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venerdì 26 Novembre 2010, 13:49

Primarie sì, primarie no, primarie fantasma

È un po’ che devo pubblicare un nuovo aggiornamento sulle vicende verso le comunali a cinque stelle; qui le cose si evolvono di giorno in giorno, ma alla fine eccolo qui.

Eravamo rimasti al momento in cui abbiamo dovuto tagliare i ponti con una parte del gruppo perché si era messa di traverso per impedire le primarie, pensando che il proprio candidato non le potesse vincere. Di lì in poi, speravamo di esserci tolti un peso dalle spalle, e siamo arrivati in scioltezza fino a domenica 7, il giorno del primo turno delle primarie, in cui i cinque volontari vengono ridotti a tre e io e Viviana Ferrero emergiamo come candidati quasi alla pari (rispettivamente 13 e 15 voti su 29 votanti).

A quel punto noi pensavamo ancora di organizzarci le primarie online per i fatti nostri; tuttavia il lunedì, parlandone con lo staff di Grillo, abbiamo saputo che avevano deciso di offrire la loro piattaforma per le primarie delle comunali, dato che varie città l’avevano richiesto. Meglio ancora: così ci risparmiavamo il lavoro di realizzare una nostra piattaforma di voto. Cominciamo dunque a spiegare come ci si registra alla piattaforma, mentre Grillo accetta le nostre richieste di certificazione e ci apre gli account sullo spazio ufficiale della lista civica torinese.

Nei giorni successivi, però, si è creata una situazione che non ci piaceva. Le primarie erano state concepite quando ancora il gruppo comprendeva il “comitato centrale”, per permettere ai nostri simpatizzanti di scegliere l’orientamento politico preferito; e le avevamo preservate come un modo per rimarcare che la sovranità sul Movimento è dei cittadini, promuovendo una discussione pubblica su meriti e demeriti oggettivi dei candidati, per capire insieme quale fosse il più tecnicamente adatto al ruolo. Invece, sin dal primo giorno è partito una specie di concorso di bellezza tra facce, con persone che si schieravano pro questo o pro quello, fan club e gara di sorrisi. Abbiamo tentato di portare la discussione sulle idee, ad esempio tramite l’intervista tripla di Zipnews, e ci siamo resi conto che in realtà le idee erano proprio le stesse: è un fatto più che positivo, ma allora che senso aveva la competizione tra candidati?

Dall’esterno varie persone (ad esempio dal popolo viola) ci dissero che erano interessate solo a parlare di programmi; già nel weekend successivo, io espressi vari malumori, discutendone anche su Facebook con alcuni di voi; infine lo stesso staff di Grillo, il lunedì, ci disse in contemporanea che la loro piattaforma non sarebbe stata pronta in tempo (attualmente la data di lancio delle nuove funzionalità è il 31 dicembre) e che comunque anche secondo loro era meglio tagliare corto sulle persone e dare più spazio alla discussione sulle idee (sono i concetti che poi Grillo ha espresso nel suo famoso post sulle primarie un paio di giorni dopo). Ne abbiamo parlato e ci siamo trovati tutti d’accordo sul cancellare le primarie e scegliere un candidato unico.

A quel punto, e siamo a mercoledì 17, io mi sono trovato in seria difficoltà: avevo detto che non avrei fatto il candidato sindaco se non legittimato tramite le primarie; e poi, mi sembrava che i due candidati che avevano ottenuto circa metà dei voti a testa non fossero le persone ideali per portarsi dietro l’intero gruppo in una situazione così difficile. Per questo motivo, a inizio riunione io ho ritirato la mia candidatura, tra lo stupore generale.

Dopodiché, il gruppo ha chiesto a me e ai due candidati rimasti di uscire, e ha iniziato a discutere. A mezzanotte ci hanno richiamato dentro, e mi hanno chiesto di riconsiderare la mia decisione di ritirarmi, perché in un’ampia discussione era emerso che per il gruppo io, anche grazie alle due campagne elettorali già svolte, ero la persona più adatta allo specifico ruolo di portavoce, che è poi quello che il candidato sindaco fa in campagna elettorale.

