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Archivio per il giorno 4 Ottobre 2008


sabato 4 Ottobre 2008, 11:47

La sinistra e il razzismo

Per metà del Paese, le cose scorrono normali: ci si alza, si va a lavorare, si esce la sera, si va al cinema… Per l’altra metà, invece, tutto si è fermato, e la vita è ormai completamente sconvolta da una emergenza nazionale: l’Italia è preda del razzismo.

Basta leggere Repubblica o ascoltare Radio Popolare per trovarsi continuamente di fronte a casi clamorosi: un nero picchiato qui, un nero umiliato là… sembra che d’improvviso tutti gli italiani siano impazziti e si siano messi a caccia degli stranieri. Un fenomeno peraltro inspiegabile, visto che sugli altri giornali – anche quelli non particolarmente destrorsi, come il Corriere o La Stampa – le notizie in proposito, sparate ad altissimo volume dai giornali vicini ai partiti di sinistra, si conquistano al massimo qualche trafiletto come normali fatti di cronaca.

L’ultima è notevole: quella della donna somala che denuncia che all’arrivo all’aeroporto di Ciampino è stata maltrattata e spogliata “in quanto nera”. Dal titolo sembra una cosa vergognosa, poi leggendo l’articolo si scopre che l’episodio sarebbe avvenuto tre mesi fa ma la signora se l’è ricordato soltanto adesso; che la signora aveva precedenti per traffico di droga – ma Repubblica si dilunga a spiegarci che il khat è droga, sì, ma poi non è così tanto droga – e quindi la perquisizione era motivata dal cercare se avesse nello stomaco ovuli di stupefacente; e che, secondo la polizia, lei avrebbe resistito e dato in escandescenze.

Ora, sappiamo tutti che la polizia italiana può fare le peggio cose (vedi Genova), ma questa è un’altra cosa che stupisce dell’approccio di Repubblica: per principio, la parola di un nero è verità, mentre la parola di dieci poliziotti, un questore, un sindaco e così via non conta assolutamente niente. Questo è particolarmente evidente nell’altro caso di un ghanese picchiato dai vigili di Parma e poi insultato, fino a ridargli la busta coi documenti con sopra scritto “negro”. La polizia municipale spiega che l’occhio nero del ragazzo è legato alla colluttazione avuta con gli agenti al momento del fermo, con due agenti finiti al pronto soccorso con tanto di referto; e che la busta gli è stata consegnata bianca, “negro” se l’è scritto da solo. Ora, io non so; è anche possibile che ci sia stato un complotto dei vigili, aiutati dai medici dell’ospedale, con conseguenti rischi di licenziamento e reati penali, tutto per il dubbio piacere di scrivere “negro” su una busta; prima di darlo per scontato e di gridare al razzismo, però, aspetterei un’inchiesta o perlomeno qualche prova.

Un altro episodio di giornalismo d’assalto è coinciso con il recentissimo caso, a Milano, di un ambulante senegalese abusivo rimasto coinvolto in una rissa al mercato con il verduriere italiano davanti al cui banco si era piazzato, che gli avrebbe detto anche “sporco negro”. Prima Repubblica pubblica una breve notizia, poi spara la cosa in prima nazionale. Anche qui, però, leggendo l’articolo si scopre che i testimoni hanno visto la rissa, ma non hanno sentito insulti razzisti; ciò nonostante, l’articolo – riprendendo anche un pronto comunicato della Cgil che denuncia il clima di razzismo crescente alimentato dal governo Berlusconi ecc. ecc. – conclude che si è trattato di una aggressione per via del colore della pelle.

Peccato che i primi commenti all’articolo, tra cui il mio, siano un po’ perplessi, visto che a ben vedere pare una rissa qualsiasi e che lo stesso articolo dice che gli insulti razzisti potrebbero anche non esserci stati (ma anche se ci fossero stati, una volta che si perde il controllo e ci si mena ci si grida qualsiasi cosa; quanti di noi da incazzati hanno detto delle cose che non pensavano veramente, solo per ferire l’altro?); in più, alcuni fanno notare che sono altrettanto frequenti gli episodi opposti, di neri che molestano italiani, ma Repubblica non li riporta.

Apriti cielo! Stamattina l’articolo originale è sostituito da uno nuovo; sono apparse magicamente le testimonianze che giurano che sì, è stato detto “sporco negro” – per quanto si dica anche, ovviamente alla fine e en passant, che nessuno è stato disposto a metterlo per iscritto davanti alla polizia – e che sarebbe stato chiamato un sicario, mentre dell’amatissima Cgil, a scanso di equivoci, non si parla più. E non è la prima volta che Repubblica si rimangia le proprie parole quando si accorge che non sono sufficienti a convincere la gente della propria tesi.

Quindi? Di casi di razzismo ce ne sono comunque: ad esempio il pestaggio del cinese a Roma. A ben vedere, però, sono bravate compiute da sedicenni; razziste sì, ma nell’ambito del generale bullismo verso il diverso, perché la mia sensazione dalle cronache successive è di generale incultura, e quindi che così come hanno pestato il cinese quei ragazzini avrebbero pestato il primo della classe o il disabile della porta a fianco, tanto per divertirsi in branco.

Insomma, come già scrissi tempo fa, il problema non è tanto il razzismo, quanto il sentirsi dei “noi” opposti a “loro”; il dissolversi del senso di comunità, sostituendolo con l’appartenenza a tribù in guerra tra loro, alcune definite dalla nazionalità, altre dallo status sociale o dalle opinioni politiche. I fatti, quindi, diventano superflui; ogni episodio è soltanto un teatrino in cui, a seconda della tribù di appartenenza, si assegnano dei ruoli a ciascuno degli intervenuti e si salta subito alle conclusioni (come peraltro avranno fatto varie persone di sinistra, che leggendo questo articolo avranno pensato “ecco il solito fascista-razzista-liberista-conservatore-evasorefiscale” senza veramente valutare i fatti e le argomentazioni che sto portando, né tutto il complesso delle mie idee, che certo non sono classificabili con le categorie politiche tradizionali).

La tribù dei giornalisti, ormai, è tra le più odiate; un sondaggio dell’altro giorno diceva che per circa due terzi degli italiani i giornali non sono credibili, e che strumentalizzano le notizie per fini politici o economici. A leggere Repubblica, si capisce perché.

Peccato che l’effetto di questi articoli sia l’opposto: nelle intenzioni di Repubblica dovrebbe servire a spaventare i moderati, facendo loro pensare che Berlusconi sia il nuovo Mussolini e portandoli a votare PD. Nella realtà, la gente non è così scema; vede ogni giorno cosa avviene per strada, e sa perfettamente che c’è una parte di immigrati dediti a non far nulla, all’accattonaggio, all’abusivismo o addirittura alla criminalità, che però non viene punita un po’ per difficoltà pratica, un po’ per lo sfascio della giustizia italiana, un po’ per paura e un po’ per ideologia. Leggere le distorsioni e le verità precotte di Repubblica fa soltanto crescere la rabbia contro queste persone; e, man mano che il tempo passa, sarà questa rabbia a trasformarsi davvero in razzismo.

[tags]italia, razzismo, violenza, neri, milano, parma, roma, repubblica, media, giornalisti[/tags]

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