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Archivio per il mese di Dicembre 2010


martedì 14 Dicembre 2010, 15:52

La dimostrazione

Le vicende parlamentari di oggi sono solo normale anormalità; sono il segno di uno Stato che si sta sciogliendo come neve al sole. Non vale nemmeno la pena di entrare nelle vite di questi carneadi nominati da qualcun altro, scelti perché mediocri e vassallabili, che cambiano padrone in cambio del mutuo della casa; non mi interessa se la finiana Polidori, proprietaria del CEPU, è stata costretta a votare la fiducia per evitare che le segassero l’azienda, come dice Barbareschi; o se è vero quel che dice Calearo, che sotto sotto nel PD c’era gente che lo incitava a salvare il governo. Non mi sorprende la rissa nella coda per votare, come tra tamarri davanti alla discoteca, né mi scandalizza Scilipoti che dall’IDV va a votare la fiducia; al massimo mi scandalizza Di Pietro, che nel teatrino fa la parte dell’oppositore incorruttibile ma poi porta in Parlamento, da sempre, gente così in quantità industriale.

Quella di oggi è solo una mossa in una partita a scacchi; Berlusconi ha segato Fini e la possibilità di un ribaltone, ma non ha certo la forza per governare a lungo; o riesce a imbarcare Casini, o si andrà a votare a marzo, nel mezzo della crisi e col debito pubblico a rischio di collasso. Questo perché quando è toccato a lui muovere Berlusconi ha detto: meglio che muoia l’Italia piuttosto che sopravviva senza di me.

E allora non è questione di fiducia o no, è questione di cosa viene dopo, che altro Stato può esserci in questo sfascio. Il Movimento 5 Stelle è un tentativo di costruire una nuova classe dirigente, ma ci vuole molto, troppo tempo. Se ci saranno le elezioni saremo pronti, ma il problema del Movimento non sarà presentarsi e nemmeno prendere i voti necessari per entrare in Parlamento, il problema sarà come evitare di mandare in Parlamento uno Scilipoti, un Calearo.

Perché, se c’è una cosa che è dimostrata da quel che è successo oggi, è che tutta la retorica sul fatto che in politica conta il gruppo e le persone sono intercambiabili e irrilevanti è appunto retorica, perché, quando arriva uno con mezzo milione di euro in mano a offrirsi di pagarti una villa in cambio di un voto, non ci sono né accordi né programmi né gruppi che tengano: o hai un’etica e una forza personale che ti permettono di rifiutarli con un sorriso, o non ce le hai.

[tags]politica, fiducia, berlusconi, casini, fini, governo, crisi, corruzione, etica, movimento 5 stelle, elezioni[/tags]

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lunedì 13 Dicembre 2010, 11:50

La manata

Se una immagine vale più di mille parole, poche immagini secondo me sono più efficaci per esemplificare lo stato attuale dell’Italia di quelle del gol di Biancolino grazie a cui il Cosenza ieri pomeriggio ha espugnato il campo del Foggia. Il portiere rossonero para facilmente un cross innocuo e si appresta a rinviare, quando l’attaccante del Cosenza, notando che l’arbitro si è girato ed è di schiena mentre riprende a correre verso il centro del campo, tira una manata al pallone che sta tra le braccia del portiere; il pallone finisce per terra e l’attaccante può così tranquillamente infilarlo in porta. L’arbitro era girato e non ha visto niente, vede solo la palla che entra in rete e convalida il gol.

In campo è scattata la rissa (si vede anche nel servizio del TGR); tutti hanno chiesto a Biancolino di ammettere il fallo, ma lui ha risposto “chi, io? no no, tutto regolare”… salvo poi confessare a partita finita davanti ai giornalisti.

