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lunedì 4 Giugno 2007, 13:51

Santa Rosa comunista

Per via di varie conferenze sono stato in molti posti interessanti; questo, però, lo è particolarmente. Si tratta di un enorme palazzone in puro cemento grigio scuro con inserti grigio chiaro, in un quartiere semiperiferico di Berlino Est; puro socialismo reale, con la statua di Rosa Luxemburg davanti all’ingresso e le porte di metallo decorato che cadono a pezzi. E’ la sede del quotidiano di sinistra Neues Deutschland e di vari sindacati, partiti e movimenti, tra cui la Fondazione Rosa Luxemburg che ospita il nostro meeting. Il nostro ospite ha aperto il meeting raccontandoci che, tornato dalla manifestazione di Rostock contro il G8, ha interrogato la statua di “Santa Rosa” per sapere che fare del futuro della sinistra: era detto con ironia, ma il livello di adorazione è di quel genere.

Il seminario è molto interessante, anche se straniante: è la prima volta dopo tanti anni che mi ritrovo in un meeting dove quasi nessuno ha un portatile, e non c’è connessione wi-fi (qualcuno nel palazzo ce l’ha e ogni tanto mi riesco ad agganciare, ma c’è troppo cemento). I partecipanti sono tedeschi, italiani, spagnoli e inglesi di sinistra (ma anche singoli francesi, romeni, greci, brasiliani, americani), provenienti da sindacati, partiti o movimenti di vario genere, che si interrogano sulle nuove forme di politica. Io sono qui come esperto della governance di Internet, e credo di avere abbastanza sconvolto le loro certezze: dopo la canonica esposizione dei principi del software libero, dell’hackerismo e della natura della rete – confutata l’interpretazione ovvia ma sbagliata, secondo cui i nerd scrivono software libero per rovesciare il capitalismo – hanno tutti cercato di capire come possa un movimento che si colloca al di fuori di qualsiasi ideologia tradizionale cambiare il mondo.

Certo, ogni tanto salta fuori qualche vizio della sinistra tradizionale; come quando è scattata l’ora per la discussione sui casi di studio, che con l’aggiunta all’ultimo momento del mio erano passati da tre a quattro; ne consegue che il moderatore ha ridotto il tempo a disposizione di ciascun relatore da venti a quindici minuti. Non fosse mai! uno dei cinquantenni tedeschi in sala ha preso la parola per sottolineare che sul documento ufficiale di preparazione alla conferenza era stato scritto che ogni relatore avrebbe avuto venti minuti, e siccome non si potevano modificare le regole durante il lavoro, si dovevano garantire i venti minuti. Alla fine si è raggiunta una mediazione, ma c’è voluto un po’!

E poi, sempre per i vizi, le riunioni iniziano in costante ritardo e finiscono ancora più in ritardo; e quando sono andato in bagno a fine mattinata ho inaugurato io il cestino per i tovagliolini asciugamano (lavarsi è un’abitudine borghese). In compenso, è la prima volta che vedo qualcuno fare pipì fischiettando Bella ciao – e non era nemmeno italiano.

Le discussioni però sono interessanti, e in particolare lo è vedere come certi fenomeni sociali ed economici siano interpretati in un mondo con cui normalmente ho pochi contatti, quello dei politologi ed intellettuali di sinistra. La maggior parte delle letture preparatorie presentavano idee stimolanti; segnalo una bella analisi di Carlo Formenti (con riferimenti a Toni Negri, che mi hanno fatto venir voglia di leggerne l’ultimo libro) sulla condizione dei nuovi lavoratori della conoscenza; mi è sembrata lucidissima (e difatti è stata contestata dai sindacalisti classici).

