Una casa concreta
In questa campagna elettorale deprimente non si parla di niente di concreto, di nessuno dei grandi problemi degli italiani… salvo quando si può fare un bello spot ricordandosene all’ultimo minuto.
Per questo, quando ho visto il centrosinistra in Comune presentare il 21 gennaio una mozione sull’istituzione di un fondo “salva sfratti”, per poi discuterla in commissione il 29 gennaio e portarla in aula il 4 febbraio col comunicato stampa e articolo di Repubblica già belli pronti, mi sono un po’ girate le scatole: perché noi avevamo ferma da luglio 2012, mai discussa, una mozione, in linea con quanto sempre abbiamo detto, che cercava di affrontare il problema un po’ più in profondità .
L’idea della maggioranza, infatti, era quella di approvare l’istituzione di un fondo per aiutare i morosi a pagare l’affitto per qualche mese in più, evitando lo sfratto. Idea lodevole, ma non ci sono i fondi, né si è pensato, che so, di tagliare lo stipendio d’oro del portavoce del sindaco e altre spese inutili per metterceli dentro; al contrario, si è ipotizzato di andare a chiedere i 100.000 euro che già avevano messo in passato – una goccia nel mare – alle solite fondazioni bancarie… che poi magari nemmeno accetteranno, ma a quel punto le elezioni saranno già passate.
Eppure a Torino la casa è un’emergenza: nel 2012 ci sono stati circa 4000 sfratti per morosità , a cui rischiano di aggiungersene quasi 2000 (stime Caritas) per gli inquilini ATC che non possono più rientrare nelle regole delle case popolari, che la Regione ha rivisto al ribasso dallo scorso 31 gennaio; e ci sono altre migliaia di persone che hanno una casa grazie a fondi regionali e nazionali che sono a rischio. Insomma, rischiamo di avere presto migliaia e migliaia di torinesi in mezzo a una strada. Cosa potranno fare centomila euro di aiuti a pioggia?
Noi abbiamo presentato l’unica proposta che veramente potrebbe risolvere il problema: quella di fare incontrare l’enorme patrimonio abitativo inutilizzato in città – si parla di 50.000 alloggi – con le persone che ne hanno bisogno. Si potrebbe cominciare da due riserve immediatamente accessibili, quella degli interi palazzi in abbandono da decenni perché i proprietari non sanno che farsene (è incredibile, ma ce ne sono decine) e quella di diversi palazzi appena costruiti, ancora invenduti in gran parte e senza grandi speranze di essere venduti a breve.
Il Comune potrebbe gestire domanda e disponibilità , arrivare a un accordo con i proprietari, coprire le spese (costa molto meno che pagare gli affitti), pagare una assicurazione che protegga i proprietari dai danni degli inquilini, che potrebbero magari impegnarsi a fare in proprio lavori di risistemazione e manutenzione, se non possono pagare un affitto. Potrebbe farlo in accordo, ma anche, dove necessario, d’autorità , come la legge consente e come già è stato fatto a Roma.
Infatti, non è accettabile la requisizione forzata che di fatto è realizzata dal blocco degli sfratti, che scarica il costo di dare una casa a una famiglia indigente solo sulle spalle dello sfortunato proprietario di casa, che non sempre è un ricco strozzino e che talvolta, dal mancato pagamento dell’affitto a fronte delle spese e delle tasse che restano, viene portato in rovina anch’egli.
E’ invece accettabile la requisizione del patrimonio immobiliare inutilizzato e per cui non sono previsti utilizzi a breve, perché, come dice la Costituzione all’articolo 42, la proprietà privata è garantita ma con “limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti”, e se tu lasci un palazzo in abbandono per vent’anni o ne tieni uno vuoto per far salire i prezzi, tra l’altro creando problemi di degrado al quartiere, allora è giusto prenderlo e usarlo per l’emergenza, garantendotene la custodia e la possibilità di riaverlo nel momento in cui tu ti presentassi con un piano concreto per usarlo.
Questa posizione ha suscitato alzate di sopracciglia e risatine, e alla fine la nostra mozione è stata bocciata quasi all’unanimità , mentre lo spot del fondo salva sfratti è passato (ovviamente abbiamo votato a favore anche noi, ci mancherebbe, e se salteranno fuori i fondi sarà comunque una cosa positiva). Ma una città che non si spende fino in fondo per garantire un tetto a tutti, chiedendo in cambio un contributo proporzionato alle reali possibilità , non è una città civile.
