Superclassici del cinema educativo
L’estate televisiva non regala solo cartoni: ieri sera, su quel fantastico canale Sky che si chiama AXN, è apparso uno dei film superclassici e negletti degli anni ’80.
Erano gli anni in cui Reagan definiva il mondo, e la musica era dominata dalle tastierine di plastica, dalle drum machine e da chitarre molto distorte. Erano gli anni in cui Arnold Schwarzenegger preparò la stagione del proprio successo; ma film come Commando e Terminator erano comunque intellettuali, colti, pieni di trame elaborate, complotti robotici, servizi segreti, viaggi nel futuro e nel passato. Per questo Arnie si è poi dato alle commedie e alla politica; ma non era quello il vero film d’azione americano degli anni ’80.
Il vero film d’azione americano degli anni ’80 in parte nasce in Australia, con i primi due mitici film di Mel Gibson; in parte nasce nell’Israele vero e immaginato americano di Golan-Globus e del loro eroe principale, il Chuck Norris di Delta Force; e in parte, ovviamente, nasce con Rambo. Ma pochi film rappresentano così bene lo spirito indomito dell’America degli anni ’80 come le avventure dell’investigatore Marion Cobretti, in arte Cobra.
E’ lui: Stallone, nu jeans e na maglietta, ma soprattutto un paio di Ray-Ban patacconi che oscurano l’intera inquadratura; una macchina tamarrissima, una moto tamarrissima, una modella tamarrissima a cavalcioni, naturalmente da salvare. E il mondo contro: dai cattivi ai buoni, tutti ce l’hanno con Cobra.
Cobra dice poche parole; quelle che dice servono a lamentarsi di “tutte quelle stupide regole”, tipo leggi, giudici e avvocati. Cobra spara, accoltella, spranga, spaccalafaccia a tutti per tutto il film. Ma soprattutto, in questo stereotipo di ultraviolenza, Cobra elimina anche le regole formali. Il film, in realtà , non ha una trama; nessuno si preoccuperà mai di spiegarci chi siano i cattivi, perché vogliano uccidere la modella tamarra, quale sia la loro attività criminale, come sia possibile che orde di decine e decine di nuovi villani offrano continuamente il petto e la ruota della moto ai proiettili di Cobra. Non c’è un motivo per cui Cobra uccide: è obbligato dal suo destino cinematografico, ed esegue il proprio dovere con dedizione e capacità , due termini ormai sconosciuti ai giovani d’oggi.
Dev’essere per questo che da lustri non trasmettono più Cobra in televisione fuori dai canali minori: è un film troppo educativo.
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