Ancora filtri
Come probabilmente sapete, ieri il Ministro delle Comunicazioni Gentiloni ha annunciato un nuovo decreto legge contro la pedopornografia in rete, che peraltro è semplicemente l’attuazione di una legge approvata nel febbraio scorso dal governo precedente.
Il principio, testo del decreto alla mano, è molto semplice: un “centro di prevenzione” presso il Ministero dell’Interno manterrà una blacklist di siti proibiti, o per URL, o per indirizzo IP. I provider saranno tenuti a implementare questa blacklist, a livello di server DNS nel caso di URL – come già avviene per i siti di scommesse online – o a livello di routing (si presume) nel caso di indirizzi IP; la legge prevede un tempo di intervento massimo di sei ore, che è peraltro uno specchio per i media, visto che presumibilmente gli aggiornamenti della blacklist saranno istantanei e automatizzati tramite messaggi cifrati.
Ci sono naturalmente vari dubbi su un provvedimento come questo; il filtro a livello di DNS è chiaramente inefficace per un utente motivato – è come il bando dei liquidi a bordo degli aerei, insomma – mentre quello a livello di IP, oltre ad essere potenzialmente lesivo di altri siti che siano ospitati sulla stessa macchina, mi sembra di difficile scalabilità .
In ogni caso, il vero problema è concedere alle autorità di polizia – si badi bene, non alla magistratura – la possibilità di tagliar fuori siti dalla rete in modo immediato e automatico, senza alcun tipo di controllo di terze parti (la stessa lista dei siti oscurati, dice la legge, deve essere mantenuta assolutamente riservata). In altre parole, in teoria la polizia postale potrebbe decidere di rendere inaccessibile il mio blog, e io forse non capirei nemmeno perchè non lo si vede più, nè avrei modo di ricorrere o chiedere spiegazioni a qualcuno.
Il decreto in essere è stato negoziato direttamente tra il governo e i rappresentanti dei provider; a nessuno è venuto in mente di sentire anche il pubblico. Anche noi, membri di un comitato consultivo che dovrebbe occuparsi di governance della rete, non siamo stati consultati in alcun modo. Purtroppo la macchina ministeriale è complessa, e spesso una mano non sa cosa faccia l’altra; certo che l’impressione è che ogni ministro di questo governo vada per la propria strada, badando più ai comunicati stampa e alla visibilità personale che alla sostanza delle cose.