Le coperture fuffa di Pietro Grasso
Se avete seguito la mia bacheca Facebook, sapete che l’idea di abolire le tasse universitarie per tutti, proposta da Liberi & Uguali (che non è uno shampoo, ma è l’ex MDP/SEL/Possibile/Tsipras/Rivoluzionecivile/Rifondazione/robe così), mi sembra una stupidaggine. Non solo va a facilitare i più ricchi, invece di alzare a loro le tasse per finanziare gli altri; ma, sapendo come vanno le cose in Italia, finirebbe così: lo Stato vieta alle Università di incassare le tasse, ma poi non è in grado di rifinanziarle adeguatamente, lasciando gli Atenei con le casse vuote e molti più studenti da gestire, quindi peggiorando la qualità della didattica, dei servizi e del diritto allo studio a danno innanzi tutto dei meno abbienti, che ne hanno più bisogno.
In una discussione, ho incontrato un esponente di quel partito che ha invece rivendicato come i soldi ci siano, e lo stesso Grasso in un tweet lo abbia indicato: questa, e le altre misure di equità a spese pubbliche che questo nuovo partito vuole introdurre, sarebbero finanziate recuperando 16 miliardi all’anno di “mancati introiti, sgravi fiscali e sussidi indiretti a attività dannose per l’ambiente”, più tardi riassunti come “incentivi ai combustibili fossili”.
Io mi sono incuriosito, e mi sono messo a cercare di capire cosa siano concretamente questi “incentivi ai combustibili fossili” che L&U vuole tagliare; ho fatto una ricerca e ho trovato solo un comunicato di Legambiente di due anni fa, che passa due pagine a scagliarsi contro questi incentivi per poi dire che però è difficile sapere esattamente quali e quanti siano, anche se, naturalmente, è un complotto dei petrolieri: “Per Legambiente, siamo di fronte a un gravissimo caso di censura ed è chiara la volontà di fare in modo che di questo tema non si parli affinché nulla cambi” (giuro, non è un parlamentare grillino a parlare, è proprio Legambiente).
Alla fine, nella parte finale dell’articolo, si arriva a un elenco discorsivo che comprende le seguenti voci:
1) 4,6 miliardi di euro annui di “sconti sulle accise sui carburanti”, di cui 1,8 sono agevolazioni agli autotrasportatori e gli altri boh, non si sa cosa siano ma sicuramente ci sono;
2) 0,8 miliardi annui (4,8 miliardi in sei anni) di incentivi CIP6, che sono per le fonti “rinnovabili o assimilate”, e sicuramente in quell’assimilate si sono infilati tutti, a partire dagli inceneritori e probabilmente anche impianti a combustibile, ma quanto di quella cifra vada veramente a impianti a gasolio o gas non è dato sapere;
3) 0,03 miliardi annui di sussidi alle centrali a gasolio nelle isole minori;
4) una cifra imprecisata di “sussidi indiretti alle fonti fossili sotto la forma di sconti ai grandi consumatori di energia”, cioè gli sconti a volume che le grandi aziende negoziano sulla bolletta elettrica in regime di mercato, che secondo Legambiente sono un sussidio al petrolio;
5) 0,6 miliardi annui per il costo del servizio di interrompibilità istantanea, che è quello che permette di staccare alcuni carichi industriali quando la rete è a pieno carico evitando un blackout generalizzato;
6) 1,5 miliardi annui da sconti alle trivellazioni, cioè secondo Legambiente chi trivella in Italia paga troppo poco, quindi basta aumentargli le royalties dal 7% al 50% per incassare 1,5 miliardi in più;
7) 2,2 miliardi annui (6,5 miliardi in tre anni) di esenzioni/riduzioni sulle accise sui carburanti non meglio precisate (ma non erano già il punto 1?);
8) 2,2 miliardi annui di “finanziamenti internazionali”, che sarebbero i contributi italiani ai progetti di sviluppo delle estrazioni petrolifere in Africa e nel Terzo Mondo;
9) 4,15 miliardi annui (8,3 miliardi in due anni) di finanziamento di nuove strade e autostrade.
Sorvolo sul fatto che quasi tutte queste cifre sono di diversi anni prima, vengono da fonti terze e incoerenti tra loro, sono correlate da “si dice” e “pare che” e che in fondo all’articolo c’è una tabellina riassuntiva in cui molte delle stesse cifre, incluso il totale, sono diverse da quelle citate nel corpo dell’articolo: prendiamo per buoni i 16 miliardi annui della lista discorsiva (è la stessa cifra che fa Grasso, dunque penso che la sua fonte sia questa).
Ora, vediamo cosa succederebbe abolendo le varie voci di spesa:
1) Migliaia di posti di lavoro persi nell’autotrasporto e corrispondente rincaro diretto di tutte le merci nei supermercati, che in Italia viaggiano quasi sempre su gomma;
2) Aumento della bolletta energetica (se si eliminano i sussidi impropri per incamerarli, ammesso che ci siano), oppure nessun risparmio (se, come sarebbe logico, gli incentivi risparmiati su impianti fossili venissero reinvestiti davvero nelle rinnovabili);
3) Aumento della bolletta energetica per gli abitanti delle isole minori;
4) Questo è ridicolo: non si capisce come farebbe lo Stato a vietare gli sconti sul libero mercato energetico e soprattutto a farsi dare poi dalle grandi aziende la cifra equivalente allo sconto che avrebbero avuto;
5) Rischio di blackout generale stile 2003;
6) Qui sarei anche d’accordo, ma non è che se io aumento le tasse ai privati dal 7% al 50% il gettito aumenta in proporzione; è probabile che molte attività estrattive non sarebbero più convenienti e si fermerebbero, quindi bene per l’ambiente ma nessun incasso per lo Stato;
7) Boh? non si sa che cavolo siano e se esistano veramente;
8) Perdita di ricchezza e posti di lavoro nel Terzo Mondo (alla faccia di “aiutiamoli a casa loro”, L&U vuol tagliare la cooperazione) e perdita di commesse e lavoro per le aziende italiane che partecipano a questi progetti;
9) Tutti chiusi in casa o bloccati nel traffico; magari sarebbe giusto investire di meno in autostrade, ma in tal caso bisogna investire in mezzi di trasporto alternativi, dunque quei soldi non sarebbero disponibili (senza parlare del fatto che questi sono progetti di lungo periodo già in corso, quindi non li si può cancellare dall’oggi al domani).
Insomma: forse forse da questi 16 miliardi si può ricavare qualcosa, ma non ho trovato una sola voce che mi convinca davvero (forse la sesta, ma certamente per un importo molto inferiore agli 1,5 miliardi dichiarati). Certamente non sono coperture credibili; sono fuffa esattamente come quella sparata da tutti gli altri partiti, che in questo periodo hanno bisogno di spararle grosse per farsi notare. E dunque, permettetemi di concludere ancora una volta che la proposta di Grasso mi pare non solo sbagliata, ma pericolosa per la stabilità dell’Università italiana.