Sky
Vittorio vb Bertola
Affacciato sul Web dal 1995

Dom 28 - 10:25
Ciao, essere umano non identificato!
Italiano English Piemonteis
home
home
home
chi sono
chi sono
guida al sito
guida al sito
novità nel sito
novità nel sito
licenza
licenza
contattami
contattami
blog
near a tree [it]
near a tree [it]
vecchi blog
vecchi blog
personale
documenti
documenti
foto
foto
video
video
musica
musica
attività
net governance
net governance
cons. comunale
cons. comunale
software
software
aiuto
howto
howto
guida a internet
guida a internet
usenet e faq
usenet e faq
il resto
il piemontese
il piemontese
conan
conan
mononoke hime
mononoke hime
software antico
software antico
lavoro
consulenze
consulenze
conferenze
conferenze
job placement
job placement
business angel
business angel
siti e software
siti e software
admin
login
login
your vb
your vb
registrazione
registrazione

Archivio per la categoria 'Itaaaalia'


sabato 9 Giugno 2007, 14:53

Convivenza incivile

Oggi il telegiornale riporta con ampi dettagli la vicenda dei manifestanti anti-Bush che, dovendosi recare a Roma per protestare contro la venuta degli americani, hanno bloccato i treni e occupato le stazioni di buona parte del Nord e Centro Italia per protestare contro la richiesta di pagare il biglietto.

Trenitalia, difatti, aveva organizzato convogli speciali e aveva persino offerto la tariffa “grandi manifestazioni”: sedici euro andata e ritorno da Padova a Roma (se lo facessi io per lavoro, ne spenderei oltre un centinaio). Scandalizzati, i manifestanti – supportati da quel paio di ministri del “governo” Prodi che li aspettavano a Roma per manifestare con loro – hanno parlato di “attacco alla democrazia” e “complotto repressivo”: volevano viaggiare gratis, e per rinforzare il concetto hanno bloccato anche tutti gli altri treni, finchè non l’hanno avuta vinta.

Da che mondo è mondo, ogni attività sociale è un equilibrio tra diritti e doveri. In particolare, il diritto di manifestare si accompagna alle relative conseguenze: chi sciopera perde una giornata di stipendio, chi non va a scuola perde la lezione, chi si reca al comizio si paga il viaggio. Invece, esiste un numero crescente di nicchie nella nostra società a cui tutto è dovuto: qualsiasi richiesta di impegno, di spesa, di responsabilità, di un qualsiasi tipo di dovere, viene etichettata come violazione di diritti e mancato rispetto della loro libertà. Questo accade in casi molto diversi, dai manifestanti no tutto agli studenti del liceo, dai dipendenti Alitalia ai rom dei campi nomadi, accomunati dall’idea che le regole siano irrilevanti e che a loro tutto sia concesso, e se non lo è basta rompere le scatole piagnucolando o bullando, immancabilmente supportati da cori buonisti, finchè non la si ha vinta.

Per fortuna l’Italia non è solo così; l’Italia è piena di persone che in silenzio fanno il proprio dovere e vanno anche ben oltre, facendosi carico anche delle responsabilità di quegli altri. E poi succede come a Noto, dove cinque giovanotti si sono messi a fare il bagno fregandosene dei divieti e delle condizioni pericolose, hanno rischiato di affogare, e allora l’animatore del villaggio è andato a salvarli uno per uno, e poi è morto lui.

Il problema è per quanto tempo ancora la parte responsabile dell’Italia sarà disposta a sopportare l’altra: perchè quando si romperà le scatole, allora saranno guai per tutti.

divider
venerdì 1 Giugno 2007, 17:34

Dure polemiche

Ha suscitato un certo scalpore il discorso del presidente della Banca d’Italia Draghi, che ha elencato i mali del Paese senza però prendere chiaramente le parti di nessuno.

