Una cena in montagna
Ieri sera sono andato con Fabbrone a una festa di compleanno, e – per la seconda volta in due settimane – mi ha portato senza saperlo in un posto che già conoscevo: questa volta era il rifugio a Celle di Caprie (anzi, Celle di Chiavrie finchè non è arrivato Benito) che sta alla partenza della salita a Rocca Sella, una delle migliori camminate montane negli immediati dintorni di Torino.
Celle è un gruppo di quattro case e una chiesa quasi barocca, abbarbicato a mille metri d’altezza sulla parete settentrionale della Valle di Susa, una parete dove non si direbbe che ci si possa arrampicare, figurarci costruirci dei paesi; tanto è vero che fino agli anni ’50 non c’era nemmeno una strada che ci arrivasse, e gli abitanti – centinaia prima dello spopolamento – si sorbivano due ore di salita a piedi dalla valle. Il rifugio è stato aperto per noi, anche se l’oste e la locandiera della serata, a quanto ho capito, stanno normalmente all’enoteca di Bertesseno, sopra Viù e sotto il Col del Lys: i due locali sono gestiti dalle stesse persone.
Ebbene, la cena è stata assolutamente eccellente: uno dei migliori agriturismi e simili dove abbia mai mangiato. Ci siamo pappati: taglieri di quattro o cinque salumi, millefoglie alla toma di Lanzo, flan di cavolfiore con bagna caoda; gnocchetti alla toma di lait brusch, agnolotti al ragù; cinghiale al civet e bocconcini di vitello alle nocciole con polenta. Poi la torta di meringhe alla panna e cioccolato, quindi un ottimo centerbe fatto da loro, e caffè. Il tutto, pur con prezzo comitiva e senza vino e torta che erano offerti dal festeggiato, per ventiquattro euro a testa!
La cena è stata veramente ottima, in crescendo, tanto è vero che pur essendo già pienissimi dopo i primi ci siamo sforzati di mangiare anche i secondi, visto che il vitello alle nocciole era davvero eccezionale. Ho rischiato veramente di esplodere, tanto è vero che, pur con tutte le processazioni e gli scarti già avvenuti in queste ore, sono ingrassato di due chili in una sola serata… ma ne valeva la pena.
In più, uscendo fuori, a dieci metri dal locale si è nel buio più completo, e ieri, con il cielo spazzato dal vento, c’erano un milione di stelle: non una di meno. Non sono riuscito a non star fuori per un bel po’, tra una portata e l’altra, a guardarle tutte. Meraviglioso.