Le rante
Cari 2-0 amici 2-0 francesi,
passi che mi accogliete all’aeroporto Carlo De Goglio con il trionfo della vostra francesità , ossia un posto bellissimo, mozzafiato, elegantissimo, che però ha il piccolo particolare di non funzionare: a parte il fatto che uno dei sei padiglioni è crollato prima ancora che divenisse usato, i bagagli ci mettono ore ad arrivare e poi sono tutti mescolati con quelli di altri voli, gli spazi sono sovraffollati, le indicazioni sono confusionarie e per arrivare a prendere il treno per Parigi bisogna compiere una mezza maratona;
passi che alla stazione del treno non c’è scritto dove vanno i treni, ma ci sono solo sigle di quattro lettere come KROL e PEPE e un sacco di pallini che dovrebbero dirmi in quale combinazione di stazioni dai nomi assurdi ferma quel particolare treno, e insomma, anche se vi ringrazio per aver finalmente messo un treno ogni tanto che non ferma in tutte quelle stazioni inutili tipo Villapinta, Olnago Sottobosco e Biancomesnile, sappiate che non si capisce niente, tanto che avete dovuto scrivere sulla piattaforma “Tutti treni vanno a Parigi”, che però, vi comunico, in italiano è sbagliato;
passi che per salire sui treni bisogna dotarsi di biglietto che (manco fossimo nell’Ottocento) va obliterato, però l’obliteratrice non è sui binari, ma a un altro piano, ed è indicata soltanto in francese, e io devo capire che “compostare” per voi significa fare un buchino su un lato;
passi che i treni che trasportano le persone dall’aeroporto in città non hanno lo spazio per le valigie, ma solo una ringhierina in alto dove ci sta forse il beauty case della nonna, non certo una valigia da volo internazionale, e così le carrozze sono piene di bagagli buttati ovunque;
passi che siccome siete monotoni mi chiedete di scendere dal treno che arriva dall’aeroporto Carlo De Goglio, e prendere la metro in direzione piazza Carlo De Goglio;
passi che la coincidenza richiede circa dieci minuti di scale sotterranee in su e in giù, senza l’ombra di una scala mobile (memo: mai più interscambio a Denfert-Rochereau);
passi che all’ingresso della metro più che i tornelli ci sono delle vergini di Norimberga, in cui passare con una valigia e una borsa richiede un contorsionismo degno di un corso di mimo;
passi che i vagoni della metro sono pieni di locali fermi davanti alle porte che se vedono un turista con le valigie si mettono il più in mezzo che possono;
passi che alla reception di un albergo a cinque stelle da 300 euro a notte (che ovviamente non pago io) ci mettete una signorina che a sentire una domanda in inglese ti guarda dall’alto in basso come un puzzone e comunque non la capisce;
ma che poi, giunto in camera, accenda la televisione e vi debba sentire per un intero gran premio parlare di tali Massà e Raikkonèn…
(P.S. Comunque Parigi è un gran bel posto!)
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