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martedì 27 Maggio 2008, 09:41

Gomorra altrui

Ho letto questa bella recensione di Gomorra (il film) sul blog di Leonardo, una scoperta recente che merita. L’ho letta e ho pensato: ma se nonostante tutto il bailamme giornalistico uno a Gomorra non riesce proprio a interessarsi, deve sentirsi in colpa?

Faccio i miei complimenti a chi ha il coraggio di portare avanti battaglie di quel genere e con quel livello di rischio, ma non sono le mie e non riesco a riconoscermici; saranno forse questi i problemi dei trentenni campani, ma per i trentenni sabaudi professionisti dell’ICT un racconto ambientato nella Silicon Valley risulterebbe più attuale e interessante, persino più vicino alla realtà delle cose. Insomma, io vedrei volentieri un film sulla fuga dei cervelli, un documentario-denuncia sull’inefficienza della pubblica amministrazione, un reportage sul riscaldamento globale e sull’inquinamento del nostro territorio, o magari un bel film sulla cupola affaristica che non sarà camorra e non si sparerà per la strada, ma che comunque controlla molto del Nord Italia. Però, un film sulla camorra napoletana – oltre a riproporre gli stereotipi dell’italiano mafia, pizza e mandolino che poi ci perseguitano non appena mettiamo piede all’estero – proprio non solletica il mio interesse.

Fa molta tristezza che una parte del Paese si trovi ancora in mezzo al brigantaggio ottocentesco o a scontri tra squadroni della morte come nemmeno nelle peggiori favelas di Rio; ma – a parte la zavorra che tutto ciò costituisce per l’Italia, finché esiste – siamo sicuri che debba essere un problema mio? Non è piuttosto un problema di chi là ci vive, e che, a parte qualche raro Saviano, finisce per adeguarsi tranquillamente, anzi ti dice sottovoce “non ripeterlo in giro, ma per fortuna che c’è la camorra che almeno dà lavoro e mantiene l’ordine”?

Dato che la mentalità è questa, a me viene il dubbio che ogni tanto si riparli di camorra proprio per giustificare lo stato di inciviltà permanente in cui si crogiola un terzo dell’Italia; “si è vero, ci rotoliamo nella monnezza, ma sapete, noi c’abbiamo la camorra”. Le nobili intenzioni del progetto diventano insomma per un’altra parte del Sud, compresa la sua classe dirigente, un alibi per continuare a deresponsabilizzarsi, e a vedere come unica soluzione a tutti i problemi il lamentarsi fino a che non arrivano dei soldi da Roma.

Viene infine l’ulteriore dubbio che i nostri media ci parlino ampiamente di mafia, di camorra e di Andreotti – i cattivi da film – per evitare di parlarci di quelli veri: del cartello dei petrolieri, della mafia della catena alimentare e degli abbracci di Veltrusconi con se stesso. Penso troppo male?

[tags]gomorra, cinema, camorra, mafia, italia, politica[/tags]

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lunedì 26 Maggio 2008, 08:59

Eurotamarri

Sabato sera sono stato invitato a casa di amici, a piazzarmi davanti a RTR Planeta per seguire la finale 2008 dell’Eurovision Song Contest. Voi probabilmente non ne avrete mai sentito parlare; in pratica, è la versione europea del Festival di Sanremo, in cui gareggia una canzone per ciascuna delle nazioni dell’Eurovisione che scelgono di partecipare. In Italia, un festival canoro basta e avanza, per cui – nonostante la vittoria di Toto Cutugno nel 1990 – ormai da quindici anni non partecipiamo nemmeno; per il resto d’Europa però è un evento che incolla decine di milioni di persone davanti alla TV.

