Puzza di soldi bruciati
Del problema della puzza di marcio che a ondate ammorba Torino, specie di notte, ci occupiamo sin dal principio; ne avevamo già parlato a novembre. Il consiglio comunale ne ha discusso di nuovo grazie a un nostro ordine del giorno, in cui ponevamo una richiesta molto semplice: chiudere l’impianto responsabile della puzza.
Vale la pena ripetere che la puzza ormai è ben documentata e che la sua origine è accertata. Non viene tanto, come spesso si crede, dalla discarica di Cassagna, sita nell’area alle spalle della tangenziale tra Collegno, Druento e Pianezza, in cui anche Torino porta i rifiuti indifferenziati; viene invece dall’adiacente impianto di compostaggio Punto Ambiente.
L’impianto è di proprietà del CIDIU, l’azienda dei rifiuti di Collegno, Grugliasco e Rivoli, e accoglie l’organico di questi comuni (quello torinese va a Pinerolo). E’ entrato in funzione nel 2009 ed è costato ben 22 milioni di euro, che il consorzio suddetto ha preso a prestito dalle banche dando come garanzia i futuri introiti del trattamento dei rifiuti. Peccato che, per errori di progetto, lasci uscire una puzza mefitica che ammorba l’intera città .
Ora, direte voi, se una attività industriale puzza e da anni rende impossibile la vita ai cittadini la si chiude d’imperio, no? L’abbiamo detto anche noi, ma purtroppo la politica non funziona così. Già , perché se l’impianto non funziona il CIDIU non guadagna, e se il CIDIU non guadagna non può pagare i debiti contratti per realizzarlo, e se il CIDIU va a picco si aprono voragini nelle casse di Rivoli, Collegno e Grugliasco e degli altri Comuni soci minori, tra cui Alpignano e Pianezza.
E siccome la Città di Torino, danneggiata dalla puzza, e la Provincia di Torino, che è l’unica che può ordinare la chiusura dell’impianto, sono governate dalla stessa parte politica che governa Rivoli, Collegno e Grugliasco, uno sgarbo del genere è politicamente inopportuno. Di qui il fatto che la vicenda si sia trascinata per anni e che le contromisure prese siano sempre parziali; l’ultima è stata, a dicembre, la riduzione alla metà della quantità massima di rifiuti trattata dall’impianto.
Ma qui entriamo in gioco noi e il nostro “fiato sul collo”; e dunque abbiamo messo sul tavolo un atto per cui la Città chiedesse formalmente alla Provincia la chiusura dell’impianto per il tempo necessario a ristrutturarlo ed eliminare gli odori (la ristrutturazione costerà ai collegn-grugliasc-rivolesi un’altra decina di milioni di euro, ma mica possiamo tenerci la puzza). Gli impianti di compostaggio per accogliere temporaneamente l’organico di Punto Ambiente non mancano: basta volere.
La discussione in commissione, il 2 febbraio, è culminata nel classico intervento da bastian contrario del consigliere Viale (radicale del PD) sul fatto che lui non aveva mai sentito questa puzza e dunque si trattava probabilmente di una psicosi collettiva. Superata l’obiezione con una generale conferma di tutti – assessore compreso – a proposito dell’effettiva esistenza della puzza, ci fu però detto che la richiesta di chiusura non aveva senso, perché bisognava attendere che la riduzione della quantità di rifiuti adottata a dicembre avesse effetto; l’organico impiega circa tre mesi a marcire, quindi il beneficio completo sarebbe scattato a marzo. E che problema c’è? Noi siamo arrivati in aula con un auto-emendamento che diceva di aspettare aprile, ma poi, se la puzza continuava, di chiudere comunque l’impianto.
In aula, è stato il presidente di commissione, Grimaldi di SEL, a chiederci di eliminare la richiesta di chiusura dell’impianto, lasciando solo la parte che diceva di aspettare aprile. Ma noi avevamo pronta la controproposta; abbiamo eliminato la richiesta al CIDIU di bloccare subito l’impianto, ma abbiamo lasciato la richiesta alla Provincia di chiuderlo per la ristrutturazione anti-puzza, che era la cosa importante. A questo punto, dopo una ulteriore dimostrazione di disponibilità politica, non c’erano più motivi per non votare l’atto; e difatti l’ha votato tutta l’aula, a parte il solito Viale e l’astensione della Lega (forse l’olfatto padano è meno sensibile): obiettivo raggiunto.
Esiste dunque ora un atto formale della Città di Torino, che prende posizione chiedendo alla Provincia di obbligare il CIDIU a ristrutturare l’impianto se entro aprile la puzza non sparisce. E’ il massimo che possa fare la Città , visto che l’impianto non è di sua competenza; nel frattempo, nei comuni limitrofi è il caso che comincino a chiedere conto dei soldi così mal spesi in questo progetto…
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