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sabato 20 Marzo 2010, 22:25

Il bello della politica

Il bello di queste giornate convulse è la possibilità di conoscere tante persone nuove, e soprattutto diverse. Ognuno di noi, infatti, tende a frequentare soprattutto persone simili a sé; anche quando hanno idee diverse, di solito hanno in comune un certo livello sociale e culturale, un certo stile di vita, un certo sistema di valori. La nostra società è sempre più divisa in compartimenti stagni, in cui le persone si sfiorano senza conoscersi e senza parlarsi; avere l’opportunità di scoprire pianeti diversi è non solo un grande vantaggio (se mai uno di noi si troverà ad amministrare qualche cosa, avere la possibilità di conoscere le questioni di prima mano da chi le vive direttamente è fondamentale) ma anche un grande piacere; una occasione di arricchimento umano.

Questo, per esempio, è uno dei motivi per cui mi piace andare allo stadio, e magari (quando si può, ormai sempre più raramente) in trasferta, ossia in una occasione dove puoi condividere non solo il breve spazio della partita, ma un intero viaggio in pullman attraverso l’Italia. Lo stadio è infatti uno dei pochissimi luoghi della nostra società dove i gruppi sociali si mescolano e si uniscono trasversalmente.

Analogamente, in questi giorni tante persone mi hanno incoraggiato, mi hanno voluto parlare, mi hanno chiesto i volantini da distribuire; ed è stata una grande occasione per imparare qualcosa. Bastano dieci minuti di parole per scoprire almeno un po’ problemi, aspirazioni, desideri, e tanto meglio se vengono da ambienti che non hai mai avuto modo di frequentare; dagli autisti del GTT o dagli operai di una fabbrica in crisi, dagli anziani che chiedono un futuro per i propri figli agli imprenditori con le banche che se li mangiano.

Stamattina ero ad Alba, in un bell’incontro con Imprese che resistono in cui sul palco dei politici mi sentivo a disagio – sto meglio nei panni del piccolo imprenditore in lotta col sistema. Delle questioni economiche parlerò con più calma nei prossimi giorni, ma volevo raccontarvi di quanto mi abbia colpito scambiare due parole con una imprenditrice tessile del Varesotto, amareggiata e pronta a portare quel che rimane della sua fabbrica in Svizzera, data l’impossibilità di competere coi cinesi stando in Italia. Lei era leghista e accusava con calore il rappresentante della Lega di aver “disonorato quel fazzoletto verde che io rispetto”, dimostrando con la rabbia di non credere più ai grandi proclami leghisti a difesa dell’Italia, alla schizofrenia decennale della “Lega di lotta e di governo”. Mi sono reso conto di come per quelle zone la Lega sia stata ciò che è stato nelle periferie di Torino il PCI fino agli anni ’80: prima ancora che un partito, un simbolo in cui identificarsi, a suo modo un simbolo di lavoro e di progresso; e per noi torinesi, che pensando alla Lega abbiamo subito in mente il razzismo becero di Borghezio, è una visione diversa e davvero strana, e mi ha colpito.

Oggi pomeriggio poi – alla manifestazione No Tav No Mafia – mi ha fatto piacere conoscere di persona tante persone incrociate solo su Facebook, anzi mi spiace che non ci sia stato più tempo per parlare. Ammetto di essere veramente stanco, alcune volte mi son dovuto far ripetere le cose prima di capirle… Eppure, raramente come in questi giorni ho avuto modo di conoscere esperienze diverse dalle mie, e questo è stato davvero un bel regalo.

[tags]politica, movimento 5 stelle, piemonte, elezioni regionali, società, persone[/tags]

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venerdì 19 Marzo 2010, 16:51

Zucconi e fifoni

Mi scuso se dedico un altro post alle reazioni scomposte del centrosinistra contro il Movimento 5 Stelle in Piemonte, argomento già affrontato anche da quello di ieri.

E’ che ieri ne ha parlato anche Vittorio Zucconi nel suo blog su Repubblica, in uno di quegli articoli “mettiamo le mani avanti” che i partiti che temono la sconfitta pubblicano subito prima del voto. In pratica, il senso dell’articolo è “Berlusconi dice che gli basta vincere tre regioni per cantar vittoria? No, ne dovrebbe prendere almeno sette”, così se poi Berlusconi ne vincerà sei Repubblica potrà titolare “La grande sconfitta di Silvio”, mentre il Giornale titolerà “Silvio sgomina i comunisti” e così via.

