Cambiano i valori
Il bullismo esiste da sempre; ci sono sempre stati bambini, ragazzi e adolescenti più violenti degli altri. Si comincia per sfogare frustrazioni familiari, carenze affettive, problemi di inserimento; poi ci si abitua a usare la violenza come risposta a qualsiasi tipo di frustrazione o di sconfitta anche piccola che la vita impartisce. Classicamente, quando si arriva all’adolescenza, il bullismo parte dai maschi, più aggressivi e più forti; e diventa un modo per sfogare l’invidia, per vendicarsi di quelli che ottengono risultati migliori, tipicamente sul piano scolastico.
Per questo ho trovato interessante, anche se ormai non certo sorprendente, questa notizia: un gruppo di ragazze picchia una compagna perché è più carina di loro. Non fa certo notizia che siano delle ragazze a picchiarsi; ormai la confusione parità tra i sessi è acquisita. Inoltre, le notizie di pestaggi tra ragazze per questioni di fidanzati sono sempre più frequenti; ma in quel caso si tratta di una competizione concreta per il partner, quella che in ambo i sessi suscita biologicamente le motivazioni maggiori. In questo caso, però, non paiono esserci rivalità concrete: semplicemente, si picchia una ragazza per invidia, perché essendo più bella avrà più successo nella vita.
Ed è questa la cosa interessante: una volta, infatti, si picchiavano i secchioni, perché avendo migliori risultati nello studio avrebbero avuto più successo nella vita. Ora anche i più giovani hanno assimilato il concetto che, almeno in Italia, lo studio è irrilevante, e il parametro per avere successo è la bellezza. Speriamo bene: così almeno i nostri migliori talenti avranno modo di sopravvivere alle scuole superiori, prima di emigrare in un paese dove l’appeal della capacità intellettuale non sia ancora stato collettivamente abolito.
[tags]bullismo, giovani, meritocrazia, scuola[/tags]
8 Giugno 2008, 15:11
Questo post ha un sapore gramelliniano.
Tuttavia io non farei di tutta l’erba un fascio: ammesso e non concesso che la motivazione sia veramente la bellezza e non qualche forma di sgarro (i giornali ricamano molto, e spesso male), la maggior parte dei casi di bullismo riguarda il “forte” che colpisce il “debole” e solitamente il concetto di forza e debolezza è più dal punto di vista sociale che fisico.
Anche per questo l’articolo che hai citato è un caso anomalo: solitamente la ragazza avvenente fa parte della categoria “persona popolare”, che è una categoria socialmente molto forte nel microcosmo scolastico (e la forma di bullismo di tale categoria è l’elitarismo).
Mi unisco tuttavia alla speranza che esprimi nell’ultimo paragrafo e mi permetto un piccolo proclama politico: NERD POWER!!!!
8 Giugno 2008, 17:32
Non sono sicuro di essere d’accordo con la tua chiosa: la mia nemesi adolescenziale ha scatenato in me risposte che mi hanno reso una persona migliore (si, e’ sindacabile, lo so) e comunque piu’ forte. In ogni caso ora godo perche’ da quando l’individuo in questione ha messo mano all’azienda di famiglia pare che tale azienda stia andando a rotoli :-D
9 Giugno 2008, 14:21
I secchioni venivano picchiati perchè sfigati, mica perchè andavano meglio a scuola.
9 Giugno 2008, 17:08
Io onestamente cerco di evitare riflessioni su questi articoli di giornale. In genere mi sbilancio solo quando ci sono i video… e anche lì… con le pinze. Non si tratta del classico “vedere per credere”…
Il motivo e’ quello a cui accennava D#: per ben due volte sono stato testimone di fatti la cui trasposizione giornalistica non centrava nulla con il fatto stesso. Una ragazza che ha partorito un bambino morto nell’armadietto della scuola (non l’ha ammazzato/abbandonato, nacque morto), senza che nessuno si accorgesse della sua gravidanza; e il cugino della mia ex-ragazza, morto per overdose.
Nel primo caso all’uscita di scuola nessuno parlò con la stampa perchè il preside aveva fatto il giro delle classi raccomandandosi di non farlo… era una scuola cattolica privata… e noi tutti ebeti a fare come disse; io sono rimasto lì fuori ad aspettare l’autobus fino a tardi dopo l’uscita, e nessuno parlò con i 4 giornalisti che erano fuori scuola… nessuno… ne sono abbastanza certo (mi sembra strano che qualcuno si sia accordato per trasferirsi in un altro luogo e raccontare qualcosa che davanti a scuola era socialmente pericoloso dire)… ero lì davanti a seguire con estrema attenzione le dinamiche. Infatti sui giornali del giorno dopo c’erano mirabolanti fantasie; ivi incluse descrizioni delle strutture della scuola; basta entrare per capire che quei luoghi non esistono… e i giornalisti sono stati tenuti al cancello!
Nel secondo caso addirittura tirarono fuori dei dettagli assurdi su quel povero uomo… cose che non esistevano… quantomeno infamanti. E fa rabbia; a me che lo incontravo quasi quotidianamente perchè veveva nella stessa “palazzina di famiglia” della mia ragazza, palazzina lasciata dai nonni, ha fatto rabbia… nonostante la sua enorme debolezza, non aveva mai fatto male a nessuno… si riduceva male, quello si, ma senza mai nuocere un capello ad anima viva, o rendersi pericoloso. Era solo una persona molto sensibile, con amici sbagliati, e debolezze che ha pagato caro. Sui giornali era dipinto come il classico stereotipo di tossicodipendente ladro e pericoloso, c’erano descritte vicende di pura fantasia…
E questo anni prima che Beppe Grillo iniziasse a parlare male della stampa… io mi sono diplomato nel 1996… e Carlo e’ morto nel 2000. Tanto per schivare i soliti bollinatori di cui parli in quell’altro post.