Molti commentatori sportivi hanno scritto che Biancolino “ha mestiere”, che è un “attaccante esperto”. Ma no: è semplicemente un ladro. Eppure anche i commenti della gente fanno cascare le braccia. Dal lato foggiano è un coro di “arbitraggio scandaloso”; eppure, è vero che ha sbagliato l’arbitro a fidarsi nel convalidare un gol che non aveva visto segnare, ma la colpa primaria non è dell’arbitro che deve far rispettare le regole, ma di chi le ha violate. Dal lato cosentino la partita viene riassunta così:

“Il Cosenza espugna lo Zaccheria e batte il Foggia per 1 a 2. con una doppietta di Biancolino, una delle quali contestate. Grande partita con tre occasioni da rete nitide per il Lupi mangiate al 15′ con Roselli, al 43′ Con Mazzeo, al 76′ con Mazzeo e al 93 con A. Fiore. contro l’unica del Foggia.”

A parte l’italiano un po’ così, una rete evidentemente irregolare diventa “contestata” (mai ammettere la colpa, in nessun caso) e comunque c’erano “tre occasioni da rete nitide”, come a dire che rubare un cellulare va bene se è un po’ che si provava a comprarlo senza riuscirci.

Non ci vuole una analisi di Rodotà (che pure, essendo la sua città, per il Cosenza tifa) per capire che il problema dell’Italia non è Berlusconi, ma il berlusconismo che ci è entrato nella testa, sdoganando quel carattere furbetto e arrogante che è sempre stato italico ma che una volta veniva controllato dalle convenzioni borghesi. Stiamo attenti, perché è dentro di noi, inculcato da un ventennio di disastro culturale, e cerca sempre disperatamente di uscire.

[tags]calcio, arbitro, foggia, cosenza, biancolino, furto, regole, berlusconi, rodotà[/tags]

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sabato 11 Dicembre 2010, 12:10

Rotolando per la via

Mentre noi arriviamo al massimo a scagliare souvenir, altri popoli più seri del nostro non si fanno problemi a tagliare la testa ai regnanti di turno. Non è dunque particolarmente strano che l’incauto avventurarsi del futuro re d’Inghilterra per la centralissima Regent Street sia stato salutato al grido di “tory scum” e “off with their heads” (che vuol dire proprio “tagliamogli la testa”).

Prince-Charles-and-Camill-006.jpg

A ben sentire le grida si capisce che il tasso alcoolico dei partecipanti alla protesta era piuttosto elevato, cosa peraltro più che normale per la gioventù britannica. Eppure basta leggere le cronache della storia di Londra per sapere che le folle urlanti e incontrollate ne hanno caratterizzato la vita in ogni epoca; è un suo carattere precipuo.

Insomma, la famosa citazione di Thomas Jefferson “Non sono i popoli a dover aver paura dei propri governi, ma i governi che devono aver paura dei propri popoli” (sì è di Thomas Jefferson, non di V per Vendetta) non è mai stata così di attualità.

Certo, bisogna che il popolo in questione sappia farsi valere; speriamo tutti che l’attuale crisi della nostra società globale si possa risolvere senza drammi e senza decapitazioni, ma allo stesso tempo non c’è mai stato bisogno di protesta, piazza e indignazione come in questo periodo.

Tanto per cominciare, oggi pomeriggio saremo in giro per la piana di Susa per la parte italiana della giornata europea contro le grandi opere inutili (raduno dalle 14 all’autoporto, all’uscita dell’autostrada). Se questo non vi piace, comunque, ci sono tanti altri motivi per manifestare: dall’acqua pubblica alla corruzione in Parlamento. L’importante è non stare seduti lì a lamentarsi e basta…

[tags]londra, proteste, inghilterra, manifestazioni, jefferson, no tav[/tags]

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venerdì 10 Dicembre 2010, 19:43

Tony Troja in Magic Italy Tour

Sì, ieri sera è iniziato a Torino il tour di Tony Troja, nel senso che lo scarrozziamo in giro noi perché lui non guida. A dire il vero si narra che l’altro ieri sera vi sia stata una specie di prova generale in un circolo privato, con tanta gente semiubriaca che ballava e cantava, ma queste non sono cose che vi riguardino; del resto io ero in montagna e il mio cellulare non prendeva, con grande scorno di tutti quelli che mi volevano chiamare.