[tags]casa, sfratti, povertà , atc, torino, urbanistica[/tags]
11 Febbraio 2013, 14:40
Niente di nuovo sotto il sole: in campagna elettorale ci si permette di dire l’esatto contrario di quanto veniva affermato sulle prime pagine dei giornali solo a fine novembre. Tanto, la gente non ricorda – o meglio, i quotidiani lavorano intensamente perché la gente non ricordi e, se ricorda, consideri il problema irrilevante. Mai in una campagna elettorale abbiamo sentito e visto tante pagliacciate, ed in fondo per nascondere cosa ? Che i partiti di maggioranza relativa ci hanno aumentato le tasse ai record europei per i loro interessi personali. Passate le elezioni, si studierà una nuova tassa (necessaria, perché “ce la chiede l’Europa”) per salvare MPS e le fondazioni che la sostengono. I mercati, che lo hanno capito già da un po’, vendono l’Italia in quanto è inutile tassare allo stremo solo per rubare i soldi delle tasse e trasferirli sui propri conti correnti all’estero. Occorrono 14 miliardi: basterà la Tares? Io credo proprio di no. Ed allora, pronti a qualche revisione – ad esempio, potremmo far pagare i ticket al 100%, o triplicare le tasse su acqua e gas, e che ne dite di aumentare l’IVA al 30% – tanto qualcuno dirà che in Europa qualcuno già lo fa ? Il paese sprofonda, ma si dirà che è colpa dei governi passati – cosa verissima, non fosse che quelli dal 1993 in poi hanno accelerato i debiti a ritmo esponenziale. Quanti debiti aveva Torino nel 1993? Quanti oggi, dopo il ventennio PD? Cosa abbiamo ottenuto, in cambio di questa voragine nei nostri conti municipali? ecco quello su cui La Stampa del vice direttore Gramellini, ospite fisso su Rai Tre, si impegna a tacere ogni giorno.
11 Febbraio 2013, 16:46
I vostri amici fascisti di casapound ringraziano per avergli dato la sede dove nascondere gli attrezzi per aggredire le conferenze stampa dei partiti di sinistra
13 Febbraio 2013, 11:44
Requisire immobili sfitti e inutilizzati da destinare agli sfrattati è un palliativo auspicabile in un futuro, tuttavia non risolve il problema casa in una società dominata dalle regole del mercato e della proprietà , perché gran parte degli immobili sfitti sono da ristrutturare e quelli ancora in buone condizioni si ritroverebbero ben presto da ristrutturare. Chi tira fuori i soldi quando c’è da rifare il tetto che perde o l’impermeabilizzazione dei cornicioni o quando c’è da sostituire la caldaia centralizzata?
Se non li tira fuori il proprietario, pensi che li tiri fuori lo Stato? Ma dove li va a prendere i soldi lo Stato? Dai proprietari con le tasche svuotate dalle tasse e da introiti non percepiti dai morosi? Forse li prende continuando a emettere nuovi titoli di Stato incrementando il debito o svendendo pezzi d’Italia?
Siccome ci siamo globalizzati, quello che decide l’assemblea del mio condominio influenza la vita dell’eschimese. Per cui penso che la soluzione vada cercata globalmente e non solo localmente, superando quegli schemi mentali oramai obsoleti collegati alla casa di proprietà e al mercato. Concetti chiusi e ghettizzati come famiglia, casa, condominio, azienda, borgo, Comune, Provincia, Regione, Stato, continente, vanno superati per fare posto a nuove forme di comunità universali aperte, autogestite e interconnesse, dove i rapporti sociali non sono più regolati da un governo centralizzato eletto democraticamente e sottomesso alle regole del mercato e della proprietà , ma sono regolati dalle esigenze e dai bisogni delle persone con le quali interagiamo. Potersi sentire a “casa” in ogni parte del globo in cui ci si trova dovrebbe essere la normalità da concretizzare.
14 Febbraio 2013, 17:49
Sono d’accordo con questo intervento del komunista Bertola. Anche se sono pure interessanti gli interventi di Piero.