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Archivio per il mese di Gennaio 2007


domenica 7 Gennaio 2007, 11:39

Popoli e politici

Ho avuto modo di parlare col ministro Gentiloni (all’epoca non ancora ministro) una sola volta, per un minuto – eravamo entrambi in piedi con un piatto in mano, in coda per un buffet dell’ambasciata italiana a Tunisi, in occasione del World Summit on Information Society del novembre 2005. In quel minuto, mi ha fatto una buona impressione, decisamente più seria di tanti altri politici italiani.

Tuttavia, mi hanno appena rimandato a un interessante post sull’acclamato blog del ministro: questo. E’ datato metà dicembre, e si scaglia apertamente contro l’idea di filtrare la rete e censurare i siti, suggerendo invece la via corretta, quella del controllo e della rimozione tempestiva a posteriori.

Peccato che si tratti dello stesso ministro che, due settimane dopo, ha rilasciato l’ormai tristemente famoso decreto sulla pedopornografia, quello che impone ai provider la creazione automatizzata di filtri non solo per dominio ma anche per indirizzo IP, strombazzandolo poi per ogni giornale e telegiornale a botte di comunicati stampa.

Escludendo che si tratti di un caso di sdoppiamento della personalità, ridurrei l’intera vicenda al vuoto gioco della politica così come ormai è diventata in Italia: quello per cui l’obiettivo del politico, non importa se competente e benintenzionato o meno, è la conquista del consenso, e il resto è irrilevante. E allora, mi sembra tristemente normale che il ministro usi canali diversi per parlare a persone diverse: che al “popolo della rete”, tramite il proprio blog, dica che non ci saranno mai filtri, e al ben più consistente “popolo della televisione”, tramite i telegiornali, dica che ha messo quei filtri che loro volevano. Non c’è nemmeno più da indignarsi; Gentiloni sta semplicemente facendo al meglio il proprio lavoro di politico italiano dell’era berlusconizzata.

Se mai, c’è da capire ancora una volta un concetto che sostengo da tempo, specie quando incontro dei gruppi – succede spesso con hacker e linuxari – che ti dicono che non gli importa niente della massa, che per loro conta solo la propria nicchia libera e gli altri, gli “utonti”, stiano dove sono, nella propria ignoranza. Purtroppo non è così; le battaglie sulle libertà digitali potranno essere vinte solo quando il popolo della televisione sarà diventato almeno un po’ popolo della rete, a forza di educazione e di quella comunicazione che tutti noi facciamo ogni giorno, con i parenti spaventati da internette e gli amici computerofobi.

Finchè non cambieranno i rapporti numerici nella società, le richieste di privacy e di libertà saranno schiacciate da quelle di sicurezza e di censura, visto che in democrazia la maggioranza prevale e che i politici si adeguano semplicemente a questo concetto. Se i principi fondamentali della rete rimarranno idee di una sparuta minoranza, prima o poi essi saranno assimilati alla diversità, alla stranezza, addirittura al terrorismo, e verranno semplicemente repressi.

Forse, oltre alle critiche al ministro, è il caso di spiegare due cose al vostro vicino di casa!

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sabato 6 Gennaio 2007, 16:30

Storie

Oggi Torino offre due storie di cronaca piuttosto interessanti.

La prima è quella del trentenne ex tossico con fidanzata ex tossica (conosciutisi in comunità) che va ad ammazzare la madre di lei su commissione. Lui, che è pure sieropositivo e handicappato mentale, è uscito dalla droga e ha trovato un lavoro, che inizierà tra pochi giorni; lei vive a metadone ed è senza soldi, e in più i suoi genitori hanno ottenuto di portarle via la figlia avuta a ventidue anni da una delle storie precedenti: a questo punto, uccidere i genitori è l’unico modo per avere sia l’eredità che la figlia. Per convincerlo, gli dice di essere incinta, e che senza i soldi dei genitori sarà costretta ad abortire. Lo spedisce a casa dei genitori, indicandogli pure dove trovare un paio di forbici adatte allo scopo. Lui uccide la madre di lei, la chiama, e a quel punto lei riattacca e chiama i carabinieri, dicendo di aver ricevuto una telefonata da sua madre che chiedeva aiuto, e spedendoli sul posto, dove trovano il fidanzato in un lago di sangue: colto sul fatto, incastrato, in galera per omicidio. Lui però racconta tutto, e (pare) l’analisi delle telefonate conferma la sua versione: durante l’omicidio non ci sono state chiamate dalla madre alla figlia, ma solo tra i due fidanzati. Lei, ovviamente, nega; i carabinieri però l’hanno arrestata, propendendo per l’idea che nel piano ci fosse un terzo obiettivo, liberarsi del fidanzato.