Naturalmente, quando io ho reagito con perplessità invece che con gioia, c’è stato un attimo di gelo; ho chiesto una notte per pensarci e ho ottenuto dieci minuti, ne ho parlato con la mia compagna (visto l’impatto sulle nostre vite che un impegno del genere comporta), e alla fine ho accettato. Mi è costato il rimangiarmi in parte quel che avevo detto sulle primarie e non è stato facile, ma non mi sembrava nemmeno accettabile “scaricare” il gruppo che mi aveva appena dato piena fiducia.

Questo per quanto riguarda le primarie; vi è poi la situazione col gruppetto dissidente. In queste settimane loro sono andati avanti con la loro campagna di disturbo e di fango, mediante account identici ai nostri su Facebook, spam sulle nostre bacheche, canzoncine dileggiatorie e comunicati inviati a ripetizione a tutti i giornali, permettendo a questi ultimi di marciarci sopra per dimostrare che il Movimento 5 Stelle è “come gli altri partiti”. Ci hanno costretti a mantenere chiuse le nostre riunioni, e quando poi abbiamo fatto un incontro pubblico, sono venuti davanti all’ingresso a volantinare per il loro incontro successivo, cercando di ingannare la gente facendole pensare che loro fossero noi; insomma, una serie di comportamenti che trovo proprio infantili.

Nel frattempo, hanno cominciato a telefonare in privato ad alcuni di noi, invitandoli a passare dalla loro parte, o dicendo che la campagna di critica in pubblico e sulla stampa si sarebbe fermata se il gruppo avesse espulso me dalla lista, e se avesse scelto un candidato sindaco del loro gruppo o comunque di loro gradimento.

Noi ne abbiamo discusso e siamo tutti concordi che su questo piano non si può assolutamente scendere: non ci sarà alcuna trattativa. Questo non tanto perché non vogliamo fare passi indietro – io l’ho già fatto una volta e mi toglierei tante rogne – ma perché se si accetta oggi un comportamento di questo genere, cosa succederà domani? Ogni volta che il Movimento farà una scelta che loro non condividono, ripartiranno il fango in pubblico e le telefonate in privato? E se per caso una di queste persone venisse eletta in consiglio comunale, cosa le impedirebbe di litigare il giorno dopo e magari di migrare con questa scusa verso il primo partito che capita?

Io penso veramente che le persone debbano essere politicamente intercambiabili; la scelta del candidato sindaco – che è un portavoce e non un capo – è funzionale alle sue capacità tecniche nel ruolo e alla stima che riceve dal gruppo. Non è accettabile che un gruppetto di minoranza si separi e pianti casino non su problemi politici, ma perché vorrebbe imporre i propri candidati, e che per ottenere questo risultato non esiti a danneggiare l’intero Movimento. Sono metodi da vecchissima politica: se non ti danno ciò che vuoi, forma una corrente e fai casino finché non sono costretti a darti qualcosa. Accettare questa dialettica sarebbe la morte del Movimento.

Grillo in questi giorni ha parlato di “primarie tra liste”, nel caso in cui veramente si palesasse una seconda aspirante lista a cinque stelle: ben vengano, io nelle primarie ci credo e sarei molto più sereno con una investitura dal basso che tolga ogni dubbio. Basta che si facciano in fretta, perché la cosa peggiore di questa situazione è che non possiamo lavorare al nostro vero compito, che è quello di ascoltare i cittadini, preparare un programma che risponda alle esigenze della città e poi farci conoscere il più possibile.

Certo, se mi chiedete com’è possibile che la settimana prima si annullino delle primarie e quella dopo le si riconvochino con altri candidati (perché francamente possiamo anche raccontarci che sarà una competizione “sulle idee e non sulle persone”, ma sappiamo tutti perfettamente che non sarà così), io allargo le braccia e vi dico di tenere duro e starci vicini, che certe difficoltà sono inevitabili per neofiti della politica come noi, e che non bisogna perdere di vista l’obiettivo finale. Ma siamo in una situazione davvero esasperante, in cui io metto la faccia sui comportamenti altrui, dato che purtroppo nel cesto di mele sono capitati pure dei cachi: saranno pure a cinque stelle, ma sempre cachi sono.