Perché per il resto, invece, si vedono soltanto durissime polemiche: Montezemolo che bacchetta Prodi, Berlusconi che critica Montezemolo, i sindacati che criticano tutti, i tassisti che criticano i sindacati. Visioni diverse del mondo, progetti diversi per l’Italia, soldi da ottenere per questo o quello scopo: tutti discordano, si urlano dietro, talvolta si insultano a mezzo stampa o televisione.

Peccato che poi scopri che, zitto zitto, oggi Massimo D’Alema era a prendere un caffè con Marco Tronchetti Provera su una terrazza di Valencia, guardando la regata dell’America’s Cup. Divisi a parole, uniti dalla bella vita: forse vale per tutta la classe dirigente italiana.

divider
mercoledì 30 Maggio 2007, 08:51

Campagne preventive

L’intenzione di Montezemolo di “scendere in campo” – presumibilmente come nuovo candidato premier del centrodestra e risucchiatore dei forzitalioti scontenti del Cavaliere – deve essere davvero seria, e preoccupare davvero Berlusconi: difatti, ieri sera Striscia la Notizia ha dedicato un lunghissimo servizio in apertura a sbertucciarlo!

Anche se la battuta migliore l’hanno fatta Ficarra e Picone, chiosando che “effettivamente Montezemolo tra una decina d’anni potrebbe essere pronto per scendere in campo, visto che ha solo sessant’anni”.

(La battuta migliore però riguardava gli statali: “Conclusa positivamente la trattativa per il rinnovo del contratto dei dipendenti statali; annullato il previsto sciopero di questa settimana, tirano un sospiro di sollievo i proprietari dei bar attorno ai ministeri.”)

divider
martedì 29 Maggio 2007, 16:22

Plasmon

Oggi nella pausa pranzo, come talvolta capita, ho fatto un giro alla Fnac di via Roma. E ho notato un fenomeno interessante: l’area dei televisori al plasma, che una volta era limitata al crocicchio nel passaggio di arrivo delle scale mobili al piano inferiore, ha invaso completamente tutta la parte centrale del piano, occupando anche la zona dove una volta c’erano i giochi delle console, e arrivando a lambire e comprimere la zona dei libri e della musica.

Sarà che ciascuno di questi oggetti ha un certo ingombro, e quindi un minimo di assortimento occupa già una superficie considerevole. Eppure, non sono proprio regalati, a 1300 euro per un 42 pollici senza fronzoli, e ben oltre 2000 per un 50 pollici; ma, a giudicare da un indicatore affidabile come la visibilità nei negozi, stanno facendo furore.

Pare quindi che due anni fa ci sbagliassimo, quando ci indignammo per l’allora ministro Prestigiacomo che in televisione da Floris, commentando un servizio sulla crisi della Mivar, disse “E certo, fanno ancora televisori col tubo, al giorno d’oggi chi li vuole più? Tutti si comprano i televisori al plasma.”

D’altra parte, per una generazione che ha indebitato il Paese al 120% del PIL pur di regalarsi assistenza e pensioni oltre le proprie possibilità, volete che sia un problema caricare i propri figli di un rateo decennale per il televisore fighetto?

divider
lunedì 28 Maggio 2007, 13:05

La solitudine delle persone serie

Non volevo commentare anch’io il caso WikimediaDel Papa; ormai in rete ne hanno già parlato tutti, in ogni maniera (se siete tra i pochi che non conoscono la storia, .mau. ha un buon riassunto con interessanti commenti).

Il tema, tutto sommato, è banale: è ovvio che qualcuno deve rispondere di ciò che pubblica a mezzo web, compresa Wikipedia; se uno si ritiene diffamato da un articolo di Wikipedia, ha tutto il diritto di portarne gli “autori” e gli “editori” in tribunale. La legge dovrebbe essere diversa rispetto alla carta stampata, sollevando dalle responsabilità chi gestisce siti che raccolgono contributi dagli utenti – a parte quelle di intervenire su segnalazione – e concentrandola sui singoli autori; d’altra parte, gli autori di Wikipedia dovrebbero essere più chiaramente identificati, non solo per poter rispondere di fronte alla legge (cosa che comunque già si ha, risalendo all’indirizzo IP) ma anche per poter valutare la credibilità e l’imparzialità della fonte. In ogni modo, è una questione legale che discuterà eventualmente un tribunale.