In un inciso, però, Zucconi specifica che il centrodestra vincerà “anche grazie alla robusta campagna anti Bresso condotta da Grillo” – campagna che, lo ricordiamo, consiste nell’aver chiamato la Bresso “Attila in gonnella” e aver criticato la sua legge forestale, in un comizio in cui per gran parte del tempo Grillo prendeva per i fondelli Berlusconi, Schifani, Minzolini, Tremonti e altri ancora. Ma, si sa, il centrosinistra ha un senso di lesa maestà molto sviluppato: loro non sbagliano mai, e se li critichi anche solo una volta sei berlusconiano, fascista, leghista o berlusconiano fascista e leghista.

Bene, mi son permesso di lasciare il seguente commento: “Sono Vittorio Bertola, una delle persone che hanno messo in piedi la lista del Movimento 5 Stelle in Piemonte. Mi spiace vedere anche lei suonare la grancassa de “i grillini ce l’hanno con la Bresso perché li manda Cotaâ€, che è l’unica strategia che il PD ha saputo mettere in piedi dopo che a Torino ventimila persone spuntate dal nulla hanno riempito piazza Castello per il comizio di Grillo domenica scorsa. In realtà noi ce l’abbiamo sia con Bresso che con Cota, dato che entrambi non hanno uno straccio di progetto per il futuro della nostra regione che non sia basato sul cemento e sulla precarietà. Solo che il centrosinistra (che io ho votato per vent’anni prima di stufarmi) pare essere afflitto da totale paranoia, oltre che dall’incapacità di vincere in base alle proprie idee (ammesso che ce ne siano) invece che denigrando gli altri.”

Il commento è stato pubblicato da Zucconi insieme alla sua risposta: pacata, costruttiva, moderata e conciliante, dato che loro notoriamente sono per il dialogo, siamo noi che insistiamo a fare i “settari”.

“Mai scritto nè pensato la frase che lei mi attribuisce, caro Bertola, non faccia il Berluscoide con me. Rete canta, non è vero? Se il vostro movimento delle stelline porterà via voti anche a Cota, dopo avere definito in piazza la Bresso “Attila†(chi era quello che denigrava, neh?) cioè quanto di peggio la Lega, non un partito qualsiasi, abbia partorito e gli impedirà di assumere il potere in una regione storicamente cruciale nella storia d’Italia come il Piemonte, mi compero tutti i Dvd di Grillo. Con carta di credito, naturalmente, per far contenta anche la banca. Mi riscriva il 30 marzo, con i risultati elettorali, e auguri sincerissimi di buona fortuna. Non a voi, ma a noi tutti. Ne abbiamo bisogno, a cominciare dal suo movimento e dal suo a volte divertente profeta, perchè all’ombra di questi insopportabili e polverosi vecchi partiti, che anche io trovo spesso patetici, voi potete andare in piazza Castello e noi possiamo scriverci. Non creda, neppure per un istante, che debba per forza essere sempre così. La Santa Rete c’è anche in Cina, ma non protegge nessuno dalle galere di Pechino. (v.z.)

Ok, preparerò le arance, ma a Zucconi manderò del Valium… Comunque, con la massima calma, ho preparato una risposta che potete leggere qui sotto, ed ecco cosa è successo:

screenshot-zucconi.png

La risposta è in moderazione da oltre quattro ore, e non è mai stata approvata. Faccio notare che negli altri post del blog hanno continuato ad apparire commenti, dunque Zucconi o chi per lui c’è. Solo che al primo commento, non avendo argomenti, ha risposto con l’invettiva; al secondo, non essendo riuscito a buttarla in caciara, usa il suo potere di controllo dell’informazione. Peccato che io abbia la rete; e forse, quando parlava di poter mettere i tipi come me nelle galere di Pechino, esprimeva un suo desiderio inconfessabile.

