5 stelle, Torino e la buonanima di Mao
Che sia già tempo di grandi manovre per le prossime elezioni comunali torinesi è evidente a tutti: basta aprire i giornali e leggere dei piatti che volano in casa PD, dove si stanno già scornando due progetti diversi. Da una parte quello dei quadri di partito, che, divisi nelle varie correnti, stanno spingendo come aspirante candidato sindaco ognuno il proprio capetto, Fassino, Placido, Gariglio, Tricarico e tanti altri; dall’altra Chiamparino che vorrebbe aprire alla “società civile” – nome con cui lui indica il gruppo di potere economico che controlla Torino da decenni – costruendo una “lista civica” che peschi sia nel centrosinistra che nel centrodestra e che sia produttiva per Fiat, Sanpaolo e compagnia bella, con candidati sindaco Evelina Christillin, il rettore del Poli Profumo o addirittura il volto cattivo della Tav, Mario Virano.
Potevano allora non partire le piccole manovre anche in casa 5 stelle? No, non potevano; e difatti già da un minuto dopo le elezioni regionali varie persone hanno cominciato a lavorare per essere in pole position quando si sceglieranno i candidati. Non c’è peraltro nulla di scandaloso: per cominciare, la politica è una passione spesso basata sull’ego dei singoli; ma soprattutto, al di là delle aspirazioni personali, il Movimento 5 Stelle ha una identità politica ancora incompleta.
Se sugli argomenti della Carta di Firenze siamo tutti d’accordo, quando si parla di lavoro, di società , di economia la situazione è meno chiara; la linea volutamente non ideologica di Grillo e l’origine protestataria del movimento fanno sì che al suo interno si ritrovino posizioni molto diverse. L’esempio che faccio sempre è quello dell’immigrazione – soltanto il secondo tema più importante delle prossime comunali dopo il lavoro… -, su cui io ho una posizione basata sull’integrazione aperta degli onesti e la repressione dura di chi delinque, mentre una parte del movimento cittadino sostiene le classiche posizioni della sinistra estrema, a partire dalla chiusura dei CIE e dalla libertà di movimento e di ingresso in Italia. Insomma, non si tratta soltanto di scegliere gli eventuali futuri consiglieri tra tante persone che ambiscono al ruolo, ma di scegliere quale sarà l’anima del movimento che prevarrà e la sua linea sulle materie più politiche.
E così, dopo la confusa fase di smantellamento istituzionale di cui vi ho già raccontato, e altre cose che non vi ho raccontato per carità di patria, il gruppo consiliare regionale – cercando di fare da arbitro – ha organizzato un incontro pubblico per il 22 giugno, alle 21 in corso Ferrucci 65/A, invitando i cittadini a partecipare per discutere un programma: io sarò all’estero (vedrò di lasciare un video o un documento scritto), ma voi siete incoraggiati ad esserci.
Qualche giorno fa, comunque, ho ricevuto una convocazione per una riunione privata, tenutasi lunedì sera, a cui sono stati invitati una quindicina di attivisti noti. L’argomento doveva essere l’organizzazione pratica dell’incontro del 22, e invece, giunto lì, mi sono trovato davanti senza preavviso all’atto costitutivo di un “non Comitato Promotore”. Insomma, l’idea è: siccome Grillo ha fatto un “non Statuto” per vietare qualsiasi organizzazione strutturata di partito, noi facciamo un “non Comitato Promotore” e così lo freghiamo e la facciamo lo stesso.
Qualche forma organizzativa è necessaria, e, se l’obiettivo fosse organizzare il direttivo di un movimento, credo che condividerei la maggior parte del documento; il punto però è che non dovrebbe esserci nessun direttivo, o perlomeno che, se proprio un livello intermedio è necessario, esso dovrebbe essere eletto dai cittadini e dalla base del movimento, e composto di persone rappresentative, anziché da chi è abbastanza motivato da presentarsi in forze a una riunione serale.
Tanto per testare le intenzioni, io ho fatto subito una domanda chiarificatrice: ma questo “non comitato” organizza soltanto le consultazioni in cui i cittadini sceglieranno programma e candidati, oppure è un organo politico che prenderà decisioni a nome di tutto il movimento cittadino?
