Sky
Vittorio vb Bertola
Affacciato sul Web dal 1995

Gio 31 - 0:07
Ciao, essere umano non identificato!
Italiano English Piemonteis
home
home
home
chi sono
chi sono
guida al sito
guida al sito
novità nel sito
novità nel sito
licenza
licenza
contattami
contattami
blog
near a tree [it]
near a tree [it]
vecchi blog
vecchi blog
personale
documenti
documenti
foto
foto
video
video
musica
musica
attività
net governance
net governance
cons. comunale
cons. comunale
software
software
aiuto
howto
howto
guida a internet
guida a internet
usenet e faq
usenet e faq
il resto
il piemontese
il piemontese
conan
conan
mononoke hime
mononoke hime
software antico
software antico
lavoro
consulenze
consulenze
conferenze
conferenze
job placement
job placement
business angel
business angel
siti e software
siti e software
admin
login
login
your vb
your vb
registrazione
registrazione

Archivio per il giorno 4 Marzo 2007


domenica 4 Marzo 2007, 18:59

Domenica all’aria

Non ce l’ho fatta. Ero in casa da venerdì sera, intento a rilassarmi e a installare Ernesto, guardando ogni tanto un po’ di TV, giocando alla Playstation e leggendo. E però, oggi la giornata era talmente bella (e ci si sono messe anche le chiacchierate di kayak in chat) che, pur avendo già invitato gli amici alle 15 a casa mia per vedere la partita, alle 13:45 ho deciso che dovevo proprio uscire. Sono andato giù, e dopo una sessione di differenziata (mamma mia quanta plastica genero), ho inforcato la bici.

Visto il tempo limitato, l’idea era di fare semplicemente una puntata alla Pellerina, ma man mano che mi muovevo, sedotto dal sole, ho cambiato obiettivo, prima pensando al giro della Dora corto (attraversando a Collegno vecchia) e poi a quello lungo (attraversando ad Alpignano). La giornata era incredibile, non c’era una nuvola e, in maniche corte, l’aria freschetta e odorosa di ghiaccio mi faceva stare benissimo.

Già pedalando verso Collegno mi venivano in mente varie giornate del genere, di primavere luminose spese andando a trovare amici per giocare al computer, o a comprare giochi del computer, o leggendo riviste di computer, o… insomma ero un ragazzino un po’ monotematico, eh! Ma poi, in fondo in fondo, si vedeva il Rocciamelone pieno di neve; e così, invece di andare al ponte di Collegno, ho attraversato il parco dei matti (sulle panchine in viale Gandhi, potrebbe cantare Dalla), percorso in piega la rotonda di via Colombo a velocità da moto, salutato da lontano piazza Che Guevara (uno dei centri di gravità della mia infanzia) e poi, dopo largo Grande Torino, ammirato l’improvvisa apertura del panorama, con il Musinè che compare improvviso per tutta la sua larghezza.

E’ un peccato non potersi infilare nel Cotonificio di Bruere, un posto pieno di fantasmi e di magie; ma tutto, compresa persino l’ex provinciale Pianezza-Rivoli, è recintato da quando crollò il ponte di Pianezza… e così, si risale per i campi fino al cimitero di Alpignano, dove stavolta ho attraversato dalla pista ciclabile (un ponte sopratubo), invece che dallo scenografico ponte vecchio e dalla sua centrale idroelettrica in miniatura (o è un mulino? boh), che però prevede una salita secchissima subito dopo.

Il ritorno è per la vecchia statale ventiquattro, dove hanno eliminato il semaforo di Oltredora e ci hanno costruito una megarotonda con annessi PC City, UniEuro e Burger King. All’ingresso di Torino mancavano pochi minuti alla partita, e quindi ho arrischiato la salita di corso Marche, praticamente un pezzo di tangenziale… ma non c’era quasi nessuno a sfrecciare inscatolato a centodieci all’ora, e così mi sono concentrato sulla salita, leggermente meno secca di quella di via Pietro Cossa ma ancora più lunga.