P.S. Se poi a qualcuno interessa discutere di problemi veri, noi ci troviamo domani sera alle 21 in corso Ferrucci 65/A a parlare di rifiuti.

[tags]movimento 5 stelle, torino, elezioni comunali, primarie, grillo[/tags]

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giovedì 25 Novembre 2010, 16:44

Lo sviluppo di carta

Che uno dei problemi dell’Italia sia il suo modello di sviluppo lo diciamo da anni: con la testa l’Italia è in vari strati sociali ancora un paese fermo agli anni ’60, con l’idea della grande fabbrica o della grande azienda (magari parastatale) che ti dà il posto fisso per tutta la vita, con avanzamenti legati solo all’anzianità e quasi indipendenti dalla situazione economica generale.

L’illusione che si possa creare lavoro per decreto legge riaffiora continuamente in moltissime lotte sindacali, che, invece di guardare a uno sviluppo vero e sostenibile e di chiedere che lo Stato assista la riconversione dei lavoratori verso qualcosa di utile, si limitano spesso a chiedere l’aprioristico “mantenimento dei posti di lavoro”, anche se sono posti di lavoro dove ormai si scavano buche di giorno per riempirle di notte, magari nel contempo inquinando pure l’ambiente circostante.

E’ proprio da questa mentalità, però, che si è evoluta una moda tutta italiana: quella di creare effettivamente dei posti di lavoro per decreto legge. Come inquadrare altrimenti la vicenda del decreto legislativo approvato lunedì dal Consiglio dei Ministri, che dice che la complicata operazione di attaccare alla vostra presa del telefono la spina di una qualsiasi vostra apparecchiatura dati (ad esempio un router ADSL) deve per forza essere fatta da un operatore autorizzato iscritto all’apposito albo, pena una multa di minimo 15.000 euro?

Stefano Quintarelli spiega bene tutta la vicenda, insieme a quella altrettanto penosa del registro obbligatorio per le web TV, con relativa tassa di iscrizione, che pure appare essersi un po’ depotenziata dopo le proteste delle scorse settimane (sarà riservata solo a chi ne fa un vero business).

Quella degli attaccatori di spina del router è solo l’evoluzione della già esistente casta degli attaccatori di spina del telefono, prevista da un decreto del 1992, che però almeno conteneva una esenzione per i normali telefoni casalinghi. Viene introdotta dal governo con il pretesto di ricevere la direttiva europea 2008/63/CE, che però – basta leggere le premesse in essa elencate – aveva esattamente lo scopo opposto, cioé quello di eliminare questo genere di vincoli alla concorrenza; con un capolavoro di cavillazione, l’Italia è riuscita a usarla a rovescio.

Le conseguenze di questo approccio – naturalmente presentato come una forma di “difesa del consumatore” dai pericolosi attaccatori di spina del telefono non qualificati e abusivi – sono sempre le stesse: la nascita di una categoria di persone che talvolta non sanno nemmeno bene cosa fanno, ma che hanno “il patentino”, alle volte ottenuto tramite un corso di formazione pesantemente sovvenzionato con soldi pubblici e realizzato alla bell’e meglio da qualche cooperativa bianca o rossa, e che solo per questo ti possono chiedere 100 euro per attaccare una spina del telefono – tanto non puoi fartelo da solo, né chiamare qualcuno che non faccia parte del cartello.

Queste idee non sono nuove – ricordo molti anni fa un tentativo di imporre per decreto l’obbligo, in caso di guasto, di far aprire il cofano della macchina solo da meccanici qualificati; mentre risale all’anno scorso l’istituzione dell’albo dei buttafuori da discoteca – e spesso finiscono per essere disattese per forza di cose, salvo poi venire usate per appioppare multe quando fa comodo o quando serve far cassa.