In apparenza, ci si potrebbe chiedere quale sia il senso di mettere in competizione la musica inglese con le tamarrate del resto del continente; la teoria dice che il Regno Unito dovrebbe vincere a mani basse. La realtà, invece, è che – dato che il sistema di voto prevede che ogni nazione, mediante un televoto via SMS, assegni punti alla propria top 10, con il divieto di votare per la propria canzone – nella maggior parte dei casi i maggiori punteggi vanno alle nazioni confinanti o a quelle da cui proviene una folta comunità di emigranti; tanto che durante l’annuncio finale dei voti da ciascun Paese ho cominciato a indovinare in anticipo a quali nazioni sarebbero andati i punteggi più alti, azzeccandoci nell’80% dei casi.

Aggiungeteci che esistono uno zilione di repubbliche ex sovietiche piene di minoranze russe nazionaliste, e capirete come mai quest’anno ha vinto la Russia; l’anno scorso la Russia era arrivata terza, e aveva vinto la Serbia, raccogliendo i voti dello zilione di repubbliche balcaniche; due anni fa aveva vinto la Finlandia, raccogliendo i voti di tutta la Scandinavia e degli inglesi, e la Russia era arrivata seconda. Altre nazioni che causa emigrazione e amicizie politiche non possono non arrivare nei primi posti sono l’Ucraina, la Grecia, la Turchia e l’Armenia; si prevede una forte ascesa della Romania non appena gli emigranti romeni si saranno sufficientemente stabilizzati da avere un televisore e un cellulare con credito da sprecare.

La conclusione che si raggiunge guardando questo festival è che se noi con Giò di Tonno pensavamo di aver toccato il fondo, in realtà c’è ancora molto da scavare. Per buon cuore, comincio dal meglio; siccome però la canzone russa di quest’anno non era male ma era un po’ una lagna – per quanto nobilitata dall’esibizione coreografica del naso che fende il vento – la sostituisco con quella finnica del 2006, un fenomeno che sconvolse il festival come La terra dei cachi da noi:

Ma non fatevi ingannare; a parte un paio di canzoni rockettare, il grosso è musica da discoteca oppure melassa sanremese. E infatti, il resto del podio ci è arrivato grazie alla carta del pop + fregna, che paga sempre; potete quindi scegliere tra la Britney Spears greca:

e la Shakira ucraina:

Gli studenti di terza media di tutta Europa si sono duramente impegnati per scrivere i testi di questi capolavori!

E il resto? Il resto è tamarraggine: potete quindi provare gli Aqua lettoni (tamarri da leggenda) o le Spice Girls tedesche (tamarre da marciapiede); i tamarri islandesi o i tamarri bosniaci. Oppure, potete scegliere tra un disadattato francese senza voce (io i francesi proprio non li capisco) e un disadattato spagnolo in cerca di disco per l’estate.

Insomma, nota di merito per l’azero castrato alla nascita e per gli Heroes del Silencio turchi, ma le uniche performance che assomigliassero a una canzone – cosa che, ricordiamo, richiede sia della musica che un interprete dotato di voce e di carisma – erano Georgia e Portogallo. Ovviamente arrivati fanculesimi, e arrivederci all’anno prossimo; anche se sto pensando di ripubblicare i video in pillole nei prossimi giorni. Per non dimenticare.

[tags]musica, eurovision, europa[/tags]

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domenica 25 Maggio 2008, 10:09

Piccola epica di un grande sport

Chi non conosce il ciclismo difficilmente capisce perché continuare a guardarlo; ed è vero che in questi anni mancano i campioni, visto che quelli che vincono una gara di rilievo poi regolarmente finiscono nelle maglie dell’antidoping. Ma la bellezza del ciclismo sta non solo nella complessità e nella varietà dei suoi scenari tecnici, ma soprattutto nella fatica, nel sacrificio, nella sfida degli uomini contro se stessi e contro le asperità della natura. Il tennis, per dirne uno, è uno sport disumano, fatto di droni palestrati che volano in giro per il mondo in business class per vedere chi spara la pallettata più forte; lo stesso calcio sta diventando un po’ così. Il ciclismo, invece, regala storie di vita a ogni occasione; spesso, storie epiche.

