Due parole contro la Bolkestein
Oggi in tutta Italia i mercatali manifestano contro la direttiva Bolkestein, che richiederebbe di mettere all’asta nel prossimo futuro tutti gli spazi attualmente assegnati nei mercati. E siccome ho già visto girare commenti con la puzza sotto il naso che accusano di “mafia” e “lobby populista” chi si oppone a questo ennesimo sprazzo di neo-liberismo, vorrei spiegare alcune cose.
Il problema della Bolkestein nei mercati è oggettivo: l’intero settore è in ginocchio da un pezzo per la crisi, e se liberalizzi e metti all’asta le licenze avrai migliaia di microimprese familiari che, non avendo i capitali per rilanciare e anzi avendo anni di debiti con Equitalia, chiuderanno e lasceranno il posto, mentre i mercati si trasformeranno in una appendice in bancarella delle varie catene di supermercati o perlomeno nel territorio esclusivo di pochi grandi operatori che al posto degli operatori indipendenti di oggi impiegheranno precari sottopagati e immigrati in nero.
Questo è talmente evidente che nei Comuni non si trova alcun partito che si dichiari a favore della Bolkestein, e persino l’assessore al commercio PD della scorsa consigliatura ha passato gli ultimi due anni a dire che Fassino sarebbe andato a Roma a discutere con Renzi come fermare l’applicazione della direttiva.
Dopodiché senz’altro esistono situazioni in cui l’assegnazione e la gestione delle licenze sul suolo pubblico è in mano a mafie e mafiette con la complicità di politici e funzionari conniventi o intimiditi, e il problema dei Tredicine a Roma (citato nei post critici) è reale, ma questo non cancella comunque il problema originario, che riguarda decine di migliaia di piccoli operatori in tutta Italia, e che andrebbe affrontato seriamente senza trasformarlo nella solita occasione per accuse strumentali tra partiti.