Ma ieri sera invece ero al Teatro Espace, dove Tony ha presentato il suo spettacolo: lui davanti ai suoi video pieni di facce di Berlusconi proiettate a dimensioni gigantesche e spesso anche un po’ inquietanti. Si ripete a Cuneo stasera e a Bussoleno domenica. Intanto, ecco qui una piccola selezione di ciò che vi siete persi.

[tags]tony troja, magic italy tour, berlusconi, pd, satira, musica[/tags]

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mercoledì 8 Dicembre 2010, 16:41

Il nuovo sicuro

Mi ha fatto molto ridere sentire ieri al telegiornale le dichiarazioni di Massimo Calearo, industriale veneto nominato in Parlamento da Veltroni in una delle sue peggiori crisi di invidia del pene capitalista e poi ovviamente scappato subito fuori dal PD e attualmente finito nel gruppo misto, quando gli hanno chiesto se avrebbe completato il salto del fosso votando tra una settimana la fiducia al governo Berlusconi, conscio del fatto che il nostro signore e padrone offre a questo giro una cifra tra i 300.000 e i 500.000 euro a chi, dopo tormentate riflessioni politiche, si schiererà dalla sua parte: ha risposto “non so, sto valutando, sono un imprenditore”. Da vero imprenditore, si è messo nella posizione migliore per approfittare della situazione di mercato; e da vero imprenditore italiano, non dubitiamo che le sue valutazioni porteranno alla ricerca del massimo profitto immediato.

Ma è un po’ tutta la sfilata della campagna acquisti di quest’anno ad aver assunto dimensioni leggendarie. Sembra quasi una campagna acquisti del Toro, con la differenza però che il Toro, dopo che per settimane i giornali danno per certi gli arrivi di Ronaldinho e Messi, si ritrova all’ultimo giorno a prendere un Di Cesare in prestito con diritto di riscatto. Finirà così anche la campagna di Berlusconi?

Per ora è tutto uno sfilare. Ci sono parlamentari mai visti né sentiti prima, che assurgono a dignità (?) di cronaca solo in queste occasioni, lasciando il destino del Paese nelle mani di un repubblicano o di un postdemocristiano di qualche genere. Si rivedono gruppi politici la cui memoria si era persa nel tempo: qualcuno si ricordava che esistessero ancora i radicali? Anche loro, da veri liberisti, son lì che trattano – pardon, “dialogano” – con Bersani e con Berlusconi per capire chi offre di più.

Ma il massimo di questi giorni – anzi il Massimo, con una mossa degna di un novello D’Alema – è stato il presunto “rottamatore” Renzi, sindaco di Firenze. Lui che vorrebbe tanto rappresentare il nuovo che avanza non ha trovato di meglio che andare a visitare Berlusconi ad Arcore proprio adesso. Si sa che – sempre, ma in particolare in questi giorni – Berlusconi non pensa ad altro che al bene del Paese e specialmente a quello delle regioni più rosse, per cui cosa c’è di strano se il sindaco di Firenze lo va a trovare? In fondo è un segnale chiaro: caro Silvio, non preoccuparti se i D’Alema e i Veltroni che ti hanno tenuto su per vent’anni ora sembrano un po’ in difficoltà, col loro partito che perde pezzi da tutte le parti; rottama con gioia l’usato sicuro, perché ci siamo qui noi nuovi leader, pronti a garantirti altri vent’anni di potere in cambio delle briciole della torta.

[tags]italia, berlusconi, crisi, democristiani, radicali, pd, calearo, renzi[/tags]

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martedì 7 Dicembre 2010, 20:04

La fattura

Venerdì ho portato la macchina a fare il tagliando, dal mio meccanico abituale. So che non è un meccanico particolarmente economico, anche perché normalmente lavora per le aziende di noleggio a lungo termine e per altri grandi committenti che non guardano certo alla lira; ho visto in riparazione persino auto della Polizia di Stato.

Però i tentativi di cambiare, in passato, sono stati pessimi. Il gommista sotto casa, quando gli ho portato la macchina per montare gomme nuove, me l’ha ridata dicendo che avevo il freno a mano rotto, col cavo tranciato; naturalmente funzionava perfettamente quando gliel’ho portata, ma lui voleva 170 euro per ripararlo. Altri amici hanno avuto esperienze orride con Norauto, talmente orride che non si possono raccontare. Insomma, alla fine, già trovarne uno che non faccia più danni di quelli che ripara è un successo.

