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sabato 27 Ottobre 2007, 19:13

Rivoluzioni

Volevo esprimere il mio massimo rispetto per il senatore Fosco Giannini di Rifondazione Comunista, che l’altro giorno ha avuto la forza e il coraggio di indignarsi in Parlamento per un servizio del TG2 di mercoledì sera, dedicato al novantesimo anniversario della Rivoluzione d’Ottobre.

Anche io avevo visto il servizio e ne ero rimasto allibito: descriveva la rivoluzione russa con una faziosità virulenta, chiaramente studiata a tavolino, ben lontana da qualsiasi possibile giudizio storico, e molto più simile a un bollettino della CIA degli anni ’50. La scelta e il racconto dei fatti, l’uso degli aggettivi e dei verbi erano studiati per denigrare il comunismo come nemmeno Emilio Fede avrebbe mai fatto. In pratica, la rivoluzione bolscevica veniva descritta come un colpo di stato minoritario, autoritario e sanguinario basato su idee “atee, materialiste e violente” (notare l’associazione tra ateismo e violenza). Secondo il servizio, poi, il comunismo russo sarebbe la causa diretta dell’avvento del nazismo in Germania, come a sottintendere che è colpa dei comunisti se c’è stato Hitler; le due ideologie vengono poi apertamente equiparate. Segue l’affermazione secondo cui “fascismo e nazismo crollarono con la guerra”, fattagli evidentemente dagli alieni e non anche dall’Unione Sovietica comunista: il ruolo del comunismo nella seconda guerra mondiale viene scientificamente ignorato, e anzi si dice che il comunismo alla guerra sopravvisse “abilmente”, come un criminale di strada. E così via.

Ora, voi sapete che io sono ben lontano dall’essere comunista, e anzi che mi diverto a denigrare quei vecchioni della sinistra conservatrice e i loro schemi ideologici, che sono certamente inefficaci, e molto spesso illiberali e autoritari. Eppure, un conto è instaurare un sistema sociale centralizzato ed autoritario – che però ha permesso la liberazione di mezzo mondo dal feudalesimo, dallo sfruttamento e dal colonialismo – e un conto è  spedire gli ebrei nei forni.

Le rivoluzioni comuniste nel mondo sono nate per ideali nobili, per richieste di giustizia sociale, di equità economica, di maggiore libertà da preesistenti regimi oppressivi o dittatoriali. Che esse siano poi degenerate in altrettante dittature è innegabile, nè io vorrei mai vivere in un paese comunista; ma sostenere che il loro scopo fosse esplicitamente e sin dal principio la dittatura e il vantaggio personale è non solo oggettivamente falso, ma vergognosamente irrispettoso di chi per quegli ideali ha dato il proprio sangue (e sì, c’è stata in passato gente che moriva per un ideale, non solo per troppo alcool o troppo sballo).

Il problema è che al giorno d’oggi parlare di rivoluzione, qualunque rivoluzione, è pericoloso; per vent’anni ci è stato fatto un lavaggio del cervello continuo per convincerci che l’ideologia è un male, che l’ideale è un male, che quello attuale è il migliore dei mondi possibili e che chi domanda cambiamenti che non siano meramente estetici è necessariamente un violento e un terrorista, o perlomeno uno stupido che vive di sogni.

Eppure, proprio l’Italia dimostra come sia necessaria una grande rivoluzione, nel senso proprio di un cambiamento radicale e improvviso di classe dirigente. Una rivoluzione molto diversa da quelle passate, innanzi tutto perché pacifica, non violenta, tranquilla. Una rivoluzione glocale come il nuovo sistema economico mondiale, con un occhio alle grandi questioni planetarie, e l’altro ai problemi spiccioli e concreti di tutti i giorni. Ma pur sempre una rivoluzione, perché il sistema sociale attuale è ingiusto e insostenibile per tanti, troppi motivi. E quando una gerarchia non sta più in piedi prima o poi, volente o nolente, cade.

