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venerdì 19 Giugno 2009, 11:34

Ballottaggio e referendum

Mi avete chiesto in parecchi cosa voterò io al ballottaggio per le provinciali e ai referendum.

Intanto avrete saputo che Saitta, confermando la sua anima progressista, si è apparentato con l’UDC; del resto i loro programmi erano sostanzialmente uguali, grandi opere e grandi appalti ovunque. Ciò ha innanzi tutto offerto a quel poveretto di Emanuele Filiberto (trombatissimo candidato UDC alle Europee) l’ennesima occasione per rendersi ridicolo, dichiarando che i Savoia non avrebbero mai appoggiato un pericolosissimo comunista come Antonio, e che lui vota Porchietto; ci risulta che alle segreterie cittadine di PD e UDC se la siano fatta sotto.

Se mai, è chiaro che il PD, almeno in Piemonte, ha concluso la sua parabola di avvicinamento al suo padre spirituale, Ciriaco De Mita: ormai è chiaro come di sinistra lì dentro ci sia rimasto poco o nulla, anche perché la geniale decisione di piazzare tutti i candidati ex DS nei collegi di Torino nord, dove domina la Lega, ha fatto sì che la maggior parte dei consiglieri provinciali eletti nel PD siano di area Ratzinger (e qui ci stanno i complimenti al neo eletto Davide Fazzone, candidato PD nel collegio di casa mia nonché animatore della locale parrocchia e regista del Grease in cui ho suonato per anni: sappi però che se voti a favore dell’inceneritore… so dove abiti).

Ai meno esperti di politica può sorprendere che in una parabola del genere caschi anche la trionfante IDV di Di Pietro: questo perché probabilmente non avete ancora capito che una cosa è Di Pietro, una cosa il suo partito, che normalmente esprime a livello locale delle dirigenze francamente imbarazzanti, spesso colluse con affaristi di ogni genere, e comunque sempre pronte a vendere un rene per una qualsiasi poltrona di sottogoverno. Tutta la sceneggiata della grande e unica opposizione è riuscita a spostare voti dal PD all’IDV, con l’unico scopo di permettere all’IDV di chiedere più poltrone a tutti i livelli; certo non quello di rompere e sostenere idee realmente alternative al veltrusconismo dominante.

E il futuro non promette nulla di buono: un accordo del genere, probabilmente legato ad accordi economici sulla torta della TAV e su altre del genere, ha l’aria di essere un programma operativo anche per le prossime regionali e comunali. Del resto il Chiampa, sempre in anticipo sui tempi, ha già buttato fuori Rifondazione (anche a loro avrà detto “non mi servite più”?) e si appresta a viettizzare anche il Comune, con tanti auguri a chi non arriva a fine mese. Capite quindi che entrambe le alleanze, centrodestra o centrosinistra che sia, presentano lo stesso inguardabile programma e la stessa attitudine al maneggio del potere; francamente mi sembra impossibile votare per alcuna delle due, e nessuna delle due mi sembra qualificabile nemmeno come “meno peggio” dell’altra.

In questo quadretto si collocano i referendum, che sono un’altra squallida manovra; in pratica ne hanno messo uno sacrosanto ma irrilevante (il terzo, quello per impedire la candidatura in collegi multipli) come specchietto per noi allodole, per convincerci ad andare a votare anche gli altri due. L’effetto della vittoria del sì agli altri due referendum sarebbe che il partito più votato, fosse anche col 25%, otterrebbe il 55% dei seggi, naturalmente assegnati tramite liste bloccate decise dal partito, e senza poter esprimere preferenze. Pensate a un Parlamento fatto per il 55% dall’avvocato Ghedini: ecco, questo è ciò che ci attende se vinceranno i sì.

Naturalmente il PDL, che non può dire ufficialmente di essere a favore del sì perché se no arriva Bossi col fucile, spera in una vittoria del sì; in pratica, una vera propaganda per il sì la fa solo il PD, perché gli piace farsela mettere nel culo da Berlusconi. Ovviamente tutti i partiti minori invitano a non votare.

