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Archivio per la categoria 'Itaaaalia'


sabato 21 Aprile 2007, 14:59

Uncorrect

Credevate di cavarvela con Celentano? No, perchè se vi siete fatti due risate o avete scosso la testa per l’Adrianone nazionale, ora vi toccherà sbigottire: il Corriere riportava difatti anche la pubblicità del nuovo libro di uno dei nuovi leader della nuova sinistra italiana, tutto centrato sulle nuove e meravigliose sorti del Partito Democratico.

Il libro, edito dall’intellettuale Feltrinelli e che certamente sarà accolto da sperticate lodi ed infiniti applausi su tutta la stampa del regime centrosinistrodestro d’Italia, è di Luciano Violante e si intitola Uncorrect. Che, nelle intenzioni dell’autore, vorrebbe dire che lui si erge a paladino dei deboli, rifiutandosi di rimanere vincolato al “politicamente corretto”.

Bene, allora, parliamo di correttezza: ma cosa vuol dire in inglese “uncorrect”? Guardiamo sul Merriam-Webster: ecco, qui… ehi, ma non esiste! Sul Cambridge? Nemmeno… Su Encarta? Nulla di nulla… Già, perchè in inglese, come sa chiunque parli vagamente la lingua, “scorretto” si dice “incorrect”, con la i. Del resto, la prova Google riporta circa 76.700.000 risultati per incorrect, e 123.000 per uncorrect… quasi tutti su siti in italiano.

Il resto del rant, sull’approssimazione e la presunzione dei politici italiani, sulla loro inadeguatezza all’era globale, e su come nemmeno in una delle maggiori case editrici “serie” del Paese ci sia qualcuno che si accorga di – o più probabilmente, abbia il coraggio di far notare – un marchiano errore di ortografia nella più usata lingua straniera, potete scrivervelo da soli; che io mi sono anche rotto le scatole.

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giovedì 19 Aprile 2007, 14:49

Emergenze

Poco fa, il mio televisore, casualmente rimasto acceso su Rai Tre, ha rimandato l’apertura del telegiornale. In video si è presentata una attempata signorina che, invece di dirci che cosa è successo oggi, ha attaccato un pippone infinito per spiegare che oggi i servizi andranno in onda senza i nomi dei giornalisti, in solidarietà con lo sciopero di Repubblica; e ha chiuso con toni da tragedia, paventando “l’emergenza democratica per la mancanza di un tavolo per il rinnovo del contratto”. In pratica, la democrazia in Italia sarebbe in pericolo perchè non si aumenta lo stipendio ai giornalisti.

Ad essere sinceri, però, l’emergenza democratica in Italia c’è tutta: è data da cinquant’anni di giornalismo italiano che, con poche gloriose eccezioni, si è distinto per servilismo e per la scarsissima attitudine a occuparsi di questioni scomode per i potenti di turno. Se avessimo dei media che parlano davvero e senza peli sulla lingua di come viene malgestito e depredato questo paese – invece di propinarci voyeurismi su bambini sgozzati e infiniti servizi su come combattere la canicola d’aprile – forse la gente sarebbe più attenta e più capace di accorgersi di come viene quotidianamente gabbata.

E invece, subito prima del pippone – durante il TGR Piemonte, una delle testate più servili che esistano in giro – mi sono dovuto subire un allucinante servizio di cinque minuti sulla “tangenziale verde di Torino”: le famose aree Borsetto (tra Borgaro, Settimo e Torino) che vanno dalla Falchera al parco Chico Mendes. Per cinque minuti mi sono dovuto subire le scene del sindaco di Borgaro e dell’ex senatore Vallone che, ripresi davanti a un vialetto sterrato circondato da quattro alberelli striminziti, magnificavano i loro risultati nel preservare queste aree dall’edificazione; nel contempo chiedendomi quale mai notizia fosse questa, visto che tali aree sono verdi e non edificabili da sempre. La risposta è arrivata negli ultimi dieci secondi del servizio, in cui, en passant, si diceva che tutto ciò si sta concretizzando nella firma di un accordo con il gruppo Ligresti, proprietario di molte di queste aree, che avrebbe permesso a quest’ultimo di costruire 270.000 (duecentosettantamila) metri quadri di nuove case ed uffici a Mappano e persino attorno ai laghetti della Falchera, “nonostante la preoccupazione di alcuni gruppi ambientalisti”.