Magari con questo post riesco a farmi approvare il commento; sono aperte le scommesse…

[tags]repubblica, zucconi, bresso, cota, elezioni regionali, piemonte, movimento 5 stelle, beppe grillo, internet[/tags]

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giovedì 18 Marzo 2010, 22:53

Lettera a un amico che vota Bresso o Cota

Caro amico,

ti scrivo perché so che guardi con interesse al Movimento 5 Stelle, ma stai anche pensando di votare Bresso perché hai paura che il Piemonte finisca in mano alla Lega, oppure Cota perché hai paura di beccarti altri cinque anni di Bresso.

So che, dopo le ventimila persone apparse a sentire Beppe Grillo domenica scorsa in piazza Castello a Torino (diecimila per Repubblica, “tremila militanti” per La Stampa), la casta si è presa molta paura. Cota non l’abbiamo ancora visto (in realtà sospettiamo che Cota non esista, o se esiste l’hanno mandato di nuovo in quarta elementare a studiare i confini del Piemonte), ma la Bresso e i suoi amici stanno mettendo in giro la voce che noi, oltre ad essere pericolosi estremisti No Tav No Tutto, siamo anche alleati di Cota, dato che abbiamo criticato pubblicamente Bresso. In realtà noi critichiamo entrambi: li giudichiamo per quello che fanno e non ci piace nessuno dei due. Purtroppo, la nostra classe dirigente non riesce a concepire che ci possa essere qualcuno che fa politica giudicando le singole proposte nel merito, senza essere servo di nessuno: viene dato per scontato che chi critica uno schieramento sia mandato più o meno apertamente dall’altro.

Dicono che noi siamo alleati di Cota e di Berlusconi; detto da gente (uno tra tutti, l’onorevole PD Stefano Esposito) che quando c’era da bocciare lo scudo fiscale in Parlamento e far cadere il governo se ne è andata dall’aula e l’ha fatto passare, mi sembra una affermazione che si ridicolizza da sola. Noi, in realtà, di Berlusconi siamo il peggior nemico: perché lo vogliamo mandar via veramente. Pensaci un attimo: è vent’anni che il centrosinistra a parole vuol mandare via Berlusconi, eppure, nonostante sette anni di governo, non ha mai fatto niente per farlo. E’ una squadra perdente: come minimo sono scarsi, e alcuni magari si son pure venduti la partita. Se il tuo obiettivo è vincere, forse sarebbe ora di cambiare giocatori e dirigenti.

L’unico argomento che ha Cota è il classico “se vince la sinistra arriveranno i comunisti e distruggeranno tutto”; l’unico argomento che ha Bresso è “se vince Cota arriveranno i lumbard e distruggeranno tutto”. Usano tutti e due lo stesso argomento, imitando Berlusconi, per nascondere il fatto che entrambe le coalizioni non hanno uno straccio di idea su come costruire un futuro; giocano su una paura montata ad arte dentro di te. E’ un modo per tenerti bloccato a votare all’infinito le stesse vecchie facce, temendo un nemico che non arriverà mai, in un eterno deserto dei tartari, mentre i generali si mettono d’accordo a cena. Del resto, i dirigenti torinesi hanno già trasferito il Sanpaolo ai milanesi e Iride agli emiliani, e vorrebbero fare lo stesso pure con GTT: alla faccia dell’invasione lombarda.

Personalmente ho apprezzato la buona capacità organizzativa del governo regionale di centrosinistra, anche se pure loro, tra mazzette negli ospedali e dirigenti che arricchivano il proprio fratello, hanno le loro brave magagne – come le aveva il governo di centrodestra. Il problema però non è solo questo, ma è soprattutto il modello di sviluppo che entrambe le coalizioni continuano a proporre: Bresso e Cota hanno in testa solo precarietà e cemento. Dicono una cosa e fanno l’opposto; parlano di federalismo fiscale e danno i nostri soldi ai comuni falliti come Roma e Catania; promettono un lavoro stabile come se non fossero stati loro a promuovere precariato e delocalizzazione; governano, chi qua chi là, avendo come sola idea quella di fare nuove autostrade, nuovi centri commerciali, nuove “città della salute” e nuovi “parchi a tema”, per poi magari cercare di presentarsi come paladini dell’ambiente con qualche operazione di facciata.