La seconda storia è l’altro lato della medaglia: i giornalisti seguono l’assessore a Tossic Park, il giardinetto sulle rive della Stura assurto a notorietà nazionale per lo spaccio di droga, dove il Comune annuncia grandi provvedimenti di risanamento. Nel frattempo, notano un’auto parcheggiata lì davanti, giorno dopo giorno, con un signore anziano dentro. Alla fine vanno a chiedere, e scoprono un sessantacinquenne che fa da cavaliere a una ragazza di ventotto anni; la porta in macchina, lei entra nel parco, compra la droga, si fa, e poi torna indietro. Viene fuori che lui è stato il suo amante molti anni prima; poi la storia è finita, e lei si è persa tra i tossici. Ritrovatisi, lui, solo, vedovo e con figli grandi, ha deciso di prendersi cura di lei, un po’ per amore residuo, un po’ per senso di paternità. E così, non riuscendo a farla uscire dal tunnel, almeno la accompagna, le sta dietro quando va in crisi, si assicura che non la stuprino e non la accoltellino.

E’ difficile definire la grande varietà di sentimenti che possono intercorrere tra un uomo e una donna quando condividono pezzi di strada sul cammino della propria vita; spesso non li si capisce dall’interno, figuriamoci dall’esterno. A seconda del punto di vista, queste possono sembrare storie d’amore romantico, in cui lui farebbe qualsiasi cosa per lei, o storie di sfruttamento cinico, da parte del lato più forte della coppia. Forse, sono entrambe le cose e molto altro.

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venerdì 5 Gennaio 2007, 18:53

Disastri colposi

Va bene, innanzi tutto è colpa mia, che per paura di sbagliare faccio gli script che lasciano una copia della vecchia versione dei file rinominata come *.old. Però è soprattutto colpa di quel genio che, secoli fa, progettando la tastiera italiana decise di mettere l’asterisco proprio a fianco dell’Invio: di modo che, dopo aver digitato correttamente un centinaio di volte “rm *.old”, alla centounesima ti scivoli il dito dall’asterisco all’adiacente Invio quando sei arrivato solo a “rm *”.

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venerdì 5 Gennaio 2007, 10:22

Pena di morte

Non so quanto integralmente siano state trasmesse dai vari telegiornali italiani; comunque le immagini dell’esecuzione di Saddam Hussein dovrebbero essere viste per intero da tutti, non certo per ribaltare il giudizio su quello che comunque resta un dittatore sanguinario, ma perchè è comunque bene sapere di cosa si parla quando si affronta il tema dell’uccisione di una persona per decisione collettiva.

E poi, questo prova che tutte le finte pruderie dei nostri giornalisti, che ogni tanto non mandano in onda qualcosa “perchè sono immagini troppo forti” (o troppo scomode?), sono rese assolutamente irrilevanti dall’esistenza di YouTube.

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giovedì 4 Gennaio 2007, 10:27

Eppur si muove

Probabilmente è una questione tecnica che interessa direttamente pochi di voi, ma da questa settimana è in vigore un cambiamento storico: con solo una quindicina d’anni di ritardo, l’ITU – l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di standardizzazione delle telecomunicazioni – ha deciso di rendere gratuitamente disponibili in PDF i propri standard attualmente in uso.

Nell’era di Internet, gli standard dell’ITU effettivamente fondamentali sono ormai pochi; comunque, che vogliate costruire un modem 56k (raccomandazione V.90), implementare un sistema di sicurezza per la posta elettronica (X.509) o imparare le reti a pacchetto dell’era pre-Internet (X.25) – o magari accedere a questi documenti per studiarli -, ora potete almeno leggere lo standard gratuitamente.

Il segno del cambiamento, difatti, è soprattutto simbolico. L’ITU, difatti, è stata sin dalla metà dell’Ottocento il luogo dove si realizzavano gli standard delle telecomunicazioni, mediante lunghe negoziazioni tra rappresentanti dei governi e delle telecom monopoliste nazionali. Tutto questo è andato improvvisamente in crisi negli anni Novanta, quando il modello di rete a pacchetto definito dall’ITU, l’OSI, fu sorprendentemente trascurato dal mondo a favore del TCP/IP di Internet. Ci sono vari motivi per cui ciò è avvenuto, ma uno dei maggiori è proprio che gli standard TCP/IP, memorizzati nelle cosiddette RFC, sono sempre stati sviluppati in modo aperto a tutti e resi disponibili elettronicamente senza costi, mentre per partecipare alla definizione degli standard dell’ITU bisogna esserne membri – non tutti lo possono essere, e costa parecchio – e anche solo per leggerli, fino a ieri, bisognava pagare botte di 15-20 euro l’uno.

