Oggetti
Caro diario,
anche ieri, come spesso in questi giorni, ho impiegato la pausa pranzo per tornare indietro fino alla mia vecchia casa. Ormai vivo in quella nuova da quasi un mese, ma ovviamente il trasloco non è ancora finito, e anzi diventa sempre più lungo.
Il problema è che, spostate velocemente le cose essenziali, restano tuttavia quelle superflue; che proprio per questo richiedono molto più tempo.
Per esempio, io per anni sono andato in viaggio riportando indietro, con efficienza svizzera, tutti i campioni di sapone e di shampoo che trovavo negli alberghi: sai mai che così si riesca a risparmiare sull’igiene! Aprendo armadi e cassetti, sono saltate fuori una, due, tre, quattro scatole da scarpe piene zeppe di saponcini, flaconcini, pettinini, spazzolini, batuffolini, persino i cottonfioc. E tu che ne fai? Vorrai mica buttar via tutto questo patrimonio costruito negli anni? In più, ogni sapone è un ricordo: ah come mi ero lavato bene in Uruguay, ah che bella doccia che aveva quell’albergo a Palo Alto, e così via.
E le salviettine umidificate, ognuna racchiusa nella sua brava confezione di alluminio? A botte di un fazzolettino per volo, ne ho un cassetto pieno, anche di linee aeree che non esistono più. Anzi, mentre ci siamo, mi faccio una pausa con queste caramelle della Swissair, che la compagnia è fallita da sei anni, ma le caramelle sono ancora qui.
Sì, è vero, potrei cominciare a buttar via. Ma solo un bruto potrebbe gettar via la confezione di pennarelli che usava per colorare i disegni all’asilo: e infatti io l’ho gelosamente conservata. Davvero potrei buttare via le vecchie audiocassette? E allora dovrei forse buttare anche il walkman? Ma figurati, chissà quanto vale un walkman originale Sony, con dentro ancora la cassetta di El diablo dei Litfiba.
Potrei forse gettar via la collezione di fogli bianchi, centinaia e centinaia di pagine vuote e adornate solo del logo di questo o quello sponsor, raccolte con tenacia negli anni, come quella volta a Beverly Hills, al Webnoize del 2000, dove alla fine del discorso contro la pirateria del fu Jack Valenti tutta la sala si alzò ad applaudire, ma mezz’ora dopo, quando tutti ormai erano andati via, nella stessa sala c’erano solo più due messicani che smontavano e io che raccoglievo manciate di bloc notes marchiati IBM abbandonati sulle sedie.
Caro diario, la nostra vita è piena di oggetti, che nascono vergini ma poi presto si sporcano di noi, entrando in una relazione fedele e sottintesa che soltanto noi, per un motivo qualsiasi, possiamo a un certo punto tradire. E’ da questo blocco regalatomi anni fa dal GARR che io ne esorcizzo il mistero, mentre mi appresto ad impacchettarli tutti e a spostarli dal fondo di un vecchio armadio al fondo di un nuovo armadio; fino a che, tra cinquant’anni, qualcuno entrerà in casa mia, troverà i miei pennarelli, e si chiederà che cosa mai potesse rappresentare, per un vecchio, un pezzetto di plastica colorata.
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