Noi, per fortuna, abbiamo Internet; e se la mette in questo modo persino l’allineatissima Busiarda, qualche dubbio sull’operazione viene per forza. Tuttavia, dopo il servizietto di oggi, certamente l’anonimo giornalista che ne è stato responsabile meriterà l’aumento per il quale la categoria duramente combatte. Anzi, chissà che non glielo allunghi direttamente Ligresti!

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mercoledì 18 Aprile 2007, 12:56

Euro 2012 a Polonia e Ucraina

Ok, sono contento. Ma non tanto perchè la Juve, se vorrà rifarsi il Delle Alpi, dovrà pagarselo di tasca propria invece che con le mie tasse; non è certo stato quello il motivo della sconfitta. Magari è stato veramente qualche maneggio di basso livello, una vendetta di Platini o chissà cosa; ma ritengo seriamente probabile che il resto d’Europa, pur con tutti i propri limiti, sia seriamente schifato dalla situazione del calcio italiano, e della pervicacia con cui noi rifiutiamo di cambiare alcunchè.

Non credo che all’UEFA abbiano mai letto il nostro appello, ma i fatti riportati erano evidenti e noti a tutti; le immagini della polizia belluina di Roma-Manchester e le facce di Abete e Matarrese appena rieletti hanno fatto il giro del continente.

Naturalmente, sarebbe troppo sperare che ora i suddetti signori – ma anche Moggi, che continua a muovere mezzo campionato, e lo stesso Galliani – mollino le seggiole su cui, col beneplacito di Prodi e Melandri e senza dimenticare quel grand’uomo di Guido Rossi, si sono rimessi. Comincio a pensare che l’Italia abbia solo da marcire definitivamente, mentre sempre più italiani di valore traslocano all’estero.

E quindi, buttiamola sul ridere: includo un regalo per i gobbi (ma anche per i palazzinari affiliati che erano solo lì che aspettavano altri appalti). Se, visto che nessuno ve lo paga, deciderete di non fare più il megastadio, potrete almeno consolarvi con l’immaginazione nel cortile di casa. Bruuum!

Ruspa-W190-New-Holland-32e.jpg
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mercoledì 18 Aprile 2007, 11:22

CODCIFIS.CLI

Per un sito che sto realizzando, ho bisogno di un sistema di calcolo del codice fiscale integrato nel resto dell’applicazione, e quindi di un database dei codici corrispondenti a ciascun comune d’Italia.

Non volendo utilizzare dati obsoleti o di dubbia provenienza, mi sono recato fiducioso al sito dell’Agenzia delle Entrate, dove spiega come funziona l’algoritmo (pasticciatissimo e messo in crisi dall’immigrazione cinese, in cui si chiamano tutti allo stesso modo) per calcolare il codice, e rimanda per competenza all’Agenzia del Territorio per i codici dei comuni.

E così, sul sito dell’Agenzia del Territorio – il cui motto “Qualità ed equità” alla luce del seguito si commenta da solo – ho trovato questa pagina, che offre alla collettività l’accesso pubblico all’elenco dei codici. Il problema, ovviamente, è come lo offre. Ma siccome non ho voglia di scrivere il solito rant senza speranza contro l’inconcepibile insipienza informatica della maggior parte delle amministrazioni ministeriali, mi limito a riportare pari pari l’intero testo della pagina.

Mi chiedo soltanto come possa qualcuno, nel 2007, offrire come servizio pubblico lo scaricamento di un insieme di codici (ossia un file di testo o un foglio di calcolo con quattro colonne) sotto forma di un applicativo solo per Windows, che richiede lo scaricamento di otto parti separate sotto forma di zipponi da reincollare e installare uno sull’altro, richiede un “P.C. IBM o IBM compatibile”, si installa a forza in “C:\NAZIONAL” (Windows 3.11 rulez) e, come dice la nota in piccolo, sovrascrive “alcuni file .ini e .dll” per cui “può pregiudicare la funzionalità delle applicazioni preesistenti”. E il metodo di aggiornamento previsto è confrontare la data “nel menu Aiuto/Informazioni” con quella “proposta in questa pagina”. In compenso, però, è “dotata di Aiuto in linea (sottolineato)! Chissà se avranno pagato 45 milioni di euro anche per questo lavoro…

Codici dei Comuni d’Italia e degli Stati Esteri

La procedura permette la ricerca dei Codici dei Comuni d’Italia e degli Stati Esteri.