Rivoluzioni così sono successe, in questi vent’anni, proprio nelle nazioni ex sovietiche, che avevano lo stesso nostro problema di gerarchia sclerotizzata. Però preparatevi, perché nessun grande cambiamento storico è mai avvenuto stando col culo sulla sedia a guardare i Simpson, o a farsi rincitrullire dal televisore su come l’importante sia stare zitti e delegare ad altri il potere politico ed economico, in nome della lotta contro un profluvio di paure artificiali e in cambio di svariati specchietti e perline. Prima o poi, ci sarà da sedersi in una piazza e non muoversi più.

[tags]tg2, rivoluzione d’ottobre, giannini, rivoluzione, casta[/tags]

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sabato 27 Ottobre 2007, 03:20

Santi angeli

Sono appena arrivato in albergo a Los Angeles, dopo un volo di undici ore dal quale peraltro resterò traumatizzato a vita, visto che non riuscirò più a togliermi dalla testa le immagini di Keira Knightley in Pirati dei Caraibi 3 – due ore con i vestiti sempre completamente fradici.

Comunque, effettivamente qui in città si vede poco o nulla: alla classica coltre rossa dell’inquinamento si aggiunge uno spesso strato grigio di fumo, che anche dai piani alti rende difficile vedere oltre la prima ventina di isolati. E così, mi sono accontentato di questo malinconico tramonto dal diciassettesimo piano dell’Hilton dell’aeroporto:

DSC00825s.JPG

Per completezza, aggiungo che il Westin che si vede sulla destra (l’ultimo palazzone bianco) è dove ero stato sette anni fa per un meeting di SDMI, spedito da Vitaminic: insomma un ritorno alle origini. Se stasera mi gira sfido il filo spinato elettrizzato (ubiquo nel circondario) e vado a vedere se esiste ancora il Taco Bell di fronte; se no, mi accontento degli hamburger del Carl’s Jr qui sotto. Oppure mi trascineranno in qualche cena, anche se per me (e per voi) sono quasi le quattro del mattino…

[tags]los angeles, incendi, tramonto, pirati dei caraibi, keira knightley sorca spaziale[/tags]

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venerdì 26 Ottobre 2007, 08:40

Torino violenta

Metti che una sera di un novembre piovoso ci si ritrovi a cena in una doppia dozzina, in una pizzeria tutta colorata di granata, a festeggiare il ritorno senza danni dall’avventurosa trasferta di Bergamo, e a discutere della prossima pila di vecchie guide telefoniche da coriandolare, e in generale a mangiare e bere alla facciazza di chi del calcio ha una visione triste e presbite, e più lo guarda e meno ci capisce.

E poi metti che d’improvviso alle tue spalle spunti per completo e totale caso un signore alto e brianzolo; è Claudio Sala, il poeta del gol, che si ferma a chiacchierare per un quarto d’ora con i più canuti del gruppo. Loro baciano l’aria che lui respira, ma lui è uno di quei campioni di una volta, di quelli che andavano in giro non con la Ferrari o la BMW ma col centoventisette verde pisello, di quelli che hanno chiamato i figli con un nome come quello di qualsiasi comune mortale, e non con un nome da profumo o da cane. Alla fine ci saluta, ci fa tutti gli autografi che vogliamo, ci lancia il coro e poi va a finirsi la pizza pure lui.

Intanto, mentre gli ultras friulani sono venuti fin sul nostro forum ad invitarci lo stesso a Udine, ché il rischio quattro sarà soltanto quello di mescolare troppo il Barbera col Tocai, l’osservatorio dei pizzettari, capitanato dal rappresentante della società Autogrill (non scherzo, ce n’è veramente uno: l’Italia è l’unico paese al mondo dove un venditore di pizzette può limitare la libertà di movimento dei cittadini), ha attribuito al derby di Roma il rischio tre. Non c’è alcun problema: neutralizzato il rischio terroristico degli ultras del Torino, Roma-Lazio si può giocare di notte e in diretta Sky, senza alcuna limitazione sulla vendita dei biglietti.