Quella di Emanuele Sella, per esempio, entrerà nella storia del Giro (anche perché per adesso il Giro di quest’anno ha concesso ben poco altro: hanno aumentato le salite per renderlo più spettacolare, e per risposta i corridori migliori, in un tacito accordo, si sono rifiutati di battagliare almeno per i primi due terzi). Sella è un Paperino, uno di quei corridori piccoli ed emotivi capaci di grandi imprese sulle montagne e di grandi crisi quando le cose vanno storte. Certamente non è il genere di corridore che vince facile; non domina le pianure e non taglia il vento, né ha una squadra al suo servizio, per cui la sua speranza di vittoria è legata al coraggio: scegliere una tappa piena di su e giù e buttarsi da lontano, sperando di arrivare in fondo.

Gli era andata bene al debutto da professionista, nel 2004: primo Giro, prima fuga da lontano, prima vittoria. Dopo, però, gli era successo di tutto: sfighe, cadute, vittorie mancate di poco, quasi sempre dopo essersi sciroppato 150 o 200 chilometri di fuga, da solo o quasi su e giù per i monti; sforzi pazzeschi per rimanere con un pugno di mosche. Una settimana fa, a Pescocostanzo, sembrava fatta: 160 km di fuga, prima in gruppone, poi in gruppetto, poi da solo, seminando via via gli avversari sulle tre salite intermedie. Sulla quarta, che portava all’arrivo, era saldamente al comando; poi, a sette chilometri dall’arrivo, la foratura. E così, la vittoria andava a un altro, mentre lui arrivava sul traguardo terzo, a un minuto, in lacrime.

Non sono casi isolati; succede ogni tanto che qualcuno arrivi sul traguardo con l’ennesimo piazzamento e si metta a piangere, anche perché la fatica è mostruosa e puoi avere anche inghiottito una farmacia, ma la fai lo stesso. E non è solo la fatica della tappa: dietro ci sono mesi e mesi di sveglie all’alba, migliaia di chilometri di allenamento, per uno stipendio che tolti i campioni è quello di un buon impiegato, al massimo di un medio dirigente. Se non sei un capitano, hai una sola occasione all’anno per farti notare; perderla così, per una gomma che si sgonfia, è un colpo durissimo.

Ieri invece era una tappa durissima; l’arrivo era all’Alpe di Pampeago, un posto maledetto non solo per la tragedia del 1985, ma perché per arrivare in cima ci sono cinque chilometri al 10% fisso, una infinita rampa di garage. Ci vinse Pantani, ed è tutto dire. Ieri tutti aspettavano gli uomini di classifica, perché è una di quelle salite dove si può vincere il Giro. E invece, è spuntato Sella; 180 km di fuga, gli ultimi cinquanta da solo. Aveva talmente tanta rabbia in corpo che persino sulla salita finale non si è fermato un attimo, l’ha presa più veloce di quelli dietro che pure avevano riposato. Alla fine, però, non ci credeva nemmeno lui; negli ultimi metri continuava a guardarsi indietro e a pensare: non è possibile, non sta arrivando nessuno. Dopo il traguardo piangeva di nuovo, ma stavolta di felicità; sul podio sembrava tanto fuori posto, con la bottiglia di champagne più grossa di lui e il tappo che non voleva venir via, da far tenerezza.

Comunque, non sempre le cose vanno via lisce: ieri s’è visto il calvario dell’ex maglia rosa Visconti, un gregario che ha beneficiato di una delle tante fughe bidone, ma che ieri ha pagato con cento telecamere che inquadravano il suo calvario. A un certo punto veniva voglia di dirgli di scendere e andare a piedi, che faceva certamente prima; e nonostante i tifosi impietositi che lo portavano su a spinta, il ritardo finale è stato di diciotto minuti. Complimenti lo stesso.

[tags]sport, ciclismo, giro, montagne, sella, pantani[/tags]

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sabato 24 Maggio 2008, 12:26

Perfidia

Non c’è niente di più perfido di un bambino. Anzi sì: un vecchio. Ora in versione avanzata, con tanto di sensori acustici e telecamere a circuito chiuso!