Molto interessante anche la discussione sulle “comunità del Web”: Youtube è una comunità, o una infrastruttura? E’ una forma di sfruttamento del popolo, visto che la gente manda contenuti gratis e poi i “padroni” di Youtube lo vendono a Google per 1.68 miliardi di dollari? (La persona che ha fatto questa osservazione è la stessa che è andata in Romania a girare un documentario su come gli italiani sfruttano i locali; dopodiché, alla prima intervista a una povera lavoratrice sfruttata di call center che prendeva solo duecento euro al mese, si è sentita rispondere dalla lavoratrice che quello stipendio era il triplo dello stipendio base romeno e che lei sarebbe stata grata agli italiani tutta la vita… insomma, un altro caso di reality check per la sinistra europea.)

Alla fine, però, con tutti i ritardi culturali e le sclerotizzazioni ideologiche, è bello trovare persone che si preoccupano ancora del futuro del nostro pianeta in senso collettivo, anzichè puramente individuale.

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sabato 2 Giugno 2007, 11:18

Prossimi eventi

Questa mattina sono di nuovo in partenza, stavolta per Berlino, dove per celebrare la venuta del G8 si svolge un seminario sulle nuove forme della politica e dell’attivismo globale; erano interessati alla governance di Internet, per cui mi hanno invitato a portare un contributo. Se fossi andato ieri mi avrebbero anche organizzato il pullman per andare a Rostock a tirare pietre a Bush (metaforicamente, s’intende), ma tanto Bush verrà a Roma dopo il meeting, quindi non ce n’era bisogno.

Segnalo peraltro che, per prepararsi bene all’arrivo di Giorgino, giovedì 7 i futuri sinistri uniti, insieme alle varie associazioni del settore, portano a Roma Richard Stallman e Bruce Perens: vedi sul sito di Arturo Di Corinto, oppure su Net Left.

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venerdì 1 Giugno 2007, 17:34

Dure polemiche

Ha suscitato un certo scalpore il discorso del presidente della Banca d’Italia Draghi, che ha elencato i mali del Paese senza però prendere chiaramente le parti di nessuno.

Perché per il resto, invece, si vedono soltanto durissime polemiche: Montezemolo che bacchetta Prodi, Berlusconi che critica Montezemolo, i sindacati che criticano tutti, i tassisti che criticano i sindacati. Visioni diverse del mondo, progetti diversi per l’Italia, soldi da ottenere per questo o quello scopo: tutti discordano, si urlano dietro, talvolta si insultano a mezzo stampa o televisione.

Peccato che poi scopri che, zitto zitto, oggi Massimo D’Alema era a prendere un caffè con Marco Tronchetti Provera su una terrazza di Valencia, guardando la regata dell’America’s Cup. Divisi a parole, uniti dalla bella vita: forse vale per tutta la classe dirigente italiana.

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venerdì 1 Giugno 2007, 14:37

Maledetti motociclisti

Ma non tutti, eh: solo quelli che interpretano la riga bianca tratteggiata che separa le due corsie del viale come un passaggio riservato a loro, per poi intamparsi tra le macchine e fermarsi con il loro scarico puzzolente esattamente all’altezza del tuo finestrino aperto, e continuare imperterriti a sgasare mentre sono fermi al rosso, come a dirti con orgoglio “pensa, non solo ho una moto, ma funziona persino l’acceleratore!”.

Che la vita ti sia lieve, particolarmente in occasione della prossima macchia d’olio!

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giovedì 31 Maggio 2007, 10:06

Impressionante

È l’unica cosa che si può dire del nuovo Street View di Google Maps: l’ho provato con un po’ di scetticismo, e invece lascia veramente a bocca aperta.

In pratica, andando alla mappa di un luogo coperto dal servizio, e cliccando sul pulsante “Street View”, le strade supportate compaiono bordate di blu. Cliccandoci sopra, potete posizionare un omino che guarda in una certa direzione: si aprirà una finestra sopra la mappa, da cui vi apparirà la vista tridimensionale del luogo come è in realtà!