In fondo, uno degli ultimi derby notturni di Roma è solo stato sospeso a metà per una falsa notizia diffusa ad arte, con tanto di invasione di campo e due ore di scontri, con metà del Foro Italico dato alle fiamme. Ma che vuoi che sia, so’ de Roma, so’ ragazzi, e poi al Viminale semo tutti daa Maggica: vuoi mica rompere li cojoni aa Maggica e aa Lazzie per quelle du’ coltellate che scappano quasi ad ogni derby? Quei 66 tifosi daa Lazzzzie arrestati un mese fa con abbastanza coltelli da attrezzare la fabbrica della Simmenthal, mica saranno un precedente? E quello che l’hanno aspettato sotto casa e gli hanno sparato in una gamba? E quei due interisti accoltellati dai romanisti un mese fa in mezzo ai lucchetti del Ponte Milvio?

Ma, in fondo, chi se ne frega. Il calcio di oggi è marcio dalla testa, la violenza c’è ma interessa solo come scusa, perché il flusso di denaro verso una manciata di soliti noti non possa interrompersi. Finché però ci si potrà arrangiare attorno alle italiche follie, e continuare a gioire o incavolarsi per un millimetro di qua o di là della riga, e poi trovarsi a cena tutti insieme attorno a una pizza, noi torinesi violenti continueremo ad esserci.

[tags]ultras, torino, violenza, stadi, osservatorio del viminale, roma, lazio[/tags]

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giovedì 25 Ottobre 2007, 14:27

Bonus

Mi scrive LiberoWindInfostrada:

Vuoi navigare in Internet quanto vuoi e senza pensieri? Attiva la fantastica offerta Mega 15000 e con soli 30 euro mensili potrai avere un bonus di ben 15.000 euro al mese per navigare su Internet, con il tuo telefonino o con la tua data card, in modalità HSDPA/UMTS/GPRS!
Inoltre, la promozione che ti permette di navigare gratis su Internet la notte continua fino al 3 febbraio 2008, se hai una ricaricabile con la Mega 15000, le tue connessioni notturne, effettuate dalle 24 alle 8 del mattino, non verranno scalate dal tuo bonus di 15000 euro!

Molto interessante… grazie per l’offerta, ma i 15000 euro li preferirei in contanti: ecco qui i miei trenta. O ho capito male?

In effetti, mi attendo una analoga offerta da Lidl: con soli 30 euro, puoi avere 15000 euro di bonus* in bottiglie di Freeway Cola!

* Nota: solo per gli aderenti all’offerta, ogni bottiglia di Freeway Cola, che a noi costa dieci centesimi, sarà disponibile al vantaggiosissimo prezzo di 5000 euro. Tasse e costi di gestione non inclusi. Contratto di durata minima 24 mesi, che per legge puoi rescindere anticipatamente pagandoci solo il costo tecnico dell’operazione, da noi valutato in 14000 euro.

Se quelli di Lidl facessero una offerta così, prima gli rideremmo dietro e poi andremmo a denunciarli per truffa. Invece, nelle telecomunicazioni tutto è lecito.

Almeno, se l’andazzo è questo, potremmo risparmiarci gli stipendi delle centinaia di dirigenti, dipendenti e consulenti delle varie Autorità Garanti, prima tra tutte l’AGCOM. Tanto nessuno si metterà mai a disturbare l’industria che, con il proprio budget pubblicitario, mantiene l’80% delle tette & culi & propaganda della televisione italiana.

[tags]wind, libero, infostrada, lidl, agcom, tv, pubblicità ingannevole, gratis a soli 30 euro al mese[/tags]

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giovedì 25 Ottobre 2007, 11:32

Il ritorno dei nonni viventi

Se pensate che tutti i pipponi sulla vecchiaia della nostra classe dirigente siano eccessivi, questo è ciò che ne pensa il Times, istigato dalla “internet tax” (questo invece è BoingBoing, il blog più seguito al mondo).

[tags]internet tax, roc, levi-prodi, a settant’anni si dovrebbe andare ai giardinetti[/tags]

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mercoledì 24 Ottobre 2007, 16:15

Pirati? Volevamo dire, contraffattori!

