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sabato 1 Agosto 2009, 17:06

Cose buone dal mondo

Come sapete, io compro solo olio Lidl; tuttavia, uno dei passati ospiti della mia casa di montagna ha lasciato in eredità una bottiglia di olio Sasso, e così ho pensato che per condire l’insalata fosse meglio usare l’olio ligure per eccellenza, marchio noto e di qualità.

Peccato che, mentre la bottiglia era in tavola, io abbia notato sull’etichetta la seguente scritta:

“Confezionato per SASSO(R) Via L. Da Vinci, 31 – Tavarnelle Val di Pesa (FI)”

e già questo mi torna poco: il fantastico olio ligure con sede in provincia di Firenze? Poi prosegue:

“nello stabilimento indicato dalla lettera tra parentesi vicino alla data di scadenza”.

Guardo la lettera, e lo stabilimento è il seguente:

“Via Amendola, 56 – Voghera (PV)”.

Beh, fantastico: l’olio ligure con sede a Firenze prodotto a Voghera dev’essere certamente garanzia di qualità. L’etichetta non lo dice, dunque chissà da dove arrivano le olive: magari non sono nemmeno italiane.

Del resto basta fare una ricerchina con Google partendo dagli indirizzi per scoprire che l’olio ligure è prodotto dal gruppo Carapelli, che negli stessi stabilimenti produce anche l’olio Dante e l’olio Bertolli – già della megamultinazionale Unilever – e che è di proprietà di una multinazionale spagnola attualmente sotto inchiesta per speculazioni di Borsa sul proprio stesso titolo. E’ la Fiat dell’olio italiano, dato che negli stessi stabilimenti, cambiando di volta in volta l’etichetta, produce oltre la metà dell’olio nazionale (pardon, confezionato in Italia).

A sto punto, forse è davvero meglio l’onesto olio extravergine Primadonna del Lidl – 2,89 euro al litro, talvolta in offerta a 2,39 – prodotto dall’Oleificio Rocchi di Lucca: sarà davvero peggio dell’olio SassoBertolliDanteCarapelli?

[tags]olio, marchi, sasso, carapelli, lidl, etichette[/tags]

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23 commenti a “Cose buone dal mondo”

  1. FRANK:

    In fondo è quello che succede in tutti i settori.
    Nell’auto gli esempi si sprecano. Se FIAT usa lo stesso pianale per tre marchi, VW lo usa su 4/5 a seconda del modello (VW, Audi, Seat, Skoda e Porche). probabilemte
    Quando il tuo vicino milanese lì in valle comprerà il prossimo “FIAT-Chrysler-Jeep Grand Cherokee”, avrà sotto il culo un puzzle fatto per lo più di pezzi Mercedes.
    Passiamo alle birre. Lo stesso stabilimento produce birre di 3/4 marchi. Eppure c’è gente che è capace di notare la differenza di gusto!!!!
    I prodotti Galbani e Invernizzi escono dallo stesso portone: http://www.lactalis.fr/english/monde/europe/italie/fiche_italie.htm
    Veniamo al nostro campo. Il tuo macbucco è fatto in stabilimenti dove vengono costruiti i Lenovo o gli Acer o gli Asus. Solo che il tuo costa il doppio :) Ma non ti lamenti! E non ti hanno nemmeno dato i tasti del touchpad!!!

  2. D# AKA BlindWolf:

    Succede in tutti i settori, ma nel campo dell’alimentazione è molto peggio.
    Che un pianale si trovi in 7 auto di 3 marche diverse non vedo quale sia il problema (anzi, probabilmente è più facile trovare il pezzo di ricambio di un modello dismesso!)… e neppure tanto il fatto che il pianale sia fatto in una nazione anzichè in un’altra (ovviamente ripercussioni economiche ed occupazionali a parte).

    Ma la terra cambia nel giro di pochi chilometri. E cambia di conseguenza il gusto dei suoi frutti. Io vengo dal Monferrato ed ogni paese dona un particolare carattere al proprio vino (il suolo ricco di tufo di Ozzano, per esempio, dà una nota acidula).
    Un prodotto può essere pregiato per le proprie caratteristiche, ma se c’è troppa domanda occorre prendere le materie prime da altre parti e tali caratteristiche si perdono. Rimangono solo brand & marketing. Ormai il gusto è sempre più uniformizzato e plasticoso… i prodotti da negozio o sa supermercato sono l’IKEA degli alimentari.

    P.S.: l’olio più buono che abbia mai assaggiato in vita mia lo producono artigianalmente i fratelli della migliore amica di mia madre. Quando tale amica va a trovarli nel suo natìo paesino in provincia di Chieti si riporta sempre dietro la scorta di extravergine genuinamente torbido.

