Il senso del Natale (2)
Ho scoperto ieri che in questi giorni il mio blog è raggiunto da molte persone che cercano “il senso del Natale” – e trovano appunto il mio post natalizio di quattro anni fa.
Molta acqua è passata sotto i ponti da allora, e vorrei aggiungere solo un paio di riflessioni, partendo dal post natalizio di Beppe Grillo che condivido appieno. Io quest’anno non ho fatto regali, se non qualcosa di valore minimo. Non l’ho fatto per cattiveria o disinteresse, ma perché non reggo più l’orgia consumistica del nostro Natale, non accetto più l’idea di dover testimoniare affetto o rispetto mediante un oggetto materiale, magari da giudicare per il suo valore venale o per il suo allineamento alla moda del momento (l’affetto e il rispetto si dimostrano tutti i giorni e in particolare nei momenti di necessità , non nelle feste comandate). Non l’accetto, a maggior ragione, nel momento in cui basta guardarsi attorno per trovare persone a cui manca anche il minimo per sopravvivere, e non nella lontana e dimenticabile Africa, ma nelle vie sotto casa.
Non lo accetto anche perché tutto questo è una via sicura per l’infelicità . La nostra società è progettata per renderci infelici, creando continuamente bisogni artificiali che non possiamo soddisfare, per alimentare l’economia consumista. Questa infelicità ci rende aggressivi e incapaci di apprezzare quanto di bello e di appagante c’è attorno a noi, a partire dalla bellezza del creato.
La felicità non deriva dal benessere che già abbiamo, ma (al massimo) dalla speranza di migliorarci in futuro. Superata la soglia di possesso materiale che permette di vivere in tranquillità e sicurezza, il resto è solo fumo negli occhi; non dico che sia sbagliato o dannoso, ma non è ciò che fa la differenza. La felicità è legata all’accettare se stessi e gli altri, all’amare se stessi e gli altri, due necessità inscindibili visto che non è possibile accettare gli altri senza accettare se stessi. E’ la nostra frustrazione da avidità materiale indotta che ci rende anche intolleranti, competitivi, incapaci di aiutarci e dunque definitivamente soli.
Il regalo migliore per un buon Natale, forse, è rendersi conto che del Natale moderno non abbiamo alcun bisogno.
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