L’ITU sta lottando da anni per non scomparire, ingoiata dalla decentralizzazione e dalla privatizzazione della governance delle telecomunicazioni; questa mossa è un segno che infine, pur con la lentezza delle grandi burocrazie, qualcosa sta cominciando a capire.

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mercoledì 3 Gennaio 2007, 13:49

Ancora filtri

Come probabilmente sapete, ieri il Ministro delle Comunicazioni Gentiloni ha annunciato un nuovo decreto legge contro la pedopornografia in rete, che peraltro è semplicemente l’attuazione di una legge approvata nel febbraio scorso dal governo precedente.

Il principio, testo del decreto alla mano, è molto semplice: un “centro di prevenzione” presso il Ministero dell’Interno manterrà una blacklist di siti proibiti, o per URL, o per indirizzo IP. I provider saranno tenuti a implementare questa blacklist, a livello di server DNS nel caso di URL – come già avviene per i siti di scommesse online – o a livello di routing (si presume) nel caso di indirizzi IP; la legge prevede un tempo di intervento massimo di sei ore, che è peraltro uno specchio per i media, visto che presumibilmente gli aggiornamenti della blacklist saranno istantanei e automatizzati tramite messaggi cifrati.

Ci sono naturalmente vari dubbi su un provvedimento come questo; il filtro a livello di DNS è chiaramente inefficace per un utente motivato – è come il bando dei liquidi a bordo degli aerei, insomma – mentre quello a livello di IP, oltre ad essere potenzialmente lesivo di altri siti che siano ospitati sulla stessa macchina, mi sembra di difficile scalabilità.

In ogni caso, il vero problema è concedere alle autorità di polizia – si badi bene, non alla magistratura – la possibilità di tagliar fuori siti dalla rete in modo immediato e automatico, senza alcun tipo di controllo di terze parti (la stessa lista dei siti oscurati, dice la legge, deve essere mantenuta assolutamente riservata). In altre parole, in teoria la polizia postale potrebbe decidere di rendere inaccessibile il mio blog, e io forse non capirei nemmeno perchè non lo si vede più, nè avrei modo di ricorrere o chiedere spiegazioni a qualcuno.

Il decreto in essere è stato negoziato direttamente tra il governo e i rappresentanti dei provider; a nessuno è venuto in mente di sentire anche il pubblico. Anche noi, membri di un comitato consultivo che dovrebbe occuparsi di governance della rete, non siamo stati consultati in alcun modo. Purtroppo la macchina ministeriale è complessa, e spesso una mano non sa cosa faccia l’altra; certo che l’impressione è che ogni ministro di questo governo vada per la propria strada, badando più ai comunicati stampa e alla visibilità personale che alla sostanza delle cose.

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martedì 2 Gennaio 2007, 16:10

Tanto tuonò che nevve

Lo sapevo che c’era una congiura contro di me, segretamente in atto da tempo e tesa a concretizzarsi nelle vicinanze di questo Capodanno.

Non è un caso che, quando a marzo di questdell’anno scorso ho cambiato macchina e ne ho preso una con le ruote troppo grosse per poterci montare le catene, mi sia preoccupato di far inserire nel contratto la possibilità di farmi montare gratuitamente le gomme da neve all’inizio dell’inverno. Io ci ho provato, a farlo; solo che ho passato l’intero mese di dicembre in giro qua e là – iniziando col Brasile per finire in Germania – e la procedura si è rivelata più complessa del previsto: al ventitrè di dicembre ero finalmente riuscito a scoprire dove dovevo andare e che documenti dovevo portare, ma era troppo tardi.

Peraltro, questo era l’inverno più secco del secolo, e quindi, quando mi hanno invitato per il Capodanno a Courmayeur e mi hanno detto di portare le catene, io ho risposto incoscientemente: “Catene? Non le ho, ma a che servono? Non c’è un fiocco di neve neanche in cima ai monti…”. Ecco, probabilmente questo ha segnato la mia condanna; perchè ieri sera in val d’Aosta ha cominciato a nevicare, e mentre gli albergatori ringraziavano chi di dovere, io stamattina mi sono trovato la mia macchina ex parcheggiata in un prato in salita e ora parcheggiata in mezzo a venti centimetri di neve fresca in salita.

E in più, ieri avevo anche pensato di spostare l’auto in un posto più comodo, ma i locali mi hanno rassicurato sul fatto che le strade vengono pulite e non c’è poi tanto da preoccuparsi… insomma, me la sono voluta. Ci ho messo un’ora e mezza da quando ho cominciato a pulire i vetri a quando sono arrivato all’autostrada, con alcune scene piuttosto da film.