  3. MCP:

    Qualche info di una dozzina d’anni fa

    http://archiviostorico.corriere.it/1997/settembre/18/Olio_Sasso_cala_sipario_co_0_97091813570.shtml

  4. AleRoots:

    AFAIK l’olio Bertolli, fino a un anno fa Unilever e ora proprietà degli spagnoli come scrivi tu è prodotto nello stabilimento di Inveruno.

  5. vb:

    Sarebbe interessante capire se il gusto varia da un marchio all’altro e/o da uno stabilimento all’altro… Naturalmente nulla vieta che nello stesso stabilimento ci siano linee produttive diverse per i vari marchi, oppure vengano usate olive diverse a seconda del marchio che si sta producendo in quel momento. L’assenza di indicazioni in etichetta però mi porta a pensare che sia tutta la stessa roba… per questo sono abituato, al discount, a leggere le etichette e cercare di capire dall’indirizzo dello stabilimento qual è il produttore effettivo: spesso si hanno ottime sorprese!

  6. FRANK:

    Allora non sono il solo malato che legge le etichette e incrocia indirizzi con produttori!!!
    Per restare in zona, Balocco è un grande produttore conto terzi: mi pare i boscotti Coop e forse anche Selex (Famila). Così come la Mila di Bolzano: yogurt Coop ed una volta Carrefour, oggi mi pare passata allo yogurt di Merano.
    Ciò che più mi dispiace è che nel corso degli anni abbiamo lasciato che multinazionali straniere si impossessaro di molti grandi marchi nazionali. Marchi che erano legati al territorio dove erano nati. Lactalis, Unilever, Nestlè, Danone posseggono molte aziende che il consumatore percepisce come “italiani”.

  7. Andrew:

    Anche le mozzarelle di bufala sono interessanti: marchi diversi, prezzi diversi, ma la maggior parte sono prodotte da XYZ S.S. Domiziana 276 (CE) (non ho una bufala nel frigo per controllare, ma l’indirizzo è più o meno quello).
    XYZ cambiano, ma il civico è sempre lo stesso.

  8. mfp:

    D#, in realta’ il problema c’e’ per qualunque cosa… la quantita’ di risorse spese (e rifiuti prodotti) per trasportare i pianali, motori, e olio, da una parte all’altra del pianeta e’ poca cosa rispetto alle risorse spese (e rifiuti prodotti) per dare da mangiare a tutto l’esercito di sfigati (branding, marketing, outsourcing, legalita’+fisco=stato, etc) che “lavorano” (si fa per dire) su 10 brand piuttosto che su 1 solo. Non si capisce cioe’ perche’ – anche oggi che tutto quel fantalavoro amministrativo puo’ essere automatizzato o addirittura eliminato – 1 operaio lavora e 9 burocrati mangiano. O meglio si capisce: la superiorita’ finanziaria, appena “meno superiore” di quella suprema (ie: bellica), permette di infiltrarsi nelle economie altrui (“o vendi l’attivita’ o crepi”, tu cosa risponderesti?)… e deciderne l’evoluzione nel tempo. Com’e’ che diceva quel tizio… datemi il potere di stampare il denaro e me ne frego di chi scrive le leggi…? E cosi’ piano piano da mangiare e energia ce la fanno i francesi, la tecnologia americani e tedeschi, i terreni e l’acqua se la ciuppano arabi e cinesi… sono gia’ stati avvistati i primi annunci di peni italiani da impiantarsi; ad Hong Kong vanno a ruba… le palle italiane pero’ non le vuole nessuno perche’ dalle registrazioni della D’Addario hanno capito che sono edulcorate col viagra. Sembra che stiano invece tornando in voga quelle cubane e messicane. Le palle dei pezzenti non le vuole nessuno. Guardando da questo punto di vista le cose si capisce perche’ Silvano Agosti chiami “pezzenti” le persone che lavorano 12/24, 6 giorni su 7, quando in Khirgisia si lavora tutti, ma solo 3 ore al giorno 2 volte a settimana… o tante scassapagliare rifiutino una costituzione che inizia con arbeit macht frei… tra l’ing. gestionale che organizza una acquisizione monopolistica su tutto il territorio nazionale (ie: ha come mission la concretizzazione di un monopolio all’interno di una economia di mercato) e un ragazzo di borgata che impugna una pistola… non c’e’ tanta differenza. Entrambi tradiscono il patto sociale. Ti diro’, io preferisco la scassapagliara: consuma di meno e non ho nulla da temere dalla sua pistola (non ho niente; con tutta la gente che concentra, io sono l’ultimo che si deve preoccupare; se minaccia me ottiene, o un morto e non e’ detto che sia io, o due zucchine e un ovetto fresco; se minaccia un ing. gestionale che lavora presso Accenture e altri, o un commerciante, puo’ ottenere meta’ della sua angaria… pardon… diaria… angaria si usava nel medioevo, adesso diciamo “stipendio”); che seppure sono solo 2000 euro… mille li’, mille qui… e campa decisamente meglio che andando a lavorare. Dev’essere stato piu’ o meno il percorso logico fatto dai Briganti dopo che Garibaldi gli aveva tolto tutto… oggi la chiamano qualche volta anarchia qualche altra volta mafia… a me pare liberismo economico puro.