A me però, come sempre, interessa di più l’aspetto umano del caso: questo tizio che pare un po’ un Prospero Pirotti, ma di livello intellettuale decisamente superiore, avendo all’attivo libri seri e collaborazioni a riviste di prestigio. Il suo pirottismo sta nella prosa fiammeggiante con cui si scaglia più o meno contro tutto e contro tutti, apostrofando e criticando: in questo articolo trovate un bel po’ di esempi.

Di tale articolo, una cosa mi ha colpito: il fatto che, alla fin fine, a Del Papa si rinfaccino due cose.

La prima è quella di essere fuori dal coro. Lo si accusa di aver detto di Enzo Baldoni, invece di unirsi alle agiografie post mortem, che avrebbe dovuto evitare di rendere orfani i propri figli per fare l’eroe di sinistra in Iraq, una osservazione che personalmente mi pare condivisibile, anche se poi ognuno fa le proprie scelte di vita e ha le proprie priorità. Si racconta con compiacimento che è stato sbattuto fuori da una rivista di intellettuali perchè si è permesso (non sia mai!) di criticare Annozero di Santoro; con tanto di umili scuse a Santoro del direttore della rivista. Di questo, gliene si fa una colpa o motivo di irrisione.

La seconda cosa che viene rinfacciata a Del Papa è quella di essere serio. Di dire ciò che pensa credendoci davvero, fino al punto da indignarsi, incazzarsi, dare dei servi e dei venduti agli altri, passare ore a scrivere pagine e pagine per motivare e raccontare ciò che non ritiene accettabile, mettendoci dentro una evidente mancanza di comprensione per le motivazioni degli altri, una certa dose di maleducazione e un po’ troppa enfasi; ma anche passione e coraggio.

Ovviamente il tono che usa non è condivisibile; Del Papa dovrebbe avere maggior rispetto degli altri, meno suscettibilità, e probabilmente meno paranoia. Ma, alla fine, ciò di cui lo si accusa è di essere allo stesso tempo anticonformista, sincero, e non disposto ad adeguarsi; non portato a lasciar correre, a far finire tutto a tarallucci e vino, a lodare i santi e i defunti anche se di loro in cuor suo pensa peste e corna, a parlar sempre bene dei potenti e degli amici degli editori delle riviste su cui scrive, in puro stile italico.

E invece, in questo paese derelitto manca appunto la capacità di incazzarsi, di denunciare i re nudi che ci ammanniscono minchiate come se fossero capolavori artistici, di portare in tribunale chi ti sottomette o ti maltratta, magari nascondendosi vigliaccamente dietro un commento anonimo su una enciclopedia senza firme, o nel fiume del conformismo perbenista all’italiana, berlusconide e sinistrorso in egual misura, che è poi il bullismo della maggioranza di questo Paese contro chi non si adegua al malcostume.

Se l’incazzatura è immotivata, lo deciderà il tribunale. A me spaventa di più vedere la rete, in teoria spazio di libertà, occupata da una specie di linciaggio mediatico in coro, rivolto contro una persona che ha la colpa principale di essere diversa, e non accomodante.

divider
sabato 26 Maggio 2007, 14:52

Monsieur Cimminaux

Le cronache sono tornate nuovamente a parlare del mitico Franco Cimminelli e del suo fu Torino Calcio: pare che, per il fallimento del suddetto, si vada al rinvio a giudizio. Questa, però, è storia nota; ce n’è invece un’altra che si svolge proprio in questi giorni.