E così farò anch’io: me ne starò ben lontano dalle urne. Oppure, proprio volendo essere ligi, andrò alle urne, annullerò la scheda del ballottaggio (mi raccomando annullatela, se la lasciate bianca è possibile che qualche scrutatore ci faccia su una croce per errore), rifiuterò le schede dei primi due referendum, e ritirerò solo quella del terzo per votare sì… sperando che non trovino il modo di farmi risultare votante anche sui primi due referendum. Forse è proprio meglio andare al mare.

[tags]elezioni, ballottaggio, provincia, torino, pd, udc, saitta, chiamparino, berlusconi, emanuele filiberto, ghedini, tav, referendum[/tags]

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18 commenti a “Ballottaggio e referendum”

  1. Roberto Felter:

    Solo un chiarimento:
    capisco la scelta di non votare i primi due referendum, in quanto ha un significato formalmente diverso sia dal votare si (VOGLIO la modifica) che dal votare no (NON VOGLIO la modifica) e probabilmente è quello che farò anche io.
    Ma al ballottaggio che senso ha annullare la scheda? (o non votare)
    alla provincia ci sarà o uno o l’altro. Per pessimi che siano entrambi (e io parlo in modo generico, non voto per la vostra provincia) uno dei due ti tocca. Tanto vale allora dire comunque quello che vuoi!
    se sei in autostrada e dopo aver sbagliato strada, ti trovi di fronte ad un bivio, puoi ripeterti quante volte vuoi che tu non volevi prendere nessuna di quelle due strade, perchè volevi andare da un’altra parte, però adesso una la devi prendere. In quel caso non fai il ragionamento “quale è la strada che potrebbe riportarmi nel più breve tempo verso la destinazione che volevo?”. Non sarebbe opportuno farlo anche in questo caso? o pensi che incrementare il numero di schede nulle sia comunque un modo per dire “non vi vogliamo” e questo valga di più che la deriva che potrebbe prendere la situazione non cercando comunque di pilotarla?

  2. ff:

    Per una volta do ragione al vubbì (anche se magari l’ordine di importanza di certe istanze, come l’inceneritore, cambia): non vedo perché andare a votare per scegliere il meno peggio se anche quello ti fa schifo. Il non voto resta pur sempre una indicazione: “hey, chi ha idee nuove si faccia avanti, c’è spazio”.

    Solo una domanda: ma che ci vedete di diverso in Di Pietro?

  3. ff:

    Aggiungo, per dare ancora ragione al vubbì: non vedo perché debba essere necessario essere eletto per fare politica ed ottenere risultati. I movimenti no tav ad esempio hanno praticamente sempre agito dal di fuori del sistema, mettendo pressione su chi dovere, raggiungendo dei discreti successi, cosa che non avrebbero potuto fare come consiglieri di minoranza o, pù difficilmente ancora, come ultima ruota del carro della maggioranza.

    (mi rendo conto ora che questo è l’ennesimo esempio che dimostra come la democrazia rappresentativa non funzioni)

  4. vb:

    Felter: Semplicemente, non vedendo alcuna ragione neanche parziale per prendere una delle due strade, anzi avendo la sensazione che portino entrambe al disastro, fermo la macchina e lascio proseguire gli altri :) Al primo turno sono d’accordo con te, l’astensione è un regalo al sistema vigente; ma ormai il mio dovere l’ho fatto, se poi per il momento gli italiani mandano al ballottaggio due coalizioni inguardabili io che colpa ne ho?

  5. Alberto:

    In qualunque tornata elettorale in cui un cittadino sia chiamato a fare una scelta, la decisione di non scegliere non ha altro effetto pratico che delegare la mia scelta agli altri. Conseguentemente l’unico motivo razionale per astenersi dal voto è ammettere di avere una conoscenza della realtà politica molto minore della media e quindi di fidarsi di più degli altri che di sé stesso, cosa che escluderei da parte di chi si è appena candidato al Presidente della Provincia.
    In ogni altro caso, per quanto minime possano essere le differenze in gioco, la scelta di non partecipare non è un altro che una diminutio per la qualità della nostra democrazia, perché fanno pendere la bilancia dalla parte di chi di politica non sa nulla, che si instupidisce di fronte alla televisione ma che a votare ci va sempre.
    Per quanto poi riguarda i referendum mi sfugge la differenza tra un parlamento composto al 45% da Ghedini ed al 10% da Castelli ed uno composto al 55% da Ghedini. Non mi sfugge invece che magari eviteremmo in futuro coalizioni di nani e ballerine con qualche Mastella e Dini pronti a saltare la staccionata per due perline colorate.