Chiudo in un’ora precisa per una ventina scarsa di chilometri, e con una soddisfazione fantastica: era troppo tempo che non uscivo in bici senza una meta precisa e andando fuori città. Ora aspetto la tradizionale Torino-Robassomero-Torino di Pasquetta…

divider
domenica 4 Marzo 2007, 02:21

E’ finito Sanremo

Oh, io ricordo distintamente che, quando due anni fa dissi che Vorrei cantare come Biagio Antonacci era un capolavoro di musica popolare moderna e di sovversione del sistema dall’interno, varia gente mi prese per il culo; specialmente i fan di quella folta brigata di cantanti e musicisti italiani i quali, non possedendo il talento di comunicare in modo diretto e universale e nemmeno una goccia di genio, presumono di potersi costruire una immagine altamente artistica vendendo il meno possibile e tirandosela tantissimo (per Andrea: sì, sto parlando per esempio di Cristina Donà).

Peraltro, l’anno scorso Simone Cristicchi non mi aveva molto convinto, con una canzone che mi sembrava forzatamente alternativa; temevo si stesse avviando sulla strada della macchietta da buffone. Quest’anno, però, mai vittoria fu più meritata, tanto è vero che (mai accaduto prima) il premio principale, il premio della critica e il premio della stampa sono andati tutti alla stessa canzone.

Canzone che è oggettivamente molto bella, sia come musica che come testo, pieno di metafore che colpiscono in un lampo ma che si rifanno a sensazioni e situazioni profondamente vere; e non è nemmeno una astuta captatio benevolentiae, come forse si potrebbe sospettare di quella (dedicata a Borsellino e ai morti di mafia) che ha vinto tra i giovani, Il mio nome è mai più Mi fido di te Pensa. Cristicchi, invece, ha passato tra i matti gli ultimi due anni della propria vita, traendone un libro, uno spettacolo teatrale e un film in uscita in DVD; e sarebbe comunque difficile cantare una canzone del genere in modo credibile, trasmettendo emozioni, se non le si provasse sinceramente a propria volta. (Vedasi a riprova il miagolante Concato, un altro della categoria di cui parlavamo all’inizio, che su un tema potenzialmente altrettanto toccante era evidentemente fintissimo, e non è stato filato proprio da nessuno.)

Certo, per compensare tanta grazia ci hanno dovuto rifilare un pomposo Al Bano al secondo posto, e un bidello che passava di lì per caso al terzo. Silvestri, con una canzone piacevole ma leggerissima, ha mancato il podio di poco. Quinto, Mango – anzi, il Maestro Pino Mango, come pretende di essere chiamato nelle interviste – e qui siamo proprio nel pretenzioso-kitsch a manetta. In più, in un Festival musicamente migliore della media, sono affondati in tanti, dal sinatrico Johnny Dorelli al recitante Paolo Rossi, che portava un inedito di Rino Gaetano rispolverato dagli archivi (memorabile il giornalista che nell’intervista gli ha chiesto, “E Gaetano, che cosa dice della sua versione?”, provocando gelo in sala).

Del resto, non è un caso che, ancora una volta, basti un ospite straniero qualsiasi a ridicolizzare tutto il cast; stasera c’era Joss Stone, e se non sapete chi è, andate nell’angolino dietro la lavagna. A vent’anni non ancora compiuti, oltre ad esibire una voce straordinaria e parecchie altre parti del corpo piuttosto interessanti, ha preso in mano lo show ribaltando il teatro. Baudo era lì lì per lasciarle il microfono e la conduzione per il resto della serata…

divider
 
Creative Commons License
Questo sito è (C) 1995-2024 di Vittorio Bertola - Informativa privacy e cookie
Alcuni diritti riservati secondo la licenza Creative Commons Attribuzione - Non Commerciale - Condividi allo stesso modo
Attribution Noncommercial Sharealike