Infatti, la fama del celebre calabroleso cittadino ha varcato i confini nazionali, giungendo fino in Val d’Aosta. L’altra sera, il TGR della Vallée ha trasmesso un lungo servizio sulla situazione pesantissima della Air Vallée, la compagnia aerea valdostana di proprietà della Ergom che, grazie al proprio tenace impegno sulle battutissime rotte Aosta-Roma, Torino-Pescara e Genova-Trieste, ha accumulato sei milioni di euro di debiti.

Se le pessime capacità manageriali del nostro, almeno quando non si parla di cruscotti, paiono confermate, più interessante è notare come anche in Val d’Aosta siano giunti alla stessa conclusione: nel servizio, Monsieur Cimminaux era presentato come un grande fornitore degli Agneaux, e pertanto, si diceva, “la pista porta alla Fiat”. E anche tralasciando come in questo contesto il termine “pista” acquisisca un almeno triplice senso, non si può evitare di notare come praticamente chiunque ritenga il Cimminelli, in termini affaristici, incapace di intendere e di volere per conto proprio; insomma, si dia per scontato che ci sia qualcuno che gli dica cosa deve fare dei soldi che il suo fornitore provvede a pompargli. Fossi in lui, non me ne farei un vanto.

divider
lunedì 21 Maggio 2007, 15:09

Priorità

Alla fine, il governo Prodi s’è messo d’accordo: dopo solo due mesi di discussioni sul tesoretto, che chiamato così sembra un gelato al biscotto come quello di ieri, si è trovato un accordo su come utilizzarlo. Oddio, per trovare l’accordo si sono dovuti sbattere fuori dalla stanza praticamente tutti i partiti della coalizione a parte il costituendo Partito Democratico: ma alla fine, almeno con se stesso Prodi ha raggiunto un accordo, per concentrare le scarse ma preziose risorse su poche priorità decisive.

Le quali prorità sono, stando al quotidiano ufficiale: le pensioni più basse, i precari, gli ammortizzatori sociali “per i disoccupati o chi vive in condizioni di particolare disagio”, le infrastrutture, l’innovazione e la ricerca, il piano casa e le politiche a sostegno della famiglia.

Solo? Direi che ci mancano soltanto i terremotati dell’Irpinia e il buco nell’ozono, ma non dubito che saranno prontamente aggiunti all’elenco a colpi di emendamenti parlamentari. Quando incasserò i miei cinque centesimi di sconto sull’ICI (compensati da cinquemila euro di aumento sull’IRPEF) penserò: meno male che abbiamo un governo con una salda visione strategica su come salvare l’Italia…

divider
martedì 8 Maggio 2007, 09:26

Il Cairmano

Domenica mattina sono andato anche io alla Marcia per il Filadelfia, proclamata dal presidente Cairo per unire i tifosi del Toro, nella richiesta al Comune di ricostruire lo storico stadio e centro sportivo.

La marcia era stata preceduta da varie polemiche; un ultras storico come Marco Montiglio aveva dichiarato che non ci sarebbe venuto, e in molti dei granata doc – anarchici e orgogliosi nell’anima – l’idea di accorrere alla chiamata di un presidente, persona che nel calcio è alleata ma spesso anche controparte dei tifosi, ha fatto storcere un po’ il naso; tanto più che la chiamata è giunta nel mezzo di una dura e prolungata battaglia mediatica con il sindaco Chiamparino, che da parte sua ne ha combinate di cotte e di crude sugli stadi torinesi (come già più volte qui raccontato), arrivando infine a dire che “era meglio Cimminelli” (per la cupola cittadina, certamente: l’avevano messo loro e ne eseguiva gli ordini…).

Insomma, non a tutti i tifosi andava di farsi “strumentalizzare” da Cairo in una battaglia politico-affaristica, anche se poi, riflettendo, la maggior parte dei tifosi – me compreso – hanno concluso che in questo scontro l’interesse di Cairo fosse anche quello del Toro e persino quello della cittadinanza in generale, aderendo quindi alla manifestazione.