Quello che spesso non si realizza è quanto tutto ciò costi alla collettività, in termini di spese inutili per le famiglie e per le aziende, in termini di mancate opportunità di innovazione, e in termini di mancata risoluzione dei problemi. Per fare un altro esempio, come si è affrontato in Italia il problema della sicurezza sul lavoro? Si è istituito l’obbligo di nominare un responsabile della sicurezza “col patentino”, il quale è l’unico autorizzato a firmare un tomo di cento pagine che stabilisce come ci si dovrebbe comportare in azienda per essere sicuri; in pratica, c’è gente che di mestiere fa copia e incolla di questi tomi, cerca e sostituisce il nome dell’azienda, firma e te lo dà a caro prezzo, perché da solo non potresti fartelo.

La sicurezza nei fatti non è aumentata di un millimetro, ma l’azienda ha speso qualche centinaio di euro per produrre un pezzo di carta: è l’aumento del PIL all’italiana.

[tags]italia, economia, lavoro, sicurezza, router, telefoni, albi professionali, oligopolio[/tags]

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mercoledì 24 Novembre 2010, 16:42

Prima linea

Gli studenti oggi sono quasi riusciti a sfondare e fare irruzione al Senato: si sono fermati solo sulla soglia.

[tags]studenti, protesta, senato, roma, palazzo madama, scontri[/tags]

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mercoledì 24 Novembre 2010, 10:54

Le grandi fonti de La Stampa

Per illustrare il ritrovamento di un edificio romano ad Avigliana, usa la mappa delle Gallie di Asterix.

ss-lastampa-asterix-544.png

[tags]la stampa, informazione, fonti, avigliana, asterix[/tags]

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martedì 23 Novembre 2010, 19:52

Pignoriamo la città

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Le tre colonne di Arnaldo Pomodoro da qualche anno rappresentavano la porta meridionale di Torino, al centro della rotonda Maroncelli. Erano molto visibili, specie per le code infinite che nelle ore di punta affliggono quel punto, e senz’altro colpivano l’attenzione. Il loro smontaggio per mancanza di fondi è un segno chiaro di ciò che ci aspetta.

Non credo che si potesse fare diversamente; non ci sono soldi per tutto e forse anche quel po’ di denaro che resta per l’arte e la cultura può essere meglio speso in altre cose, meno simboliche e più concrete. Resta però il punto di fondo: siamo una città con cinque miliardi di euro di debiti, quasi seimila euro per ogni torinese, la città più indebitata d’Italia pro capite. Nei prossimi anni ci spoglieremo di tutto e non ci saranno soldi per niente, a fronte di una situazione economica generale che non migliorerà.

O meglio, i soldi ci sono, ma sono in tasca a una parte del Paese, quella che non paga le tasse o le aggira legalmente, quella che sfrutta le posizioni di potere per attingere alle casse pubbliche o alle tasche dei cittadini grazie alle ingiustizie legalizzate. E’ lì che bisognerà trovare le risorse: in un riequilibrio sociale che non può più attendere.

[tags]torino, debito, pomodoro, sculture, pignoramento, tasse, evasione fiscale[/tags]

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lunedì 22 Novembre 2010, 10:55

Un esperimento di amministrazione dal basso

Ieri pomeriggio e sabato sera abbiamo provato un esperimento: abbiamo invitato un po’ di cittadini in una stanza e gli abbiamo chiesto di fare proposte su come migliorare la città di Torino, adottando un metodo strutturato di discussione – quello sviluppato da Paolo Michelotto, una delle persone che da tempo portano avanti progetti di partecipazione dal basso a Rovereto e in tutto il Triveneto.

In pratica, ogni partecipante può esporre una proposta; gli si dà un minuto di tempo per spiegarla e altri due minuti per rispondere a tre domande poste dagli altri partecipanti. Alla fine si vota per determinare non tanto il gradimento quanto l’interesse della platea: per alzata di mano si decide in sostanza quali sono le proposte che la platea vuole approfondire. A quel punto si può poi approfondire la discussione per giungere a una proposta che raccolga il consenso di tutti e possa essere poi messa in pratica. Noi per ora ci stiamo limitando soprattutto alla prima fase, dato che abbiamo davanti ancora sei mesi per concretizzare i dettagli delle proposte; in questo modo però possiamo avere un’idea di quanto i vari argomenti siano più o meno sentiti.

