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sabato 17 Marzo 2007, 20:39

Reazioni

A Moncalieri, lui, sedotto e poi abbandonato da una estetista in favore del palestrato e carrierissimo manager della palestra Virgin, si è presentato davanti alla coppia per strada, con una pistola: ucciso il rivale, si è poi suicidato davanti a lei.

A Fucecchio, lei, abbandonata dal marito, riempie di psicofarmaci se stessa e la bambina di quattro anni, poi scappa a cercare aiuto; peccato che la dose che per un adulto è da tentato suicidio, per un bambino sia quasi certamente letale.

Anche se ogni persona reagisce in modo peculiare ed è difficile fare categorie, è interessante notare quanto diversa sia solitamente la risposta di genere alla disperazione da abbandono (quella che, sottintendendo il mancato raggiungimento dello stato di adulto, differisce dalla tristezza da abbandono per l’incapacità di continuare a vivere): tanto sanguinosa, finale e vendicativa quella del maschio, quanto silenziosa, dubbiosa e autodiretta quella della donna.

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3 commenti a “Reazioni”

  1. Mir:

    Certo, dispiace. E sicuramente nessuno puo’ permettersi di sapere che cosa provi un altro in certi momenti.
    E’ il rispetto (dovuto) alla tragedia altrui.
    Pero’ questi gesti chiamiamoli inconsulti stonano parecchio con le storie di chi la vita la prende per i denti pur essendo stato penalizzato in tutti i modi da madre natura e dalla catena di markov della sua biografia.
    Perche’ veramente poche persone al mondo hanno una vita facile e non priva di scossoni di questo tipo.
    E’ che mi sembra, ecco tutto, oltre che un po’ riduttivo (il mondo non gira TUTTO intorno a una donna, perche’ si e’ qui per imparare qualcosa, tutta la vita ci insegna qualcosa, e chi la incentra su uno o pochi punti di gravita’ senza espandersi emozionalmente e spiritualmente prima o poi crollera’); dicevo, mi sembra anche un po’ vigliacco.
    Fin qui tutto umano, non tutti sono cuor di leone o consci di quello che stanno a fare qui, sulla Terra.
    C’e’ pero’ una cosa che mi fa uscire di testa, ed e’ la presunzione e il poco rispetto della vita che hanno queste persone: vuoi farti saltare le cervella perche’ sei un coglione e avevi puntato tutto su quella sbagliata? Bene!
    Pero’ come puoi pretendere di far fuori anche chi con la tua pazzia non c’entra niente? Certo, gli risparmi un trauma della madonna. Ma stona terribilmente, perche’ in quel momento tu fai terra bruciata: fai fuori tutti i testimoni che danno fastidio alla tua coscienza e distruggi tutto perche’ non hai saputo reagire al fallimento e rialzarti (quindi ti fai fuori), ma soprattutto perche’ il peso di sapere che quella persona da viva probabilmente non ti perdonerebbe mai ti impedisce di completare l’opera e di crepare in pace. EGOISMO TOTAL

  2. Attila:

    Dato che conoscevo bene chi tu chiami il ” palestrato (rideva spesso di non aver mai fattoi pesi in vita sua, e di non capire un beep di pesistica) e carierissimo direttore della Virgin di Moncalieri” che era una persona davvera fantastica lontana milioni di miglia dal tuo “velato” stereotipo… ti posso assicurare che è il gesto di uno psicopatico che ha passato una settimana con la fidanzata (da più di qualche anno) della vittima un migliaio di anni fa, che non aveva alcun senso… un gesto gratuito, come sono gratuiti la maggior parte dei gesti degli psicopatici.. e il “carierissimo” ha avuto la prontezza di salvare la propria fidanzata…
    VB con questo tuo post hai perso moltissimi punti… parlare in maniera così sprezzante di uno che è morto ammazzato senza nemmeno conoscere un attimo la sua storia… beh posso solo farti i complimenti…

  3. vb:

    Mi dispiace di aver urtato la tua comprensibile suscettibilità, io ovviamente mi sono limitato a riportare in due parole la descrizione che hanno dato i media, che sicuramente è approssimativa e molto diversa dalla realtà. Comunque, nè fare palestra nè essere in carriera sono cose negative, no?

    Peraltro l’intera discussione è centrata sugli stereotipi, o se preferisci su quegli stereotipi che si formano nella testa delle persone deboli e immature di fronte al trauma di un abbandono. Sicuramente, nella testa di chi ha sparato, l’altro non solo “ce l’aveva con lui” – tanto è vero che usciva con la “sua” donna – ma “ostentava” il suo successo, in termini di palestra e carriera (tra l’altro, il nostro background biologico di animali implica che, quando si scatena una competizione, tutto ciò che è associabile alla forza fisica ha un impatto subconscio molto profondo, e il fatto che la persona in questione facesse effettivamente pesi, nella testa dell’altro, è irrilevante) e in termini di “competizione per la riproduzione”.

    Il tutto deriva, come diceva Mir, da egoismo o meglio ancora da egocentrismo: l’incapacità, tipica del bambino, di capire che non tutto ciò che accade è direttamente correlato a se stessi. In questa ottica, il semplice fatto che gli altri due escano di casa viene interpretato appunto come una “ostentazione”, cioè come se lo facessero apposta per mostrare a tutti che lui è il perdente. A quel punto, scatta la necessità di rovesciare l’esito della “competizione” a qualsiasi costo, e di dimostrare in modo plateale e pubblico di essere più forti dell’altro.

    Nel caso della madre, invece, scatta quel fenomeno per cui il figlio è l’estensione di se stessi: la maggior parte dei (cattivi) genitori ritiene di “possedere” il proprio figlio anche quando questo ha trent’anni, figuriamoci a quattro…

 
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