Viene utilizzata da tutti quegli Enti, Amministrazioni e Società che hanno la necessità di verificare l’esattezza del codice del comune da inserire nel Codice Fiscale.

La procedura “Codici Nazionali e Stati Esteri” è operante in ambiente WINDOWS ed è dotata di Aiuto” in linea.

Le ricerche sono consentite per: provincia, denominazione e codice per i comuni d’Italia e per denominazione, codice e continente per gli Stati Esteri.

Requisiti del sistema.

  • P.C. IBM o IBM compatibile;
  • 8 Mb Ram;
  • 13 Mb di spazio libero su Hard Disk;
  • Windows 3.11/95/98/me/2000/nt.

Per una corretta visualizzazione della procedura, lo schermo deve essere impostato a Super VGA 800×600 – 256 Small fonts o compatibili, rispettando almeno la risoluzione 800×600.

Modalità di installazione del Software

Dopo averli trasferiti via FTP, eseguire i quattro files autoscompattanti in una cartella di appoggio:

Avviare l’installazione con il Setup.

N.B.L’APPLICAZIONE SCARICATA E’ PRIVA DI ARCHIVI, CHE DOVRANNO ESSERE SUCCESSIVAMENTE INSTALLATI NELLA DIRECTORY “NAZIONAL”

L’installazione creerà automaticamente il gruppo di programmi “Agenzia Territorio – OSI – AGO” e l’icona.

ATTENZIONE: Durante l’installazione della procedura, verrà chiesto all’utente di sovrascrivere alcuni file .ini e .dll che sono utilizzati normalmente da altre applicazioni.
Rispondendo “Si” si può pregiudicare la funzionalità delle applicazioni preesistenti; rispondendo “no” la procedura “Codici nazionali e stati esteri” verrà installata, ma non sarà possibile effettuare le stampe.

Caricamento/aggiornamento banche dati

Dopo averli trasferiti via FTP, eseguire i due files autoscompattanti nella cartella “NAZIONAL”:

Copiare i files italia.dbf, tab_prov.dbf e esteri.dbf nella cartella C:\NAZIONAL, creata dall’installazione, e rispondere SI alla richiesta di sovrascrittura file. La prima volta che si esegue il programma, dopo il caricamento delle banche dati, far eseguire la funzione Ordinamento Archivi dal menu File.

L’operazione Caricamento/aggiornamento banche dati, va eseguita da chi ha già installato l’applicazione ogni volta che vengono pubblicati nuovi aggiornamenti (confrontare le date presenti in questa pagina con quelle proposte dalla procedura nel menu Aiuto/Informazioni).

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lunedì 16 Aprile 2007, 18:42

Addirittura

Pochi giorni dopo la tragedia degli italiani costretti a due giorni di vacanza extra alle Maldive, è di nuovo dramma: un’altra tragedia di italiani costretti dalla rottura di un aereo a due giorni di vacanza extra in Kenya.

So che stare dall’altra parte del mondo controvoglia non è piacevole, però non credo di potermi abituare alle lamentele che emanano dalle interviste di questi romani o veneti in crisi d’astinenza da Italia. Arrivano all’aeroporto e il giornalista gli chiede: allora, è stato pesante? E loro: un dramma, una tragedia. Addirittura, ci hanno messo per una notte in un villaggio vacanze diverso da quello che avevamo prenotato. Addirittura, ci hanno messo sei ore a riparare un aereo. Addirittura, non c’era una presa elettrica per ricaricare il telefonino e la nonna è stata in pensiero. Addirittura, all’aeroporto non ci hanno dato bottiglie d’acqua minerale ma solo quella del rubinetto. Addirittura, il mio bambino (questo di solito è detto da quelle mamme che dicono “il mio bambino” e poi fanno una pausa per permettere al mondo di fermarsi e riverire il suddetto) è rimasto due ore su una seggiola dell’aeroporto. Ah, ma gli faremo causa, è uno scandalo, è indecente!

