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Archivio per il giorno 22 Marzo 2012


giovedì 22 Marzo 2012, 16:09

Ascoltateli, una notte in piazza Castello

Il deterioramento della nostra società si vede da tanti fattori; uno dei primi è la crescente difficoltà di ascoltare e comprendere gli altri. Qualsiasi discussione pubblica diventa immediatamente un confronto tra idee prefissate, in cui ognuno cerca di convincere gli spettatori prevalendo sull’altro, invece che ascoltarne le ragioni.

E’ per questo che un gruppo di persone provenienti da movimenti e partiti diversi, riunendosi attorno alla storica struttura nonviolenta del Centro Sereno Regis, hanno deciso di lanciare l’iniziativa Ascoltateli!, ovvero un digiuno a staffetta centrato attorno a un presidio permanente posto in piazza Castello. La richiesta dell’iniziativa è semplice: riaprire il dialogo sul Tav Torino-Lione, chiedendo alle istituzioni di considerare veramente, per la prima volta, le ragioni di tutte le parti in causa, senza partire da preconcetti o da assunti non negoziabili.

Al presidio non troverete bandiere No Tav; questo ha un po’ sconcertato molti degli aderenti, dato che la maggior parte sono persone notoriamente contrarie all’opera, ma è una scelta di coerenza con la richiesta di ascolto di tutte le posizioni, senza partiti presi. Troverete però la possibilità di sedervi e chiacchierare di ciò che volete, con le persone che digiunano, con chi le accompagna e con ospiti prestigiosi.

Da molto tempo sentivo l’esigenza di una iniziativa nonviolenta su questo tema; non rinnego nulla delle manifestazioni No Tav, ma credo che sia importante ribadire, anche comunicativamente, che la violenza e gli scontri sono una conseguenza dell’atteggiamento di chiusura preconcetta dello Stato, e non una scelta o un’attitudine dei manifestanti. E così, mi sono subito offerto volontario per un turno di 24 ore di digiuno.

Il mio digiuno è iniziato alle 20 di martedì sera, in una situazione piuttosto particolare: con l’accordo degli organizzatori, sono andato al noto mobilificio svedese per acquistare di tasca mia una brandina da mettere a disposizione del presidio. Verso le 21 sono arrivato in piazza Castello, trovando l’altro digiunatore notturno e un paio di altre persone che ci hanno tenuto compagnia, oltre all’ormai famoso Turi – addirittura su Oggi in edicola c’è un lungo servizio su di lui – che però era in una fase di silenzio (ci ha poi spiegato a gesti che sarebbe andato a dormire su un albero, e non l’abbiamo più visto fino al mattino). Così appariva il presidio alle dieci di sera:

Avevo già dormito in un presidio a Chiomonte (molti ricorderanno questa fantastica intervista alle sei di mattina), ma piazza Castello è stata un’esperienza nuova. Già a metà serata la piazza è deserta, con la sola eccezione del traffico che scorre sullo sfondo, di qualche frettoloso passante e di una mandria di cabinotti in libera uscita. Ben presto però si scopre la vera essenza della città notturna: una litania continua di questuanti. Chi pazzo, chi furbo, chi venditore di rose, tutti passano dal gazebo e chiedono dei soldi: a Chiomonte questo non succedeva.

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Il massimo ci è successo a notte fonda, verso le due: il centro era completamente deserto e stavamo per andare a dormire quando si presenta un ragazzo sui trent’anni, straniero, vestito piuttosto bene. Ci chiede qualche soldo, ci dice che è albanese, poi subito chiede se può fermarsi a dormire lì – in cambio, offre alcuni cellulari “trovati” sul treno. Si siede, e nei primi dieci minuti ci racconta che il giorno prima è andato a trovare sua figlia all’asilo, dopo tre anni che non la vedeva; e la maestra ha chiamato la mamma e i carabinieri, solo perché l’ultima volta, tre anni prima, suo fratello ha spaccato il naso con una testata al fratello della ex moglie. Al che lui ha spiegato all’ex moglie e ai carabinieri che non era lì con cattive intenzioni, perché se avesse voluto portarsi via la bambina sarebbe venuto con cinque o sei amici tutti armati e due carabinieri non l’avrebbero certo fermato.

Noi eravamo rimasti in tre, due digiunanti e un vegliante, e non eravamo precisamente tranquilli, mentre il tizio proseguiva a raccontare della solidarietà tra albanesi in galera (non come i romeni). Alla fine ha attaccato a raccontarci tutte le grandi imprese dell’Albania nella storia, di quando l’Albania ha conquistato l’Egitto, del fatto che Ataturk era albanese, di Madre Teresa. A un certo punto io sono entrato nella tenda e mi son messo a dormire sulla branda, nel sacco a pelo. L’albanese ha dormito fuori, steso su tre sedie, insieme al nostro vegliante: siamo stati molto contenti che fosse previsto qualcuno che rimanesse sveglio a controllare tutta la notte.

La notte ̬ stata gelida e mi sono svegliato verso le sette, convinto che fuori avessero costruito nella notte un aeroporto Рma erano soltanto i tram. Anche al mattino la piazza ̬ deserta, almeno fino alle sette e mezza, e lo spettacolo del sole che sorge sulle pietre ̬ assolutamente insolito, e porta un tepore piacevole.

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Alle nove sono andato in Comune, dove come sapete è stata una giornata travagliata e tutte le sedute sono state cancellate, il che mi ha permesso di non far troppo notare la mia stanchezza. In tutto il giorno ho assunto un caffé non zuccherato (anche così, i pacifisti di stretta osservanza mi hanno guardato male) e un paio di bicchieri d’acqua.

Sono tornato al presidio a pranzo, con gli attrezzi per montare la nuova brandina che avevo comprato, e poi dopo le 18, per un altro paio d’ore di chiacchierata con il professor Zucchetti e con le altre persone che stavano lì, mentre sullo sfondo il jet set dell’antimafia cittadina celebrava le vittime di mafia, dopo aver chiesto rassicurazioni sul fatto che nessuno li avrebbe disturbati.

Verso le 20 sono arrivati i nuovi digiunanti, e ho fatto in tempo a salutare festeggiando la fine del digiuno. Tornato a casa, effettivamente avevo fame ed ero piuttosto stanco; durante la giornata, però, non ho sofferto particolarmente.

Ci avevano spiegato che il digiuno si fa innanzi tutto per se stessi, per purificare il corpo, per indebolirsi e dunque perdere l’aggressività, e così facendo scardinare l’aggressività altrui. Effettivamente è stata una esperienza interessante, e se potrò, finito il primo giro di digiunanti, lo farò un’altra volta. Ho solo un augurio da farmi: dato che l’obiettivo è creare il dialogo rompendo gli schemi, spero che la prossima volta non mi troverò accanto altre persone contrarie al Tav, ma un vero Sì Tav pronto a costruire la pace e a raccontare pacatamente le sue motivazioni. Un bel digiuno con Stefano Esposito: perché no?

[tags]digiuno, tav, ascoltateli, nonviolenza, torino[/tags]

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