Conero e Ravenna
L’avevo già notato all’andata e puntualmente si è avverato al ritorno: sull’autostrada Adriatica, a sud di Ancona, stanno lavorando per fare la terza corsia, e come risultato un pezzo del famigerato cantiere della Torino-Milano è stato trasferito qui. Ci sono gli stessi spostamenti di corsia a tradimento, gli stessi passaggi tra muretto e camion, gli stessi buchi e sobbalzi nell’asfalto, ma qui sono su una strada piena di curve, viadotti, gallerie e colline: e infatti ieri, tornando su, abbiamo scoperto che la A14 era bloccata tra Civitanova e Loreto in direzione nord causa incidente.
Ma non è stato un male: ho così avuto l’opportunità di uscire e di rivedere fugacemente luoghi del passato: abbiamo attraversato Porto Recanati e preso per la spiaggia dei Marcelli, e poi su per Numana e Sirolo fino in cima al Monte Conero, e poi siamo ridiscesi e andati a Portonovo. Il tempo era tremendo e ci siamo bagnati più volte per gli improvvisi temporali, ma quando mai capita di andare a Portonovo un sabato d’estate e di trovare tutto deserto o quasi? Non abbiamo nemmeno dovuto pagare il parcheggio: erano fuggiti persino i parcheggiatori.
Comunque, anche a seguito di una interessante discussione avuta a margine dell’ultima assemblea ISOC, il luogo deputato al sabato sera era Ravenna: più o meno a metà strada e non vista da vent’anni. Qui devo innanzi tutto comunicare che, al terzo tentativo, abbiamo finalmente trovato la perfezione nel concetto di “osteria d’Italia”: l’Ustarì di Du Canton sulla statale per Ferrara, poco dopo la frazione di Camerlona.
Vedete, il locale di mercoledì sera a Urbania era molto buono, e quello di venerdì sera a Pescara era perfetto, ma in entrambi era chiaro il loro essere equivoci: ristoranti raffinati travestiti da osteria. Questa invece era un’osteria vera: un posto con gli arredi vecchi di quarant’anni, con il menu sgualcito e aggiornato tramite sbianchettamento e sovrascrittura a penna, dove chiedi un quartino di vino e perdio ti portano un quartino di vino rosso no logo, non un pippone sul miglior abbinamento con l’annata 2005 un po’ barricata e dal retrogusto di pino silvestre. E come tutte le osterie era pieno di gente che mangiava in compagnia e che parlava dei fatti propri, di cui la maggior parte giovani, perché che razza di osteria è se ci si va per mangiare invece che per stare insieme e se l’ingresso è riservato ai titolari di carta di credito gold?
Il cibo era ottimo: abbiamo preso una porzione di crostini misti da dividere per antipasto, e poi un primo a testa (io tortelli di patate con funghi e salsiccia) e poi io ho ancora preso il secondo: una grigliata mista consistente di un salsicciotto, due belle fette di bacon, una costina e una bistecca, più patate al forno e spinaci compresi nel piatto, ed era davvero eccezionale, e alla fine di tutto questo ero talmente pieno da non prendere il dolce, e ho fatto fatica ad alzarmi da tavola. Per un antipasto, due primi, un secondo, un contorno e un dolce abbiamo speso 43 euro in due, e faremo sicuramente in modo da ricapitare di lì.
Tra l’altro Ravenna è proprio bella, e noi abbiamo avuto il piacere di una novità : dal 2002 hanno aperto al pubblico la Domus dei Tappeti di Pietra, ovvero una eccezionale ricostruzione sotterranea dei pavimenti a mosaico di un palazzo bizantino, scoperti per caso mentre scavavano un parcheggio. L’ambiente è davvero impressionante e merita assolutamente la visita.
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