La moschea tedesca
Non dovrebbe esserci bisogno di fare un post per spiegare perché è una notizia positiva quella dell’apertura di una moschea a Torino, in via Urbino. E non è solo una questione di diritti, del fatto che tutte le religioni devono essere liberamente praticabili e trattate allo stesso modo dallo Stato.
L’integrazione passa innanzi tutto, prima ancora che attraverso il conseguimento di una stabilità economica e sociale tramite il proprio lavoro, attraverso la sensazione di essere rispettati e accolti. Chi, pur straniero, si sente parte della nostra comunità – si sente torinese – avrà molto più rispetto per gli altri, molto più interesse a preservare il quartiere in cui vive dal degrado, molta più voglia di contribuire alla crescita pacifica dell’intera città . Chi si sente emarginato, umiliato e messo da parte invece maturerà rabbia e frustrazione, che poi si scaricheranno in una reazione negativa verso ciò che lo circonda; e dover pregare in un garage o in un sottoscala, vedendosi negare uno spazio migliore, può essere una umiliazione non da poco anche per una persona non particolarmente religiosa.
Naturalmente ciò non vuol dire che tutto debba essere tollerato, che chiunque debba essere accolto indipendentemente da come si comporta, o che non ci debba essere attenzione alla possibilità di derive estremistiche dentro i luoghi di culto (di qualsiasi religione siano). La strada è sempre quella, distinguere tra chi rispetta la legge e la convivenza civile e chi invece le viola, per poi sostenere l’integrazione dei primi ed espellere gli altri.
Tuttavia, esattamente come le parrocchie sono ormai praticamente l’unica struttura di assistenza sociale per togliere dalle strade i ragazzi delle periferie, anche le moschee – tanto più in una cultura ancora meno laica della nostra – possono diventare un buon modo per gestire il territorio, per provare a far sì che anche tra gli immigrati chi si trova in difficoltà possa aggregarsi e trovare assistenza tra i compatrioti, invece di finire ad ubriacarsi per strada con la birra dell’unico punto di aggregazione per gli stranieri della zona – la moschea tedesca di via Aosta.
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