Della diatriba internazionale sul diritto d’autore si parla spesso e in abbondanza; la lotta per favorire formati e programmi aperti su quelli proprietari e per evitare che i produttori di contenuti utilizzino strumenti tecnologici come il DRM per negare ai consumatori i propri diritti è faccenda di massa da una decina d’anni.

Per tutto questo tempo ci siamo dovuti sorbire gli spot di Faletti e le immagini sui DVD (non saltabili) di terribili pirati àcher che con la benda sull’occhio e la mano sul mouse finanziavano la mafia e il terrorismo grazie alla TUA complicità, si proprio tu che dopo aver pagato venti euro la compilation del meglio di Nino d’Angelo mo’ te la vorresti pure sentire sul lettore MP3 senza doverla ricomprare, ladro!

Forse non tutti sanno che, tuttavia, le cose non sono rimaste ferme. Dieci anni fa il “nemico” era WIPO, l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di proprietà intellettuale, che era dominata dagli interessi dei paesi industrializzati e che sosteneva il sistema internazionale del copyright infinito.

In questi anni, però, lo scenario ha cominciato a cambiare, principalmente perché i paesi in via di sviluppo hanno mangiato la foglia, e hanno capito che il sistema della proprietà intellettuale così come sviluppato negli ultimi quarant’anni è una forma di colonialismo che crea dipendenza, non più in termini di industrie di manifattura e trasformazione fisica dei prodotti ma in termini, ben più pericolosi, di conoscenza e di infrastruttura dell’informazione e della comunicazione.

E così, la favola del pirata cattivo non se la beve più nessuno; e così, paesi come il Brasile e il Sudafrica sono molto più avanti di noi nell’adozione sia pubblica che privata dei modelli di distribuzione libera; l’Italia è in effetti uno dei paesi più arretrati al mondo, non solo per il proprio cronico ritardo culturale ma per la presunzione facilona – molto “all’italiana” – di stare in questo scontro dal lato di chi produce tecnologia avanzata, mentre invece da almeno trent’anni ne siamo passivissimi utenti.

Comunque, mangiata la foglia, il Brasile ed altre nazioni hanno portato avanti negli ultimi anni la cosiddetta Agenda per lo Sviluppo: un piano di lavoro che si propone di rivoltare WIPO come un calzino, trasformandola da una organizzazione per la difesa delle grandi corporation americane a una che ha come obiettivo la diffusione della conoscenza. La battaglia è durissima, ma promette bene, per un solo chiaro motivo: che nel sistema delle Nazioni Unite, nonostante le lobby e le pressioni, ogni nazione vale allo stesso modo, e i paesi in via di sviluppo sono molti di più di quelli sviluppati.

E’ per questo che non è una sorpresa l’annuncio di ieri del governo americano, secondo cui gli Stati Uniti si sono accordati con i fidi (nel senso di “obbedienti come cagnolini”) europei, canadesi, australiani, giapponesi e così via, per dare il via alla negoziazione di un nuovo accordo internazionale, al di fuori di WIPO e delle Nazioni Unite, denominato Anti-Counterfeiting Trade Agreement (ACTA).

Naturalmente, lo scopo di questo nuovo trattato sulla proprietà intellettuale sarà quello di difendere i poveri cittadini delle nostre società dai cattivissimi contraffattori cinesi, quelli che fanno le Barbie al piombo e i dentifrici batterici (il fatto che li facciano su ordinazione di aziende occidentali, che li pagano uno e li vendono a cento, è trascurabile). Se poi nel mezzo del trattato ci capiterà qualche regoletta sull’estensione del copyright o sull’adozione dei DRM, beh, è solo per combattere meglio i malefici contraffattori!

Già, perché non penserete mica che il fatto che da alcuni mesi giornali e telegiornali abbiano quasi smesso di ammannirci le immagini dei pirati con la benda sull’occhio e la mano sul mouse, e abbiano cominciato a terrorizzarci un giorno sì e l’altro pure con il finto parmigiano o con un giocattolo esplosivo dietro l’altro (naturalmente contraffatto), sia casuale?