Per farvi capire meglio di cosa si parla, queste sono le proposte emerse nei due incontri con il relativo interesse:

Sabato: Autostrade delle bici, Allargamento della raccolta differenziata a tutta la città (24); Incremento e pianificazione dei toretti (23); Locali circoscrizionali per i GAS, Incremento dei micronidi condominiali (22); Eventi di scambio e baratto in ogni quartiere (21); Pulizia delle strade (20); Last minute market (19); Estensione della metropolitana alla zona Barca (17); Aumento delle corsie preferenziali, Promozione dell’amministrazione virtuosa dei condomini (16); Promozione del car pooling con corsie preferenziali (14); Promozione dell’uso del VoIP (13); Costruzione di tunnel per tubazioni sotto le strade (12); Riorganizzazione della sosta a pagamento in centro (3).

Domenica: Introduzione di strumenti di democrazia diretta nel Comune (28); Ripensamento della griglia del trasporto pubblico (25); Riformulazione del calcolo della TARSU (23); Diffusione dei prodotti alla spina (21); Stop al consumo di territorio, Mappatura dei terreni e edifici comunali in disuso (20); Monitoraggio delle cooperative che ricevono appalti (19); Distributori di acqua del rubinetto accanto a quelli di bibite, Corsi di economia domestica sostenibile, Maggiore severità sulle infrazioni stradali, Consulenza sul bilancio familiare (18); Analisi del bilancio comunale (17); Diffusione di percorsi per ipovedenti, Incremento dell’attività delle biblioteche di quartiere, Nonni adottivi nelle circoscrizioni (16); Mediazione sulle cause di condominio (8).

Credo che sia un esperimento interessante: spesso ognuno dei partecipanti scopre problemi ed idee a cui altrimenti non avrebbe mai pensato. Per migliorare la qualità della vita spesso non servono grandi investimenti e nemmeno grandi pensatori e grandi leader; serve semplicemente una organizzazione a rete che porti l’istituzione ad ascoltare davvero i propri cittadini.

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[tags]elezioni comunali, torino, movimento 5 stelle, comune, pubblica amministrazione, democrazia diretta, michelotto[/tags]

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domenica 21 Novembre 2010, 13:12

Appuntamenti sulla governance di Internet

Nei prossimi giorni si svolgeranno due eventi legati alle politiche di gestione di Internet.

Domani a Milano, il MIX tiene la sua conferenza annuale, dedicata quest’anno alla neutralità della rete (per chi non conoscesse l’argomento, il link porta al paper divulgativo che ho scritto qualche mese fa per i quaderni ISOC) come elemento fondamentale di Internet. Insieme ad altri illustri relatori discuteremo del tema, e anche se prevedo una discreta convergenza a favore di questo principio, sarà senz’altro una discussione interessante.

La settimana prossima a Roma si tiene invece IGF Italia 2010, la conferenza in cui tutti gli stakeholder della rete si incontrano per discutere le questioni più attuali, allo scopo di preparare i contributi nazionali per il processo dell’Internet Governance Forum delle Nazioni Unite. Vi è un fitto programma di eventi collaterali, tra cui la sessione organizzata da Società Internet e presieduta da me, che discuterà del modello di governo della rete basato sulla collaborazione tra tutti gli interessati (governi, industria e società civile). Si svolge nella mattinata di martedì nella stessa sala che nel pomeriggio ospiterà la plenaria, alla sede centrale del CNR, e contiamo dunque su una buona partecipazione.

Già che ci siamo, vi lascio con un video che ancora non ho fatto girare: lo spezzone dalla regia ufficiale che contiene il mio intervento alla sessione conclusiva dell’IGF 2010 a Vilnius. Se sembro un po’ così, è perché avevo la febbre.

