Pericolo
Mi capita ogni tanto di vedere La Grande Notte, lo show di Gene Gnocchi in onda il lunedì in seconda serata e poi in replica varia su Raisat Extra, condotto insieme ad Afef, che Gnocchi si diverte a sbertucciare in ogni modo anche per via del marito (questa settimana ha aperto la puntata con “Afef è in ritardo, perché oggi pomeriggio era a Genova a rigare la macchina di Beppe Grillo”).
Questa settimana tra gli ospiti c’era Alex Zanardi, l’ex pilota di Formula Uno diventato famoso per aver perso entrambe le gambe in un terribile incidente di gara, e poi per aver ricominciato non solo a vivere, ma persino a correre.
Le auto hanno segnato pesantemente la vita di questa persona. Prima dell’incidente più famoso, ce n’erano stati altri quasi altrettanto terribili; e, da bambino, perse la sorella in un incidente stradale. Ma se vi sembra sfiga (e probabilmente lo è), ci sono anche i casi in cui i millimetri del destino hanno giocato a suo favore: come quando, collaudatore della Lotus, guida la macchina per tre giorni e per un migliaio di chilometri, dopodichè la passa al pilota titolare, Pedro Lamy; dopo due giri, l’alettone si stacca di colpo e Lamy si schianta sbriciolandosi le gambe.
Probabilmente vivere questo genere di situazioni, nel bene e nel male, ti insegna ad accettare la vita per quello che è, cioè una joint venture tra te e il destino in cui tu hai se va bene il cinquantuno per cento, ma non di più. Fa quindi sempre piacere ascoltare Zanardi, per via della serenità che trasmette e dell’ironia leggera con cui racconta episodi che potrebbero essere altrimenti drammatici o urtanti, come quello della signora che lo incontra e gli dice “Ah, quando ho visto in TV il suo incidente, così tremendo, speravo proprio per lei che morisse…”, e lui che quasi cade dalle sue protesi per toccarsi laggiù.
Bene, in tutto questo, ho trovato illuminante, oltre che molto condivisibile, quello che Zanardi ha detto quando si è cominciato a parlare di velocità in auto. Prima ha fatto notare l’ipocrisia semplicistica con cui molti, media inclusi (e non poteva mancare il succitato Grillo), se la prendono con la velocità , criminalizzando per prime le auto che vanno più veloce dei limiti anche in condizioni piuttosto sicure, come su un’autostrada diritta e senza traffico, quando è molto più pericolosa per sè e per gli altri la ragazza sull’utilitaria che in città scrive SMS mentre guida, o il padre di famiglia che non cambia le gomme da dieci anni e poi magari sovraccarica pure la macchina di bagagli.
Ha fatto poi notare come la situazione potrebbe migliorare se ci fosse molta più abitudine ad andare a correre con le auto in pista, sia come sfogo, sia come ambiente controllato dove imparare a guidare meglio in condizioni di emergenza; e invece, proprio per questa ipocrita allergia alla velocità , in Italia gli autodromi non si usano, vengono fatti chiudere a furor di popolo o vengono visti come un luogo di perdizione.
Infine, ha avuto il coraggio di dire che Fast and Furious e film del genere sono schifezze e che chi li produce e li distribuisce è un incosciente, proprio perchè incitano non tanto alla velocità , ma alla guida pericolosa per il puro gusto del pericolo. E lì, lo hanno (scherzosamente ma non tanto) zittito per paura di querele.
Insomma, fa sempre piacere quando qualcuno con cognizione di causa non ha paura di dire le cose come stanno; è un’abitudine che in questo Paese dovremmo avere tutti.
P.S. Non c’entra nulla, ma non posso esimermi dal menzionare la battuta conclusiva di Gnocchi al transessuale Eva Robbins: “Eva ha preso così tanti ormoni che tra un anno gioca nella Juve”. Ormai le pratiche “mediche” dei gobbi sono considerate un dato universalmente acquisito…