[tags]copyright, pirateria, contraffazione, acta, wipo, nazioni unite, faletti peccato che il cd non t’abbia preso in fronte[/tags]

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mercoledì 24 Ottobre 2007, 08:33

Blogstar

Ma secondo voi Mantellini s’offende se – dopo che lui ha dichiarato di aver scritto questo post sul famoso ROC, il registro dei blog proposto dal governo, solo per poterlo intitolare “ROC IN THE CASBAH” – io gli faccio notare che la famosissima canzone dei Clash si chiama in realtà Rock The Casbah, visto che in inglese to rock, quando ha significato di scuotere, è un verbo transitivo?

[tags]mantellini, blogstar, clash, internet tax[/tags]

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martedì 23 Ottobre 2007, 14:43

Lettera aperta sulla violenza negli stadi

Al Presidente dell’Osservatorio sulle Manifestazioni Sportive del Ministero dell’Interno
Al Giudice Sportivo della Lega Nazionale Professionisti di calcio
Al Prefetto di Torino

Egr. dottor Ferlizzi,
egr. giudice Tosel,
egr. dottor Sottile,

mi scuso per dover richiedere la Vostra attenzione per una lunga lettera, ma sento la necessità di commentare le azioni che i Vostri organismi stanno compiendo nei confronti della violenza negli stadi, cercando di contribuire in modo costruttivo e supportato da fatti.

Sono tifoso del Torino da quando sono nato; non sono mai stato un ultrà, e sono attualmente abbonato in curva Primavera (quella dei pensionati). Una o due volte l’anno, quando il Torino non gioca troppo lontano da casa e non ho altri impegni per la domenica, vado anche in trasferta. Quest’anno, per puro caso, ciò è capitato domenica scorsa, e sono quindi stato testimone oculare di ciò che è successo a Bergamo in occasione della partita Atalanta-Torino, e che ha portato l’Osservatorio ad assumere con procedura straordinaria la determinazione numero 46, in cui si vieta ai tifosi del Torino la prossima trasferta ad Udine.

Ero perfettamente cosciente dell’inimicizia storica che regna da trent’anni tra gli ultras di Torino e Atalanta; chiunque bazzichi il calcio italiano la conosce. Per i locali, mancando dalla serie A il Brescia, Atalanta-Torino diventa un vero derby. Eppure già domenica, mentre sul pullman dei tifosi venivamo scortati verso lo stadio, sono rimasto allibito nell’osservare una città militarizzata. Non ha alcun senso che, per permettere a me e ad altre trecento persone di assistere a una partita di calcio senza venire linciati dal pubblico locale, si debbano impiegare un migliaio di poliziotti e bloccare la città per mezza giornata. A malincuore, io e il mio vicino abbiamo concluso che, in quelle condizioni, sarebbe stato opportuno vietare la trasferta e basta.

E’ proprio per questo che, invece, non capisco il senso del provvedimento che avete appena emesso. Non c’è la minima inimicizia tra Torino e Udinese; l’anno scorso, i nostri tifosi hanno addirittura esposto uno striscione per ricordare un tifoso locale. Sarebbe stata una bella festa di calcio, una gita fuori porta; proprio quello che, a parole, vorreste incoraggiare. Per i tifosi granata del Nord-Est, sarebbe stata l’unica occasione dell’anno per vedere dal vivo la propria squadra. Classificare questa sfida a rischio 4 e vietare la trasferta può significare solo due cose: o non conoscete le dinamiche del calcio italiano, o volete impartire una punizione esemplare.

Eppure, punizione per cosa, e a chi? A me hanno insegnato che tra i capisaldi dello stato di diritto ce ne sono alcuni che dicono che la responsabilità è personale, che la pena è proporzionata al reato, e che nessuno sarà punito per le azioni di altri.

La vostra decisione si richiama innanzi tutto ai fatti del derby del 30 settembre; partita classificata a rischio 2 (solo?), giocata in notturna, che si chiude con 30 arresti: 29 tifosi della Juventus e 1 (uno) del Torino. Parrebbe chiaro che se una squadra deve essere punita è quella bianconera, ma supponiamo pure che i numeri non contino e che si attribuiscano uguali responsabilità alle due squadre. Quali sono i provvedimenti?