[tags]internet, internet governance, igf, igf italia, isoc, cnr, vilnius, nazioni unite, mix, neutralità della rete, nnsquad[/tags]

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venerdì 19 Novembre 2010, 18:24

Il sequestro del presidio No Tav di Chiomonte

Essere un blogger impegnato ha i suoi grandi privilegi. Ieri, per esempio, un mio sogno della vita si è compiuto: ho potuto finalmente interpretare il ruolo di Tricia Takanawa nel video che vedete qui sotto.

Capisco che la dizione sia un po’ incerta, mentre un torrente d’acqua mi si rovesciava nel collo; d’altra parte col cappuccio in testa sarei sembrato decisamente un Rocky Balboa grasso.

Detto questo, la situazione è invece molto seria: il presidio che il movimento No Tav stava costruendo alla Maddalena di Chiomonte – dove dovrebbe sbucare il tunnel esplorativo della Torino-Lione – è stato posto sotto sequestro dalla magistratura in quanto abusivo, in seguito a una ordinanza di sgombero del sindaco di Chiomonte Renzo Pinard, molto vicino al governo regionale di Cota e all’assessore ai Trasporti Barbara Bonino.

La costruzione è (probabilmente) abusiva; ma si tratta comunque di una azione prettamente politica, dato che un simile attivismo delle istituzioni e dei magistrati – nel giro di una settimana sono arrivate l’ordinanza di sgombero, quella di demolizione, il sequestro dell’edificio e la denuncia penale – non si è mai visto in Italia per alcuna situazione del genere, anche se l’intera Valsusa è piena di scempi di ogni genere. E’ ironico che il provvedimento sia giustificato con la necessità di proteggere un “sito di interesse archeologico e paesaggistico” che dovrebbe essere a breve sventrato dall’imbocco di un tunnel di otto chilometri.

Perdipiù, la denuncia è stata presentata solo a carico di poche persone politicamente schierate, e non delle decine di cittadini comuni che partecipavano alla costruzione; ed è stata notificata con grande evidenza, mobilitando decine di agenti. E’ chiaro il tentativo di intimidire i No Tav.

Il Movimento No Tav considera quanto accaduto una gravissima provocazione e risponde convocando una prima mobilitazione generale per domani alle 8,30 davanti al municipio di Chiomonte – con il sole o con la neve noi ci saremo.

[tags]no tav, chiomonte, presidio, denuncia, abusivismo, magistratura[/tags]

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giovedì 18 Novembre 2010, 10:32

Animali e libertà

Il video che ho montato dovrebbe essere autoesplicativo, almeno se lo guardate tutto:

Io credo che tenere in gabbia degli animali di grandi dimensioni per puro divertimento sia inaccettabile; ed è sufficiente avere guardato una volta qualcuno di questi animali negli occhi per capirlo. Le immagini che ho girato allo zoo di Pechino sono state tra le più strazianti della mia vita, e vederle così comunque non rende affatto la sensazione terribile provata dal vivo. Non credo che la condizione di vita di animali che devono essere tenuti e trasportati in strutture mobili di città in città possa essere tanto diversa.

Non c’è nessun bisogno di schiavizzare degli animali per mettere in piedi un bello spettacolo di circo, tanto è vero che io non andavo al circo da trent’anni e non pensavo che ci sarei mai più andato, e invece quest’estate sono stato riconquistato dalla magia di un circo contemporaneo: un circo senza animali. Sarebbe dunque un passo avanti per la nostra città vietare questi spettacoli: una scelta di civiltà e rispetto per la vita.

[tags]torino, circhi, lav, animali, zoo, sudafrica, kruger, pechino[/tags]

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martedì 16 Novembre 2010, 18:32

Se Youtube ci cancella

Mi ha molto colpito una notizia che ancora non è arrivata sui grandi media e sospetto che non ci arriverà mai, e che è uscita soltanto qui. In pratica, nella notte dell’11 novembre, Youtube (cioè Google) avrebbe effettuato un vero e proprio “crackdown” sui video che contenevano spezzoni di trasmissioni Mediaset, su richiesta della stessa. Non solo tutti questi video sarebbero stati rimossi, ma molti degli account ad essi associati sarebbero stati chiusi, rimuovendo tutti i loro video.