Io, per tutta questa gente che va in Kenya per lamentarsi che non è Riccione, privata per due giorni addirittura della propria scorta di “yogurt limone e meringhe” e della puntata settimanale di Carabinieri 6, proporrei una cosa: gli farei passare i due giorni nelle stesse condizioni di vita dei camerieri e delle cuoche locali che hanno lavorato per loro nel villaggio vacanze. Vediamo poi se si lamentano. Addirittura.

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sabato 14 Aprile 2007, 11:47

Credito Zero

Come forse già saprete – o più probabilmente non saprete, visto che alla conferenza stampa di lancio si sono presentati tutti i giornali e le emittenti torinesi ad eccezione di La Stampa e TGR Piemonte – è stata formalmente presentata una richiesta di referendum abrogativo per la delibera del Consiglio Comunale che permette alla Juventus di ottenere un regalo da 66 milioni di euro dalle tasche dei cittadini per costruirsi un centro commerciale.

Ricapitolando, tale delibera concede il (necessario) sostegno della Città al fatto che gli Europei 2012, se assegnati all’Italia, si svolgano allo stadio Delle Alpi (precedentemente svenduto alla Juventus a prezzo stracciato) anzichè al nuovissimo Olimpico, di proprietà della città stessa; e al fatto che la Juventus possa usufruire, per la ristrutturazione del suddetto, di un prestito del Credito Sportivo (istituto statale) concesso al tasso zero che si applica agli enti pubblici per le grandi manifestazioni sportive, anzichè ai tassi di mercato normalmente applicati ai privati.

Grazie a questa decisione, la Juventus è passata da un progetto di ristrutturazione minimale da 18 milioni di euro (vedi dichiarazioni della Juve a La Stampa del settembre 2006) a un progetto faraonico da 120 milioni di euro; i 102 milioni extra servono per un megacentro commerciale, che altrimenti non si sarebbe potuta permettere. Già, perchè si calcola che il costo degli interessi su 120 milioni di euro di mutuo pluridecennale sia di circa 66 milioni di euro, che invece della Juventus metteranno i cittadini. In pratica, lo Stato, con i nostri soldi e grazie all’appoggio del Comune, regalerà alla Juventus oltre un terzo del suo centro commerciale, e le permetterà di pagare il resto a rate nei prossimi venti o trent’anni.

Cosa ancora peggiore, la Città avrebbe potuto decidere invece di far convergere i fondi degli Europei sul suo stadio piuttosto che su quello di un privato – uno stadio, inoltre, che allo stato attuale rischia seriamente di essere chiuso e abbandonato dopo tre anni dall’inaugurazione, visto che così com’è ora non è adatto al calcio di serie A ed entrambe le squadre non vedono l’ora di andarsene altrove (ah già, ma Chiamparino disse che ci metterà il rugby).

Mentre la questione è arrivata persino all’antitrust europeo – la Juventus è una società privata a fine di lucro, in competizione con altre società di tutta Europa in lucrose competizioni internazionali, e questo prestito si configura quindi come un aiuto di Stato al fine di alterare la concorrenza – a Torino si è dato il via a questo referendum. E’ necessario raccogliere duemila firme nei prossimi giorni; dopodichè, una commissione comunale valuterà l’ammissibilità, e in questo caso sarà necessario raccoglierne altre diciottomila per poter arrivare al voto la primavera prossima.

Per ora, sarà possibile firmare davanti allo stadio Olimpico prima di Toro-Atalanta, domenica pomeriggio; probabilmente dalla settimana prossima si potrà firmare anche in Municipio (informazioni sul blog). E’ necessario un documento valido (e un pubblico ufficiale). Passate parola.

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venerdì 13 Aprile 2007, 14:05

L’Italia del manganello

Non conosco in dettaglio la situazione dei cinesi a Milano; certamente non dubito che i commercianti cinesi compiano numerose infrazioni al codice della strada, e specificatamente a quelle norme di microgestione da paese socialpaternalista, tipo “i taxisti non possono usare il taxi per andare a fare la spesa” (davvero!) o appunto “è vietato il trasporto di merce all’ingrosso in veicoli ad uso privato”.