Comunque, venerdì sono andato a riprendere la macchina, mettendoci 50 minuti per un percorso che in linea d’aria consta di tre chilometri e che in auto richiede sei o sette minuti (grazie GTT). Il preventivo era di 230 euro per il tagliando (cifra più o meno in linea con quello che si legge nei forum), 55 euro per il cambio gomme (le gomme le avevo io), 130 euro per la riparazione di una maniglia rotta. A questi si sono sommati 100 euro per il cambio delle pastiglie dei freni posteriori: tra una cosa e l’altra, 520 euro per, boh, un paio d’ore di lavoro e un po’ di componentistica varia.

Già dunque mi chiedo che senso e che futuro abbia un Paese dove due ore di lavoro di un meccanico valgono come due settimane di stipendio di un ricercatore; arrivato al momento del pagamento, il meccanico si vanta di avermi anche cambiato gratis una lampadina dello stop. Io lo ringrazio, e chiedo fattura.

E’ a quel punto che mi sento dire “ah ma se vuole fattura c’è anche l’IVA”. Già, giusto: è ovvio che, se non si dice niente, il default è l’evasione fiscale. E dunque ho dovuto pagare 624 euro per il mio tagliando, e sentirmi pure un po’ un verme, perché lui era stato così gentile da regalarmi una lampadina dello stop e io, a tradimento, gli chiedo la fattura.

Peraltro, bisogna già ringraziare che poi me l’abbia fatta senza fiatare: c’è anche chi ti costringe a pietirla per un quarto d’ora o a dover minacciare la chiamata alla Guardia di Finanza. E poi si torna al punto di partenza: puoi anche litigare con un singolo commerciante o professionista, ma non a tutto c’è un’alternativa; quando è l’unico centro assistenza autorizzato per la tua marca in tutta Torino, che fai? Quando (come successo l’anno scorso) hai la caldaia rotta a dicembre per il gelo e tutti i riparatori sono oberati di lavoro, puoi davvero permetterti di essere selettivo?

Il fisco italiano è in uno stato drammatico; tartassa oltre misura chi già paga o comunque ci si sottomette onestamente, mentre una parte significativa del Paese continua a non pagare una lira; vive ancora di procedure bizantine e balzelli insensati (avete mai provato a registrare un contratto d’affitto di un box? la tassa di registrazione si mangia tre mesi di affitto…) e di metodi da sceriffo di Nottingham (vedi studi di settore) che poi fanno sì che l’intero Paese finisca per disperazione o per errore nel grigio, in modo che la vera evasione possa farla franca in mezzo a tonnellate di piccole scorrettezze.

Certamente serve la collaborazione dei cittadini nel chiedere fatture e scontrini, ma non trovo nemmeno accettabile che la lotta all’evasione sia scaricata sulle loro spalle, che siamo noi a doverci fare il sangue amaro e litigare perché altrimenti i disonesti fanno quello che vogliono. Vorrei un fisco online, immediato, semplice, e ragionevole nelle pretese, sia di burocrazia che di cifre; ma rispettabile e rispettato da tutti. Vorrei che fosse lo Stato a farsi valere, senza che debba essere io a litigare ogni volta. Vorrei non avere quella sensazione strisciante, sempre più diffusa, per cui il fesso è chi paga e non chi evade, per cui l’evasione è data per scontata dalle stesse istituzioni, per cui a chi gestisce l’Italia, in fondo, va bene così. Vorrei, insomma, delle istituzioni che mi dimostrassero il contrario.

[tags]fisco, evasione fiscale, meccanico, auto, riparazioni, finanza[/tags]

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domenica 5 Dicembre 2010, 18:55

Boicottando Amazon

Io non sono un grande amante delle campagne di boicottaggio e delle iniziative personali per salvare il mondo, perché penso che se una azienda agisce male o se un certo comportamento è negativo per la collettività dovrebbe essere innanzi tutto lo Stato a intervenire, nella sua funzione di regolatore e garante del bene comune.