Insomma, sul giornale non ci sono i dettagli che servono a giudicare la vicenda con ragion di causa, e oltretutto invece e’ probabile che ci siano dettagli di fantasia. Di fatto dunque se ci mettiamo noi a ragionare sulla base di quanto leggiamo… non solo e’ inutile, ma anche controproducente! Perchè di fatto creiamo idee su cose che non esistono, su deformazioni di quanto accaduto. E ti dirò di più; onestamente che i lettori dei giornali si facciano le pippe sul nulla, poco mi importa… mi preoccupa ma ci convivo… quello che mi da fastidio e’ che la mia visione delle cose sia contagiata con cose che non esistono. E quindi evito perfino di leggere quegli articoli. Grossomodo mi fermo al titolo debitamente scremato dei dettagli più coloriti; mi interessa la nozione “uomo morto per litigio”, “donna picchiata per futili motivi”… poi come sia effettivamente andata, la lascio una cosa in sospeso per questioni di indeterminazione.
Però condivido il tuo pensiero sul cambio di parametri; per lo meno la mia esperienza empirica supporta il tuo sentore: il mio unico zio e’ focolarino, moglie tv-addicted, figlia grande che spera di fare la velina e figlio piccolo che spera di fare il calciatore… più “belli” di così…
9 Giugno 2008, 20:53
Piccola precisazione: anch’io ogni volta che sono stato a conoscenza di un fatto di cronaca ho trovato molti errori nella versione sul giornale. Però è comprensibile: un articolista (magari di cronaca locale, solitamente considerati l’ultima ruota del carro) ha poco tempo per scrivere un articolo e farlo stampare ed errare è umano.
Diverso il discorso se un giornalista deliberatamente scrive menzogne o altera l’informazione di sua conoscenza per piegarla alla propria propaganda.
Non conosco il caso specifico, ma ritengo probabile che la ragazza non sia stata picchiata per la propria bellezza ma per qualche altro motivo (magari faceva la gatta morta con i fidanzatini delle altre). Se mi ricordo bene anche l’anno scorso c’è stato un caso simile a Settimo Torinese, anche per quanto riguardava i toni della stampa.
10 Giugno 2008, 12:58
A proposito della precisione dell’informazione: anni fa mio padre scrisse ad un quotidiano locale evidenziando che una notizia pubblicata, a proposito di un comitato di quartiere di cui faceva parte, era falsa. La risposta personale del Direttore del giornale fu più o meno che: “Era dispiaciuto dell’imprecisione ma se tutte le precisazioni dei lettori dovessero essere pubblicate non si finirebbe più…”. Direi abbastanza significativo del modo di approcciare questi temi da parte dei giornalisti.
10 Giugno 2008, 16:50
D#, e come fai a capire “oltre ogni ragionevole dubbio” se c’e’ dolo? Non puoi! Per capirlo dovresti prendere l’articolo, andare sul posto, parlare con le persone, e così verificare ogni singolo passaggio dell’articolo… sempre che sia possibile farlo… ed e’ materialmente impossibile… ogni giorno ha solo 24 ore e 30 articoli da verificare in lungo e largo per il mondo… e non le possiamo spendere per “verificare i giornalisti”. Per me cambiare il default a “dicono stronzate” e’ stato obbligatorio. Preferisco non sapere, che sapere stronzate.
Alberto, da una parte e’ vero… certo e’ che almeno dovrebbe riprendere il proprio giornalista e, se continua ad essere fantasioso, mandarlo via. Invece si limita a pararsi il culo perchè il direttore e’ personalmente responsabile di quello che esce sul giornale…
10 Giugno 2008, 18:15
@mfp: c’è un’alternativa un po’ meno estrema: prendere tutto con le molle. E, in casi di particolare importanza, documentarsi anche su altre fonti (magari anche il web).
19 Giugno 2008, 19:30
D#, non basta! Te lo dimostra il post di vb poco più avanti… quello dove 3 articoli che parlano dello stesso evento preso dai 3 punti di vista… vuoi perchè ognuno da’ peso ad elementi diversi della vicenda, vuoi perchè ognuno cerca la sua dose di giustizia, vuoi perchè dei dettagli vengono riportati male o semplicemente omessi (e mica perche’ il giornalista e’ “cattivo”: magari non li reputa determinati, o magari non c’e’ spazio sulla pagina, o magari non gli vengono raccontati)… tu puoi interpolare quanto vuoi, ma il disegno che ne esce fuori e’ sempre quadrato e spigoloso come il giochino dell’unire i puntini sulla settimana enigmistica… mai tondo come quelle figure reali a cui il disegno si ispira.
Non si tratta di “soluzione estrema”, si tratta di prendere atto del fatto che in qualunque modo procedi – leggere 20 racconti dello stesso eventi, o andare sul posto a verificare tutte le informazioni di un singolo racconto – la verità non la puoi avere, perchè qualunque procedimento adotti implica un effort che non puoi sostenere.
Esiste un problema di indeterminazione, di relativismo, onnipresente e che non può essere superato. E’ bene tenerlo sempre presente in qualsiasi circostanza. Nel caso della cronaca… che la gente e’ scema, o che commetta errori… e che spesso da queste cose derivino danni incalcolabili mi e’ chiaro. Mi basta guardare le mie giornate; faccio errori in continuazione; a volte senza neanche rendermene conto a priori… che leggo a fare la cronaca? A che mi serve parlarne nel merito (tizia ha fatto male a caia)?