Noi avremo pure i nostri limiti; però abbiamo trent’anni e un futuro da costruirci. Bresso ha 65 anni e fa politica da quaranta, Cota ha quarant’anni e parla come un sessantacinquenne. Io non ho nulla contro i sessantenni, ma credo che ora sia la mia generazione ad avere il diritto e il dovere di amministrare questo Paese per tirarlo fuori dalle secche; possibilmente con persone capaci e non con i figliocci di quelli che l’hanno rovinato.

P.S. Dopodiché, se proprio non ti ho convinto, ricorda che a queste elezioni è ammesso anche il voto disgiunto: puoi fare la croce sul nome della Bresso o di Cota e un’altra croce sul simbolo delle cinque stelle (quello sulla sinistra della riga), scrivendo a fianco la preferenza per uno di noi. In questo modo contribuirai sia al risultato della “coalizione meno peggio” che all’elezione di un consigliere a cinque stelle.

[tags]elezioni regionali, piemonte, bresso, cota, movimento 5 stelle, beppe grillo[/tags]

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giovedì 18 Marzo 2010, 11:33

Una richiesta d’aiuto

Innanzi tutto vi ringrazio per l’aiuto e il sostegno che date a me e al Movimento in questa avventura.

Mancano pochi giorni al voto – quelli decisivi. Per questo vi chiedo un aiuto per fare conoscere il Movimento 5 Stelle e il sottoscritto. Quando sentono chi siamo e perché ci presentiamo, moltissime persone sono d’accordo con noi – il nostro problema è che non avendo spazio sui media non riusciamo a raggiungerle.

C’è una serie di cose che potete fare per aiutarci. La prima e più semplice è far circolare per e-mail e Facebook una o tutte di queste tre cose:
– il link al mio sito http://bertola.eu/ (o anche www.bertola.eu);
– il link al video di domenica: http://www.youtube.com/watch?v=6TcZEmIOcFo
– il volantino in PDF che trovate qui: http://bertola.eu/file/assumiamolo/vittorio_bertola.pdf

Su Facebook, potete anche invitare amici e conoscenti a diventare miei fan: basta andare nella pagina del gruppo fan http://www.facebook.com/pages/Assumiamo-Vittorio-Bertola-in-Consiglio-Regionale/368695328872?ref=ts e cliccare su “Suggerisci agli amici” in alto a sinistra sotto la foto.

Ma soprattutto, dobbiamo uscire dalla rete: in rete ci conoscono in molti, fuori no. Per questo motivo io ho stampato a mie spese qualche migliaio di copie del volantino, che sono a vostra disposizione. Chiunque di noi incontra in pochi giorni un centinaio di persone tra colleghi, amici, parenti, negozianti… Sono persone che magari non hanno Internet o non la usano molto, ma a cui potete lasciare un volantino, o anche di più se li vogliono a loro volta distribuire; e anche per chi ha già deciso di votarci, un volantino può essere un utile appunto su come votare, specie in presenza di alcune “liste civetta”.

Se avete voglia di aiutarmi con il “passaparola cartaceo” contattatemi, verrò io a portarvi un po’ di volantini appena possibile, almeno se siete a Torino e cintura.

Grazie ancora, sono a vostra disposizione e scusatemi se nei prossimi giorni questo appello vi arriverà anche per altri canali.

[tags]movimento 5 stelle, elezioni regionali, piemonte, torino, vittorio bertola[/tags]

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mercoledì 17 Marzo 2010, 20:36

La democrazia di Cota e Bresso

Stamattina, al Circolo della Stampa, i giornalisti subalpini promuovevano un dibattito moderato da Giovanni Floris di Ballarò, tra i candidati presidente… ma se ne sono dimenticati uno, il nostro. Dunque (avendo già mandato numerose richieste di partecipazione nei giorni scorsi, rimaste senza risposta) siamo andati a chiedere di persona; e questo è ciò che è successo. Divertitevi ad ammirare la democrazia e l’imparzialità dell’informazione italiana.

[tags]democrazia, informazione, politica, elezioni regionali, piemonte, bresso, cota, bono, movimento 5 stelle[/tags]

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martedì 16 Marzo 2010, 18:21

Un parere sull’immigrazione

È una delle obiezioni che ci fanno spesso: “voi parlate tanto di ambiente e di energia, ma sull’immigrazione cosa avete da dire?”. Beh, intanto che l’immigrazione è un problema sicuramente importante ma altrettanto sicuramente ingigantito dai media e dalla politica, per cavalcare le paure ancestrali della gente. Dopodiché, mi sembra giusto rendere pubblica la risposta che ho dato a una persona che mi ha chiesto cosa ne pensi.