[tags]immigrazione, schiavitù, anziani, perfidia[/tags]

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venerdì 23 Maggio 2008, 14:39

Droga

Tutti, nella vita, hanno una droga. E non parlo solo di quelle ritenute droghe a tutti gli effetti, pesanti o leggere che siano; o dell’alcool, che dà dipendenza ma è ritenuto socialmente accettabile, almeno fino a quando non mettete sotto un pedone; e nemmeno di chi è drogato dal sesso o dalla masturbazione. C’è chi si droga di Playstation e chi si droga di libri, chi si droga di palestra e chi si droga di politica; l’importante è disporre di qualcosa di immediatamente gratificante e facilmente disponibile.

Per noi che ci droghiamo di cibo, Lidl è una sicurezza: e quindi, dopo mesi di Butter Cookies Confiserie Firenze, sono ripassato ai waferini alla nocciola ricoperti di cioccolato, o, come dice la confezione, Haselnusscremewaffeln mit Schokolade, che in tedesco suona anche più convincente. Sono piccoli, solidi ma croccanti, e ti lasciano quel bell’alone marrone sulle dita e sulla tastiera dell’iBook. Uno tira l’altro, smettere è impossibile: droga allo stato puro.

P.S. Ieri, in offerta a dieci euro, c’era la macchinetta elettrica per fare i popcorn. Se la volete, magari la trovate ancora.

[tags]lidl, cioccolato, droga, dipendenza[/tags]

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giovedì 22 Maggio 2008, 15:36

Informazione

Per l’informazione giornalistica, questi sono anni neri: ciò che compare su giornali e telegiornali è attentamente selezionato in modo da non disturbare, fino a istupidirci con storielle amene e servizi di cinque minuti sulle nuove mode dell’estate, ma guardandosi bene anche solo dall’accennare a un qualsiasi fatto scomodo.

Oggi me ne è capitato sottomano un bell’esempio; e no, non è questo (via Pasteris), dove si narra per pagine e pagine di ogni possibile nefandezza fiscale che secondo un’indagine sarebbe stata compiuta da una grande azienda di telecomunicazioni, ma senza mai nominarla (ve lo diciamo noi, è Eutelia).

E’ invece questo articolo della Busiarda, comparso oggi in cronaca. Titolo sparato: “Richi Ferrero attacca la Regione” (Richi Ferrero, per chi non lo conoscesse, è uno dei più noti artisti contemporanei torinesi); e già qui, mi viene il dubbio se si tratti davvero di un “attacco” o magari non di una semplice critica. Bene, andiamo a leggere: dopo aver sparato i numeri della rassegna, il giornalista scrive: “Nel prendere la parola tra il pubblico l’artista Richi Ferrero ha attaccato l’assessore Gianni Oliva, di cui ha chiesto le dimissioni, e in generale la Regione Piemonte che, secondo lui spreca denaro pubblico nell’iniziativa.” – l’iniziativa in questione è Teatro a Corte, spettacoli teatrali nelle regge sabaude. Va bene, quindi adesso seguirà la spiegazione dei presunti sprechi, con qualche parola di Ferrero per illustrare la propria posizione, no?

No. Subito dopo si dice che Oliva non ha risposto, ma la Bresso sì; e il paragrafo successivo è tutto dedicato alla Bresso, che si difende dalle accuse, che però a questo punto ancora non conosciamo, sostenendo che i costi sono congrui e la rassegna è bellissima. Seguono altri tre paragrafi: adesso ci diranno quali sono i presunti sprechi? No: l’assessore Oliva, che non ha risposto, risponde, e per tre altri paragrafi magnifica il grande successo e ribadisce che i costi sono congrui. E poi, parlando di Ferrero, conclude: “Ci aveva presentato un progetto per l’inaugurazione della Reggia di Venaria che non andò in porto.”

Fine. Ci lasciano con l’insinuazione che Ferrero sia solo un rosicone deluso; magari è vero, magari questa rassegna è bellissima e perfettamente organizzata, però a me sarebbe piaciuto sapere quali sono gli sprechi che Ferrero ha contestato alla Regione, se ha delle prove a supporto, o anche solo in cosa sia stato speso il milionario budget della manifestazione. Invece, riempito l’intero articolo con le dichiarazioni dei politici, e ridotta a mezza riga incomprensibile la critica iniziale, il giornalista si ritiene soddisfatto.