Allo stesso tempo, faccio fatica a non credere a ciò che raccontano oggi i cinesi stessi su tutti i giornali, cioè che molti ghisa milanesi, col beneplacito o perlomeno entrambi gli occhi chiusi da parte dei propri capi, abbiano preso a considerare via Paolo Sarpi come territorio di caccia: vado, faccio qualche multa, poi propongo la transazione… mi dai metà della multa in contanti, io me li intasco e ti straccio la multa. Tanto, i cinesi sono un popolo abituato ad obbedire all’autorità senza fiatare; quando mai si metteranno a denunciare, e nel caso chi li starebbe ad ascoltare?

Questo detto, ammettiamo pure che i cinesi abbiano torto, e che – pur chiaramente non ammazzando nessuno, a differenza di altri tipi di immigrazione e di relativi “lavori”, tipo il lavavetri o il mendicante, su cui i vigili urbani si guardano bene dall’intervenire a scanso di rogne – svolgano le proprie attività in modi non pienamente compatibili con le decine di migliaia di leggi e normative di questo Paese.

In questo caso, la prima considerazione che viene in mente è che “integrazione” non significa “questa è casa nostra quindi fate quello che diciamo noi”; vuol dire che le abitudini e le regole della comunità ospitante si modificano e si adattano per incorporare i nuovi arrivati, mentre essi accettano i valori fondamentali di chi li accoglie. Se quindi non è accettabile che una cinese che arriva qui cerchi di abortire dopo aver saputo che il nascituro è una femmina, non è nemmeno accettabile che i commercianti cinesi non possano lavorare come fanno da sempre in tutto il mondo, e chi se ne frega se il commercio all’ingrosso nel centro storico disturba il traffico.

Il problema maggiore è invece il modo in cui i nostri governi nazionali e locali, di qualsiasi colore, rispondono alle istanze di gruppi sociali minoritari e diversi: sempre, invariabilmente, con il manganello. Vale per i cinesi, ma valeva prima per gli ultras, e prima ancora per i no tav. Indipendentemente dalla validità o meno della causa o del tipo di comportamento che si rivendica, lo Stato italiano non dialoga più: reprime.

Ho il sospetto che questo derivi in buona misura dalla situazione di regime agli sgoccioli in cui vive la politica italiana: un regno dell’incompetenza e del privilegio che non parla più con il popolo, ma solo con se stesso. Al popolo, arrivano soltanto smaccati tentativi di autopromozione di questo o quel politico, editti di vario genere, proposte demagogiche; e poi, se manifesta disagio o dissenso, subito il manganello. Sparito il quale, lo Stato si ritira e tutto torna come prima, anzi peggio di prima, incancrenendo sempre di più.

La domanda, allora, è quanto tutto questo possa ancora durare.

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lunedì 9 Aprile 2007, 17:31

Un appello ai signori dell’UEFA

Is Italy ready to host the European Football Championships in 2012?

Italian football has been making headlines on national and international newspapers for years now. But not for what happens on the field.

Among the most known scandals of the last few years… passports forged to disguise foreign players as European, bankruptcies of several top tier teams, players betting on their own matches (twenty years later, again). Finally, in 2006, “Calciopoli”, the scandal of scandals, involving many top teams – among which Milan, Juventus and Lazio – and bringing Juventus to relegation and a penalty of 17 points (promptly reduced to 9 after a few months). In the meantime, Juventus had already been involved in the use of illegal drugs for doping – there was no punishment only because the time allowed for trial had expired.

And then, rankings and relegations decided in tribunals rather than by playing, the scandal of phone calls by team managers to direct referees, the scandal of the GEA, a company of player agents owned by sons of politicians, bankers and football managers, that controlled the careers of hundreds of Serie A players.

Was the World Cup won in Germany enough to clean up the conscience of Italian football from its failures and sins? It seems so, given that Italy is now up for being awarded the Euro 2012 Championships.

In Italy, however, many citizens are disgusted by this. After “Calciopoli”, the attempt to change the trend of corruption and scandals has clearly failed; all seems to change on the surface not to change anything in practice. And the Italian Federation and League shamelessly reappointed their old managers.

Even among fans, there is often no true culture of fair play. Juventus supporters, when the scandal erupted, exposed a banner saying “Il fine giustifica i mezzi” (“The purpose justifies any means”); Palermo supporters once showed banners against laws that hardened the prison regime for Mafia bosses.

In this rotten situation, violence erupts continuously, with frequent riots among fans of different clubs and with the police, with several seriously injured fans per week. Sometimes, it leaves dead people on the ground; the last, a police officer killed on the 3rd of February 2007 in Catania, during the match against Palermo.

