L’aria del sabato sera
Grazie a te, compagnia del giro, che oltre a gestire da una decina d’anni il punto info e altre cose, hai deciso di offrirci il party del sabato sera. Però non è bello organizzare il party dando a ognuno cinque bevande offerte, ovviamente alcooliche, dicendo che poi ci sarà lots of food, e poi finisce che esce un vassoietto di stuzzichini ogni venti minuti, e la gente già ebbra prende d’assalto la povera cameriera bionda. Lei esce con un vassoio di pollo fritto e la assaltiamo a decine, come se non avessimo mangiato da mesi, carichi di birre in corpo e di chiacchiericcio d’occasione… Sarò sempre grato a chi mi ha offerto tre birre, però diciamocelo, questo è the most foodless lots-of-food party, giusto due patate fritte e due polli fritti e qualche samosa e poi ogni tanto un vassoio di verdure a bastoncino, che interessa giusto agli indiani.
Si socializza, però, in questo pub elegante sulla Portobello Road (ma il mercato è finito da un po’), in mezzo alla parte fighettamente, miliardariamente residenziale di Notting Hill. Si socializza e già che ci siamo si guarda la partita, che è Germania-Ghana: perché per ogni mondiale c’è un meeting di ICANN, il 2002 in Romania, il 2006 in Marocco, il 2010 in Belgio e adesso l’Inghilterra. Stavolta, i tedeschi sono talmente popolari che quando segna il Ghana è un tripudio, un mix di brasiliani cinesi americani e finnici che fanno il trenino in mezzo al pub; poi pareggia Klose, e festeggiano solo loro. La ragazza tedesca – la conosco da dieci anni, è una brava persona, era nel comitato che presiedevo, lavora nel sindacato dei verdi, era consigliere comunale a Francoforte e ovviamente mi chiede se ho parlato con Albrecht – ancora ce l’ha con me perchè nel 2006, dopo la semifinale, in un momento di gruppo un po’ teso, le mandai un sms cattivo in cui la sfottevo a morte. Otto anni dopo posso ancora scusarmi, ma lei, chissà perché, non se l’è dimenticato; penso che sotto sotto sia questo il motivo per cui i verdi tedeschi cercano di ammazzarci con l’euro.
Dopo un paio d’ore, la terza birra media gratis a stomaco sostanzialmente vuoto mi mette un po’ in difficoltà , anche se dissimulo bene, perchè tutti gli altri sono nella stessa situazione ed è un fiorire di saluti e pacche sulle spalle. Però, salutati un po’ tutti compreso il pissoir, alla fine li lascio lì e vago per il quartiere elegante cercando la fermata del 23, che mi riporti verso l’albergo. Attorno è pieno di buzzicone seminude molto inglesi, e di maschi allupati e alticci: l’aria del sabato sera a Londra è la stessa da quando ero bambino. Alla fine il bus arriva, e sono sufficientemente pronto da strisciare l’ostrica e sapere dove sto andando. Scendo alla fermata prima: non sono pieno se non di liquidi, e per ripristinare la parità ci vuole del cibo.
Così entro nel bugigattolo all’angolo e ordino codnchips, p’leese: sontuosamente untuoso, le patate grosse e carnose, e il merluzzo lurido al punto giusto. Sono i dieci euro meglio spesi dell’anno, non come a pranzo che mi hanno portato a mangiare nello “sports bar” dell’albergone pretenzioso, e per un hamburger e una birra ho speso di tasca mia 22 sterline, no dico 22 sterline, che è tutto il giorno che me ne dolgo. Rientro in albergo con la mia scatoletta di cartone unta e quadrata, assaporando la ragione del fritto: adesso la mia stanza puzzerà d’olio per tutto il soggiorno, ma tre birre valevano la pena, se il contrappeso era questo.