  6. vb:

    Alberto: Le valutazioni politiche sono legittime, cioè se tu veramente trovi un passo avanti per l’attuale stato della democrazia italiana che il PDL possa avere il 55% dei seggi con il 30-35% dei voti sei libero di votare sì. Tuttavia, per come funziona il meccanismo del referendum, l’astensione ha un valore molto diverso rispetto alle elezioni politiche e amministrative: se alle elezioni l’astensione è effettivamente una delega in bianco a chi va a votare, al referendum è soltanto un modo più forte ed efficiente di votare no.

  7. Alberto:

    Forse non era chiaro ma la prima parte del mio commento si riferiva unicamente alla tua decisione di annullare la scheda del ballottaggio ed è su quello che ritengo semplicemente irrazionale la tua scelta.
    Per quanto riguarda il referendum si può discutere come mai in molti paesi sia normale che un partito che ha solo la maggioranza relativa possa governare da solo, ma questo è un discorso più ampio… Sul fatto invece che l’astensione sia un modo di votare no ciò è vero nella pratica, ma è vero anche che questo accade perché una massiccia astensione può portare ad invalidare il referendum e quindi ad impedire ai cittadini (che magari sarebbero in grande maggioranza favorevoli come accadde nel caso della caccia) di pronunciarsi in merito. Mi sembra un modo molto poco democratico per approcciare il tema, non credi?

  8. .mau.:

    In questo caso concordo nel principio con vubbì. Il ballottaggio serve a scegliere non chi preferisci in assoluto (per quello c’è il primo turno) ma chi ritieni il meno peggio tra i due rimasti in lizza. Se entrambi sono sotto la sufficienza a tuo parere, perché mai doverne votare uno?

  9. roberto celani:

    Condivido la sua scelta caro VB.
    L’opzione di invalidare il referendum, attraverso la mancanza del quorum, è costituzionalmente garantita e quindi perfettamente interna al sistema democratico. E’ la semplice conseguenza del fatto che bastano 500.000 firme(solo circa l’1% del corpo elettorale) per sottoporre il quesito al vaglio della Corte Costituzionale.
    Nessuna lesione di principi democratici è contenuta quindi in tale scelta, gentile Alberto.
    Antidemocratica (e degna della fascistissima legge Acerbo) sarebbe invece l’attribuzione del premio di maggioranza ad una singola lista. Il PDL 15 giorni fa(europeee)ha avuto il consenso di poco più del 21%, e il PD circa il 16%, degli elettori aventi diritto (da non confondere con i votanti ormai scesi di un buon terzo).
    Riterreste democratico che 1/5 o 1/6 degli italiani scelgano per tutti gli altri?

  10. D# AKA BlindWolf:

    Personalmente ho rifiutato le prime due schede del referendum. Questo per il seguente motivo: odio l’attuale legge elettorale ma i primi due quesiti del referendum la peggiorano ulteriormente. Votare “no” non migliora la situazione attuale, ma per molti la legittima politicamente: è un referendum che secondo il mio punto di vista in ogni caso peggiora le cose, quindi la mia scelta è stata il rifiuto della scheda.

    Per quanto riguarda i ballottaggi di comune e provincia (premetto per chi non lo sapesse che la residenza non ce l’ho targata TO) mi sono turato il naso e sono andato a votare, ma il mio voto non è andato alla stima della persona candidata (il naso l’ho tenuto ben stretto…), ma a dei princìpi.

    Comunque ritengo una scelta legittima il rifiuto di votare qualunque partito (sia ad un ballottaggio che ad un turno primo od unico) se nessuno passa propria la soglia della sufficienza.

