Persepolis
Leggere un libro è una attività che richiede una lunga preparazione. Mi succede raramente di vedere lì un libro di cui non ho mai sentito parlare, comprarlo, portarlo a casa, leggerlo subito. Di norma succede il contrario: sento parlare di un libro e mi viene voglia di leggerlo; metto lì l’informazione per una futura occasione. Settimane, mesi, talvolta anni dopo, vedo il libro in libreria, me ne ricordo, lo compro, e lo porto a casa. Ma dato che il tempo per leggere è poco e la coda di libri arretrati è lunga, in genere passano altre settimane, altri mesi, e poi finalmente lo leggo. Si può così dire che leggo poco, ma leggo soprattutto libri predestinati.
Uno di questi è quello che sto leggendo adesso: Where Wizards Stay Up Late, un libro che volevo leggere sin da quando uscì più di dieci anni fa, e che varie volte ho pensato di ordinare via Internet oppure ho cercato in una delle mie visite nelle librerie di paesi anglofoni. Mi è capitato finalmente in mano, per caso, alla libreria dell’MIT a Cambridge-quella-in-America, quando ci sono stato a marzo; e l’altro giorno l’ho cominciato. Ma non è di questo che volevo parlare oggi.
Prima di questo, infatti, ho finalmente letto il primo volume di Persepolis, il fumetto di Marjane Satrapi che racconta la storia della rivoluzione islamica in Iran. Il fumetto è stato scritto e pubblicato in francese, ed è un esempio di quello che in Europa solo il mercato francese del fumetto può fare: cioè far uscire e conoscere opere serie anche di autori sconosciuti, cosa che da noi è quasi impossibile per relativa mancanza di pubblico, anche se fortunatamente le cose stanno migliorando.
Nell’ambiente, di Persepolis si parlava bene già prima che ne venisse fatto un film e che esso venisse premiato al Festival di Cannes due anni fa: per cui era sulla mia lista da qualche anno. Tre o quattro mesi fa – anzi no erano di più, perché era la volta di questa visita oppure subito dopo – mi capitò sottomano il primo volume, e così decisi di portarlo allo stato successivo: quello di “l’ho comprato e prima o poi lo leggo”.
Effettivamente la fama del fumetto è meritata; in questi giorni in cui si parla di Iran aiuta molto a capire cosa succede là , ma è anche un compendio di storia delle rivoluzioni del Novecento. Lo stile grafico è solo apparentemente semplice, ma è molto interessante vedere come lo stile del fumetto classico americano viene apertamente contaminato dall’iconografia di tipo babilonese, in cui le folle sono facce ripetute bidimensionalmente in maniera regolare e la stilizzazione assume un valore concettuale. Così come lo Psiconauta di Aleksandar Zograf rappresentava la storia della guerra in Serbia vista dall’interno, Persepolis fornisce una inquietante e commovente visione di come i grandi drammi della storia appaiano a chi ci cresce dentro.
Dev’essere per questo che oggi da Fnac, mentre compravo i volumi successivi, ho fatto che prendere anche un altro libro che è nella mia coda “da comprare” sin dai tempi del liceo: Il partigiano Johnny di Fenoglio. Ma è solo un acquisto tecnico: come libro di testo, per essere preparati per il nostro prossimo futuro.
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