Santorizzati
Stamattina, tra le altre cose, sono andato all’ufficio postale di via Marsigli a pagare i miei 216 euro di TARSU (tre mesi in ritardo sulla prima rata e tutti insieme per via di un lungo incontro con la burocrazia comunale di cui vi racconterò un’altra volta). L’ufficio postale ha un parcheggio che è sempre piuttosto pieno, e soprattutto che pare progettato da Escher: ha una forma piena di curve e slarghi vari.
Mentre uscivo e riprendevo la macchina, due persone nel parcheggio hanno cominciato a urlarsi contro: erano un tamarro con un’Audi nera e un nerd con una Bravo. Discutevano appunto per questioni di parcheggio, non perché mancasse il posto ma perchè uno aveva insistito a fare subito manovra senza far passare l’altro che doveva uscire, o qualcosa del genere.
La rivalità tra nerd e tamarri è storica, e di scazzi per strada ormai ce ne sono tanti, in una società sempre più frustrata; ma c’era qualcosa di questo scazzo che mi colpiva. I due non stavano venendo alle mani, e non si stavano nemmeno parlando direttamente: urlavano insulti rivolti all’altro, ma con una voce innaturalmente alta, e senza guardarsi. All’inizio esponevano ragioni, ma subito dopo passavano all’ingiuria; un po’ argomentavano, e un po’ cercavano di parlarsi sopra l’uno con l’altro. La scena mi sembrava familiare, ma perché?
Alla fine ci sono arrivato: era sostanzialmente la stessa scena che ho visto a forza ieri sera perché mezzo mondo la linkava su Facebook, quella di La Russa che da Santoro interrompe lo studente che parla; così come, praticamente, qualsiasi altra “discussione” politica che Santoro o i suoi simili abbiano mandato in onda negli ultimi dieci anni.
Le due persone in mezzo alla strada, insomma, non stavano discutendo per chiarire la situazione e nemmeno per sfogare la rabbia verso l’altro; si stavano semplicemente esibendo davanti al pubblico che popolava il parcheggio, con lo scopo di “vincere” il confronto e risultare più simpatici all’audience del momento, riducendo l’altro allo status di perdente.
Temo che questo modo di “discutere”, ripetuto all’infinito dalla televisione, sia penetrato in profondità ; e che siano molto poche le persone che ormai affrontano un dibattito con lo scopo di comprendere le ragioni dell’altro e se possibile trovare una mediazione, avendo allo stesso tempo la sicurezza di credere nelle proprie idee anche quando il pubblico non le applaude. E in una situazione dove i conflitti sono destinati ad aumentare e dove sarà necessario far digerire varie verità impopolari, questo sarà un grosso problema.
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