Nel vento del tempo
Tornare bambini ci rende felici, dice oggi lo spot del Mulino Bianco. Ma è falso; e lo dimostra il fatto che oggi è il mio compleanno, e il compleanno è la festa dei bambini per eccellenza, e io non sono particolarmente felice. Sarà che mi ricordo le tristezze dell’infanzia e dell’adolescenza, o che anticipo quelle della vecchiaia; ma tutte le storie che scrivo, che come noto non leggerete mai, contengono sempre, e senza particolare pianificazione, un compleanno triste, talora straziante.
In fondo, il compleanno è uno specchio forzato dal tempo; e ogni tanto, mentre viaggio, io cerco di catturare il mio riflesso (qui a Londra, lo scorso novembre). Non riesco però bene a metterlo a fuoco; so solo che c’è qualcosa di destrutturato e fatto a pezzi, un po’ come l’Internet del mio saggio. È un periodo di scioglitudine, di spezzatino del sé e di accesso a parti interiori che sarebbe stato meglio lasciar macerare nel buio. È un’esperienza di vita; ma una poco piacevole.
In tutto questo, però, vi ringrazio di cuore per gli auguri. Spero prima o poi di potervi donare qualcosa in cambio, qualcosa che sia bello e luminoso; non so però se ne sarò mai capace. Se ognuno di noi ha un talento, il mio ancora non mi è chiaro; lo cerco e non lo trovo. Dev’essere il talento nel bucarsi i vestiti e le gomme da solo, nel restare a terra persino volando e nel volare ovunque senza mai andare da nessuna parte. Dev’essere il talento nell’entrare nei tunnel senza più uscirne, e nello strappare di notte le tele che i ragni delle mani tessono di giorno; dev’essere la lama di non poter essere, estratta da un fodero laccato e piantata dietro un orecchio come un gioiello tagliente. Dev’essere un autunno incombente e perenne, pieno di aceri rossi e morenti che chiedono perché; una cascata che sommerge e costringe all’apnea persino nell’aria pulita. Tutto questo è una descrizione accurata, eppure fantastica; e non c’è nulla di più reale per noi di ciò che immaginiamo, tra i nervi e i segnali di un misterioso calcolatore di carne.
Quindi, grazie, e forse ci sarà un anno prossimo, speriamo; con occhi sempre più miopi e vecchi, ci rivedremo di nuovo nel vento del tempo.