In pratica, si tratta di una elaborazione da fotografie bidimensionali (richiede Flash Player 9); quelli di Google devono aver messo a punto una macchinetta che, spostandosi per la città, scatta una fotografia grandangolare ogni pochi metri. Unendo tutta questa mole di immagini, con un algoritmo per simulare le prospettive, riescono a generare una vista più che credibile del luogo. Dentro la fotografia, due freccette sulla strada permettono di camminare avanti e indietro; in più ci sono pulsanti per zoomare e ruotare la vista.

Il servizio per ora funziona solo sul Google Maps americano e solo in una manciata di grandi città. In compenso, io ho guardato San Francisco e ho scoperto che la copertura è molto maggiore di quel che mi aspettassi, arrivando anche nei quartieri della prima periferia, e persino oltre il Golden Gate, a Sausalito e a Belvedere; verso la Silicon Valley ci sono un paio di autostrade coperte, fino ad arrivare a Palo Alto e Mountain View che, in quanto sedi di Google, sono coperte capillarmente.

Potete così divertirvi a partire dalla Coit Tower e fare la passeggiata in discesa, o a percorrere il Golden Gate a piedi, o a girare per qualsiasi parte famosa della città; anche se ‘sti maledetti, di tutto il quartiere, hanno lasciato fuori proprio quei tre isolati di Bush Street dove (al numero 2509) stava la sede di Vitaminic USA. Potete persino passeggiare accanto alle auto parcheggiate di fronte al Googleplex (notate i coni stradali colorati), anche se non vi faranno entrare! Se non siete mai stati a San Francisco, questa è l’esperienza remota più realistica che potete avere: occhio, perchè potreste perderci la mattinata.

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mercoledì 30 Maggio 2007, 08:51

Campagne preventive

L’intenzione di Montezemolo di “scendere in campo” – presumibilmente come nuovo candidato premier del centrodestra e risucchiatore dei forzitalioti scontenti del Cavaliere – deve essere davvero seria, e preoccupare davvero Berlusconi: difatti, ieri sera Striscia la Notizia ha dedicato un lunghissimo servizio in apertura a sbertucciarlo!

Anche se la battuta migliore l’hanno fatta Ficarra e Picone, chiosando che “effettivamente Montezemolo tra una decina d’anni potrebbe essere pronto per scendere in campo, visto che ha solo sessant’anni”.

(La battuta migliore però riguardava gli statali: “Conclusa positivamente la trattativa per il rinnovo del contratto dei dipendenti statali; annullato il previsto sciopero di questa settimana, tirano un sospiro di sollievo i proprietari dei bar attorno ai ministeri.”)

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martedì 29 Maggio 2007, 16:22

Plasmon

Oggi nella pausa pranzo, come talvolta capita, ho fatto un giro alla Fnac di via Roma. E ho notato un fenomeno interessante: l’area dei televisori al plasma, che una volta era limitata al crocicchio nel passaggio di arrivo delle scale mobili al piano inferiore, ha invaso completamente tutta la parte centrale del piano, occupando anche la zona dove una volta c’erano i giochi delle console, e arrivando a lambire e comprimere la zona dei libri e della musica.

Sarà che ciascuno di questi oggetti ha un certo ingombro, e quindi un minimo di assortimento occupa già una superficie considerevole. Eppure, non sono proprio regalati, a 1300 euro per un 42 pollici senza fronzoli, e ben oltre 2000 per un 50 pollici; ma, a giudicare da un indicatore affidabile come la visibilità nei negozi, stanno facendo furore.

Pare quindi che due anni fa ci sbagliassimo, quando ci indignammo per l’allora ministro Prestigiacomo che in televisione da Floris, commentando un servizio sulla crisi della Mivar, disse “E certo, fanno ancora televisori col tubo, al giorno d’oggi chi li vuole più? Tutti si comprano i televisori al plasma.”

D’altra parte, per una generazione che ha indebitato il Paese al 120% del PIL pur di regalarsi assistenza e pensioni oltre le proprie possibilità, volete che sia un problema caricare i propri figli di un rateo decennale per il televisore fighetto?