Per cominciare, passata la fase iniziale di rimozione (quella in cui il mio amico sfotteva dalla finestra dicendo “non mi muovo ad aiutarti finchè non sei slittato almeno per mezzo minuto”, al che io sono slittato fino a mezzo metro dalla fiancata della macchina più vicina e lì abbiamo capito che era una cosa seria), ci siamo messi con la pala a scavare percorsi ideali di uscita in retromarcia dal prato nevoso. Peccato però che il suggerimento “ACCELERA AL MASSIMO E NON TI FERMARE” cozzi con una serie di meccanismi automatici di difesa che stanno nel mio cervello, per cui mi sono fermato almeno tre volte durante la manovra.

Ma il bello doveva ancora venire: appena la macchina ha terminato la curva in retromarcia e si è trovata col muso in direzione di massima pendenza, ecco… ha cominciato a scendere. Da sola, con me sopra, perso come un astronauta dell’Apollo 13. Al che io mi sono buttato sul freno, e la macchina ha cominciato a scivolare più forte, beccheggiando verso destra in direzione di 1) un palo 2) un muro. Mi sono così trovato in mezzo a quella scena di Austin Powers in cui lui sta per essere investito da uno schiacciasassi che però si muove pianissimo, e quindi sta fermo per trenta secondi gridando, mentre il disastro gli si avvicina a velocità ridicola!

Insomma, ho capito che appoggiarmi sul freno non serviva a nulla, e quindi, sempre scivolando verso il palo, ho preso adeguati rimedi: ho tirato giù il finestrino elettrico premendo sull’apposito pulsante, e ho cominciato a gridare: “AIIIUUUUUUTTOOOOOO!!!!”. Questo però non ha deviato la macchina, al che, quando il palo era già incombente, mi sono deciso a tentare il tutto per tutto: ho veramente lasciato la frizione e accelerato, e le ruote hanno veramente cominciato ad andare nella direzione impartita loro dal volante, infilando la mia auto nello stretto passaggio con un balzo felino. E ho persino fatto una curva a destra che era larga come una macchina più dieci centimetri!

Lo step successivo è stata una discesa ripida e diritta: ecco, lì ho cambiato la procedura, perchè, dopo essermi buttato sul freno ancora senza risultati, invece di gridare aiuto ho avuto un’altra ottima idea: mi sono istintivamente aggrappato al freno a mano! Scoprendo con orrore che neanche quello aveva alcun effetto, e mentre il mio amico gridava di non frenare, un passante ha gridato il più utile consiglio “METTI LA PRIMA E VAI”, che in effetti ha funzionato e mi ha permesso persino di fare un’altra curva a fine discesa.

Quando poi sono arrivato al tornante in palesi condizioni di instabilità mentale e fisica, e ci ho trovato in mezzo una gentile mammina che aveva deciso di fermarsi col passeggino esattamente nel punto dove sarei andato a sbattere io se avessi perso aderenza, ho pensato che l’istinto materno può rendere gli esseri umani infinitamente stupidi.

(Lasciamo perdere il maledetto autobus delle Ferrovie Nord Milano che, in un tratto di autostrada gelato e con il limite dei 100, andando a 112 all’ora contro i miei 110, ha deciso che doveva assolutamente superarmi, e poi, realizzato che non sarebbe mai riuscito a terminare la manovra prima di giungere a Milano, ha semplicemente cominciato a chiudermi costringendomi a inchiodare. Doveva essere davvero la mia giornata fortunata.)

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lunedì 1 Gennaio 2007, 18:52

Connessioni di Capodanno

Non ho nulla di particolare da bloggare – fatto cenone di Capodanno, alcool ovviamente abbondante, dormito fino a tardi, risveglio con avanzi sparsi, ulteriore sonno ecc. – se non che stasera, approfittando del fatto che la casa di Courmayeur in cui mi trovo è dotata di telefono, abbiamo deciso di condividere la connessione. Il mio amico si è collegato via modem con il suo MacBook Pro, e ha attivato la condivisione su wi-fi.

Il suo collegamento funzionava bene, ma da me non funzionava praticamente nulla: i siti si bloccavano subito, la posta non si apriva, e con un ping si perdeva l’80% dei pacchetti. Proviamo vari aggiustamenti: cambiare posizione, allontanarsi, avvicinarsi, cambiare tipo di rete wi-fi, fino ai fix esoterici dei parametri di rete. Alla fine, scoraggiati, decidiamo di usare le buone vecchie abitudini: tiriamo fuori un cavo di rete, connettiamo i due computer fisicamente, et voilà, tutto funziona perfettamente.

Morale: probabilmente le schede wi-fi della Apple (specie quelle dei MacBook Pro, che sono di nuova generazione e quindi hanno dei driver ancora giovani) fanno abbastanza schifo…

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