La questione è molto complessa, ha davvero tanti aspetti. Credo che in Italia non la si riesca ad affrontare seriamente perché la discussione è basata su pregiudizi e su ideologie: o c’è la posizione per cui gli immigrati sono tutti vittime, o quella per cui sono tutti criminali. La verità sta nel mezzo, come tra gli italiani anche tra gli immigrati ci sono quelli onesti e quelli disonesti, quelli pacifici e quelli violenti; lo sforzo dovrebbe essere quello di distinguere tra i due e di giudicare ogni persona individualmente per le azioni che compie e non per la sua nazionalità di origine.

Il modo di pensare per preconcetti finisce per penalizzare soprattutto gli immigrati onesti, che magari vengono spinti verso l’illegalità dal fatto di essere trattati già in partenza come criminali, o semplicemente da un sistema burocratico che non funziona, compresa la difficoltà per acquisire la cittadinanza (che invece dovrebbe essere un modo per far sentire definitivamente italiana la persona giunta dall’estero). Allo stesso tempo una immigrazione senza regole e senza limiti non è tollerabile dalla società, finisce soltanto per acuire il razzismo naturale di molte persone (la diffidenza verso lo straniero è innata), e comunque è necessario avere mezzi seri per fermare chi delinque. La persona che arriva qui dovrebbe avere davanti due strade certe, una di lavoro, diritti (compresa la protezione dallo sfruttamento) e integrazione, l’altra, in caso di reati, di espulsione per davvero (non per finta). Purtroppo però la certezza del diritto in Italia non c’è più per nessuno…

In senso più generale, comunque, l’immigrazione è necessaria soprattutto a quelli che a parole sono più xenofobi (vedi molti piccoli-medi industriali) e che in realtà hanno bisogno di manodopera senza diritti da pagare il meno possibile. L’immigrazione dunque viene usata per sostenere il modello economico legato alla crescita infinita della produzione, che porta alla distruzione del pianeta; in un mondo in armonia non dovrebbe esserci bisogno di migrazioni (anche se le migrazioni ci sono sempre state sin dalla preistoria…). L’obiettivo di lungo termine dovrebbe essere lo sviluppo di tutto il pianeta, e non lo spostamento forzato di milioni di persone.

Infine c’è una questione culturale di fondo, quella relativa all’assimilazione: da sempre con le migrazioni arrivano le mescolanze di cultura e il risultato è l’evoluzione dell’uomo. Io non conosco molto l’Africa, sono stato solo in Mozambico, in Sudafrica e nei paesi arabi, ma l’impressione è che sia sbagliato pensare che l’unico modello di sviluppo possibile per l’Africa sia quello occidentale. Allo stesso modo, qui da noi, c’è necessariamente bisogno di mediare tra italiani e immigrati per capire quale può essere una cultura meticcia accettabile per tutti per convivere in pace.

Concludo dicendo però che noi non pensiamo di avere le risposte a tutto, io ho dato le mie opinioni ma noi crediamo molto nella democrazia partecipativa, che vuol dire che sull’immigrazione dovrebbero essere anche gli immigrati ad esprimersi: io non posso certo sapere meglio di loro quali sono i problemi effettivi.

[tags]immigrazione, società, diritti[/tags]

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lunedì 15 Marzo 2010, 16:31

Una cosa sola

Quella di ieri, in piazza Castello con Beppe Grillo, è stata una giornata che ricorderò per molto tempo: non capita spesso nella vita di trovarsi con un microfono in mano davanti a ventimila persone. Io aspettavo questa occasione per dire una cosa, una cosa sola; e la trovate in questo video che vi prego di far circolare il più possibile.

E’ il mio messaggio elettorale; il motivo per cui chiedo il voto. Spero che sia convincente: fino a ieri eravamo incerti, ma dopo il bagno di folla di ieri (qui un resoconto video più generale) abbiamo capito che le speranze di far eleggere uno di noi, di cominciare davvero a cambiare un po’ le cose, sono concrete; ma solo se migliaia di persone si attiveranno per aiutarci.