Italy is a place where violence is contrasted only after someone dies, and only by laws and practices that are theoretically very hard – even unconstitutional – but have no practical effect. Only a few days ago, the supporters of Manchester United experimented in Rome how violent and ineffective is the Italian police in keeping stadiums peaceful. Italy is a place where there is no prevention, but just useless and random repression.

By awarding to Italy the European Championships, the idle and corrupt policies of the Italian government and football leaders would be supported; not awarding them would finally make everyone in Italy aware that this country does not lack repression, but a true sporting culture.

Moreover, the European Championships in Italy would give way to further corruption in the building of new stadiums and in the other necessary activities, as it already happened for the 1990 World Cup. For example, in Torino strong quarrels have already arisen over the town council’s decision to request public financial assistance to Juventus for the rebuilding of the Delle Alpi stadium. The money for Euro 2012 would surreptitiously fund a few Italian teams, thwarting once again competition among teams in Italy and in Europe.

For all these reasons, we – a group of Italian supporters and citizens that are ashamed of the situation of football in our country – plead your kind support to our request: please, do not award Euro 2012 or any other competition to Italy, as long as there is not a real change of culture and leaders in the Italian football.

Thank you.

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venerdì 6 Aprile 2007, 10:12

Bull’Italia

Del bullismo si parla ormai dappertutto (e per fortuna). Ieri, però, dopo il famoso caso del disabile picchiato e ripreso su Youtube, un altro caso è arrivato da Torino alle cronache nazionali: quello del ragazzo del Sommeiller – scuola situata a fianco del Politecnico, nel quartiere benissimo della Crocetta – che si uccide per non dover più sopportare le prese in giro dei compagni, incentrate sul suo essere il primo della classe. Oggi, sulla scia, la cronaca locale riporta anche di una ragazza di Ciriè tormentata in tutti i modi dalle compagne.

Io, che sono un illuso, spero che queste situazioni emergano regolarmente da Torino e non da altre città, non perchè a Torino siano più frequenti, ma perchè da noi – l’unica parte culturalmente calvinista d’Italia – c’è ancora un po’ di attenzione per il valore dell’impegno, del lavoro e del rispetto reciproco. Insomma, da noi per queste cose ci si indigna ancora in massa; altrove, non so.

Al di là di questo, è evidente come il cosiddetto bullismo scolastico sia un problema profondo, e soprattutto non legato solo all’età della crescita. Certo, al liceo si è più crudeli e più sfacciati, e – abolita in allegria la sana abitudine di qualche mazzata genitoriale ogni tanto – ormai ci si arriva senza aver imparato le regole di convivenza civile; regole che esistono appunto per aiutare a dominare i più bassi istinti e permettere la convivenza all’interno di una società.

Eppure, considerando in particolare il bullismo contro i secchioni, non si può non notare come esso si verifichi in forme diverse in qualsiasi età. Non è soltanto al liceo che la persona più brava degli altri – in senso strettamente “professionale”, visto che il successo intellettuale si conquista solitamente a prezzo di quello interpersonale, e quindi con ampia e profonda sofferenza – dà fastidio, perchè costringe gli altri a confrontarsi con la propria mediocrità e soprattutto con la propria incapacità di accettarla.

Le università italiane sono piene di ricercatori bravissimi che non trovano spazio e subiscono una guerra continua, perchè mettono troppo in evidenza la mediocrità dei raccomandati. Nell’ufficio fantozziano medio, specie se pubblico, chi lavora sodo viene subito isolato, perchè poi, grazie al suo esempio, si potrebbe pensare di far lavorare anche gli altri. Persino nel calcio, il nostro tipico insegnamento tattico su come affrontare i giocatori più tecnici è quello di spaccargli le caviglie finchè non smettono di giocare. E non parliamo di impresa: in Italia, un imprenditore di successo non è uno che ha conquistato ricchezza grazie a intelligenza e lavoro e in questo processo creando posti di lavoro e benessere anche per altri, ma è uno che deruba e sfrutta il prossimo, su cui la collettività deve rivalersi ad ogni occasione.

