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venerdì 8 Luglio 2022, 21:01

Aspettando una mail

È venerdì sera, il momento in cui faccio clic e su Wattpad appare un nuovo episodio della storia statica e strana che ho preteso di pubblicare per prova (vi ho mai detto che a me le allitterazioni piacciono molto?). Ma non è di questo che vorrei parlare; in realtà, volevo raccontarvi del senso del tempo completamente proprio che ha il mondo editoriale.

Per carità, io sono digitale e ingegnerista; per me, il tempo di risposta si misura in millisecondi e comunque, da buon server interrogato da un client, una risposta si deve sempre dare. Invece, quando entri nel mondo dell’editoria scopri un universo parallelo in cui alle mail non si risponde quasi mai, e in cui comunque nessuna risposta arriva mai in un tempo catturabile dalla mente umana.

Ma capiamoci bene, questa non è una lamentela; certo, è frustrante, è destabilizzante, ti porta a fissare il vuoto chiedendoti se tra due, cinque o sette mesi arriverà infine una mail o se il tuo entusiasmo creativo morirà lentamente d’inedia nel vuoto, non essendo alimentato da quel senso di senso che serve agli esseri umani in ogni cosa che fanno. Ma è una pratica che capisco, perché l’altro lato della medaglia è che milioni di italiani scrivono e inviano, riempiono le segreterie editoriali di manoscritti forse belli o forse manco adatti a un esame di terza media ma le riempiono, e a fronte di questo è meraviglioso, è miracoloso che ci sia ancora qualche editore che non sbarra tutto e non dice “pubblico solo chi scopro io per i fatti miei, gli esordienti senza calci in culo e senza culo si fottano”.

Però, ecco, vi faccio un esempio. Oggi la mia angoscia è contenta perché ho ricevuto finalmente una risposta da un editore che per ciò che si è scritto per tramite di Konan sarebbe perfetto, se si decidesse a pubblicare anche qualcosa di originale e di testuale; ed è un grosso enorme “se”, a fronte di una situazione in cui questi manco trovano la carta per stampare i manga che la gente si contende nelle fumetterie con la faccia di un Fry che grida “shut up and take my money”; per cui, non mi aspetto certo che mi prendano.

L’editore è Star Comics, e non vi gasate: la risposta è semplicemente “abbiamo ricevuto e messo in coda”. Ma era per darvi un’idea: io ho inviato la mail con la mia brava sinossi (prima o poi, giuro, parleremo anche della maledetta sinossi) in data 26 maggio, al loro generico indirizzo di contatto, visto che d’invio manoscritti il loro sito non parla; dopo cinque settimane di silenzio, il 3 luglio mi son deciso a riscrivere, senza vera speranza, semplicemente per provare a chiedere se la mail fosse mai arrivata; e oggi, cinque giorni dopo, alle sei di sera del venerdì, invece di andare a farsi un meritato aperitivo, un sant’uomo mi ha scritto che hanno ricevuto e inoltrato all’ufficio competente.

Mi son sentito in colpa; non volevo certo rompere le scatole, e posso immaginare il volume di mail d’ogni genere che gli arriva; e in più, come vi ho detto, il mio invio non è un fumetto e mi aspettavo che venisse scartato a prescindere. Quindi, sempre siano lodati gli Star, se collaboreremo magari gli regalerò anche dei personaggi decenti per la scuola di Ancient Magus Bride (scusate, è una polemica tra me e un’autrice giapponese); ma un’esperienza simile, ancorché più responsiva, più allegra e meno dilatata nel tempo, mi è capitata anche con J-POP (quindi, compriamo tutti Frieren).

Ovviamente, tu ti chiedi: ma una risposta di una riga “abbiamo ricevuto e messo in coda” non potrebbero dartela subito, evitando il peso di ulteriori scambi? Ma la mancata risposta è anzi istituzionalizzata: ci sono tanti editori che te lo dicono prima. Fanno una pagina di invio manoscritti, ti intimano la loro versione di come si impagina un documento (prima o poi, giuro, parleremo anche dei maledetti caporali) e ti dicono: manda qui, nessuno ti risponderà, se ci interessa ci faremo sentire noi, ma in ogni caso non prima di sei mesi.