Per Torino-Sampdoria: rischio 4 (più che giusto), orario al pomeriggio, settore ospiti chiuso, divieto di ingresso persino ai tifosi granata non abbonati; danno economico consistente, tifosi delusi, spettacolo monco.

Per Juventus-Genoa: rischio 4 (lo stesso preciso identico), posticipo in notturna per non disturbare Sky, settore ospiti aperto, biglietti in vendita su tutto il territorio nazionale; stadio esaurito.

Perché? Mi potreste gentilmente spiegare il perché di una disparità di trattamento così evidente?

Si arriva così, già con l’amaro in bocca, a Bergamo. La partita è stata bellissima, una di quelle che ti fanno innamorare del calcio e del Toro. Io ho cantato per tutto il tempo, ad eccezione dei cori contro i carabinieri e sullo stadio Heysel, che trovo vergognosi. Ho indirizzato svariati insulti agli avversari, e al gol del pareggio sono corso a sfogarmi contro il divisorio, perché sono convinto che il bello del calcio italico stia anche nello striscione sarcastico o polemico e nel gesto di scherno, purché si tenga sempre presente che è un gioco e che al fischio finale si è amici come prima. Nell’intervallo, ci siamo persino divertiti, amaramente, a constatare come i bergamaschi usino il termine “terrone” quando vogliono offendere qualcuno. L’arbitro ha contribuito a scaldare gli animi, sbagliando molto a sfavore del Torino – e questo non lo dico io, lo dicono i commenti dei giornali, che hanno chiosato la sua prestazione con questi voti: La Stampa 5, Tuttosport 4,5, Gazzetta dello Sport 4,5, Corriere dello Sport 5. Nonostante tutto, la situazione a fine partita era tranquilla.

E poi? Il comunicato dell’Osservatorio, a giustificazione del provvedimento di cui all’inizio, racconta i capi d’accusa:

“- nella fase di deflusso, un gruppo di tifosi granata… ha sfondato un cancello dell’area di massima sicurezza”;

“alla stazione ferroviaria… un gruppo di circa 150 tifosi torinisti ha provocato l’intervento delle Forze dell’Ordine”;

Della stazione non posso parlare, visto che non c’ero, ma del deflusso sì: oltre un’ora dopo la fine dell’incontro, noi eravamo ancora chiusi dentro lo stadio, perché fuori, attorno allo stadio, centinaia di ultras locali erano fermi davanti alle uscite in attesa di “festeggiarci” – e Vi assicuro che non è una bella sensazione.

Poi è stato aperto il passaggio dal settore ospiti al recinto del parcheggio dove erano ospitati i nostri pullman, e a quel punto un (1) demente si è staccato dal gruppo granata, è corso verso il cancello che separava il luogo dal resto del parcheggio, e lo ha “sfondato” – con le virgolette, perché era aperto. Sono allora accorsi una dozzina di tutori dell’ordine in assetto antisommossa, che in tre secondi lo hanno rispedito indietro, sparando un (1) lacrimogeno. A quel punto un centinaio di tifosi atalantini ha “sfondato” – ho capito che questo è il termine tecnico per chi passa attraverso porte aperte – le barriere di prefiltraggio, cercando di raggiungerci; sono stati prontamente caricati dalla Polizia e sono scappati a gambe levate.

Fine degli scontri; e visto che il comunicato parla di 16 lacrimogeni sparati, Vi consiglio di indagare su dove siano finiti gli altri 15, con la penuria di risorse che affligge le forze dell’ordine…

Ora io ho una domanda: dato che c’erano decine di telecamere e quattro poliziotti per ogni tifoso granata, e che peraltro la maggior parte di noi mai si sarebbe messa a picchiarsi per una partita di calcio, era così difficile identificare l’unico facinoroso e far sì che egli rispondesse delle proprie azioni?