  9. vb:

    Balocco fa anche gli ottimi biscotti Lidl :-) Infatti, per comprare i biscotti alla Coop, tanto vale andare al Lidl dove si trovano al 20-30-40 per cento in meno (in realtà il problema dell’autoconcorrenza viene risolto facendo modelli diversi di biscotto per le diverse catene, ma alla fine cambia la forma ma la sostanza sempre quella è…). Però bisogna tener d’occhio la Coop perché spesso lì Balocco fa offertone sui biscotti a proprio marchio, che arrivano a costare anche meno che al Lidl…

  10. .mau.:

    La scorsa settimana a Chiavari infatti mi sono preso alla Coppe un chilo di biscotti del mulino bianco in offerta, che costavano di meno dei miei soliti fior di riso e latte Ital d’Oro-Balocco…

  11. rectoscopy:

    bah, io ho qualche riserva sul ragionamento “stesso produttore = stessa qualità del prodotto”.
    Faccio un esempio che conosco personalmente. Sono un grande estimatore del Panforte di Siena.
    Qualche anno fa vendevano il panforte sia al LIDL che a un altro hard discount (con marchio diverso). Controllavi gli indirizzi e scoprivi che i due panforti erano prodotti dalla stessa azienda che produce il più rinomato (e costoso) panforte Sapori.
    Il panforte del LIDL era buono e aveva un prezzo contenuto. Il panforte dell’altro HD invece aveva più o meno lo stesso prezzo, ma conteneva solo mandorle bruciate…

    A me che l’olio provenga dal Garda, dalla Toscana o dalla Tunisia sinceramente non mi interessa granché.
    Quando compro l’olio spero che non ci siano state porcate (tipo raffinazione di olio lampante etc)

  12. roberto celani:

    Olio a meno di 3 Euro il litro?
    Chiunque possieda un terreno con qualche pianta d’olivo, pur contando sulla rete familiare per la raccolta, sa che non è possibile produrre olio italiano a prezzi inferiori a 5/6 euro il chilo…

    Tutto il resto semplicemente NON può essere olio extravergine d’oliva italiano che sia prodotto in Toscana, Liguria o Lombardia.

  13. Mike:

    Sono perfettamente d’accordo con Roberto Celani: ma credo che anche se si parla di olio di oliva normale a scendere sotto quella cifra è dura. L’olio DOP Carli viene 18 euro al litro.

    Detto questo è abbastanza ovvio che dallo stesso stabilimento possono uscire prodotti con prezzi e caratteristiche diverse, magari utilizzando diversi marchi per diversi segmenti di mercato.

  14. mfp:

    Mike, certo che POSSONO uscire prodotti “diversi”, ma QUANTO diversi? Nello stesso stabilimento hai quantomeno la stessa aria, la stessa acqua, la stessa pressione (e temperatura) atmosferica. I processi fisici e chimici sono cioe’ appiattiti da questioni ambientali. Potenzialmente gli stessi operai e gli stessi macchinari. Se le variabili di un’equazione diventano costanti…

    Poi cercare di massimizzare il profitto implica ridurre la diversita’ (e viceversa: introdurre diversita’ diminuisce il profitto): se ti fai portare acqua, olive (o farina) da 10 posti diversi, usi 10 set diversi di macchinari (o, peggio, macchinari 10 volte piu’ complessi per aumentare le lavorazioni possibili), esegui 10 lavorazioni diverse, fatte da 10 set diversi di operai, etc, e’ come avere 10 fabbriche da 1.000 pezzi piuttosto che 1 da 10.000 pezzi. E cioe’ ogni pezzo (litro) costa di piu’. E chi glielo fa fare al manager a preoccuparsi? I clienti non conoscono i sapori originali della lavorazione artigianale (es: quante persone in una grande citta’ hanno mai guardato e assaggiato, con attenzione, l’olio appena spremuto a freddo? E’ verde come una mela smith… il sapore e’ indescrivibile, e dopo un mese e’ decaduto inesorabilmente ad una cosa che e’ verde trasparente ma mai comunque quell’ambra piscio che trovi al supermercato… diventa ambra piscio dopo 3-4 anni di conservazione… quella robaccia venduta nei supermercati con l’olio d’oliva non centra niente, ma se non lo sai chiamerai olio di oliva qualunque cosa abbia un’etichetta con scritto sopra Olio di Oliva); e poi basta vendere la partita scarsa al negozio scarso col brand scarso… come appunto dicevi (“marchi diversi per segmenti diversi”). La diversita’, quando c’e’ Il Mercato di mezzo, non viene da sola.

