente, nasce con Rambo. Ma pochi film rappresentano così bene lo spirito indomito dell’America degli anni ’80 come le avventure dell’investigatore Marion Cobretti, in arte Cobra.

E’ lui: Stallone, nu jeans e na maglietta, ma soprattutto un paio di Ray-Ban patacconi che oscurano l’intera inquadratura; una macchina tamarrissima, una moto tamarrissima, una modella tamarrissima a cavalcioni, naturalmente da salvare. E il mondo contro: dai cattivi ai buoni, tutti ce l’hanno con Cobra.

Cobra dice poche parole; quelle che dice servono a lamentarsi di “tutte quelle stupide regole”, tipo leggi, giudici e avvocati. Cobra spara, accoltella, spranga, spaccalafaccia a tutti per tutto il film. Ma soprattutto, in questo stereotipo di ultraviolenza, Cobra elimina anche le regole formali. Il film, in realtà, non ha una trama; nessuno si preoccuperà mai di spiegarci chi siano i cattivi, perché vogliano uccidere la modella tamarra, quale sia la loro attività criminale, come sia possibile che orde di decine e decine di nuovi villani offrano continuamente il petto e la ruota della moto ai proiettili di Cobra. Non c’è un motivo per cui Cobra uccide: è obbligato dal suo destino cinematografico, ed esegue il proprio dovere con dedizione e capacità, due termini ormai sconosciuti ai giovani d’oggi.

Dev’essere per questo che da lustri non trasmettono più Cobra in televisione fuori dai canali minori: è un film troppo educativo.

[tags]cinema, stati uniti, hollywood, schwarzenegger, norris, gibson, stallone, cobra[/tags]

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lunedì 10 Agosto 2009, 20:01

Canali che amano i bambini

Volevo approfittare di un post per una lamentela contro una azienda americana, tale Walt Disney Incorporated con sede in California.

Infatti, mentre gli altri canali di cartoni di Sky trasmettono cartoni che talvolta non sono eccelsi ma almeno hanno meno di dieci anni di vita e uno stile vagamente moderno, se accendi Disney Channel a qualsiasi ora hai ottime probabilità di trovare vecchiume. Metà del palinsesto infatti è occupato da orride sitcom, e la parte di cartoni verte principalmente attorno a robe degli anni ’80 ritrasmesse usando come sorgente un vecchio videoregistratore Betamax.

Intanto c’è la saga dei Pippi: l’orrido cartone prodotto tra gli ’80 e i ’90 in cui, per modernizzare un po’ la scena, mettono Pippo insieme a un suo improbabile figlio (figlio?? avuto con chi????) a vivere nell’obbligatoria casetta americana col vialetto e il praticello, a fianco di un’altra obbligatoria casetta americana col vialetto e il praticello in cui vive… Gambadilegno. Ma non da solo: sposato! Con un nuovo personaggio, la moglie di Gambadilegno, che ovviamente porta con sé il figlio e la figlia di Gambadilegno, che devono fare amicizia con quelli di Pippo e… ecco… immaginate che porcata di storie può nascere da una roba del genere!

Devono essere gli stessi sceneggiatori che più o meno nello stesso periodo misero a scrivere le avventure di Darkwing Duck (un riuscitissimo incrocio tra Zio Paperone e Batman) e quelle di Cip e Ciop esploratori volanti, ovviamente con l’invenzione di fantastici personaggi di contorno come uno scoiattolone buono, una zanzara divertente e una scoiattola fatale vestita in una tuta viola aderente! Il tutto animato con tre colori e mezzo fotogramma al secondo da uno stuolo di bambini pakistani. Verso metà degli anni ’90 irruppe negli studi Schwarzenegger e fece piazza pulita di questa gente, così finalmente smisero di produrre stupidaggini, eppure le hanno ritirate fuori tutte vent’anni dopo per Disney Channel, e te le presentano pure come fossero dei grandi eventi multimediali!

E poi, tra un vecchio cartone e l’altro, partono i promo e gli spot. Quasi sempre, si parla di High School Musical, un film per adolescenti in cui tutti gli studenti di una scuola lavorano tutta l’estate per guadagnare i cento euro necessari a comprarsi lo zaino firmato Disney per il successivo anno scolastico. A ogni blocco pubblicitario c’è lo spot dello zaino in versione italiana, in cui una giovane cubista brianzola, pittata come una sciantosa, finge di non sapere ballare per i primi tre secondi e inciampa, ma allora la giuria del premio la invita a rialzarsi e lei magicamente continua a non saper ballare, ma ora tutti applaudono e le tirano in testa uno zaino firmato Disney, e lei sembra contenta, mentre la musichina dice che grazie allo zaino finalmente ogni ragazzo d’Italia sarà “protagonista”, capito? Al centro dell’attenzione senza più studiare, basta lo zaino firmato per sfondare nella vita. Se non si parla di High School Musical, allora compare o lo spot di un altro programma Disney, o un qualche riferimento a Hannah Montana, ai Jonas Brothers o a uno degli altri giovani talenti musicali internazionali di proprietà (intellettuale, fisica e carnale) della Walt Disney Inc.

Se poi vi va proprio di sfiga, potete vedere Topolino(R) che presenta La Sirenetta(R) che balla con Liloestic(R) che cantano una canzone idiota tratta da Mulan(R) perché tutti i brand vanno sfruttati insieme, martellati sempre e monetizzati il più possibile… sempre all’interno dell’unico stile di vita possibile, quello in cui lo scopo della vita è andare al centro commerciale a far spese per poi parcheggiare l’auto nel vialetto accanto al praticello.

Fate una buona cosa, piazzate i bimbi davanti ai cartoni, ma davanti a Disney Channel no: è un canale che ama i bambini come li amerebbe un belga!