Ho ricevuto solo mezze risposte un po’ imbarazzate; alla fine però molti hanno ammesso chiaramente – del resto è scritto anche nella prima frase del documento – che, nelle loro intenzioni, questo sarà il gruppo che prenderà ogni decisione politica, sia perchè la piattaforma di Grillo non c’è ancora e nessuno sa come sarà fatta, sia perché “è necessario che il movimento sia gestito dagli attivisti”, riconoscendo insomma a chi si presenta alle riunioni – anche se magari non ha mai montato un gazebo o dato un volantino, anzi magari non ci ha nemmeno votato – un ruolo superiore a quello del semplice cittadino che partecipa soltanto via rete.
Non è una novità … alla fine, è emerso di nuovo il tentativo di realizzare una visione marxista classica, per cui le masse sono ignoranti e vanno educate (vedi in proposito l’ultima citazione di Mao in fondo qui), in quanto non capaci di autogovernarsi, e in cui l’autorità ultima e infallibile resta al Partito, il quale decide al proprio interno la linea a cui tutti i membri si devono attenere. E infatti, la prima bozza del documento presentata in riunione diceva che chi partecipava al gruppo si impegnava a non dissentire mai dal gruppo in pubblico; e parte della riunione è stata dedicata a come affrontare i casi di comportamenti “lesivi dell’immagine del movimento”, come (esempio fatto veramente, ammiccando al sottoscritto) raccontare sul proprio blog ciò che accade alle riunioni e magari fare delle critiche alla linea ufficiale o, Mao non voglia, sollecitare una discussione pubblica e peggio ancora proporre di far prendere le decisioni alle “masse”.
Io non sono d’accordo con questo modo di fare e con la visione politica che esso sottintende: la mia visione del mondo e della politica è diversa. La promessa che ho fatto e che ci è stata fatta durante la scorsa campagna elettorale è quella di piantarla con mozioni, verbali e direttivi e di intraprendere un esperimento di democrazia partecipativa in cui tutte le decisioni saranno prese in rete; ci sono già centinaia, forse alcune migliaia, di torinesi iscritti al Movimento sul sito di Grillo, e aspettano solo di poter dire la loro.
Ora, concordo sul fatto che sia necessario un gruppetto organizzativo di volontari (ma persone che rinuncino dal principio a candidarsi, non persone che ucciderebbero la nonna per fare il capolista) e che le decisioni pratiche possano tranquillamente venire prese da loro; ma all’idea che le scelte politiche vadano prese dai cittadini, in rete e magari ogni tanto anche tramite una grande consultazione popolare coi gazebo nelle piazze, non posso rinunciare.
Per cambiare questa città è necessaria una grande mobilitazione delle persone più capaci e moderne, non un piccolo orticello chiuso di quattro amici che aspirano a fare politica, con idee scongelate dagli anni ’70 e pittate di verde per renderle presentabili. E’ necessario coinvolgere altre fasce sociali, comitati, movimenti, individui di valore e critici con il sistema, e soprattutto migliaia di persone, a cui non possiamo soltanto chiedere il voto all’ultimo momento, ma che devono diventare nostri simpatizzanti regolari, con cui confrontarci giorno dopo giorno e da cui ricevere indicazioni; perché questo accada è necessario usare la rete, non si può procedere per riunioni fisiche due sere a settimana – una richiesta che pone una barriera significativa alla partecipazione per molti.
E qualcuno di questi simpatizzanti lo dobbiamo anche candidare, pescando meritocraticamente tra persone che abbiano dimostrato qualcosa nella vita, e lasciando perdere la sindrome da assedio, la paura di discutere in pubblico, le rivendicazioni del genere “quando io due anni fa prendevo freddo ai banchetti tu dov’eri”, e anche il desiderio inconfessabile di alcuni di non dover dividere il giocattolino con nessuno.
Persino il PD ha nel proprio statuto il principio delle primarie aperte a tutti i cittadini: possibile che proprio noi ci mettiamo sulla strada del gruppetto di attivisti che decide in una stanza? Se la piattaforma partecipativa di Grillo non sarà pronta possiamo farci la nostra, come io ho fatto la mia; non ci vuole molto, anzi sono sicuro che troveremo dei volontari per lavorarci. Se la direzione sarà questa, io confermo tutto il mio impegno. Ma se questo deve diventare l’ennesimo partitino della sinistra post-bertinottiana… no grazie, ho di meglio da fare nella vita.
P.S. A proposito della mia piattaforma, sto scrivendo il software per poter lanciare la prima consultazione. Ho già un paio di cose da chiedere, ma sono benvenuti suggerimenti sugli argomenti di discussione.
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