  11. vb:

    Alberto: In realtà io sono favorevole al referendum deliberativo senza quorum, che è appunto la realizzazione del principio per cui l’astensione equivale a “decidano gli altri”. Il nostro attuale sistema referendario però costringe di fatto a mescolare gli astenuti con i no: se non ci fosse il quorum, tutti coloro che si oppongono dovrebbero per forza andare a votare no, ma con il sistema attuale alcuni (pochi) andranno a votare no e altri (molti) si asterranno, mescolandosi con quelli che si astengono perché non hanno preferenze. A questo punto, se si è per il no, andare a votare no, anche credendo nel fatto che sarebbe giusto non avere il quorum, è solo autolesionismo, perché la maggior parte dei no, nel sistema attuale, non vengono proprio espressi e quindi in caso di raggiungimento del quorum non sarebbero contati.

    Non so se mi sono spiegato…

  12. Alberto:

    @robertocelani:
    per quanto riguarda il quorum non è detto che ciò che la legge consente sia da considerarsi un comportamento democratico, tant’è che una sentenza della Cassazione di molti anni fa condannava la pratica dell’invito all’astensionismo per i referendum, poi l’aberrazione della politica di questi anni ha sepolto anche quella sentenza.

    http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1985/05/30/la-cassazione-il-referendum.html

    Il referendum è uno strumento che ha la funzione di consentire all’opinione pubblica di pronunciarsi ed eventualmente abrogare una legge o parte di essa. Ovviamente ci può essere chi non è interessato al quesito e la costituzione ha previsto un quorum onde limitare lo strumento a temi di vasto interesse, tuttavia se chi è interessato al quesito anziché votare no si astiene non permettendo il raggiungimento del quorum non fa altro che sottrarre al resto dell’opinione pubblica il diritto di pronunciarsi in merito. Partendo dal presupposto che anche un referendum di vasto interesse come quello sul nucleare non raccolse che il 65% dell’affluenza ci rendiamo conto che questo escamotage svuota sostanzialmente l’unico strumento che l’elettorato ha per scardinare una classe politica autoreferenziale. Oggi magari la cosa ti piace perché se votassi voteresti no, ma magari domani ti piacerà meno quando questo escamotage manderà a monte il referendum sul Lodo Alfano o referendum su provvedimenti di tuo interesse.

    Per quanto riguarda il merito del referendum ti ricordo che la fascistissima legge elettorale britannica consente al Labour Party di governare il Regno Unito pur essendo stato votato alle ultime elezioni dal solo il 22% degli aventi diritto, ti ricordo che la fascistissima legge elettorale francese consente all’UMP di avere la maggioranza assoluta nel Parlamento francese essendo stato votato alle ultime elezioni dal solo 23% degli aventi diritto. O riteniamo che Francia e Gran Bretagna siano oscure dittature oppure dobbiamo considerare che la legge, che sarebbe uscita da un successo referendario, sarebbe stata una legge elettorale normalissima e democraticissima. Il problema non è la legge elettorale, il problema è che viviamo in un paese in cui tale e tanta è ancora oggi l’assenza di cultura democratica e l’aspirazione di taluni alla concentrazione del potere, da fare temere non del tutto infondatamente che una semplificazione del quadro politico possa porre le basi di un’involuzione autoritaria e quindi preferiamo tenerci una politica lenta e sclerotizzata.

  13. Alberto:

    @.mau.:
    Il fatto di ritenere entrambi i candidati al di sotto della sufficienza (cosa sulla quale tra l’altro sono d’accordo nel caso specifico) non esclude affatto che uno sia peggio dell’altro. Direi anzi che è assolutamente improbabile in assoluto che due candidati siano talmente identici da non proporre nemmeno un motivo per sceglierne uno.

  14. .mau.:

    beh, innanzitutto è praticamente impossibile avere un ordinamento totale tra i due candidati, il che significa che ci saranno uno o più punti per cui A è meglio di B e uno o più punti per cui B è meglio di A.

    Detto questo, spostiamo la scelta su un piano più semplice. Se posso scegliere tra due programmi televisivi nessuno dei quali mi piace, perché mai dovrei accendere la tv? (e non venirmi a dire “perché qualcuno te l’accenderà per te”: ovvio che un candidato sarà eletto, ma se tanto ciascuno me lo metterà in quel posto almeno sarò mazziato ma non cornuto)