[tags]disney, televisione, cartoni[/tags]

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sabato 8 Agosto 2009, 19:27

Flash forward

In questa amena settimana di febbre ormai agli sgoccioli ho esibito tutte le prerogative del maschio malato con signora al fianco, tra cui un certo numero di pranzi-minestrina in coppia sotto la luce del tinello, mangiati a fatica discutendo di medicinali. E così ho realizzato anche che tra poco più di un mese sarò più di là che di qua, cioè più vicino agli anta che agli enta e mi sono immaginato innumerevoli future occasioni di pranzi-minestrina con argomento medico, via via con qualche capello bianco in più e qualche dente in meno.

E’ la prima volta che ho un vero flash-forward – ma soprattutto, ho trovato la visione tutt’altro che spiacevole: mi devo preoccupare?

[tags]invecchiamento[/tags]

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mercoledì 5 Agosto 2009, 20:24

Determinazione

Non volevo sparire dai feed per due giorni, ma puntuale come in molte vacanze è arrivata l’influenza. Perchè infatti l’influenza dovrebbe manifestarsi quando sei in città a lavorare, quando può farlo mentre sei in vacanza? Anche se in realtà sto lavorando anche qui, e questo inconveniente mi metterà in serio ritardo sulle mie tabelle di marcia.

E’ che lunedì pomeriggio mi avete telefonato in tanti, e qui ogni volta che qualcuno riesce a prendere la linea e farti squillare il cellulare non c’è verso di comunicare; bisogna uscire, attraversare la piazza e mettersi nel prato sull’orlo della valle. Se lo fai quattro volte in due ore quando fuori piovicchia e c’è vento, può succedere che la sera ti ritrovi con 38 di febbre.

Qui, poi, siamo isolati a sette chilometri dal paese più vicino, e dato che sono l’unico guidatore della famiglia, martedì mattina ho imbacuccato i miei 38 di febbre e ho guidato per una dozzina di tornanti fino alla farmacia di Brusson dove abbiamo comprato tachipirina e antiinfiammatorio, visto che avevo anche male alle orecchie. La situazione sembrava volgere al meglio, tanto che dopo un pranzo di minestrina sono riuscito a lavorare un po’ senza connessione e a mandare qualche mail, la sera ho mangiato di gusto e guardato i DVD di The Boondocks senza problemi… e all’ora di andare a dormire mi sono ritrovato con 39 di febbre.

Abbiamo dunque deciso che il mattino dopo avremmo chiamato il medico del paese e siamo andati a dormire; peccato che io non abbia dormito per niente, e che alle sei del mattino la temperatura interna fosse arrivata a 40. Per fortuna la tachipirina del mattino ha l’effetto di farmi fare una doccia dall’interno, e in un’ora sono ritornato giù fino a 38 scarsi. Così stamattina abbiamo chiamato tutti i medici possibili, che hanno tutti amabilmente scaricato il barile fino a che, tramite il 118, siamo riusciti ad avere il recapito del medico di guardia turistica diurna, un valdostano di Siracusa che è arrivato alle 11:30 con uno scazzo galattico e mi ha prescritto gli antibiotici.

E’ lì che siamo rimasti di fronte al dilemma: oggi dopo pranzo la febbre era risalita a 39 e non voleva saperne di scendere di nuovo, dunque l’alternativa era rifare i tornanti con 39 di febbre per comprare gli antibiotici, oppure mandare Elena a piedi sul sentiero: circa 400 metri di dislivello, un’ora a scendere e quasi due a salire senza allenamento. Oggettivamente l’idea di mettersi a guidare su una trafficata e tortuosa strada di montagna in un momento in cui facevo fatica ad alzarmi dal letto non sembrava tanto sana; è lì però che la volontà umana permette di superare i propri limiti. Voglio dire, forse che quando nella battaglia finale Shu stava per venire inghiottito nelle tenebre dentro Blue Dragon, lui ha mollato e si è arreso? No, proprio all’ultimo secondo ha trovato dentro di sè forze sconosciute e con un tonante grido “aaaaAAAAAAAAHHHHH!!!!” (che è più o meno l’unica cosa che dicono in tutto il cartone) si è colorato tutto di fiammette blu ed è riuscito a battere la perdizione. (Voi ridete, ma l’unica cosa che si possa vagamente vedere su Sky da piantati a letto col cervello fuori uso in una mattina o in un pomeriggio estivo sono i cartoni animati: ora sono in grado di recensire tutta la programmazione di Jetix e di Cartoon Network… uno dei prossimi giorni magari…)

E così mi sono rivestito, mi son messo alla guida e pian pianino sono riuscito a guidare fino alla meta, evitando anche tonnellate di vecchietti aspiranti suicidi che hanno scambiato una strada regionale per un sentiero o una passeggiata urbana – alcuni camminavano non sul bordo ma,  proprio nel mezzo della corsia, affiancati in due o tre, abbracciando tavoli da campeggio, biciclette con bambini sopra, borse e masserizie in totale spregio del codice della strada. Il ritorno però è stato più problematico, perché effettivamente ero alla fine delle forze; pian pianino sono arrivato su senza grandi problemi, eppure la strada era un po’ ballerina e l’imbocco dei tornanti tendeva a prendermi sempre di sorpresa. Infatti al rientro in casa sono crollato sul letto raggiungendo di nuovo i 40; ma la missione era compiuta. E’ così che, specie quando coinvolgono le persone a cui tieni, bisogna prendere le cose: con determinazione!

[tags]febbre, vacanza, valle d’aosta, sky, cartoni animati, maledetti pedoni, curve, montagna[/tags]

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