Ciò detto, dovevo comprare un libro e un blu-ray e nonostante sul nuovissimo Amazon.it il totale fosse di sette euro inferiore a quello di Bol (quasi il 20%), ho scelto di comprare su quest’ultimo: perché non mi è piaciuto il modo in cui Amazon ha scaricato Wikileaks invece di difenderlo. Quando ci vuole, ci vuole…

[tags]wikileaks, amazon, censura, service provider, internet governance, boicottaggio[/tags]

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sabato 4 Dicembre 2010, 12:22

Internet e Costituzione

Ho seguito in diretta, lunedì a Roma, la sessione in cui Stefano Rodotà ha lanciato la proposta di un articolo 21 bis della Costituzione, dedicato a difendere e promuovere il diritto dei cittadini di accedere a Internet: “Tutti hanno eguale diritto di accedere alla Rete Internet, in condizione di parità, con modalità tecnologicamente adeguate e che rimuovano ogni ostacolo di ordine economico e sociale.”.

La proposta è attivamente supportata dalla rivista Wired Italia, con tanto di raccolta firme, il che ha fatto storcere il naso a molti perché tale rivista non è nuova a lanciare progetti altisonanti (il precedente era il premio Nobel per la Pace a Internet) con lo scopo probabile di farsi pubblicità; credo sia questa, sotto sotto, la vera ragione di alcuni dei pareri negativi circolati in rete. Altri, invece, dicono semplicemente che la tecnologia non è argomento costituzionale.

Io credo che sia importante capire che ciò che si vuole difendere non è uno specifico sistema di telecomunicazione – altrimenti ci si dovrebbe chiedere perché la Costituzione non parli del telefono – ma il modello di interazione sociale, primo nella storia delle comunicazioni, che è sotteso al concetto originario di Internet: l’idea di una rete orizzontale, neutrale, basata sulla condivisione alla pari, aperta a tutti per scambiarsi idee, contenuti, proposte di azione. Il mezzo di comunicazione è irrilevante, tanto è vero che Internet è stata concepita per funzionare su qualsiasi mezzo, piccioni viaggiatori inclusi.

Per questo credo che la proposta di Rodotà sia importante e meritoria, ma manchi di un elemento necessario: quello che chiarirebbe appunto che ciò che si vuole difendere non è una tecnologia ma una pratica democratica di condivisione e organizzazione dal basso, che permette la realizzazione delle persone e dei loro diritti in modo mai visto prima, e che provvede a una redistribuzione del potere dall’alto verso il basso (e qui permettetemi di linkare il mio paper scientifico che un giornale britannico, il Journal of Information, Communication and Ethics in Society, ha pubblicato da poco dopo due anni di peer review, e che parla appunto del rapporto tra Internet e potere).

In particolare secondo me sarebbe molto importante citare due dei vari diritti esercitabili tramite Internet, quello alla condivisione di idee e contenuti e quello ad associarsi dal basso; per il resto ovviamente si può fare riferimento ai diritti inviolabili già sanciti dalla Costituzione e dalla Carta di Nizza.

In assenza di questo, il rischio è che ci venga dato accesso a una rete Internet che non è altro che un grosso ripetitore di trasmissioni televisive e giornali di regime, disabilitando le possibilità di comunicazione e di azione dal basso. Questo è un rischio ancora maggiore di quello legato alla difficoltà dell’accesso; ed è a questo che una azione costituzionale secondo me dovrebbe essere orientata.

[tags]internet, costituzione, rodotà, diritti, accesso, internet governance[/tags]

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venerdì 3 Dicembre 2010, 16:42

La riconquista

Da anni, noi grillini teniamo spesso riunioni in una sala in zona San Salvario; e siccome le riunioni vanno spesso avanti fino a tarda notte, in genere ci vado in auto. Negli anni, ho dunque potuto seguire l’evoluzione della viabilità e dei parcheggi in una delle zone più difficili di Torino da questo punto di vista, anche per i lavori della metropolitana.

