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lunedì 9 Giugno 2008, 15:29

Carta alla torinese

L’altra settimana ho perso il treno per andare a Milano: infatti sono arrivato alla stazione della metro per andare a Porta Susa, mi sono messo davanti alla macchinetta per comprare i biglietti, e ho scoperto di essere senza contante. Poco male, ho pensato: pagherò con le carte.

Infatti, nei miei giri per il mondo, quasi mai ho comprato biglietti di treni o di metropolitane con i soldi: ovunque, il meccanismo preferito sono i distribuitori automatici con carta di credito. Ecco quindi la versione standard internazionale di questa operazione: arrivi davanti alla macchinetta; scegli il tuo biglietto; infili la carta di credito nel lettore di tessere; la tiri fuori; la macchinetta stampa il tuo biglietto e te lo dà.

Ecco invece l’ineffabile versione torinese della procedura. Fino ad arrivare alla macchinetta e scegliere il biglietto, tutto bene; poi infili la carta di credito nel lettore di tessere, e già ci metti un po’ a trovarlo, perché è laterale e non sembra un lettore, sembra una specie di cassaforte dotata non della solita fessura ma di una fessura e di un intero tastierino di metallo modello Blade Runner, a parte il logo verdino Sanpaolo Shopping (sono sicuro che il Sanpaolo ha vinto la commessa presentando l’offerta migliore, non perché è era la principale banca cittadina, prima di essere comprata dai milanesi).

Comunque, metti la tessera e non succede niente; la estrai, la rimetti, niente. Provi col bancomat, uguale. Fai per desistere e andartene, tornando in superficie a cercare un bancomat per prelevare contante e pagare con quello; ma proprio in quel momento arriva un addetto alla manutenzione, che ti dice: “Guardi che si può pagare con carta, deve schiacciare il simbolino!”.

Tu non capisci, allora il signore ricomincia la procedura da capo, e ti fa vedere: nella schermata di pagamento, esattamente al centro del margine inferiore dello schermo, in mezzo ai loghi non cliccabili di GTT e altro, c’è una GIF 20×20 ingrandita a dismisura, contenente una ventina di carte riprodotte a risoluzione 2×2, in modo insomma da non essere minimamente riconoscibili come tali; a ben vedere, l’icona sembra un po’ come il contenuto di un cestino per la carta spatasciato sul pavimento, di sicuro non il classico rettangolo coi simbolini Visa e Mastercard che in tutto il mondo vuol dire “carta di credito”; né c’è una scritta o qualcosa che ti segnali che è possibile premere su quel disegnino. Schiacciando lì sopra col dito, ti fa vedere il signore, si attiva la procedura per il pagamento con carta… ora, già non ha senso che la si debba attivare esplicitamente; in più, tu hai una laurea in ingegneria e disegni applicazioni informatiche per mestiere, ma non ci saresti mai arrivato; figuriamoci l’utente medio.

Comunque, questo è solo l’inizio: inserisci la tessera, e non capisci. Già, perché d’ora in poi l’applicativo non comunica più tramite il monitor, ma tramite lo schermino LCD verde della pulsantiera in stile Blade Runner; e quindi devi capire che devi spostare lo sguardo e leggere lì sopra. Guardi lì, e ti dice: rimuovere la tessera. Tu rimuovi, e ti dice: inserire la tessera. La inserisci, e ti dice: rimuovere la tessera. Ti senti un po’ cretino, ma poi dice che sta iniziando l’operazione, e tu tutto contento aspetti… e poi ti dice: “operazione interrotta dall’operatore”, e tutto si resetta.

Bestemmi, provi un’altra volta, sempre così. Allora decidi di provare col bancomat, e dopo il solito balletto di inserimenti e rimozioni lo schermino LCD ti mostra due righe di cui una evidenziata: “Compagnia” e “Pagobancomat”. Tu intuisci che ti sta chiedendo qualcosa, anche se è la prima volta che un bancomat mi chiede se voglio pagare o se voglio semplicemente compagnia. Premi “Conferma” (o “OK”, non ricordo) e… l’operazione fallisce. Decidi che è perché hai chiesto compagnia, e quindi rifai tutta la procedura per provare invece a pagare; non è subito chiaro come fare a spostare da una riga all’altra il cursore evidenziato, ma poi hai un lampo di genio e capisci che per andare in basso devi premere il pulsante con la freccia a destra; confermi, e nemmeno così funziona.

Alla fine però ci sono riuscito; ho cambiato macchinetta, e su quella, al secondo tentativo, la carta di credito ha funzionato. Però ci ho messo quasi dieci minuti, e quindi ho perso il treno, arrivando sul binario di Porta Susa esattamente mentre chiudeva le porte. E mi chiedo: ma era così difficile comprare e installare una macchinetta vendibiglietti come quelle usate in tutto il mondo?

[tags]torino, metropolitana, metrotorino, biglietti, software, interfacce[/tags]

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3 commenti a “Carta alla torinese”

  1. Lobo:

    Porto la mia esperienza estera per dirti che il concetto e’ lo stesso (orrendo) dei treni danesi, anche se li solo con la carta puoi pagare.

    Scegli il treno, inserisci carta e ti sposti sul tastierino del pos.
    Per il resto, vai di sito web, e fatti la carta fidelity, che magari ci scappa pure il set di asciugamani

  2. .mau.:

    se ti consola, io in Olanda non sono mai riuscito a usare le macchinette automatiche perché vogliono solo il loro bancomat, e – checché scrivessero – con la mia carta di credito non si faceva nulla. Sono sempre dovuto andare dai bigliettai.
    (In Norvegia invece la carta di credito funzionava perfettamente)

  3. AlePollon:

    Per stare nelle vicinanze, a Porta Nuova funzionano meglio, io ci sto facendo la mano.

 
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