  15. Alberto:

    @:.mau.
    trovo interessante la tua motivazione “almeno sarò mazziato ma non cornutoâ€. Se ci pensi bene l’idea del tradimento che sta dietro al tuo uso dell’espressione “cornuto” rivela un approccio alla politica molto singolare. Credo che ognuno troverebbe molto curioso se qualcuno lo fermasse al supermercato dicendo: “Scusi. Devo scegliere che dentifricio comprare e mi pare che siano tutti pessimi per cui la pregherei di scegliere lei per meâ€.
    Di fatto però è quello che fai evitando di scegliere tra i candidati. Anche per un dentifricio la scelta tra un dentifricio A e uno B contempla alcuni aspetti in cui A è migliore di B ed altri in cui B è migliore di A ma alla fine arrivi rapidamente ad una scelta. Il paragone con la televisione è inappropriato perché se nessun programma ti piace puoi decidere di passare in altro modo la serata, al contrario nel caso delle elezioni come tu stesso ricordi ci sarà comunque un candidato eletto, semplicemente se ti astieni non avrai partecipato alla scelta delegando la tua possibilità di scelta agli altri. Perché allora ciò che per un dentifricio ci parrebbe assurdo per le elezioni ti pare ragionevole, nonostante credo ti siano più note le piattaforme programmatiche dei candidati rispetto alle proprietà dei diversi dentifrici?
    Forse perché nel voto si mette solitamente un trasporto emotivo che non si mette in altre scelte e che ci fa sentire come una violazione della nostra etica votare per un candidato che comunque non ci piace, anche se questo vuol dire contribuire alla vittoria di un altro candidato che ci piace ancora meno. Come rivela l’espressione da te usata c’è la paura di sentirsi “traditiâ€. Ho forti sospetti che una visione così passionale della politica non sia un fatto positivo, perché la passione in genere ci porta a rendere molto più “statiche†le nostre scelte e la staticità non fa bene alla democrazia. Al di là di questo però continua a sembrarmi indubbio che in tutto ciò non ci sia nulla di razionale.

  16. simonecaldana:

    secondo me la differenza e’ che il dentifricio ti serve, questi politici invece non ti sembra affatto che possano esserti utili.

  17. .mau.:

    @Alberto: tutto il tuo ragionamento è molto interessante, ma parte da un presupposto sbagliato: io ieri ho votato al ballottaggio :-P

    Anche il tuo esempio non è corretto: sarebbe più giusto dire che si chiede a un tipo “sono obbligato a lavarmi i denti, ma questi due dentifrici mi fanno schifo uguale e costano uguale: mi dia quello che preferisce”.

  18. roberto celani:

    @ Alberto

    Sinceramente mi sfugge il motivo per cui ai tuoi occhi sia antidemocratico (ancorchè previsto dalla Costituzione e non da un qualsiasi “porcellum”) non convalidare un Referendum nel quale vota meno di un quarto degli aventi diritto, e sia “democraticissimo” un sistema nel quale il partito di maggioranza assoluta dei seggi rappresenti poco più del 20% degli aventi diritto.
    Di referendum nel quale il mio voto positivo è stato annullato dalla maggioritaria volontà (o pigrizia) degli italiani ce ne sono stati diversi.
    Senza stracciarmi le vesti per questo, penso siano maturi i tempi per una revisione delle regole (magari innalzando il numero delle firme e abbassando il quorum).
    Il referendum (che è solo abrogativo) non è comunque “l’unico strumento” a riguardo. Ben più importanti sono le “proposte di legge di iniziativa popolare” che, nell’indifferenza generale, di solito vengono accantonate dal Parlamento in attesa che la legislatura “spiri”…
    Non mi attardo in considerazioni sui “limiti” dei sistemi maggioritari o anche proporzionali con sbarramenti elevati e premi di maggioranza vari che, anche se usati transalpe o oltremanica, sempre antidemocratici ai miei occhi rimangono. Vorrei invece sollecitare una tua riflessione sul reale problema dei sistemi politici moderni e cioè la rappresentatività dei governi nazionali. Senza il reale coinvolgimento nel processo decisionale (attraverso la delega elettorale, ma non solo),senza partecipazione popolare, non c’è democrazia reale.
    E la percentuale di votanti delle ultime Europee evidenzia come ciò non sia affatto un problema nazionale.
    Esiste una reale governabilità senza autoritarismo considerate le già minime percentuali di votanti, che le prossime consultazioni elettorali vedranno sempre più contratte?

 
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