Fino a qualche mese fa, la situazione era ancora discreta; infatti il viale centrale di corso Marconi, chiuso al traffico di scorrimento per i suddetti lavori, fungeva da grande parcheggio, con le auto a lisca di pesce sui due lati e in una fila al centro.

Qualche tempo fa, però, il Comune ha avuto una interessante pensata: ha tracciato un’ampia pista ciclabile lungo uno dei due lati del viale centrale, eliminando di conseguenza il parcheggio sia su tale lato che al centro, riducendo dunque i posti auto a poco più di un terzo.

Ora, io mi sposto spesso in bici per Torino, e trovo la situazione delle piste ciclabili cittadine davvero scandalosa: quelle che esistono sono spesso inutili, abbandonate, ostruite da foglie e radici, bloccate da auto in divieto, e spesso vengono fatte passare sui marciapiedi, davanti ai portoni, in mezzo alle edicole e ai benzinai, per poi finire contro un gradino o contro un muro proprio nei punti più difficili e pericolosi.

Insomma, un piano serio di piste ciclabili – dove “serio” si riferisce innanzi tutto al fatto che esse devono coprire i percorsi di maggiore scorrimento senza interrompersi nelle piazze e negli incroci, anche a costo di sottrarre spazio alle auto – è una delle prime cose che vorrei che il Comune facesse; e l’obiettivo della pianificazione del traffico urbano deve senza dubbio essere quello di eliminare il più possibile le auto private, rendendole superflue ed economicamente sconvenienti.

Ciò nondimeno, non essendo un integralista, sono il primo a dire che la pista ciclabile di corso Marconi è una cagata pazzesca: non solo serve un corso a basso traffico che non porta da niente a niente (anche perché nessun ciclista farebbe corso Marconi per poi infilarsi nel cantiere stile Camel Trophy di via Nizza), ma è su un percorso che era già tranquillamente percorribile in bici senza grandi problemi, dato che il viale centrale era privo di traffico a parte le auto che entravano e uscivano dal parcheggio.

Per settimane dunque ho visto le auto girare in tondo senza requie, spuzzettando e rumoreggiando qua e là nel buio della sera per cercare un parcheggio inesistente, mentre la pista ciclabile ovviamente rimaneva completamente vuota.

Ieri sera però, andando all’ennesima riunione, è successo un fenomeno strano. Mi sono immesso sul viale, e, incredibilmente, la pista ciclabile era completamente piena… di decine di auto parcheggiate. Non c’erano altri cambiamenti, o nuovi segnali stradali, o altro di particolare. E’ come se tutto il quartiere, di colpo, avesse deciso di averne abbastanza e silenziosamente, dal basso, si fosse riappropriato dei propri parcheggi, fino all’ultimo centimetro.

Non ne gioisco, perché l’azione dal basso meriterebbe migliori cause (anche se niente a Torino è odiato come le strisce blu, lo sentiamo anche noi parlando costantemente con la gente), ma ne prendo nota: attenzione alla pianificazione urbana scriteriata, perché prima o poi la gente s’incazza.

[tags]traffico, parcheggi, piste ciclabili, torino, san salvario, auto, bici[/tags]

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giovedì 2 Dicembre 2010, 17:42

Inquinamento da bit

Story Of Stuff è un progetto di un gruppo di ambientalisti americani per sensibilizzare le persone sugli effetti devastanti del nostro stile di vita. Il loro ultimo video fa proprio per noi che viviamo davanti a un computer: spiega il principio che sta dietro al moderno mercato dell’elettronica, quello per cui ciascun apparecchio viene progettato apposta per durare pochissimo e per essere incompatibile con quelli passati e quelli futuri.

Dovrebbero essere cose ovvie, ma forse non ci avevate mai riflettuto bene: e allora è importante capire come stanno le cose, e come su queste materie il mercato non basti, e sia la buona politica a dover intervenire, per stabilire regole del gioco che tengano conto del bene comune e dei costi nascosti.

[tags]inquinamento, elettronica, economia, mercato, ambiente[/tags]

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