E quindi, cosa fanno i migliori, in Italia? Scappano. Per fortuna non tutti scappano come il povero ragazzo di Torino; la maggior parte va a lavorare all’estero, come dipendente o con i prodotti della propria azienda, o perlomeno è ben contenta – a differenza di tutti gli altri – quando la sua mediocre azienda italiana viene svenduta all’ennesima multinazionale.

In Italia, restano solo i bulli; quelli che pensano che tutto si possa ottenere prendendosela con qualcun altro, invece che migliorando faticosamente se stessi. Quelli che fanno i bulli con lo Stato o con i conoscenti per ottenere privilegi e trattamenti di favore; quelli per cui lo Stato dovrebbe farsi bullo con i meritevoli, per dare poi a loro. Quelli che nascono frustrati dai modelli impossibili proposti dalla televisione, e che non hanno mai costruito sufficiente stima di sè per pensare di accettare senza invidia le fortune degli altri, o di potercela fare senza prevaricare gli altri.

Buona fortuna, Italia.

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martedì 3 Aprile 2007, 14:50

Parlando di stadi (4)

Sempre per il balletto degli appaltistadi torinesi, c’è un’altra cosa che non ho ancora raccontato ma che merita menzione.

Difatti, regalatoceduto il Delle Alpi alla Juventus, la città si è chiesta: e adesso, i concerti dove li facciamo? Certo, “i concerti” è un parolone, visto che se va bene al Delle Alpi si fa un concerto l’anno, solitamente dell’anziano Vasco Rossi; e in fondo, per i grandi eventi – a seconda della dimensione – la città possiede solamente il Palasport del Ruffini, il PalaIsozaki, l’Oval del Lingotto e lo Stadio Olimpico; più il Mazdapalace (ex Palastampa) dato alla famiglia Togni, che da anni medita cause miliardarie contro il Comune, visto che prima gli avevano garantito l’esclusiva sui concerti di media dimensione a Torino e poi hanno cominciato a spingere il PalaIsozaki.

Dunque, volete non spendere dei soldi per costruire un’altro bell’impianto? Cinque milioni di euro dei cittadini, per la precisione; cioè, pare che il costo preventivato all’inizio (due anni fa) fosse di 1,6 milioni di euro, ma poi, si sa, l’inflazione, il carovita… Il povero appaltatore mica ce la poteva fare, senza triplicare il costo.

Già, ma chi è l’appaltatore? E’ la De-Ga, una delle più famose aziende di immobiliaristi torinesi. “Ga” sta per Gallesio, il presidente dell’associazione dei costruttori edili torinesi. “De” sta per De Giuli, ovvero la famiglia di costruttori il cui rampollo ha sposato la figlia dell’ex sindaco e presidente del Toroc, Castellani. L’azienda ha fatto i fantastilioni negli anni ’90 quando, a Castellani sindaco, ristrutturò l’intero quadrilatero romano, zona allora degradata, trasformandolo in case trendy per i nuovi ricchi. Pochi mesi fa, il Comune ha assegnato alla De-Ga il lavoro di ristrutturazione in albergo della “Casa Gramsci” di piazza Carlina, preferendola “solo” alla Radisson, una delle maggiori catene alberghiere di lusso del mondo, svedese. Ma vuoi mettere i leader mondiali in confronto al genero dell’ex sindaco?

Ciliegina sulla torta, dove si fa, questa nuova e vitale costruzione? Ovviamente, alla Continassa; esattamente tra lo Stadio delle Alpi e il Mazdapalace. Metti che vengano a suonare i ricostituiti Police, così puoi mettere Andy Summers al Mazdapalace, Stewart Copeland nel nuovo palazzetto e Sting al Delle Alpi: comodo, no? Che poi questa nuova opera contribuisca ulteriormente a valorizzare il costruendo e dirimpettaio centro commerciale della Juve è solo un dettagliuccio; peraltro, i ben informati insinuano che il Comune abbia concesso alla Juve un’opzione di acquisto su qualsiasi cosa venga costruita su quel terreno, ma ciò parrebbe troppo anche a me.

E l’Olimpico? In fondo è della città e per il momento pare che lo resterà, e lì cinquantamila persone per un concerto (usando anche il prato) ci starebbero senza problemi… ma che domande, è ovvio che non si può fare: quello sarà lo stadio del rugby, mica vuoi rovinare il prato con un concerto di Vasco Rossi ogni due anni…

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