Avevo promesso di cambiare argomento, ma oggi pomeriggio Beppe ha dedicato un post piuttosto pesante a Luigi De Magistris (all’inizio pensavo addirittura fosse un pesce d’aprile), che ha suscitato commenti molto forti sia a favore che contro; e così ho interrotto quello che stavo scrivendo per pubblicare alcune considerazioni.
La questione di fondo è quella che ci pongono in molti: ma voi, col vostro 4%, dove pensate di andare? Avete un bel programma, ma come pensate di realizzarlo restando all’opposizione di tutto? Non sarebbe meglio fare alleanze con partiti che la pensano in maniera abbastanza simile a voi, a partire da IDV?
Io stesso mi sono posto queste domande, molte volte: non sono un antipolitico, non mi piace la critica fine a se stessa, e credo di avere il dovere di portare ai miei elettori i risultati che gli ho promesso – non solo parlarne all’infinito per prendere qualche seggio e godermelo con i miei amici. A prima vista, dunque, l’idea di mettere in piedi qualche alleanza è interessante: nella base dei partiti, sia di sinistra che di destra, ci sono senz’altro molte ottime persone, che spingono per un rinnovamento interno di cui noi possiamo essere un catalizzatore.
Ma poi, a una seconda analisi, l’idea non regge. Il dialogo ci sarà certamente, e senz’altro non ci saranno problemi a presentare e votare insieme a questo o quel partito specifiche proposte che condividiamo nel merito. Ma un’alleanza organica non è possibile: perché ad essere morta è la forma partito, e noi dobbiamo essere quelli che la seppelliranno. Perché la democrazia della delega è finita, e non è compatibile con la partecipazione. E perchè il rinnovamento dei partiti è sempre, invariabilmente, soltanto apparente, dato che l’accumulo di potere insito nelle gerarchie e nei politici di professione porta questi ultimi a diventare servi del potere stesso (spesso anche della criminalità organizzata).
La proposta di De Magistris di una grande alleanza di sinistra, comprendente grillini, IDV, SEL, popolo viola e così via, in realtà è un abbraccio della morte, almeno se non si accompagna a un cambiamento radicale della mentalità e dei modi di operare di chi sta nel sistema politico tradizionale. L’unico che l’ha capito pare Vendola; peccato che gli manchi il salto dalla politica delle ideologie a quella delle idee, che non si schiera ma propone.
A Torino ancora insistono con la favoletta per cui noi siamo estremisti di sinistra; o lo fanno in cattiva fede, cercando di ridurci al partitino rifondarolo che non siamo e non saremo mai, o continuano a non capire. Giudicando da quel che mi scrivete e mi dite voi per strada, l’80% di chi ci vota non voterebbe più né la destra né la sinistra; sono voti sottratti all’astensione.
Del resto, dopo l’elezione, il comportamento di De Magistris e, in parte minore, di Sonia Alfano è stato oggettivamente deludente, e ancora di più lo è stato quello del loro partito.
Di Pietro ha fatto un giochino non proprio pulito: alle europee, elezioni che notoriamente nella politica italiana contano come il due di picche, ha “aperto alla società civile” portando a casa i voti grillini e quelli di tanta altra gente a cui i partiti non piacciono, e aprendo una vaga ipotesi di rinnovamento; dopodiché, alle regionali, ha rimesso il partito in mano ai boiardi ex democristiani, ha appoggiato De Luca, e praticamente tutti i candidati dell’area De Magistris-Alfano – da Serenetta Monti a Roma a Benny Calasanzio, nipote di Borsellino, in Veneto – sono stati sonoramente trombati dall’apparato di partito.
Da parte loro, De Magistris e Alfano si sono allontanati dalla loro base (c’è chi dice che il primo screzio risalga a quel 4 ottobre 2009, alla presentazione del Movimento a Milano, in cui Grillo li ha presentati al pubblico ma non li ha fatti parlare dal palco). A Sonia, che è rimasta indipendente, si può appuntare poco altro che l’aver portato e sostenuto candidati nelle liste IDV, in concorrenza con quelli delle cinque stelle; che però è già una bella scelta di campo (io, onestamente, spero che ci ripensi e lasci l’IDV del tutto). A De Magistris, invece, si può obiettare molto di più; l’aver accettato la candidatura De Luca in Campania, e nonostante questo aver preso la tessera di IDV, due giorni prima del voto; e i risultati concreti del suo lavoro, che se esistono sono francamente invisibili ai più. L’abbiamo eletto per fare l’eurodeputato, non certo per girare per le televisioni e lottare per diventare il numero 2 di IDV a livello nazionale.
Certo anche a me spiace veder litigare Beppe e De Magistris; io non avrei usato quei toni, e magari avrei tentato di far riflettere De Magistris sui propri errori. Ma l’unità dell’opposizione è un falso mito; per eliminare Berlusconi bisogna eliminare il berlusconismo, di cui i partiti attuali sono tutti figli e sostenitori. Dunque, avanti per la nostra strada, senza ascoltare le sirene – quelle il cui unico obiettivo è riportare i nostri voti all’indietro, nel vecchio teatrino dei partiti.
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