Quindi, tranne che per un paio di grossi editori che hanno un santo risponditore automatico, tu resti comunque col dubbio che la mail sia andata persa in qualche gorgo di rete o più probabilmente in qualche filtro antispam; io faccio mail di mestiere, quindi posso fervidamente immaginare centinaia di motivi per cui una mail si sia persa senza essere mai stata aperta, non ultimo il fatto che (non ridete, mi è successo appunto con J-POP) tu hai copiato male l’indirizzo e non hai ricevuto il messaggio d’errore. Poi, ad ogni modo, riprendi la tua vita; e speri che tra sei mesi t’arrivi un imprevisto dono del destino.

Incidentalmente, e lo specifico solo perché qualcuno l’ha chiesto, la risposta arriverà solo nel raro caso che sia positiva; certo l’editore non si mette a dirti perché non gli è piaciuto il tuo testo, e nemmeno a lavorare con te a migliorarlo se non è già praticamente perfetto. Anche qui, è una impossibilità materiale; ci sono semplicemente troppi aspiranti scrittori per le nostre strade. Se non sei sicuro di quel che fai, esistono scuole di scrittura, manuali, agenzie formative, agenzie letterarie, insomma tante altre strade per imparare o prendere a prestito il mestiere prima di allagare la rete di manoscritti.

E anche di mestiere si dovrebbe parlare, ma per oggi ho già scritto troppo; che il vero motivo per cui temo di non interessare se non a una piccola minoranza di lettori già lo so da tempo e dai social network, ovvero che scrivo complesso (anche se il mio manoscritto è stato per questo artatamente piallato e semplificato nel lessico e nelle strutture, e garantisco che scorre proprio bene) e troppo, troppo lungo.

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9 commenti a “Aspettando una mail”

  1. Piero:

    Visto che di mestiere fai mail, cosa ne pensi dei social network federati come Mastodon e simili?
    Ad esempio: https://mastodon.uno/about

  2. GS:

    In alternativa c’è sempre The Crypto Scriptorium. Chissà se funziona davvero come scritto sul sito.

    TLDR: pubblicano il libro anonimamente pagando anche in bitcoin. Suppongo che se uno cerca gloria e fama possa anche chiedergli di farlo non anonimamente. Suppongo che con ciò fungano da editori, sollevandoti dal gravame di adempimenti che in teoria compete a chi pubblichi da sé.

    Un mio amico di sinistra ha risolto fregandosene. Ha fatto stampare tot copie e le ha distribuite o vendute brevi manu. Votano Lotta al Contante, tasse e regole complicate, e difendono ciecamente in blocco l’intero malloppo ideologico da qualsiasi discussione, ma a se stessi applicano leggi autogestite.

    Però se per vendere il libro conti sui lettori rimasti a commentare questo blog, ho una brutta notizia: sono anni che non leggo. Non mi sono ancora deciso a farmi fare un paio di occhiali da lettura, e quelli che si comprano in farmacia non vanno bene, mettono a fuoco a distanza superiore al braccio.

  3. MCP:

    La carta è sempre la carta ma, come extrema ratio, provare con l’Amazzone?

    L’autopubblicazione in digitale può sembrare ‘da meno’, ma non dovrebbe essere quel refugium peccatorum così ben descritto da Eco nel Pendolo, per quanto riguardava l’editoria tradizionale – nel senso che almeno qui non dovrebbe più esserci la fauna di intermediari e profittatori (tranne la grande A.)

    Vero che molti ebook autopubblicati sono di qualità assolutamente urfida, soprattutto per totale mancanza di proofreading e per una sorta di bulimia che porta alcuni autori a buttar fuori qualsiasi cosa in tempi rapidi per tenere il nome in circolazione, quantomeno nel settore dei racconti FS/fantasy (ma a naso anche negli altri).