A prima vista uno potrebbe dire “chi se ne frega”: non esiste un diritto costituzionale a riprodurre spezzoni di Grande Fratello su Youtube. Leggendo in giro, però, si trovano racconti di situazioni ben diverse: l’eliminazione avrebbe riguardato anche spezzoni di telegiornali utilizzati in base al diritto di cronaca che la legge italiana comunque tutela, per informare o per commentare il taglio editoriale del telegiornale stesso. L’eliminazione avrebbe riguardato anche video che Mediaset stessa, anni fa, aveva messo liberamente a disposizione degli utenti per lo scaricamento dai suoi siti (non si sa con quale licenza).

Ma il problema più grave si verifica per chi magari aveva un solo video contenente estratti da trasmissioni Mediaset, ma si è visto chiudere l’account, eliminando decine e decine di video autoprodotti perfettamente legittimi. E’ il caso dei Powerillusi, una delle storiche band indipendenti di Torino, il cui canale è stato completamente cancellato senza preavviso. Anche disponendo di una copia di riserva del materiale, il danno è enorme: oltre alle giornate perse per caricare il materiale, i filmati spesso sono linkati ed embeddati in centinaia di siti, nei quali non risulteranno più disponibili.

Google è legalmente obbligata a rimuovere da Youtube i filmati che violano il copyright di qualcuno, se questo glielo segnala; e capisco la difficoltà di una azienda a cui Mediaset ha già chiesto 500 milioni di euro di danni. Tuttavia, non sono affatto obbligati ad andare oltre; quella di inserire nei termini del servizio una clausola che permette di chiudere l’account dopo un certo numero di segnalazioni è una loro precisa scelta politica, come lo è quella di avvalersene a tappeto come appena accaduto, senza riguardo per la libertà di comunicazione dei loro utenti, magari solo per risparmiarsi il tempo e il costo di fare un lavoro di fino. Esiste una procedura di appello; vedremo se funziona. Resta il fatto che, nel dubbio, Youtube preferisce schierarsi dalla parte dei grandi media invece che da quella dei suoi utenti, abbondando con l’eliminazione preventiva.

Vi è dunque un chiaro problema, specialmente per noi che usiamo la rete per controinformare: possiamo fidarci di Youtube? Chi ci garantisce che domani mattina tutti i video di Tony Troja non spariranno di botto, visto che sicuramente ce n’è almeno uno con dentro qualche secondo di trasmissione Mediaset? Il problema non riguarda solo Youtube; anche Facebook rimuove note e video su segnalazione, senza andare tanto per il sottile.

Gli amanti del libero mercato rispondono che sono fatti nostri; se non ci piacciono le condizioni di Youtube o di Facebook abbiamo solo da usare qualcos’altro. Eppure queste sono piattaforme che rappresentano quasi un monopolio, un elemento informativo fondamentale della rete. A me va benissimo che loro siano obbligati a rimuovere il materiale protetto da copyright, però vorrei anche che fossero obbligati a non rimuovere il materiale che non viola un bel niente. Se ci sono dubbi, che le parti vadano da un giudice che stabilirà se il contenuto è legale o meno. Ma non trovo accettabile che la censura del nostro materiale sia affidata a un operatore di call center o peggio ancora a un bot automatico. Costa? Cavoli loro, fa parte del servizio che devono offrire.

Perché se no si comportano come il direttore di un giornale che, quando un suo editorialista si becca una denuncia, non solo rettifica l’articolo, ma lo licenzia in tronco e cancella dagli archivi tutti gli articoli che ha scritto. E allora non mi vengano a dire che Google non è un editore.

[tags]google, youtube, facebook, mediaset, libertà di espressione, copyright, contenuti, censura, informazione libera, powerillusi, tony troja, internet governance[/tags]

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