E poi criticano Grillo

[tags]informazione, regione piemonte, teatro a corte, torino, venaria, ferrero[/tags]

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giovedì 22 Maggio 2008, 12:09

Tutti da Luca sabato sera

La citazione di Luca Sofri nel titolo è doverosa, perché è più o meno l’unico dei very important italian bloggherz con cui non ho ancora scambiato piacevolezze nei commenti di questo blog, e quindi colgo l’occasione. Oggi sono anche più irritato del solito perché persino nei commenti a Specchio dei Tempi mi han detto di tacere, e, dopo aver fatto incazzare gli Ultras Granata domenica sera (con tanto di rischio di spaccamento gambe a un amico come ritorsione, per aver suggerito che invadere il campo a fine partita non è mai una grande idea) e varie persone del CNR martedì, con i blogger vado sul sicuro.

E’ che tramite Mantellini – ovviamente coinvolto nella cosa – ho scoperto un ulteriore buon motivo per non pagare il canone Rai: Kinder, la colonia estiva di Condor. In pratica, qualche decina di VIP che vanno in vacanza a Gressoney, e ci tengono a farcelo sapere a mezzo Web e radio pubblica; e non solo genericamente, ma con grande precisione, tipo “sabato mattina giochiamo con la Wii, poi io mi stendo sul prato a leggere il giornale mentre gli altri vanno in paese a comprare la polenta”. Il tutto è ovviamente inframmezzato da blogger che chiacchierano con altri blogger su quanto sia fico essere blogger, discussione aperta anche ai blogger “non dotati di talento” previa pagamento di biglietto di ingresso – escluso vitto e alloggio – di soli 120 euro (neanche alla Sticcon…). Peraltro il cash flow – chi guadagni cosa, chi venga pagato e chi ci venga gratis – è l’unica cosa che sul sito non viene rivelata, anche se si capisce che la cosa è organizzata da questi qui e quindi le probabilità che la Rai e/o qualche ente locale ci mettano dei soldi (miei) mi paiono elevate; spero nella smentita.

Suppongo che sarà una vacanza divertente; il sito è scritto da marchettari professionisti, Gressoney è un posto splendido, alcune delle chiacchierate saranno sicuramente interessanti, e se a qualcuno piace pagare per far vacanza con Sofri e Mantellini, o magari ne è amico da anni e li vuol rivedere, perché no. Per par condicio, comunque, e come già anticipato da Mante, rivelo che io invece andrò in vacanza a Loano; l’evento clou sarà la leggendaria battaglia di gavettoni sul lungomare del Kursaal, tra me, .mau. e Vint Cerf*, finita la quale a tutti i partecipanti sarà offerto un Calippo presso i Bagni Miramare. Quota d’iscrizione, 120 euro, con i quali sono incluse la spillina e il diploma “Sì, io ho pagato per essere qui”. Accorrete numerosi.

* = Vint Cerf potrebbe anche non venire.

[tags]blog, kinder, rai, blogger, vacanze, gressoney[/tags]

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mercoledì 21 Maggio 2008, 11:06

Razzismo

L’idea di rendere reato l’immigrazione clandestina mi pare peregrina: un clandestino che lavora dovrebbe essere regolarizzato, mentre uno che non lavora e non ha lavorato per un certo tempo dovrebbe essere espulso, a maggior ragione se commette reati o vive di espedienti ai semafori; non si capisce a cosa serva metterlo in carcere, se non ad affollare le carceri. Mi sembrerebbe quindi più urgente risolvere il problema per cui l’80% dei clandestini che andrebbero espulsi restano in Italia perché non c’è abbastanza posto nei CPT per accoglierli in attesa di caricarli su un aereo.