    E certo avresti lo sbattimento dell’autopromozione, ma saresti subito ‘su piazza’ – e i molti contatti che hai dovrebbero garantirti una certa visibilità fin dall’inizio. Poi interverrà la magia dell’algoritmo :)

  4. dario:

    Io ti prenoto la copia brossurata e firmata…

  5. GS:

    @ MCP

    Però mi ponevo il problema che se uno pubblica da sé è editore di se stesso, e gli competono gli adempimenti di un editore che, conoscendo questo paese, prevedo noiosi e gravosi: primo fra tutti, la partita IVA. Non credo che Amazon, Lulu o gli altri print on demand fungano da editori, sarebbe troppo comodo se lo facessero.

    Perché il lavoro dello scrittore sta in una specie di limbo, non è lavoro dipendente perché non sei un dipendente di chi ti pubblica, ma non è neppure lavoro autonomo perché non richiede partita IVA (suppongo: non ho mai sentito parlare di un simile requisito che, se pure avessi un Konan che mi detta storie alle tre di notte, basterebbe a scoraggiarmi dal dargli retta). Come se il legislatore avesse riconosciuto che scrivere è un lavoro difficile che richiede di star lontano dagli affanni di una ditta, lo scrittore non è un imprenditore.

    Il privato che si fa stampare un libro e poi scassa amici e conoscenti perché comprino una copia lavora in nero, e non che la cosa mi scandalizzi, ma con la Lotta al Contante diventa giorno dopo giorno sempre più difficile poterlo fare.

    P.S. Anch’io voglio una copia autografata col sangue, poi mi arrangerò a leggerla in qualche modo.

  6. MCP:

    @ GS
    Sollevi questioni non da poco, ma non volevo spaventare troppo VB :)

    No, in realtà sono quasi totalmente digiuno della parte burocratica che indubbiamente c’è e non è banale, ma gli autori che mi capita di seguire su questo aspetto non danno mai veri dettagli.

    Però in rete oltra alle FAQ della grande A si trovano abbastanza facilmente pagine di commercialisti ed esperti di diritto d’autore che sembrano (al mio occhio profano quantomeno) piuttosto esaustive.

    Non metto link perché sonoo quasi tutti siti/servizi commerciali e non vorrei finire nello spam :) ma escono tutti con chiave pubblicare kindle pagare iva e simili.

  7. MCP:

    @ GS
    Sollevi questioni non da poco, ma non volevo spaventare troppo VB :)

    No, in realtà sono quasi totalmente digiuno della parte burocratica che indubbiamente c’è e non è banale, ma gli autori che mi capita di seguire su questo aspetto non danno mai veri dettagli.

    Però in rete oltra alle FAQ della grande A si trovano abbastanza facilmente pagine di commercialisti ed esperti di diritto d’autore che sembrano (al mio occhio profano quantomeno) piuttosto esaustive.

    Non metto link perché sono quasi tutti siti/servizi commerciali e non vorrei finire nello spam, ma escono tutti con chiave pubblicare kindle pagare iva e simili.

  8. vb:

    Grazie dei suggerimenti; editore di me stesso è una possibilità, ma il motivo per cui uno cerca un editore non è né organizzativo né economico; è che un editore dovrebbe possedere la conoscenza specifica, che a un autore (specialmente esordiente) manca, per valutare se un libro è sufficientemente valido, se può piacere e a chi, come sistemarlo e come promuoverlo e presentarlo. Certo è vero che ormai molti editori non fanno affatto quello, e a quel punto tanto vale.

  9. gs:

    @ Piero

    Visto che sono qui, nel frattempo dico cosa ne penso io: nel fediverso non ti federano se non hai le loro stesse idee, perciò non è il posto più indicato per la libertà di espressione.

 
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