[tags]movimento 5 stelle, piemonte, elezioni, regionali, torino, piazza castello, beppe grillo, vittorio bertola[/tags]

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domenica 14 Marzo 2010, 13:08

A Torino, contro il decreto salvaliste

Ieri sono stato in piazza Castello, alla manifestazione promossa dal “popolo viola” contro il decreto salvaliste presentato per la riammissione delle liste elettorali dei partiti di governo presentate in maniera irregolare.

Mentre a livello nazionale (come ho poi visto al telegiornale) la manifestazione è stata estremamente politicizzata, con la piazza piena di bandiere dei partiti di opposizione (e aggiungo che questo non mi piace per niente), quella di Torino è stata una manifestazione molto più piccola ma vera, fatta essenzialmente di cittadini arrabbiati.

C’erano in tutto cinque o sei bandiere di partito, tra PD, IDV e S&L – tra l’altro, spesso si tratta di persone che non hanno mai fatto nulla per la manifestazione ma che si organizzano per non mancare l’appuntamento con le telecamere (c’era una signora di IDV che a un certo punto è arrivata, ha preso il microfono senza avvertire prima di essere di un partito, ha fatto il suo intervento promozionale e poi se ne è subito andata senza nemmeno rispondere alle domande).

Tuttavia le bandiere di partito sono state tenute in un angolo, spesso abbassate, perché l’obiettivo è collaborare contro un sistema. Certo, quando poi qualcuno (come vedrete nel filmato) ha menzionato che anche i partiti d’opposizione fanno parte del regime la piazza si è divisa: quelli con le bandiere di partito hanno fischiato, gli altri hanno applaudito. A ognuno sta di informarsi e di decidere se Berlusconi governa da vent’anni nonostante Di Pietro e Bersani, o grazie a Di Pietro e Bersani e all’opposizione dura a parole che poi, quando è il momento di colpire, si assenta dall’aula o stringe patti col diavolo.

Io mi limito a farvi vedere qualche immagine, e sentire qualche parola; e poi esco e vado sul palco con Beppe Grillo.

[tags]popolo viola, no berlusconi day, manifestazione, decreto salvaliste, politica, torino, piemonte[/tags]

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venerdì 12 Marzo 2010, 19:10

In coda

Un’ora fa, dopo essere andato a portare fino in corso Grosseto i manifesti per l’attacchinaggio a Lanzo, mi son messo in macchina per tornare a casa – normalmente, un percorso di cinque minuti.

E ci ho messo mezz’ora: sin dalla sopraelevata, tutto corso Potenza era un’unica marea di auto ferme in coda.

Stare in coda è una buona occasione per arrabbiarsi, dato che la scatoletta di lamiera in cui siamo dentro costituisce automaticamente un’armatura, e come tale ci rende pronti ad aggredire gli altri in tutta sicurezza (apparente). Ma è anche una buona occasione per riflettere.

E io riflettevo: ma cosa ci facciamo tutti qui fermi, chiusi nel nostro isolamento, molti con l’autoradio a palla per cercare di non accorgerci degli altri, della città, del mondo? Ha ragione Beppe Grillo quando dice che non sei tu che sei in coda, tu sei la coda! Ognuno di noi infatti ha la percezione che la coda sia altro da sé, un evento esterno e imponderabile che gli si piazza sulla strada, senza rendersi conto che la coda esiste perché anche noi abbiamo scelto di prendere l’auto e passare di lì proprio in quel momento.

La coda dunque è asimmetrica: si basa sul principio che tu avresti pieno diritto di usare la strada in libertà, ma ci sono degli altri rompiscatole che si sono piazzati lì per negartelo. E questa idea è dura a morire: tutti sono pronti a invocare restrizioni sul traffico, ma la maggior parte delle persone le vorrebbe solo per qualcun altro.

In realtà, proprio la coda può essere amica di noi che vogliamo il cambiamento: perché raramente si può immaginare un modo più assurdo di impiegare tempo, energia, risorse che stare fermi da soli in una scatola di latta bruciando carburante fossile vecchio di 100 milioni di anni.

[tags]città, traffico, coda, persone, energia, automobili, beppe grillo, altri[/tags]

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giovedì 11 Marzo 2010, 18:44

Ignoranti e fieri di esserlo

All’inizio pensavo quasi che fosse una cosa seria, leggendo sul giornale l’ennesima polemica pre-elettorale sulla cultura: un settore che in Italia vuol dire politica, dato che si parte dal principio che qualsiasi attività culturale debba necessariamente essere foraggiata dallo Stato.