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martedì 29 Maggio 2007, 15:42

Scelte rovinosamente sbagliate

Come arrivare a casa con il cielo grigio, e pensare: “Ma sì, non ho voglia di mettere la macchina in garage, lasciamola fuori che tanto è sporca, così la pioggia la pulisce un po’…”

Dieci minuti dopo, comincia a grandinare.

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lunedì 28 Maggio 2007, 13:05

La solitudine delle persone serie

Non volevo commentare anch’io il caso WikimediaDel Papa; ormai in rete ne hanno già parlato tutti, in ogni maniera (se siete tra i pochi che non conoscono la storia, .mau. ha un buon riassunto con interessanti commenti).

Il tema, tutto sommato, è banale: è ovvio che qualcuno deve rispondere di ciò che pubblica a mezzo web, compresa Wikipedia; se uno si ritiene diffamato da un articolo di Wikipedia, ha tutto il diritto di portarne gli “autori” e gli “editori” in tribunale. La legge dovrebbe essere diversa rispetto alla carta stampata, sollevando dalle responsabilità chi gestisce siti che raccolgono contributi dagli utenti – a parte quelle di intervenire su segnalazione – e concentrandola sui singoli autori; d’altra parte, gli autori di Wikipedia dovrebbero essere più chiaramente identificati, non solo per poter rispondere di fronte alla legge (cosa che comunque già si ha, risalendo all’indirizzo IP) ma anche per poter valutare la credibilità e l’imparzialità della fonte. In ogni modo, è una questione legale che discuterà eventualmente un tribunale.

A me però, come sempre, interessa di più l’aspetto umano del caso: questo tizio che pare un po’ un Prospero Pirotti, ma di livello intellettuale decisamente superiore, avendo all’attivo libri seri e collaborazioni a riviste di prestigio. Il suo pirottismo sta nella prosa fiammeggiante con cui si scaglia più o meno contro tutto e contro tutti, apostrofando e criticando: in questo articolo trovate un bel po’ di esempi.

Di tale articolo, una cosa mi ha colpito: il fatto che, alla fin fine, a Del Papa si rinfaccino due cose.

La prima è quella di essere fuori dal coro. Lo si accusa di aver detto di Enzo Baldoni, invece di unirsi alle agiografie post mortem, che avrebbe dovuto evitare di rendere orfani i propri figli per fare l’eroe di sinistra in Iraq, una osservazione che personalmente mi pare condivisibile, anche se poi ognuno fa le proprie scelte di vita e ha le proprie priorità. Si racconta con compiacimento che è stato sbattuto fuori da una rivista di intellettuali perchè si è permesso (non sia mai!) di criticare Annozero di Santoro; con tanto di umili scuse a Santoro del direttore della rivista. Di questo, gliene si fa una colpa o motivo di irrisione.

La seconda cosa che viene rinfacciata a Del Papa è quella di essere serio. Di dire ciò che pensa credendoci davvero, fino al punto da indignarsi, incazzarsi, dare dei servi e dei venduti agli altri, passare ore a scrivere pagine e pagine per motivare e raccontare ciò che non ritiene accettabile, mettendoci dentro una evidente mancanza di comprensione per le motivazioni degli altri, una certa dose di maleducazione e un po’ troppa enfasi; ma anche passione e coraggio.

Ovviamente il tono che usa non è condivisibile; Del Papa dovrebbe avere maggior rispetto degli altri, meno suscettibilità, e probabilmente meno paranoia. Ma, alla fine, ciò di cui lo si accusa è di essere allo stesso tempo anticonformista, sincero, e non disposto ad adeguarsi; non portato a lasciar correre, a far finire tutto a tarallucci e vino, a lodare i santi e i defunti anche se di loro in cuor suo pensa peste e corna, a parlar sempre bene dei potenti e degli amici degli editori delle riviste su cui scrive, in puro stile italico.