Che senso ha che Voi rilasciate interviste in cui chiedete al pubblico di “isolare i violenti”, e poi quando c’è un violento isolato prima lo lasciate andare, e poi punite la società e le centinaia di migliaia di cittadini normalissimi che tifano per il Torino?

Io non ho mai alzato le mani in vita mia, non sono un criminale, e come me la quasi totalità dei tifosi del Torino: chi Vi dà il diritto di trattarci e di additarci come tali, anche di fronte all’opinione pubblica e alla stampa?

E già che ci siamo, per equità, quali provvedimenti intendete prendere contro gli ultras dell’Atalanta?

La tifoseria del Torino è da sempre calda, in parte anche violenta, ma mai criminale. Non esiste nella storia del calcio italiano una persona, tifoso o poliziotto, che sia stata uccisa o gravemente ferita in uno scontro tra o con tifosi del Torino. Nessun tifoso del Torino è mai stato coinvolto in una faida per il controllo affaristico della curva. Ci sono tifoserie (Roma, Lazio, Napoli, la stessa Juventus) imbottite di pluripregiudicati per reati penali, dove gli arresti e i coltelli sono all’ordine del giorno. Eppure, ora sembra che il problema del calcio italiano sia la tifoseria del Torino, me compreso.

A Torino ormai vige uno stato di punizione permanente contro una squadra sola. In tutti gli stadi d’Italia – compreso l’Olimpico quando gioca la Juventus – entrano tranquillamente bandiere, striscioni, petardi. In Juventus-Udinese un tifoso juventino ha tirato un petardo in campo (rinfrescatemi la memoria, qual è stato il Vostro provvedimento?). Ma, se gioca il Torino, si vedono i carabinieri all’ingresso portar via una bandiera granata a bimbi di sei anni in lacrime. E poi ciò viene giustificato come un atto per far tornare allo stadio le famiglie.

Il problema non sono dunque le punizioni o la repressione della violenza, che è sacrosanta. Il problema sono la discrezionalità e la disparità dei provvedimenti, che creano sensi di ingiustizia, ulteriore rabbia, ulteriore violenza. Forse non ve ne rendete conto, ma l’accanimento che state dimostrando, lungi dal placare gli animi, rischia di alimentare la rabbia e il vittimismo delle parti peggiori della nostra tifoseria. Crea solidarietà con i violenti, invece che con le forze dell’ordine. State soffiando sul fuoco: perché?

E’ così difficile attribuire i gradi di rischio in base a precedenti oggettivi anziché a volontà persecutorie verso singole tifoserie, e fare in modo che a grado uguale corrispondano misure uguali per tutti, anziché lo stadio chiuso per le piccole squadre e la diretta notturna per le grandi?

Oppure, vietiamo del tutto le trasferte a tutti. Credo che non funzionerebbe, che l’afflusso di “cani sciolti” sarebbe ancora più pericoloso (com’è che in Roma-Napoli, gara riservata agli abbonati giallorossi, al gol del Napoli ha esultato mezza curva?). Ma almeno sarebbe una misura uguale per tutti.

Spero che questa riflessione Vi sia utile; attendo con fiducia una Vostra risposta, e nel frattempo Vi ringrazio, di cuore, per ciò che fate per riportare un po’ di serenità e di credibilità nel calcio italiano, auspicando che, con la collaborazione di tutti noi, lo sforzo possa avere successo; e che la giustizia italiana possa presto occuparsi di problemi un po’ più importanti.

Cordiali saluti,

[tags]ultras, violenza, stadi, toro, atalanta, osservatorio del viminale[/tags]

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lunedì 22 Ottobre 2007, 10:00

Ho scritto al ministro

Parliamo sempre della cosiddetta “internet tax” – anche se il termine non mi piace, perché il problema non è tanto quello economico, quanto quello delle barriere all’ingresso per chi vuole esprimere in rete le proprie opinioni, insomma della possibile restrizione e controllo dell’espressione online.

