Ancora filtri
Come probabilmente sapete, ieri il Ministro delle Comunicazioni Gentiloni ha annunciato un nuovo decreto legge contro la pedopornografia in rete, che peraltro è semplicemente l’attuazione di una legge approvata nel febbraio scorso dal governo precedente.
Il principio, testo del decreto alla mano, è molto semplice: un “centro di prevenzione” presso il Ministero dell’Interno manterrà una blacklist di siti proibiti, o per URL, o per indirizzo IP. I provider saranno tenuti a implementare questa blacklist, a livello di server DNS nel caso di URL – come già avviene per i siti di scommesse online – o a livello di routing (si presume) nel caso di indirizzi IP; la legge prevede un tempo di intervento massimo di sei ore, che è peraltro uno specchio per i media, visto che presumibilmente gli aggiornamenti della blacklist saranno istantanei e automatizzati tramite messaggi cifrati.
Ci sono naturalmente vari dubbi su un provvedimento come questo; il filtro a livello di DNS è chiaramente inefficace per un utente motivato – è come il bando dei liquidi a bordo degli aerei, insomma – mentre quello a livello di IP, oltre ad essere potenzialmente lesivo di altri siti che siano ospitati sulla stessa macchina, mi sembra di difficile scalabilità .
In ogni caso, il vero problema è concedere alle autorità di polizia – si badi bene, non alla magistratura – la possibilità di tagliar fuori siti dalla rete in modo immediato e automatico, senza alcun tipo di controllo di terze parti (la stessa lista dei siti oscurati, dice la legge, deve essere mantenuta assolutamente riservata). In altre parole, in teoria la polizia postale potrebbe decidere di rendere inaccessibile il mio blog, e io forse non capirei nemmeno perchè non lo si vede più, nè avrei modo di ricorrere o chiedere spiegazioni a qualcuno.
Il decreto in essere è stato negoziato direttamente tra il governo e i rappresentanti dei provider; a nessuno è venuto in mente di sentire anche il pubblico. Anche noi, membri di un comitato consultivo che dovrebbe occuparsi di governance della rete, non siamo stati consultati in alcun modo. Purtroppo la macchina ministeriale è complessa, e spesso una mano non sa cosa faccia l’altra; certo che l’impressione è che ogni ministro di questo governo vada per la propria strada, badando più ai comunicati stampa e alla visibilità personale che alla sostanza delle cose.
3 Gennaio 2007, 15:12
Eppure Gentiloni ha fatto il decreto proprio assieme a Nicolais :-P
3 Gennaio 2007, 17:27
Ma d’altra parte il ministro Fioroni ha tranquillamente elogiato il sistema cinese di controllo di Internet, perciò qualsiasi cosa dicano non mi stupisce più.
Non avevo pensato al problema del filtro a livello di IP su altri utenti ignari dello stesso host. Speriamo che non bannino nessuno sul mio provider.
4 Gennaio 2007, 23:17
Il post è interessante e mette bene in evidenza il rischio di oscuramento che possono correre tanti siti web innocenti se si trovano su un server host che ospita siti pedopornografici. Tuttavia ciò spingerebbe tanti webmaster a scegliere con maggiore oculatezza gli hosting provider e gli hosting provider a inserire clausole precise nei contratti con i clienti.
5 Gennaio 2007, 00:26
Se il sito a contenuto illegale si trova in Italia presumo che la soluzione più rapida ed efficace sia quella di sequestrare il sito (lo si fa già per cose molto più leggere, come le presunte diffamazioni o gli argomenti controversi sui forum). Oltre ovviamente al castagnare i colpevoli, se anch’essi sono sul suolo italiano.
Il problema ovviamente rimane per i server stranieri; comunque presumo che scegliendo un hosting italiano i rischi siano molto bassi.