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domenica 11 Aprile 2021, 10:03

Quella sedia me la tiro in testa

La pessima, dilettantistica reazione dell’Italia al sofagate di Ankara, ormai diventato un Draghigate, sta degenerando di ora in ora. Io spero ancora che l’Italia avesse un piano, che le parole di Draghi siano state ispirate dal ministro degli Esteri Di Maio nell’ambito di una strategia logica e ragionata, ma la logica non si vede apparire e dunque sembra sempre più credibile che siano venute fuori così, come chiacchiere da bar tra anziani, magari seguite a uno scambio di battute tra nonno Mario e nipote Gigi in una cena tra parenti davanti al telegiornale.

La situazione, insomma, sembra indicativa di quello che sembra essere un grosso problema di fondo, cioè la disconnessione della classe politica italiana dalla realtà del mondo, sia sul piano interno che sul piano esterno. Perché anche sul piano interno, permettetemi, le scene di donne PD che piazzano sedie vuote qua e là nelle sedi istituzionali sono pietose, primo perché non hanno capito che il problema non è turco ma interno all’Unione Europea, e secondo perché a un paese sull’orlo della povertà e di una crisi di nervi generale sai che gliene frega della sedia della Von der Leyen.

Ma è sul piano esterno che questa vicenda, come quella con l’India per i marò, come quella con l’Egitto per Regeni e Zaky, dimostra una arroganza non pari alle effettive possibilità. L’Italia si comporta come se alzare la voce servisse a mettere a posto quei Paesi, tipo “oddio s’è incazzata l’Italia, sdraiamoci subito a porgere le nostre scuse o saranno casini”. La realtà è esattamente opposta.

Infatti, in termini geopolitici, l’Italia è la ruota di scorta sgonfia dell’Europa, a sua volta junior partner della NATO; se a qualcuno di quei Paesi frega qualcosa di non far incazzare qualcuno, o se ha un problema con l’Occidente e lo vuole risolvere, va a parlare con Washington, Londra, Berlino e Parigi; oppure va a parlare con Mosca e Pechino e chi se ne frega più dell’Occidente. L’Italia, invece, è il perfetto Paese scendiletto: non conta un cazzo, ma è un Paese altamente simbolico da prendere a schiaffi per dimostrare forza e indipendenza (per i paesi islamici, c’è persino il bonus Papa).

E così, più noi apriamo bocca e più finiamo per pagare risarcimenti all’India, per far tenere Zaky in carcere proprio per il gusto di farlo, e adesso per prendercela nel posteriore con le commesse militari alla Turchia, che i nostri amici europei saranno ben lieti di prendere al nostro posto. Però noi gliene abbiamo dette quattro eh! Wow, siamo il Paese dei diritti!

Dunque è facile prevedere che noi, con le nostre pezze al culo, di riffa o di raffa finiremo per indietreggiare, giusto in modi e tempi che ci permettano di salvare un po’ la faccia. Del resto, non si capisce nemmeno come chiamare Erdogan un dittatore dovrebbe facilitare una eventuale transizione turca a un nuovo assetto di potere. A dire il vero, non si capisce proprio cosa diavolo stessimo cercando di fare.

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