La marcia in sè è stata tranquilla e beata, una festa non solo di ultras – guidati dallo storico Margaro – ma soprattutto di tifosi normali, con tante bici, tanti bambini, tanti vecchietti granata, e anche tanti club. All’inizio, in piazza Solferino, eravamo poche migliaia, ma il corteo si è andato ingrossando, raggiungendo una cifra finale di circa diecimila persone (quindicimila per Cairo, settemila per la Questura). La marcia è stata pacifica, scandita da cori e applausi, con grande commozione al cippo di Meroni; l’unico attimo di tensione è stato per un fesso con una bandiera bianconera in corso Re Umberto 82 (citofonare…), ripagato da un signore più avanti che ha messo lo stereo alla finestra per suonare l’inno del Toro. Qui trovate alcune delle foto.

L’atmosfera, però, è cambiata alla fine: al Filadelfia, Cairo si è arrampicato sui ruderi per arringare la folla, grazie ad un pronto radiomicrofono. Qui trovate alcuni estratti ripresi da me; oppure, se ci tenete, qui trovate il video completo.

E’ stato difficile restare seri durante il discorso. A tratti, ci si aspettava che Cairo esclamasse “I-taliani!”, o anche “Vincere! E vinceremo!”. A tratti, ha promesso nuovi miracoli granata. Verso la fine – in questo video – è sembrato persino caricaturale, ricordando un animatore di villaggio vacanze, o Elio che imita Madonna chiedendo alla folla “Sieti cià cauldi?”. Nelle pause, mi veniva naturale aspettarmi che la folla gridasse “Sil-vio! Sil-vio!”, ma mi venivano in mente anche le scene di Sordi nel Borgorosso FC.

E’ noto il carattere femminile della folla e della folla italiana in particolare: ecco, probabilmente quella di ieri è stata una visione tipicamente italiana, incomprensibile all’estero, a quelli che non hanno mai capito come avessimo fatto a scegliere gente come Berlusconi.

Per combinazione, la sera su Sky davano Il caimano di Nanni Moretti, che non avevo ancora visto. Premetto che Moretti mi sta sonoramente antipatico; ho visto alcuni dei suoi primi film, anni fa, rimandendo disgustato dal trasparente autocompiacimento e dal vecchiume intellettualoide e sinistrorso; sui suoi excursus politici a forza di girotondi, stendiamo un velo pietoso; insomma, mi son sempre guardato bene, da tempo, dall’inciampare in lui.

Questo film, però, è molto affascinante, per via della sua dimensione onirica; del continuo mescolarsi tra realtà, finzione, finzione che sembra reale (ossia il cinema) e realtà che sembra finzione (tra cui molto della vita di Berlusconi). Non è un Mulholland Drive di sinistra, eppure questo contrasto ipnotico tra lo squallore e il frantumarsi impotente della vita vera del protagonista da una parte, e il mito irreale dell’uomo sempre bello, sempre ricco, sempre ammirato, sempre vincente – sempre potente – dall’altra, colpisce davvero; così come il gioco (pur sempre narcisistico) di parlare di Berlusconi mettendo se stessi in un film a dire che non ha più senso parlare di Berlusconi in un film. In più, c’è quella svolta inquietante nel finale; essa ricongiunge l’estetica del mito con la bruttura del reale, ma anche Berlusconi (il nostro gemello interiore malvagio e vincente) con noi stessi-Moretti, e rende difficile da dimenticare la tesi della pellicola.

Avendo pertanto acquisito il messaggio che tutti noi siamo un po’ Berlusconi, mi compiaccio di ritrovare tale verità in Urbano Cairo, che di Berlusconi è stato il segretario particolare, compreso coinvolgimento in fondi neri Mediaset. Anche Cairo è un personaggio inquietante, soprattutto perché imperscrutabile: ha la lingua talmente lunga, e una tal scuola alle spalle, che non capisci mai se è serio o se ti sta cinicamente prendendo per il culo.