E invece, in questo paese derelitto manca appunto la capacità di incazzarsi, di denunciare i re nudi che ci ammanniscono minchiate come se fossero capolavori artistici, di portare in tribunale chi ti sottomette o ti maltratta, magari nascondendosi vigliaccamente dietro un commento anonimo su una enciclopedia senza firme, o nel fiume del conformismo perbenista all’italiana, berlusconide e sinistrorso in egual misura, che è poi il bullismo della maggioranza di questo Paese contro chi non si adegua al malcostume.

Se l’incazzatura è immotivata, lo deciderà il tribunale. A me spaventa di più vedere la rete, in teoria spazio di libertà, occupata da una specie di linciaggio mediatico in coro, rivolto contro una persona che ha la colpa principale di essere diversa, e non accomodante.

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domenica 27 Maggio 2007, 23:50

Arrivederci e grazie

Questo è un avviso per quei tifosi del Toro che non frequentano i forum, e si limitano a leggiucchiare la Busiarda e guardare qualche trasmissione in TV: non sorprendetevi, non scandalizzatevi quando in un momento indefinito tra stasera e la prossima settimana Cairo annuncerà il licenziamento dell’allenatore Gianni De Biasi.

In fondo, a guardare la superficie, si rimarrebbe esterrefatti: De Biasi è l’allenatore che ha preso il Toro nel derelitto stato in cui si trovava nell’agosto del 2005, due giorni prima del campionato, e lo ha guidato a una incredibile promozione in serie A. Quest’anno è stato cacciato in modo assurdo tre giorni prima dell’inizio del campionato, è stato richiamato quando la squadra aveva perso sei partite di fila in modo indegno, si è messo in panchina ed è riuscito nella seconda missione impossibile, quella di salvarlo dalla serie B. Andrebbe portato in trionfo: allora, perchè cacciarlo?

E’ che, seguendo la squadra più da vicino, si scopre che le cose stanno un po’ diversamente. De Biasi è un allenatore medio, le cui scelte tecniche lasciano spesso molto a desiderare, così come l’interpretazione delle partite; e potremmo citare vari esempi di cambi sbagliati e partite buttate incredibilmente (qualcuno ricorda ancora Bari – Torino dell’anno scorso, da 0-2 a 2-2 negli ultimi quattro minuti). Ma il problema vero non è questo.

Quest’estate, De Biasi è stato cacciato (pare; si parla sempre di voci, che però hanno ricevuto numerose conferme incrociate) per un motivo preciso: pare che mentre Cairo lavorava per vendere un po’ dei giocatori in esubero dalla serie B – onesti pallonisti come Ungari, Orfei, Doudou, Martinelli, gente che al massimo può giocare in una media B, certo non in serie A – lui sottobanco li incitasse a non accettare il trasferimento, perchè li avrebbe fatti giocare anche a fronte di nuovi acquisti molto più forti: insomma, remasse contro il suo datore di lavoro.

Solo malignità? Bene, osserviamo cosa succede dopo: De Biasi viene cacciato, arriva Zaccheroni. L’inizio è difficile, ma dopo un paio di mesi la squadra comincia a riprendersi; alla fine del girone d’andata, il Toro ha 22 punti, mette in difficoltà Milan e Roma negli scontri diretti, è ben lontano dalle ultime posizioni e anzi sembra poter lottare per un posto in Europa. Poi, d’improvviso, il buio: sei sconfitte consecutive, via via sempre più imbarazzanti e inspiegabili.

L’ultima è a Verona, 3-0 dal Chievo. Il giorno prima, in ritiro a Desenzano, Zaccheroni chiude la squadra nello spogliatoio e pretende, in privato, fedeltà. Come risultato, il mattino dopo gli fanno trovare tutto in piazza su Tuttosport. Pancaro – uno che sarà anche vecchio e stanco, ma in termini di classe e carriera ad alto livello vale il resto del Toro messo insieme – sull’autobus si incazza con gli altri. Rosina, cosa pensa dei compagni l’ha già detto sul suo sito, finendo inevitabilmente in tribuna. Perchè quello che è chiaro è che il gruppo storico dell’anno prima, in testa Muzzi che non accetta di non essere titolare, ha smesso di giocare: vuole la testa di Zaccheroni, e il ritorno di De Biasi, a costo di mandare a monte la stagione.

