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venerdì 17 Ottobre 2008, 14:02

Arraffi chi può

Forse non tutti ve ne siete accorti, e quindi ve lo dico io: è cominciato l’assalto alla diligenza da parte degli enti locali. Già, perché i conti di Comuni, Province e Regioni sono in rosso, in alcuni casi tanto da portare le amministrazioni sull’orlo del fallimento (a parte Taranto, che è già fallita da un po’). E’ noto che una delle principali ragioni per cui a Torino si fa il grattacielo di Banca Intesa è incassare subito svariati milioni di euro (trenta, mi pare) di oneri di urbanizzazione: soldi che permetteranno al Comune di pagare gli stipendi anche a dicembre. Altri, invece, non sono così “creativi” e quindi utilizzano i vecchi metodi all’italiana.

Il governo Berlusconi, quindi, tra i suoi primi atti ha stanziato 500 milioni l’anno per i prossimi anni per Roma; anzi, per Roma Capitale, per compensarla cioè delle maggiori spese che le derivano dal fatto di essere la capitale… come se il fatto che l’intera economia cittadina si regga sugli stipendi delle amministrazioni centrali, pagati da tutta Italia, non costituisse già un enorme afflusso di denaro verso Roma.

Dopodiché, c’era in crisi anche Catania, la città governata fino a pochi mesi fa da Umberto Scapagnini, medico personale di Berlusconi e responsabile della sua “immortalità” (parole sue), prima che mollasse tutto a metà mandato per farsi eleggere in Parlamento, guadagnando così una opportuna immunità parlamentare; e così, zitti zitti, sono arrivati 140 milioni anche laggiù.

Nel frattempo, anche la Regione Lazio rischiava di fare bancarotta, a causa dell’immenso buco della sua sanità; e così, dopo vari nicchiamenti dovuti al fatto che la Regione è in mano al centrosinistra, è stato sbloccato anche il fondo di cinque miliardi di euro – di cui due miliardi regalati a fondo perduto – per le cliniche ciociare e vaticane.

Evitiamo di menzionare l’operazione Alitalia e i cinque miliardi di dollari regalati a Gheddafi (senza che gli italiani che furono sbattuti fuori dalla Libia dal suddetto, confiscando loro beni e denari senza alcun compenso, siano mai stati risarciti): certo che Berlusconi, quando gli serviva e quando c’erano amici da foraggiare, non si è fatto problemi a spendere.

Nel frattempo, naturalmente, lo Stato taglia di tutto e di più: è di oggi il bell’articolo di Sapegno sulla chiusura della scuola elementare di Prali. Ora, io sono assolutamente favorevole a tagliare sprechi e lussi, ma qui non stiamo parlando né dell’una né dell’altra cosa: come si può pensare che le montagne sopravvivano con una scuola ogni 40 chilometri di curve?

Capirei anche che si tagliasse se non ci fossero proprio più i soldi; ma tutti gli stanziamenti di cui sopra dimostrano che i soldi ci sono. Solo, sono dirottati senza alcuna equità verso le voci di spesa “amiche” e le zone più brave ad ottenere regali dal governo centrale.

Tutto questo si somma alla storica sperequazione per cui alcune parti d’Italia mantengono stabilmente tutte le altre: leggete quei numeri, fanno spavento. Io potrei capire sia che grandi parti del Paese avessero bisogno di stanziamenti consistenti per qualche tempo, sia che piccole parti del Paese avessero bisogno di stanziamenti regolari (per esempio le isole remote); ma non è possibile che un Paese si fondi stabilmente sul fatto che una parte mantiene tutti gli altri. Se questo metodo davvero servisse allo sviluppo, a quest’ora il Sud sarebbe la California: quanto ancora bisogna insistere per capire che non funziona, e che serve solo a prolungare le clientele e a finanziare la stessa mafia che vorremmo teoricamente combattere?

Non si tratta quindi di una questione di solidarietà: solidarietà è quando si aiuta qualcun altro per un caso speciale e non dipendente dalla sua volontà. Qui, invece, questo flusso di soldi non aiuta la gente che vive al Sud, ma solo i politici e i mafiosi che incamerano le prebende pubbliche; e non è né eccezionale né indipendente dalla volontà degli amministratori che ricevono questi soldi, e che creano buchi in maniera irresponsabile o addirittura volontaria, in modo da riceverne altri.

Finora, comunque, c’era ricchezza più o meno per tutti e la cosa è rimasta in piedi. Ma quando l’anno prossimo o al massimo quello successivo, causa debito non ripagato, a Torino cominceranno a chiudere gli asili e le biblioteche, semplicemente perché le tasse pagate dai torinesi vanno a finire negli sprechi (nazionali e locali) invece di essere spese per servizi utili, noi che faremo?

Perché si sa, uno che costruisce una situazione vantaggiosa per sé e svantaggiosa per gli altri è un furbo e merita tutto il nostro disprezzo; invece, uno che ogni tanto si sacrifica per gli altri merita tutta la nostra ammirazione… ma anche la nostra riconoscenza e il nostro aiuto, perché il sacrificio non può essere permanente e fatto sempre dalla stessa persona. Pertanto, uno che accetta passivamente e perennemente una situazione svantaggiosa per sé e vantaggiosa per gli altri, senza alcuna particolare considerazione etica a giustificarla, non può definirsi altro che un fesso.

[tags]economia, debito, federalismo, tasse, roma, catania, lazio, torino[/tags]

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3 commenti a “Arraffi chi può”

  1. Tobia:

    a proposito, si sa quanto costano tutte le missioni italiane all’estero, Afghanistan, Libano ecc.? Su quelle nessun taglio?

  2. Mantopelo:

    sarà che nelle vallate valdesi ci sono cresciuto, ho tanti amici “barbet”, li ho sempre trovati e considerati cittadini modello, gente “con gli spigoli”, sarà che ho figlie in età scolare dell’obbligo, sarà che penso da sempre che il loro liceo sia una delle istituzioni più nobili del circondario… sarà che a Prali c’è una delle piole più favolose della Provincia, sarà che al primo anno di università ebbi una bella storia con una fanciulla di Perrero, sarà che durante la naja ho trottato come un asino (forse più a tema, un mulo!) per la Val Chisone e le valli del Pellice…
    sarà che quando ho voglia di fare una sgambata penso al Barbara o al Lowrie
    sarà che a Prali ci si va tuttora per sciare tirandosi fuori dalla mischia dei puzzoni napapijiri della via lattea, e che nessuno rompe i coglioni se risali le loro piste con le pelli di foca…
    sarà…
    ma mi piange davvero il cuore che chiuda l’elementare di Prali, un posto gentile, governato da un sindaco gentile, abitato da gente gentile; nessuno merita atti di questo genere dal proprio governo, ma questo è il governo che abbiamo e probabilmente che ci meritiamo…
    e pensare che loro, i valdesi, avevano ospedali propri che noi abbiamo affossato, scuole proprie che noi abbiamo devastato…
    come non pensare alla secessione?

  3. mfp:

    Come “che faremo”?! Facile:
    – una parte se ne freghera’ altamente tanto non ha bisogno di asili e biblioteche (es: vado a trovare la mia ragazza che ferma i passanti davanti ad un comune, per invitarli a firmare pro-referendum procreazione assistita; una mamma col pancione “io non ne ho bisogno – ndr. indicando il pancione – vede?”);
    – una parte si mettera’ ad urlare per strada “oggi tocca a noi, domani tocca a voi” come i dipendenti Alitalia poco tempo fa… senza pero’ chiedersi dove erano loro quando toccava ad altri…

    p.s.: bella paginetta di dati

 
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