Io spero solo che con il calcio si diverta veramente, in modo da fare l’unica cosa che a noi poveri cittadini tifosi, anarchici e orgogliosi, resta da fare: sfruttare cinicamente il suo portafoglio, e fargli pagare un giusto biglietto d’ingresso per il grande gioco delle sue ambizioni.

divider
domenica 6 Maggio 2007, 20:39

Tg5, sempre sulla notizia

Ore 20 di oggi, edizione principale del TG5: si sono appena chiusi i seggi per le presidenziali francesi e, grazie agli exit poll, si sa già chi ha vinto. Il TG5 apre e si collega con l’inviata a Parigi, Mimosa Martini, che parlando con lo sfondo dell’Arco di Trionfo annuncia il risultato: ha vinto Sarkozy.

Mentre parla, però, sembra un po’ distratta, e si guarda ripetutamente le parti intime. Dopo un po’, si interrompe, si ferma e dice che la candidata sconfitta, Segolene Royal, sta per fare la propria dichiarazione, che il TG5, primo tra tutti, riporterà in diretta. Poi sta zitta: attimo di confusione da studio, non si capisce cosa succeda, l’inviata invita ad attendere, poi dice “…no… stanno solo applaudendo…”. Poi ricomincia a parlare, poi si ferma di nuovo… e poi esulta: “Abbiamo le immagini!”

A questo punto, la regia manda in onda le immagini esclusive del TG5 da Parigi… che si rivelano avere il marchietto BBC World e le sovrimpressioni in inglese (nel dubbio controllo: sì, il TG5 sta ritrasmettendo BBC World). Dopo un po’ staccano di nuovo sull’inviata, visto che Segolene non parla; ma, dopo qualche frase priva di significato per prendere tempo, non parla neanche l’inviata, che continua a guardarsi le parti intime (evidentemente aveva un monitor sul pavimento).

Da studio si stufano, mandano un altro servizio, e poi si ricollegano, con l’inviata eccitata che annuncia che adesso Segolene parlerà. Allora riparte BBC World, ma con una pecetta azzurra a coprire le sovraimpressioni in inglese, che non si vedano troppo. E poi… Segolene attacca a parlare, ma in inglese: difatti anche l’audio è quello della BBC, che fa (incredibile) persino la traduzione simultanea. A quel punto, l’inviata a Cologne Monzaise, afflosciandosi davanti alla foto dell’Arco di Trionfo, rinuncia; e da studio annunciano che “vi diremo in seguito cosa ha dichiarato la Royal”.

In fondo, perchè fare i giornalisti con serietà e professionalità, quando si può semplicemente riciclare il lavoro degli altri, senza nemmeno provare prima se funziona davvero?

divider
giovedì 26 Aprile 2007, 12:16

Crucchi

Dublino, aeroporto, volo per Francoforte. In attesa di partire, in una sala piena di tedeschi impazienti, uno spicca in particolare. E’ un crucco, penso, uno di quei tedeschi tarri come solo i tedeschi possono esserlo. Nonostante la mezza età che par quasi tre quarti, sotto un paio di baffoni biondi sfoggia un completino di pelle nera da biker, con cappello, gilè e pantaloni aderenti, ricoperti di chincaglieria metallica di vario genere; in mezzo, una t-shirt grigia inneggiante ai Die Toten Hosen.

Pensando a quanto sono crucchi certe volte i crucchi, mi metto in coda per l’imbarco e, per combinazione, il signore capita subito davanti a me. Pertanto, riesco a sbirciare la carta d’imbarco, e qui scatta il colpo di scena: scopro infatti che il soggetto risponde al nome di Rudolf Locascio.

Mio Dio, quanto danno abbiamo fatto all’Europa.

divider
 
Creative Commons License
Questo sito è (C) 1995-2024 di Vittorio Bertola - Informativa privacy e cookie
Alcuni diritti riservati secondo la licenza Creative Commons Attribuzione - Non Commerciale - Condividi allo stesso modo
Attribution Noncommercial Sharealike