Il museo del Novecento
Ieri mattina ero a Milano e ne ho approfittato per visitare l’appena inaugurato Museo del Novecento, gratuito fino a fine febbraio.
Bene, per prima cosa occorre specificare che al nome del museo mancano almeno un paio di parole. Io ero stato tratto in inganno dagli aerei in esposizione nel tendone all’ingresso (che peraltro devono essere un riciclo di una vecchia mostra torinese, dato che le didascalie ricordano come uno di essi sia stato costruito “negli stabilimenti Alenia Aeronautica in corso Francia”), pensando che il museo riguardasse tutto il secolo scorso nei suoi vari aspetti. In realtà , è il museo della pittura del novecento milanese.
Da questa piccola precisazione si può capire il succo della visita: il primo piano con le opere di Boccioni (assolutamente belle), un po’ di altro futurismo e una stanzetta con un paio di Picasso minori può meritare, ma il resto del museo è insignificante in maniera imbarazzante: se questa roba meritasse tutto lo strombazzamento mediatico che ha avuto, la GAM torinese sarebbe il Louvre. Si salva un po’ la sezione dentro Palazzo Reale, raggiungibile peraltro da una passerella nascosta al livello 2 di cui tre quarti dei visitatori non si accorgono nemmeno; è la sezione dell’arte contemporanea e dunque perlomeno ci parla con linguaggio moderno (non perdete la stanza piena di luci stroboscopiche per entrare nella quale vi fanno firmare una liberatoria scritta in burocratese e disponibile solo in italiano: mi son chiesto se facesse parte dell’opera d’arte). Ah, e c’è una scatoletta di merda d’artista, nel caso non ne abbiate mai vista una; e all’ingresso espongono Il Quarto Stato premettendo che non c’entra niente con tutto il resto, ma ce l’avevano in cantina e da qualche parte dovevano metterlo.
Una nota a riguardo dell’accoglienza: era un giorno piovoso e tutti avevano un ombrello, ma le signorine all’ingresso imponevano di lasciarlo lì per non sgocciolare nelle sale. Ma non di consegnarlo al guardaroba: proprio di buttarlo lì in un mucchio confuso di ombrelli su un lato dell’atrio. Una roba così l’ho vista solo allo stadio…
Anche la ristrutturazione dell’edificio non mi è molto piaciuta: della passerella già ho detto, e poi sappiate che l’unico bagno di tutto il museo (a parte un bagnetto preso d’assalto nell’ala di Palazzo Reale) sta alla fine di una lunga serie di corridoi labirintici nel sotterraneo. Funzionalità scarsa, ma architettonicamente molto elegante: alla fine più delle collezioni è interessante la vista dall’alto su piazza Duomo. Ma, si pagasse, non so se sarebbe valsa la pena.
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25 Dicembre 2010, 22:22
Il Quarto Stato non ce l’avevano in cantina, ma nella Galleria d’Arte Moderna cui è stato scippato (immagino con metà degli altri quadri, a questo punto). Ovvio che nessuno sapeva che stava là …