Dalla notte al giorno
Ci sarebbe molto da raccontare di queste ore frenetiche… quella del presidio No Tav, di notte tra amici in una quiete irreale aspettando un cataclisma ignoto che forse non arriverà mai, è davvero un’esperienza unica che vi consiglierei di vivere; se avete paura del caos, potete venire per cena (portando cibo o bevande con cui contribuire…) e andare via prima di mezzanotte. Basta arrivare a Chiomonte per la statale, entrare nel paese per la via principale, girare per la frazione Ramats e lasciare l’auto lungo i tornanti in discesa… completare la discesa a piedi, dopo il ponte girare a destra et voilà , eccovi nella Libera Repubblica della Maddalena.
Ieri sera avevo paura: solo uno stupido non ne avrebbe avuta. Si dava per scontato che ieri sarebbe stato il momento dell’assalto, che sarebbero arrivati manganelli e pestaggi; e nonostante questo, nonostante a nessuno piacesse la prospettiva, bisognava esserci. Ho parcheggiato in paese a mezzanotte, e c’è voluta un’oretta di camminata per arrivare fino al piazzale, dove però ho trovato centinaia di persone e un clima disteso: con così tanta gente, la serata si annunciava tranquilla. Ho salutato molti amici, vari movimentisti tra cui Davide Bono, ho visto passare Sandro Plano e altri amministratori. Poi siamo scesi alla roulotte, già piena dello staff regionale che dormiva… io mi sono accomodato su una sedia da giardino, mi sono coperto e ho appoggiato la fronte sul tavolo da campeggio, e così ho dormicchiato fino all’alba, svegliandomi a ripetizione.
Sono tornato a casa per le otto, dopo aver riportato varie persone in giro per la città ; ho pure dovuto risistemare il mio server, che aveva avuto un tracollo per il picco di traffico del sito dei Signori Rossi, pubblicizzato ieri sera a Report, che mi pregio di ospitare pro bono. Ho dormito un paio d’orette e poi via per l’altra faccia della politica: vestito grigio, cravatta gialla, ingresso in Sala Rossa con tanto di proclamazione ufficiale. Ma a me l’ipocrisia non piace e dunque mi sono tenuto un pezzo dalla notte: gli scarponcini da montagna e la polvere di Chiomonte hanno trionfato sulle sedie d’antan del consiglio comunale di Torino.
Ma non avevo solo gli scarponi: mi sono portato anche la fotocamera, e ho fatto le mie prime riprese dai posti dei consiglieri. Immaginate la faccia delle decine di politici, portaborse, giornalisti e assistenti vari quando mi hanno chiamato e io, alzandomi, ho sollevato anche la fotocamera e gli ho fatto una bella carrellata. E’ un simbolo: la dimostrazione che vogliamo davvero portare trasparenza, e non quella addomesticata delle riprese ufficiali. Spero che il simbolo sarà capito, anche se i primi segnali non sono incoraggianti; il sindaco, finito un discorso paludato e con varie ipocrisie (vedi l’invito al dialogo perché “la forza di una maggioranza sta nel non appagarsi della sua autosufficienza”… proprio così, si vede bene a Chiomonte), si è tuffato dritto nel buffet insieme a tutti gli altri. E’ la prima volta che lascio perdere un buffet senza rimpianti.
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