  15. vb:

    Certamente che “possono” uscire prodotti diversi, ma… lo fanno veramente? Ci vorrebbe una di quelle belle analisi comparate in laboratorio dei prodotti dei vari marchi che si usavano tanto negli anni ’80 e ’90… qualcuno sa perché ultimamente in TV e sui giornali non se ne vedano quasi più? ;-)

    Comunque il problema non è che l’olio Lidl non sia italiano: il problema è sapere cosa compro. A me va bene comprare l’olio al discount a tre euro il litro, sapendo che probabilmente è fatto con olive straniere e “al risparmio”, oppure comprare olio italiano di qualità garantita pagandolo il giusto – cinque, sei euro? Quello che mi va meno bene è di comprare a cinque o sei euro olio che viene marchiato e presentato come italiano di qualità ma che in realtà è fatto più o meno come quello del discount, oppure cercare olio italiano di qualità e trovarlo solo da Eataly a quindici euro il litro: queste due ultime mi sembrano soltanto speculazioni.

  16. FRANK:

    Senti Vubbì, stasera ho mangiato roba LIDL. No, veramente, tu sei pagato per fare campagna virale… ammettilo che ti guadagni da vivere così! Non è mica un brutto mestiere, basta dirlo!

  17. roberto celani:

    @ Vb

    Se vuoi pagare il giusto ed acquistare un prodotto sicuro la parola d’ordine è “filiera corta”.

    Organizza un fine settimana in Toscana o Umbria (a te l’imbarazzo della scelta sulla località) e acquista direttamente in frantoio, magari dopo aver dato uno sguardo alle modalità di molitura delle olive e, meglio ancora, dopo un assaggio.

    Ti segnalo al riguardo l’iniziativa” Frantoi Aperti”
    http://www.frantoiaperti.net/canale.asp?id=1

    Vedrai che non proverai nessuna nostalgia per l’olio LIdl (inevitabilmente rettificato) da 2,89 al litro.

    Un cordiale saluto.

    P.S. Non possiedo ne frantoi, nè oliveti, ma sono stato educato al gusto dell’olio d’oliva artigianale da quando ero bambino…

  18. vb:

    FRANK: In effetti dovrei chiedere una percentuale… comunque, non so quanto tu sia habitué dei discount ma anche se io sono fedele a Lidl su alcune cose LD è migliore (per esempio sughi e formaggi). Bisogna sperimentare e scegliere.

    Roberto: Ho dei parenti in Liguria che lustri fa facevano anche l’olio, anche se su scala ridotta… E sono d’accordo, l’olio è proprio un cibo su cui il gusto può cambiare radicalmente, almeno quando lo usi crudo. Purtroppo è difficile trovare fornitori a filiera corta vivendo a Torino…

  19. FRANK:

    Mettiamola così, l’unica cosa buona era la birra doppio malto. La mozzarella di bufala era insapore. Oggi ne ho comprata una appena arrivata da Eboli… beh, era un’altra cosa. Certo l’ho pagata almeno il doppio, ma chi se ne frega? Sono quello che mangio!

  20. Lobo:

    Per quanto riguarda l’olio mi trovo molto bene con San Lorenzo, di Imperia (sia Extra Vergine che normale). Un ordine ogni paio di mesi, consegna a domicilio, producono il proprio olio, ecc ecc ecc.

  21. H-BES:

    Per l’olio a filiera corta a Torino c’è la liguria! Dai… come ogni buon piemontese non ci finisci almeno un giorno in liguria?

    I miei (ed io anche se ora vivo per conto mio lo uso “a scrocco”) comprano direttamente l’olio in frantoio in liguria, lo fanno due volte l’anno comprandone qualche damigiana e via.
    Ammetto di non ricordare il frantoio preciso e nemmeno quanto lo paghino, però usare quell’olio crudo non ha NESSUN paragone con qualsiasi olio comprato al supermercato.
    Poi ovviamente è questione di abitudine e palato, conosco persone che non vedono la differenza tra un extra vergine e l’olio di semi, quindi….

    Saluti
    BES

  22. Massimo:

    Mi sono imbattuto per caso in questo articolo, che mi pare doveroso riportare a corredo di questo post. Il nostro vubbi’ ne sa sempre una piu’ del diavolo, quando si parla di LIDL e dei suoi prodotti! ;)

  23. vb:

    :-D

    Io le analisi organolettiche non le avevo fatte, mi limitavo a ipotizzare che tra olii di massa da supermercato la qualità fosse poco dipendente dal prezzo… se poi addirittura è meglio quello del discount, che vuoi di più? Anche se ovviamente non sarà certo buono come l’olio di frantoio prodotto seriamente.

 
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