E così, di fronte alla situazione, Cairo non ha alternative: licenzia Zaccheroni, che da signore non rilascia nemmeno una intervista, e richiama De Biasi, che ha nel frattempo rifiutato altre possibilità di tornare ad allenare; c’è chi dice che abbia addirittura manovrato la rivolta di spogliatoio per fare le scarpe al collega. De Biasi torna e rilascia dichiarazioni poco concilianti, come a dire: qui comando io. Dice che perdona Cairo per l’errore di averlo cacciato, ma che alla fine ha avuto ragione lui.

Guarda caso, tornato De Biasi, praticamente tutti i nuovi acquisti finiscono in panchina o in tribuna, e tornano in campo i senatori della B, da Ardito a Muzzi; e guarda caso, la squadra ricomincia d’improvviso a giocare. Grazie anche a un calendario favorevole, mette insieme un filotto di buoni risultati; a quel punto, ci si sente già salvi. E guarda caso, ricominciano le pessime partite, quelle svogliate, in cui i giocatori pascolano per il campo in modo irritante; e guarda caso, i vari senatori cominciano ad avanzare richieste di rinnovi di contratto e aumenti di stipendio.

Peccato che succeda l’imprevedibile: le ultime cominciano a fare punti su punti, la quota salvezza si alza, e il Toro si trova nei guai. Si salva solo grazie a un miracolo, a una incredibile vittoria a Roma in cui la Roma, imbottita di riserve per via delle finali di Coppa Italia situate il mercoledì prima e quello dopo, batte quindici calci d’angolo e prende tre pali, di cui uno al 93′. E poi, appena salvo, De Biasi non contento fa altre dichiarazioni bellicose: dice che Cairo pare non avere un progetto e rischia di prendere in giro i tifosi.

La summa di De Biasi è la partita con l’Inter di oggi: una prestazione irritante, dove la sconfitta era prevedibile, ma l’accidia con cui il Toro ha camminato per il campo è inaccettabile, senza provare mai a recuperare, senza un minimo di grinta. De Biasi schiera una formazione senza capo nè coda, con il giovane difensore centrale Ogbonna posizionato all’ala, e l’altro difensore Di Loreto come regista. Poi aspetta fino a cinque minuti dalla fine per inserire un’altra punta, come se non gli importasse di provare a pareggiare. Invece, mentre le altre squadre usano l’ultima partita per far esordire i giovani o per far giocare chi non ha mai visto il campo, lui manda in campo Luigi Martinelli, 37 anni a settembre, onesto difensore di B e C1 che in tutta la carriera ha visto la serie A solo quest’anno dopo il ritorno di De Biasi; la cui qualifica principale è quella di far parte del gruppo di “amici di De Biasi”.

Insomma, il giudizio della tifoseria (e di Cairo) è ormai quasi unanime: ci si trova di fronte a un allenatore che manovra lo spogliatoio, e che invece di far giocare i migliori manda in campo i propri fedelissimi, lavorando contro il presidente o contro l’allenatore precedente. Naturalmente esiste anche l’altra campana, quella per cui Cairo sarebbe un fanfarone o un pasticcione, Zaccheroni un incapace, e De Biasi ha salvato la situazione: lui sarebbe magari un po’ arrogante o suscettibile, ma non in malafede.

Quel che è chiaro – basta leggere – è che Cairo non ha nessuna intenzione di restare per un’altra stagione ostaggio dei propri giocatori ed eventualmente di De Biasi. E quindi, salutato il maggior numero possibile dei vecchi padroni dello spogliatoio, da Muzzi in giù, vedremo un nuovo allenatore, se non un clamoroso ritorno di Zaccheroni. Nel frattempo, benvenuti nel calcio moderno.

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