Una volta la diatriba era tra quelli che volevano spendere più fondi pubblici nella cultura “per educare le masse” e quelli che volevano tagliare le spese “per abbassare le tasse”; poi la sinistra ha letto velocemente un bignami sulle teorie economiche del mercato e ha cominciato a dire che “la cultura ha una ricaduta economica” per giustificare non solo le attività che effettivamente portano turismo e vitalità, ma anche la continuazione delle elargizioni agli amici; dato infatti che “la cultura è per definizione in passivo”, questo è il tipico settore dove nessuno viene mai chiamato a rispondere della bontà degli investimenti pubblici.

Dunque trovo legittima la discussione sul Mao, il museo d’arte orientale aperto in pompa magna lo scorso anno con una spesa di 14 milioni di euro (di cui 11 del Comune di Torino), che ha incassato in biglietti poco più di 300.000 euro nell’anno di lancio (chissà in futuro). Allo stesso tempo non trovo sensato il calcolo fatto dai protestanti del centrodestra, tra cui l’ubiqua Barbara Bonino (per carità, anche noi attacchiamo manifesti in quantità, ma lei avrà consumato per le sue affissioni metà della foresta amazzonica), secondo cui investimento / ricavi = 43 anni dunque l’investimento è un po’ troppo a lungo termine.

Non solo è sbagliato in termini finanziari (se mai bisognerebbe confrontare con l’utile, non con l’incasso totale…), ma è sbagliato in generale, perché effettivamente un buon museo porta gente a visitare la città e dunque è una spesa pubblica che poi si moltiplica generando un ritorno sul territorio, anche in posti di lavoro, gettito fiscale e così via. Un museo poco interessante, però, no; e dunque la domanda vera – che, come ricorderete, mi ero posto anch’io visitando il Mao all’apertura – è se la collezione sia sufficientemente valida da attirare visitatori in numero commisurato all’investimento.

Alla fine però, quando sono giunto in fondo all’articolo, non ho potuto che mettermi a ridere leggendo la risposta dell’ineffabile assessore alla Cultura Fiorenzo Alfieri. Riporto il suo ragionamento per intero: “Gli autori del comunicato stampa non sono mai andati in Inghilterra o negli Stati Uniti dove l’ingresso ai musei è gratuito in quanto i musei stessi sono considerati alla stessa stregua delle scuole la cui frequenza è obbligatoria e gratuita? Cosa si dovrebbe dire in questi casi: che per rientrare nei costi sostenuti per costruire e gestire, ad esempio, il Metropolitan Museum di New York (leggermente più alti di quelli del MAO), si dovrà aspettare l’eternità?”

Insomma, la giustificazione di Alfieri è: non ha senso dividere investimento per ricavo annuale da biglietti, perché per i musei gratuiti cosa viene fuori, infinito? Lasciamo perdere il fatto che, come dicevo, economicamente questo genere di ragionamento non sta proprio in piedi; ma c’è un altro piccolo dettaglio.

Perché è vero che i musei inglesi sono generalmente gratuiti (a libera donazione), ed è una delle cose che apprezzo e che denota la civiltà di quel paese, ma negli Stati Uniti è un altro paio di maniche. In particolare, io ho visitato il Metropolitan di New York non più di un anno fa, e vi posso garantire che l’ingresso si paga e non poco. Ma non è necessario aver mosso il sedere fuori dal proprio ufficio, basta andare sul sito per scoprire che l’ingresso al museo costa 20 dollari a testa, non proprio due lire (ovviamente li vale tutti).

Dunque, se chi dovrebbe programmare l’offerta culturale della città e la sua sostenibilità economica non solo non sa fare dei conti che stiano in piedi, non solo non ha la minima idea di quanto costi entrare in uno dei più famosi musei del mondo, ma non è nemmeno capace a prendersi Internet e controllare prima di fare dichiarazioni ai giornalisti, come possiamo fare che faccia delle scelte un minimo sensate?

[tags]torino, cultura, musei, mao, alfieri, bonino, fondi pubblici[/tags]

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