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Archivio per il giorno 21 Aprile 2007


sabato 21 Aprile 2007, 14:59

Uncorrect

Credevate di cavarvela con Celentano? No, perchè se vi siete fatti due risate o avete scosso la testa per l’Adrianone nazionale, ora vi toccherà sbigottire: il Corriere riportava difatti anche la pubblicità del nuovo libro di uno dei nuovi leader della nuova sinistra italiana, tutto centrato sulle nuove e meravigliose sorti del Partito Democratico.

Il libro, edito dall’intellettuale Feltrinelli e che certamente sarà accolto da sperticate lodi ed infiniti applausi su tutta la stampa del regime centrosinistrodestro d’Italia, è di Luciano Violante e si intitola Uncorrect. Che, nelle intenzioni dell’autore, vorrebbe dire che lui si erge a paladino dei deboli, rifiutandosi di rimanere vincolato al “politicamente corretto”.

Bene, allora, parliamo di correttezza: ma cosa vuol dire in inglese “uncorrect”? Guardiamo sul Merriam-Webster: ecco, qui… ehi, ma non esiste! Sul Cambridge? Nemmeno… Su Encarta? Nulla di nulla… Già, perchè in inglese, come sa chiunque parli vagamente la lingua, “scorretto” si dice “incorrect”, con la i. Del resto, la prova Google riporta circa 76.700.000 risultati per incorrect, e 123.000 per uncorrect… quasi tutti su siti in italiano.

Il resto del rant, sull’approssimazione e la presunzione dei politici italiani, sulla loro inadeguatezza all’era globale, e su come nemmeno in una delle maggiori case editrici “serie” del Paese ci sia qualcuno che si accorga di – o più probabilmente, abbia il coraggio di far notare – un marchiano errore di ortografia nella più usata lingua straniera, potete scrivervelo da soli; che io mi sono anche rotto le scatole.

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sabato 21 Aprile 2007, 14:32

Editorialisti

Nella lounge di cui parlavo prima, Lufthansa mi ha gentilmente offerto una copia del Corriere della Sera, anche se di ieri.

Guardandola casualmente, noto in fondo alla prima pagina un editoriale che parla dei cani che azzannano bambini. Leggo la prima frase: “La piccola Alessia di nove mesi è stata brutalmente uccisa dai due rottweiler dei genitori. Ammazzata e soffocata nel giardino di casa.”

E qui, già uno alza il sopracciglio, visto lo stile scarno – un po’ da terza elementare, ecco – e il dettaglio gory messo in bella evidenza, con gran mancanza di stile e bon ton. Mah, penso, sarà uno o una giornalista in carriera, di quelli che non sanno l’italiano ma ucciderebbero la nonna pur di finire in qualche modo in prima.

Poi proseguo, e leggo la seconda frase, che in realtà, nonostante il punto a capo, è una prosecuzione della prima: “La casa di cui è probabile che i genitori andassero fieri della protezione dei due assassini con tanto di cartello che avvertiva: ((Quest’area è difesa dai cani da guardia non avvicinatevi)).”

Rileggo. Trileggo. Comunque la giriate, la frase in italiano non sta grammaticalmente in piedi: i genitori erano fieri “di cui” o “della protezione”? o “della protezione di cui”? che però in italiano sarebbe “della cui protezione”. Stilisticamente ancora peggio, visto che anche in tal caso nessuno ci infilerebbe un altro “dei” subito dopo. Non parliamo della punteggiatura, visto che non c’è una virgola nemmeno implorando in ginocchio. Scritto così, “non avvicinatevi” è il nome o la qualifica dei cani da guardia; di conseguenza, non credo proprio che sul cartello davanti alla casa ci fossero esattamente quelle parole lì, ragion per cui un giornalista non dovrebbe metterci le virgolette.

Insomma, mi chiedo, ma chi è ‘sto tizio, e soprattutto, come ha fatto uno scritto del genere a finire in prima pagina sul Corriere?

Alzo lo sguardo di tre centimetri, e l’arcano è presto svelato: sotto il titolo è scritto, “di ADRIANO CELENTANO”. Ah, adesso si spiega tutto: non parlo più.

P.S. A scanso di equivoci, a me Celentano piace molto, per come ha sfregiato la musica italiana prima e le convenzioni politico-televisive poi. Certo, resta il sospetto che l’abbia fatto non per consapevole scelta, ma per involontario effetto di una totale insipienza!

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sabato 21 Aprile 2007, 14:14

Business class

Ecco, dovevo tirarmela perchè finalmente, a forza di girare, mi hanno dato la carta argento Frequent Traveller della Lufthansa, che – oltre a una serie di vantaggi piccoli ma comunque comodi, come poter portare 40 kg di bagagli invece che 20, o poter usare i check-in della business class anche viaggiando in economy – dà l’accesso alle business lounge.

Per chi non è pratico di aeroporti, le business lounge sono quei saloni imbucati con giannizzeri all’ingresso, dentro i quali i clienti selezionati sorseggiano birre o caffè offerti dalla compagnia aerea, mangiando biscottini seduti su una comoda poltrona, e guardando la TV o utilizzando Internet per attendere piacevolmente il prossimo volo.

Peccato che questa sia la teoria; Lufthansa – a giudicare anche dallo sguardo di totale disprezzo con cui i giannizzeri hanno guardato me quando mi ci sono presentato – deve aver allargato un po’ troppo i criteri di selezione, perchè a Francoforte c’era gente in piedi per mezza sala, con un continuo assalto alle poltrone; e se bevande, biscottini e giornali erano effettivamente ottimi e abbondanti, la connessione a Internet costava otto euro l’ora! E in più, mi sono anche beccato il codone di venti minuti al controllo di sicurezza…

In compenso, qui a Dublino (ah, non vi avevo detto che sono a Dublino?) ci hanno prenotato un albergo un po’ fuori dal centro, anche se sul fiume, ma bello e soprattutto dotato di Internet gratis in camera: una cosa mai vista. Per fortuna che avevo dietro il cavo Ethernet retraibile.

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