Detto questo, sono rimasto indignato dall’offensiva anti-italiana che si è scatenata in giro per l’Europa, a partire dal governo spagnolo; Zapatero, peraltro, è un noto affondatore di gommoni, e sta biecamente sfruttando Berlusconi per rifarsi una verginità con l’ala buonista del suo partito, magari anche impaurito dall’idea che un po’ più di severità alle frontiere italiane comporti più gommoni sulle coste spagnole. Tempo fa, a fare la voce grossa era la Romania; e poi, esponenti politici di mezza Europa. E noi che facciamo? Non solo chiniamo la testa, ma ci facciamo del male da soli, ad esempio mandando a Strasburgo l’inneffabile Agnoletto ad esibire un cartello che dà del razzista al governo scelto da quelli che gli pagano il lauto stipendio, cioè i cittadini italiani: senza vergogna.

Noi, se avessimo ancora un po’ di dignità nazionale, risponderemmo nell’unico modo sensato: tutti insieme, di destra e di sinistra, diremmo a Zapatero e soci che l’Italia ha il diritto di scegliersi il governo che vuole e di adottare le politiche che vuole, nell’ambito dei trattati internazionali che abbiamo firmato; e se li stiamo violando, che ci denuncino nelle sedi opportune (dove l’Italia peraltro perde regolarmente le cause). Ma anche se Zapatero e sodali avessero ragione, non è accettabile che si immischino in questo modo, né che insultino regolarmente l’Italia un giorno dopo l’altro.

Sicuramente in Italia c’è del razzismo, alimentato dall’incapacità delle istituzioni (ma anche di troppi gruppi sociali italiani, a partire dalla sinistra e dalla Chiesa) di distinguere tra l’immigrazione sana e i delinquenti, di aiutare i primi e punire i secondi senza lassismo e senza buonismo. Ma dopo questi giorni mi pare chiaro che in Europa c’è altrettanto razzismo: contro l’Italia e gli italiani.

[tags]razzismo, europa, italia, immigrazione, zapatero[/tags]

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martedì 20 Maggio 2008, 19:36

Roma low cost

In occasione di questo giro a Roma, ho potuto provare il nuovo servizio di voli low cost tra Little Boxes e Little River. Da Torino a Roma, le alternative sono sempre state due: il treno, con un costo attorno ai 100-120 euro, e l’aereo, dove si poteva scegliere tra Air One e Alitalia, che si facevano “concorrenza” con prezzi tipo 165 euro una e 168 euro l’altra, fissi e costanti praticamente sempre. Ora, grazie alla compagnia romana Blue Panorama – originariamente specializzata in charter estivi – e al suo servizio low cost Blu-Express, esiste una soluzione che permette, comprando con anticipo, di fare andata e ritorno in aereo per 100 euro o anche meno.

Ci sono tre voli giornalieri, e il servizio è senza fronzoli; niente posti assegnati e cibo a pagamento. Gli aerei non sono nuovissimi, ma sempre meglio dei paleolitici MD-80 Alitalia; a Fiumicino si parte dal terminal AA, che sta all’esterno, subito a sinistra del terminal A. I miei voli erano puntuali, anche se quelli del parcheggio mi hanno detto che per il ritorno pomeridiano non è così frequente. Nel complesso, una buona soluzione, che però è ancora poco conosciuta (il volo di ritorno era pieno al 30%). Speriamo che duri.

[tags]voli, low cost, torino, roma, blu-express[/tags]

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martedì 20 Maggio 2008, 09:59

Le punte della ricerca italiana

Seriamente: mi dispiace che la mia bonaria ironia su un incontro con gli uscieri (oltre che sulle politiche del Dipartimento Toponomastica del Comune di Roma) sia stata presa come un attacco diretto all’istituzione che, tra le altre cose, ha il merito di aver portato Internet in Italia, oltre a supportare quel po’ della ricerca italiana che resiste allo stato comatoso del Paese. Pensavo che non ci fosse nemmeno bisogno di dirlo, ma comunque mi scuso per l’equivoco.

[tags]ricerca italiana, sicurezza[/tags]

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