Una città in ginocchio
Questa è una storia di cui i giornali cittadini non parlano, perché è una storia brutta. Non è una di quelle storie che piacciono alla politica e ai maestri di pensiero, tipo che c’è il solito buzzurro che grida “abbonaaa” a una ragazza che passa e due giorni dopo la sindaca si inginocchia in piazza Castello chiedendo scusa a nome dell’Occidente. No, questa è una storia brutta di periferia in cui nessuno ha ragione e comunque non si sa che fare.
Tutto inizia quando il Comune sgombera il campo rom di via Germagnano: uno dei posti più degradati e strazianti che abbia mai avuto occasione di visitare. Lo sgombero fa bene al consenso, ma gli sgomberati non svaniscono nel nulla; e quindi alcune famiglie arrivano alle case popolari di corso Lecce, notano un paio di appartamenti vuoti, forzano le porte e ci si installano dentro.
Di lì iniziano i problemi: traffici improbabili e rumori molesti, rifiuti abbandonati ovunque, minacce e auto rigate agli abitanti regolari, bambini abbandonati a se stessi nel cortile, ulteriori parenti accampati in camper e progressiva occupazione di altri appartamenti. Peggio ancora, nel quartiere aumentano i furti: oppure no, perché questa è una vox populi, ma se frequentate uno dei gruppi social o se sentite le conversazioni per strada, è convinzione generale che in questi mesi siano aumentati i furti, sia negli appartamenti che nelle auto (la specialità è il taglio e asporto dei catalizzatori delle marmitte per rivendere il metallo), e che i responsabili siano loro; e quando si parla di rom, talvolta non ci sono motivi per assolvere, ma non c’è mai bisogno di prove per condannare.
Ora, l’occupazione abusiva è una piaga italiana, favorita da leggi assurde per cui da una casa non si può cacciare mai nessuno; e quindi, nonostante proteste, raccolte firme e visite in forze di Fratelli d’Italia, le istituzioni non fanno assolutamente niente. Il problema viene lasciato a marcire per mesi, finché l’altra notte qualcuno con le palle girate dà fuoco alla macchina dei rom.
Onestamente mi aspettavo persino che la sindaca e/o una delegazione di progressisti illuminati venissero a inginocchiarsi anche qui chiedendo scusa agli occupanti, ma evidentemente hanno tutti la coscienza talmente sporca, sapendo che chi protesta ha più di qualche ragione, che si guardano bene dal farsi vedere. Forse hanno già dato le periferie per perse; e dire che questa non è certo una periferia di quelle dure e pure, operaie e ora leghiste, ma è sempre stato un quartiere piccoloborghese e progressista in cui il centrosinistra pigliava tutto, e vederci la destra al 60% alle prossime comunali farà spavento.
Alla fine, lo sgombero sarebbe moralmente corretto ma legalmente impossibile; trovare un’altra sistemazione ai rom sarebbe possibile ma legalmente scorretto (una occupazione non può dare titolo ad ottenere una casa regolare). Lo Stato, quindi, getta la spugna e nemmeno con gran dignità . A noi, nel frattempo, non resta che sperare che la situazione non degeneri ulteriormente, anche perché dopo questo ci sono solo le coltellate in strada.