Persepolis (2)
La tragedia dell’Iran di questi giorni, oltre che terribile, è più vicina a noi di quello che sembri.
Già , perché se prima del 1979 l’Iran era un paese laico e occidentalizzato ma insieme sottomesso alle potenze straniere, la rivoluzione che doveva liberarlo finì per peggiorare le cose: i rivoluzionari di sinistra finirono ben presto al muro sotto la pressione degli integralisti. Cosa succede in una nazione in cui una minoranza borghese, colta, laica e progressista si confronta con un regime religioso sostenuto dalla propaganda e dal nazionalismo? Succede che la cultura laica viene massacrata senza pietà , a colpi di prigione, esecuzioni ed esilio (e in questo la lettura di Persepolis è illuminante). Trent’anni dopo, ci si riprova: il raggiungimento di un estremo, quello di Ahmadinejad, porta alla richiesta di cambiamento; questa viene repressa nel sangue.
Cosa c’entra l’Italia? Beh, solo un cieco non vedrebbe la direzione che, grazie ai mass media, sta prendendo il nostro Paese: dove i politici di ogni colore prestano omaggio al Vaticano, dove i diritti laici conquistati negli anni ’70 vengono progressivamente erosi, e dove la xenofobia e il nazionalismo vengono utilizzati per promuovere la violenza, comprese quelle ronde che qualcuno (a partire da Travaglio) liquida come un passatempo per pensionati barotti dalla prostata debole, suggerendo che poi bisognerà chiamare d’urgenza i carabinieri per difendere le ronde dalle terribili minacce dei barboni, ma che hanno tutto il potenziale per diventare squadracce prima che ce ne possiamo accorgere; da principio contro gli zingari e gli immigrati, poi contro i dissidenti.
Noi alle volte pensiamo che siamo troppo moderni, troppo occidentali, troppo integrati per diventare un regime chiuso, bigotto e autoritario; eppure leggere quanto simili a noi siano i giovani iraniani borghesi, quanto sia facile – a seconda dell’educazione – che in una stessa famiglia convivano la laicità e l’integralismo, non può che accendere segnali d’allarme.
C’è però una differenza molto significativa tra l’Iran e l’Italia. In Iran, due terzi della popolazione ha meno di 32 anni: questo rende molto veloce il ricambio politico, e molto facile il rinnovamento delle idee e dei partiti al potere. In Italia, la situazione è totalmente opposta: a Torino città , il 70% degli elettori ha 41 anni o più, e fuori dalle città il dominio degli anziani è ancora maggiore. Cambiare è quasi impossibile: questo è un paese per vecchi, e i vecchi sono solitamente i più sensibili alla paura del diverso, all’insicurezza diffusa, alle richieste di ordine e disciplina, e anche al richiamo della religione.
Nel frattempo, vi faccio leggere come due ragazzi di Teheran hanno raccontato a fumetti le vicende di questi giorni, rubando le immagini da Persepolis. Il risultato è fumettisticamente molto lontano dal livello dell’originale, ma la spiegazione di quel che è successo è davvero chiara.
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