Stamattina ho letto il post al riguardo del ministro Gentiloni – persona con cui ho anche avuto modo di chiacchierare cinque minuti, al WSIS di Tunisi, e mi aveva anche fatto una buona impressione – in cui si scusa e dice che lui non aveva letto la legge prima di approvarla, il che conferma la mia interpretazione di venerdì. Anche io ho pensato che non si può approvare una legge di riforma dell’editoria (mica un decreto sul diametro delle banane) senza leggerla in dettaglio, ma sorvoliamo.

Però, ho notato che il ministro ha sul suo blog una form per scrivergli. E così, ho pensato di vedere se è solo per bellezza; e gli ho lasciato un gentile messaggio, suggerendo che forse è il caso che prima di legiferare sulla rete ne parlino con qualcuno che ne capisce, partendo dagli esperti che hanno già in casa (e non intendo certo questi), e magari mettendo in piedi una bella consultazione aperta a tutti via Web.

Sarebbe bello se si scoprisse che il sito del ministro è come quello di tutti noi, cioè non soltanto una vetrina ma anche un modo per essere contattati. Comunque, scrivere gentilmente ai politici in questione mi sembra più produttivo che continuare a dirci tra noi quanto siamo incavolati, o riempire di insulti i commenti sui loro blog.
[tags]internet tax, gentiloni, riforma dell’editoria[/tags]

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lunedì 22 Ottobre 2007, 09:04

Trisfatta

Dev’essere duro essere inglesi stamattina.

Voglio dire: all’inizio della settimana siete dati per favoritissimi per qualificarvi per gli Europei di calcio, vincere il mondiale di rugby e pure quello di Formula 1.

Si comincia col calcio; mercoledì c’è Russia-Inghilterra: basta un pareggino contro una delle squadre russe più scarse degli ultimi cinquant’anni, e a un quarto d’ora dalla fine l’Inghilterra sta addirittura vincendo 1-0. Poi succede l’incredibile: l’arbitro si inventa un rigore per i russi, che pochi minuti dopo fanno anche il secondo gol. Inglesi sotto shock, russi in festa: gli basterà battere Israele e Andorra per andare agli Europei al posto dell’Inghilterra, che sarebbe eliminata per la prima volta in 24 anni. E i tifosi si prendono pure mazzate dai locali.

Disappointing, penserete voi, ma chi se ne frega del calcio: state per vincere il mondiale di rugby! E invece, arriva la gran serata e nuova delusione: la squadra va in bambola e, in una delle più brutte partite della storia del rugby, a festeggiare sono i sudafricani.

Bad luck! però adesso c’è almeno la consolazione del mondiale di Formula 1: quello non si può proprio perdere, è un tiro a porta vuota. Ci vogliono una invasione aliena o una rivoluzione bolivariana per far sì che Lewis Hamilton, con la squadra e la federazione internazionale impegnate a spingerlo da dietro, arrivi due posizioni dietro ad Alonso o cinque dietro a Ricchionen. Hamilton ci prova intensamente mettendo un paio di gomme vietato nelle prove, ma è talmente raccomandato che i commissari fanno finta di non vedere. Eppure, dopo una stagione perfetta, accade l’impensabile: Lewis si incarta alla prima curva, e poi dopo qualche giro gli si pianta la centralina, probabilmente impallata dal virus Tortellino, sviluppato appositamente per l’occasione in una non meglio precisata cittadina del sud Europa. Lo vedete piangere mentre, alla deriva a trenta all’ora per le curve del circuito di Interlagos, aspetta che Windows Vista finisca il reboot. Alla fine la federazione cerca ogni appiglio per squalificare qualcuno e fargli vincere il mondiale lo stesso, ma il circuito è presidiato dalle bande armate delle periferie di Sao Paulo, ingaggiate dalla Ferrari tramite Felipe Massa. E così, dopo russi e sudafricani, pure gli sconclusionati italiani vi possono fare il gesto dell’ombrello.

Dev’essere proprio dura essere inglesi stamattina. E’ per questo che sto perquisendo il mio cellulare, per inviare un apposito SMS a tutti i numeri che iniziano per +44!

[tags]inghilterra, rubgy, formula 1, hamilton, raikkonen, mondiale, sfigati, godo come un riccio[/tags]

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